CorriereTV: Nella chiesa di Amburgo dove convivono tutte le religioni

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CorriereTV: Nella chiesa di Amburgo dove convivono tutte le religioni

5 gennaio 2017 - La città tedesca capitale della multiculturalità. Nel rione Veddel risiedono cinquemila persone di 60 diverse nazionalità - Amalia De Simone /Corriere TV

Un bimbo afgano rincorre la sua amichetta rumena intorno ad un altare sotto gli occhi disegnati di Gesù, che domina la parete della navata principale della chiesa dell’Immanuel. Ognuno parla la sua lingua eppure si capiscono. In fondo alla sala c’è un uomo che legge il Corano e tre panche più avanti una anziana tedesca sfiora i grani di un rosario. «Tra un po’ arriveranno i ragazzi delle scuole per un laboratorio di ceramica mentre domani ci sarà lo yoga e il cinema, dopodomani il tennis da tavolo».
- «Ma proprio qui in chiesa?», chiedo incredula. «Certo, la gente del quartiere ha bisogno di spazi per confrontarsi e imparare a stare insieme. - spiega Il diacono Huschi Hoffmann - Le religioni devono unire, non dividere e in questo quartiere dove c’è gente che pratica quasi tutti i “credi” del mondo, non possiamo essere egoisti e chiuderci nel nostro piccolo mondo. La chiesa va aperta a tutti».

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Siamo a Veddel, un quartiere di Amburgo a due fermate di metro dal centro, in quella parte della Germania che si affaccia sul Baltico. A Veddel vivono 5 mila persone di 60 diverse nazionalità. In un momento in cui in Europa si alzano muri per impedire le migrazioni, qui invece la multiculturalità diventa un valore o addirittura una caratteristica identitaria di un luogo che all’inizio del ‘900 era uno dei principali porti per l’emigrazione verso l’America. Città di partenze e di arrivi, come testimonia il museo dell’emigrazione alle porte del quartiere, città di migranti capaci di convivere armonizzandosi. Tutti i movimenti migratori degli ultimi 70 anni sono passati da questo quartiere. «È la città del futuro – spiega il diacono – le città europee un giorno saranno un mash-up di culture. Qui anticipiamo la storia, sperimentiamo la convivenza e anche se Veddel è un quartiere povero, cerchiamo di stare bene tutti insieme».

Il quartiere è a prima vista un insieme di caseggiati senz’anima. Ma ogni tanto spuntano le giostre, i campi per lo sport, centri per anziani e palestre per i bimbi. «Proprio perché manca tutto (pensate che c’è un solo supermarket) – spiega Sina Schroppel, operatrice sociale e coordinatrice del progetto “New Hamburg” - ci siamo organizzati e abbiamo creato progetti per far giocare i bambini e assistere gli anziani, per imparare il tedesco e scambiarci culture e tradizioni. Ci sono persone dall’Afghanistan, dall’Iran, dall’Iraq, dalla Siria, dai Balcani e così via... Cercano lavoro e a volte è difficile avere i permessi perché il rilascio delle autorizzazioni dipende dallo status di ognuno. Storia simile per l’assegnazione delle case. E così tra poco partirà un progetto che mette insieme dei professionisti, prevalentemente avvocati, che avranno il compito di assistere queste persone nei vari percorsi burocratici e giudiziari. Ci sarà un progetto (molto atteso) per l’assistenza sanitaria: verrà organizzato un policlinico di medici volontari. Abbiamo anche una squadra di calcio, la Veddel United che ha 300 tesserati di 29 diverse nazionalità. Chi gioca a calcio prova a comunicare in tedesco e quindi ad impararlo. E poi c’è il nostro New Hamburg».

Il New Hamburg è un contenitore di una serie di iniziative per migliorare integrazione e convivenza. Una delle iniziative più apprezzate è l’apertura di un caffè linguistico dove ci si incontra per imparare il tedesco e le altre lingue. Basta mettere piede all’interno di questo locale alle spalle della chiesa per comprendere la preziosa varietà di Veddel: accenti, colori della pelle, copricapi, veli, vestiti. Nulla sembra uguale. Nulla sembra inconciliabile. New Hamburg è arrivato anche in Italia grazie al Goethe Institute che ha promosso una performance degli artisti Björn Bicker, Malte Jelden e Michael Graessner, che da anni lavorano in modo interdisciplinare tra arte, politica e pratiche sociali. È loro l’idea di «The Veddel Embassy: Representing Germany», la performance che ha fatto arrivare a Venezia una sessantina di abitanti di Veddel con le loro idee e i loro progetti. Un racconto in bilico tra l’evoluzione naturale e la pratica apparentemente impossibile e per tutti l’invito a diventare ambasciatori della diversità.

Fonte: http://video.corriere.it/nella-chiesa-amburgo-dove-convivono-tutte-reli…

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