HRWF (02.03.2016) - Due figure di spicco della de-radicalizzazione in Francia hanno deposto le armi: una perché il finanziamento della sua organizzazione non è stato rinnovato e l’altra per aver rinunciato alla sua missione per motivi politici. Hanno abbandonato la scena, ma è difficile valutare se la loro missione abbia dato dei risultati.
È altrettanto poco chiaro se questi movimenti 'anti-sette', i cui obiettivi, missione e metodologia sono stati spesso oggetto di critica per anni, abbiano semplicemente perso credibilità, con la conseguente graduale riduzione del sostegno proveniente da fondi pubblici, in sostanza la loro unica fonte di proventi (costituiva il 95% del loro bilancio).
La trasparenza e l'efficienza della de-radicalizzazione messa in discussione
Dounia Bouzar e Sonia Imloul, due somme sacerdotesse della de-radicalizzazione, hanno gettato la spugna anche se si trattava delle loro organizzazioni: il Centro per la Prevenzione degli Abusi delle Sette connesse all'Islam (CPDSI in francese) per l’una e la Casa di Prevenzione per le Famiglie (o MPF) per l’altra. Questi due personaggi erano soliti far scattare l'allarme al Ministero dell'Interno ogni volta che, secondo loro, il membro di una famiglia si trovava a rischio di radicalizzazione.
Davvero queste due strutture hanno una risposta adeguata al fenomeno della radicalizzazione, o si sono semplicemente avvantaggiate del gap teorico e pratico esistente sul tema? In ogni caso, i loro metodi, radicalmente diversi tra loro, hanno lasciato scettici molti osservatori. Sonia Imloul, era per un approccio 'culturale' (religioso) e aveva fatto appello ai salafiti, che lei chiamava ‘quietisti’, affinché guidassero i giovani sulla corretta via. Dounia Bouzar, invece riteneva che la radicalizzazione fosse soggetta a un’influenza settaria che avveniva, per oltre il 90%, via internet, e consigliava alle famiglie di far ricordare ai figli episodi della loro infanzia.
Natalie Goulet, senatrice di Orne e Presidente della Commissione d'Inchiesta sulle reti jihadiste, si è detta sorpresa del fatto che queste iniziative non siano state soggette a valutazione: “Non c'è nulla, nessun numero, nessun nome. Quando la signora Bouzar, nei confronti della quale personalmente non ho nulla, ha comunicato di aver impedito 400 partenze: quale strumento ha usato per suffragare tale dichiarazione? Con un fondo di 600.000 euro destinato alla sua organizzazione, sarebbe stato logico che fosse stata almeno in grado di fornire qualche prova”.
Dallo scorso novembre la vicenda è chiusa anche per Sonia Imboul: MPF, creata nel settembre 2014, non si è vista rinnovare il finanziamento. In assenza di risultati tangibili, che l'organizzazione aveva rivendicato senza fornire documentazione sufficiente, il governo ha deciso di non rinnovare la convenzione. La Imboul aveva ricevuto sovvenzioni per le sue attività pari a 35,000 euro e riceveva le famiglie in un appartamento ad Aulnay-sous-Bois.
Dounia Bouzar ha dichiarato che rinunciava alla sua missione in segno di 'protesta contro la revoca della cittadinanza'.
Nathalie Goulet ha chiesto al servizio di Sicurezza della Commissione Finanze del Senato di fare una verifica sull'utilizzo dei fondi attribuiti a diverse strutture che combattono la radicalizzazione.
Movimenti anti-sette: la necessità e l'interesse
Ci si potrebbe chiedere se i movimenti anti-sette siano effettivamente necessari e quale sia l’interesse dello Stato nel finanziare organizzazioni che si sostengono sempre e solo grazie a fondi pubblici. Queste domande sono sempre più condivise da funzionari della pubblica amministrazione, poiché il finanziamento pubblico si sta lentamente, ma inesorabilmente, prosciugando e non solo in Francia.
Negli ultimi quindici anni, la FECRIS (Federazione Europea dei Centri di Ricerca e Informazione sul Settarismo) è stata finanziata quasi interamente dallo Stato francese, sotto forma di finanziamento speciale da parte del Primo Ministro. Il rapporto tra i finanziamenti pubblici da parte dello Stato francese e i fondi derivanti da privati/donazioni è stato in media del 90%. L'anno scorso, il finanziamento pubblico della FECRIS e delle sue associazioni affiliate in Francia ha continuato a diminuire: 25.000 euro nel 2015 rispetto ai 32.200 euro del 2014.
In Francia la FECRIS ha tre associazioni affiliate, anche queste quasi interamente finanziate dallo Stato francese o da istituzioni pubbliche di quel paese: la UNADFI (Unione Nazionale delle Associazioni per la Difesa della Famiglia e dell'Individuo) ha ricevuto finanziamenti pubblici pari al 96% dei suoi introiti; il GEMPPI (Gruppo di Studio di Movimenti di Pensiero per la Tutela dell’Individuo) per 94% e il CCMM (Centro contro manipolazioni mentali) per il 98%. Nel 2015, l’UNADFI ricevuto 42.000 euro contro i 45.000 euro del 2014 e i 46.000 euro del 2013. Al CCMM sono stati erogati 17.500 euro nel 2015 contro i 18.400 euro del 2014.
Le finalità e attività delle consociate FECRIS e della stessa associazione fondatrice in Francia pongono seri problemi in merito alla libertà di religione o di credo. I loro scritti e le loro posizioni forniscono la prova che esse conducono una crociata ideologica grazie a finanziamenti pubblici, cosa incompatibile sia con la Costituzione francese sia con gli strumenti internazionali sui diritti umani sottoscritti e ratificati dalla Francia. Il modus operandi stesso della FECRIS e delle sue affiliate in Francia, basato sulla raccolta e diffusione di rapporti unilaterali e sul rifiuto di dialogare con i gruppi da loro etichettati come 'settari', viola le raccomandazioni di tolleranza e dialogo espresse dal relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di religione o credo. La facilità con la quale lanciano accuse e giudizi stigmatizzando le minoranze religiose o di credo può solo istillare pregiudizi e dar luogo a discriminazioni e violenza. Un certo numero di leader o portavoce della FECRIS e delle sue affiliate si è reso colpevole di diffamazione e di discorsi che incitano all’odio.
Lo Stato francese ha di meglio da fare che finanziare organizzazioni di facciata i cui leader e membri sono motivati da ragioni personali o ideologiche. Ci sono cose ben più importanti da prendere in considerazione in merito al terrorismo internazionale e francese che minaccia la sicurezza di decine di milioni di francesi e per proteggere i giovani contro jihadisti che diffondono odio, violenza e spargimento di sangue in nome dell'Islam.
(*) Vedi: "La libertà di religione o di credo: Movimenti anti-sette e Neutralità dello Stato. Uno Studio Analitico:. FECRIS" (394 pagine), pubblicato dal Journal for the Study of Beliefs and Worldviews (Technische Universität Dresden, Germany) - http://www.hrwf.net/images/reports/2012/2012fecrisbook.pdf
Source: http://hrwf.eu