Dietro le sbarre per la propria fede in 20 paesi

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Human Rights Without Frontiers Int'l (Bruxelles) ha appena diffuso la sua lista annuale di persone imprigionate per fede. Essa documenta più di 500 casi di persone imprigionate per fede appartenenti a 15 religioni o minoranze religiose in 20 paesi.

Traduzione di Alessandro Amitrani

HRWF Int'l (03.01.2016) - Nel 2015 Cina e Iran sono stati i due paesi in cui l’ONG con sede a Bruxelles, Human Rights Without Frontiers Int’l ha identificato il più alto numero di credenti incarcerati per aver esercitato i propri diritti di libertà religiosa o di credo (FoRB), secondo la sua ultima annuale Lista di Prigionieri “Dietro le sbarre per la propria fede in 20 paesi” pubblicata il 4 Gennaio 2016.

La lista comprende più di 1500 nomi di credenti di 15 denominazioni religiose, inclusi atei, imprigionati per attività tutelate dall’Articolo 18 della Dichiarazione Universale e dall’Articolo 9 della Convenzione Europea dei Diritti Umani: la libertà di cambiare religione o credo, la libertà di condividere la propria religione o le proprie credenze, la libertà di associazione, la libertà di adorazione e di assemblea, o l’obiezione di coscienza al servizio militare.

Venti paesi in totale sono stati identificati da Human Rights Without Frontiers Int’l per aver privato credenti e atei della propria libertà nel 2015: Azerbaijan, Bhutan, Cina, Egitto, Eritrea, Indonesia, Iran, Kazakhstan, Laos, Nord Corea, Pakistan, Russia,  Arabia Saudita, Singapore, Sud Corea, Sudan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam.

In Cina, cinque denominazioni religiose sono particolarmente perseguitate. Centinaia di praticanti di Falun Gong, il cui movimento è stato bandito nel 1999, sono messi in prigione dalle masse ma Evangelici e Protestanti Pentecostali, che appartengono alla rete in continua crescita di chiese sotterranee al di fuori del controllo statale, pagano anch’essi un alto prezzo. Non si hanno ancora notizie di una dozzina di preti cattolici e vescovi arrestati dalla polizia molti anni fa per essere stati fedeli al Papa e non aver prestato giuramento al Partito Comunista. I Musulmani Uiguri e i Tibetani Buddhisti, costantemente sospettati di separatismo e/o terrorismo, sono anch’essi obiettivi specifici del regime.

In Iran, sette denominazioni sono vittime di dure repressioni. Il Bahai, il cui movimento è considerato un’eresia dell’ Islam, fornisce il più alto numero di prigionieri. Sono seguiti da Sufiti, Sunniti, così come da Evangelici e Cristiani Pentecostali in crescita che svolgono attività missionarie tra i cittadini che sono membri delle loro comunità, nonostante il rischio di incarcerazione, tortura e esecuzione. Anche i dissidenti Sciiti, i membri di Erfan-e-Halghe e gli Zoroastriani sono repressi dal regime teocratico di Teheran.

Vale la pena ricordare che il Nord Corea rimane un punto nero sulla mappa della persecuzione religiosa poiché l’accesso a informazioni riguardanti i prigionieri di coscienza del Nord Corea è impossibile. Ciò che si sa tuttavia è che nel 2015 quattro stranieri cristiani (uno canadese e tre pastori sudcoreani) stavano scontando la galera per aver cercato di svolgere attività missionarie in Nord Corea. Hyeon Soo Lim di Toronto è stato condannato al carcere a vita nel Dicembre 2015 e Kim Jeong-Wook ai lavori forzati a vita. “Questi casi sono solo la punta dell’iceberg ma anche i Cristiani nordcoreani appartenenti a chiese sotterranee sono continuamente arrestati”, commenta Willy Fautré, direttore di Human Rights Without Frontiers Int’l. Secondo il rapporto di 400 pagine della Commissione di Inchiesta ONU (COI) per i diritti umani nella Repubblica Democratica del Nord Corea (DPRK),“un numero indefinito di persone in Nord Corea che cercano di praticare la propria fede religiosa è stato severamente punito, anche con la morte”.

Human Rights Without Frontiers Int'l (*) ha anche identificato 15 denominazioni religiose vittime della repressione statale. Nel 2015, 555 Testimoni di Geova erano in carcere in Sud Corea per aver rifiutato di svolgere servizio militare e ce ne erano altri 54 in Eritrea. Si può dire che i praticanti di Falun Gong e Bahai detengono il record del più alto numero di prigionieri nel proprio paese: rispettivamente Cina e Iran. Evangelici e Pastori Pentecostali erano dietro alle sbarre in almeno 12 paesi: Bhutan, Cina, Eritrea, Indonesia, Iran, Kazakhistan, Laos, Nord Corea, Russia, Sudan, Uzbekistan e Vietnam. Anche dei Musulmani Sunniti che appartengono a varie sette, in particolare Tablighi Jamaat e i seguaci di Said Nursi, stanno scontando un lungo periodo di pena. Anche membri di altre minoranze sono detenuti: Ahmadis in Arabia Saudita, atei in Egitto e Arabia Saudita, Buddhisti in Cina e in Vietnam, Copti in Eritrea, Zoroastriani in Iran...

“Lo scopo della nostra raccolta di dati, riguardanti prigionieri per fede e credo, è di mettere uno strumento a disposizione delle istituzioni UE affinchè svolgano una ruolo di mediazione a favore di della libertà di religione o credo nel mondo, come richiesto dalle Linee Guida Europee del 2013”, ha commentato Willy Fautré, direttore di Human Rights Without Frontiers Int'l.

“Il nostro miglior augurio per il Nuovo Anno è che L’Europa e i suoi stati membri, così come come la comunità internazionale in generale, usi in modo esteso la nostra Lista di Prigionieri del 2015 per ottenere il rilascio anticipato dei prigionieri di coscienza identificati e documentati dalla nostra ONG”.

La lista di prigionieri per nazione può essere consultata: http://hrwf.eu/forb-intro/forb-and-blasphemy-prisoners-list. È aggiornata mensilmente.


(*) Human Rights Without Frontiers Int'l monitora le libertà di religione o credo come organizzazione non religiosa da 25 anni. Nel 2015 copriva con la sua newsletter giornaliera più di 60 paesi dove c’erano state violazioni della libertà di religione o credo, ed episodi di intolleranza e discriminazione.

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