
di Patricia Duval — Il progetto di legge sul "rafforzamento dell'osservanza dei principi della Repubblica", che intende eliminare le cause alla radice dell'islamismo estremista in Francia, conteneva un divieto generale di istruzione parentale con esenzioni speciali e limitate, ad esempio sulla base della salute del bambino. Prevedeva specificamente che nessuna autorizzazione poteva essere concessa per motivi filosofici o religiosi.
Non solo questa disposizione ha fallito il suo obiettivo, dato che nessuno dei terroristi islamici poteva essere rintracciato per aver seguito un cursus di istruzione parentale (che di solito non è accessibile alle famiglie povere con un background di immigrati), ma era anche in contrasto con gli impegni internazionali sui diritti umani della Francia, come la Convenzione Europea dei Diritti Umani e la Convenzione Internazionale sui Diritti del Bambino.
La proibizione della scelta dell'istruzione parentale per motivi filosofici o religiosi era in realtà parte della politica francese volta a contrastare la presunta influenza indebita della famiglia o della comunità sulle credenze religiose dei bambini.
Dalla promulgazione della legge del 2004 che vieta di portare evidenti segni religiosi nelle scuole pubbliche, la Francia ha seguito la pericolosa tendenza a limitare indebitamente la sfera della libertà di religione o di credo. La laicità ("Laïcité") è passata dall'imporre la neutralità religiosa ai funzionari dello Stato che forniscono un servizio pubblico, cioè gli insegnanti, ad essere vincolante anche per gli utenti del servizio pubblico, cioè gli alunni a scuola.
A ciò ha fatto seguito, nel 2013, l'adozione di una Carta della Laicità affissa in tutte le scuole pubbliche, alla quale gli alunni dovevano attenersi. Secondo la Carta, la laicità li proteggeva "da qualunque proselitismo e pressione che impedisse loro di fare le proprie scelte" al fine di elevare il loro spirito critico attraverso "l'interrogazione scientifica ed educativa".
In un'intervista rilasciata ai media all'epoca, il Ministro dell'Educazione Vincent Peillon aveva spiegato che per dare agli alunni la libertà di scelta, lo Stato doveva essere in grado di "strapparli da ogni determinismo", che includeva il background religioso familiare.
Proibire l'istruzione parentale sulla base di motivi religiosi è conforme a questo deragliamento della comprensione del ruolo dello Stato, che è passato dall'essere neutrale in materia religiosa a "deprogrammare" in qualche modo i bambini del loro background religioso.
Non può essere compito dello Stato andare contro le scelte dei genitori in materia di educazione religiosa. Lo Stato non ha solo un dovere di neutralità, ma anche il dovere di garantire che i genitori possano educare i loro figli secondo il loro credo.
L'articolo 2 del 1º Protocollo alla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo prevede: "A nessuno può essere negato il diritto all'istruzione. Nell'esercizio delle funzioni che assume in materia di educazione e di insegnamento, lo Stato rispetta il diritto dei genitori di assicurare un'educazione e un insegnamento conformi alle loro convinzioni religiose e filosofiche."
In un articolo pubblicato su Le Figaro il 9 febbraio 2021, l'Associazione delle Famiglie Cattoliche (AFC) ha riaffermato molto chiaramente che "No, i bambini non appartengono prima alla Repubblica".
Il presidente dell'AFC ha dichiarato che il progetto di legge sul "rafforzamento dell'osservanza dei principi della Repubblica" nega il primato del ruolo educativo dei genitori, nonostante sia un diritto fondamentale protetto dai trattati internazionali che la Francia ha sottoscritto. Ecco l’intervista:
"Assistiamo da diversi anni a una messa in discussione del ruolo primario dei genitori come educatori a vantaggio dello Stato che tende sempre più a orientare l'educazione del bambino. Anche se siamo ben consapevoli dell'urgenza di combattere il fanatismo e di estinguere i focolai di terrorismo, dovremmo evitare che tutti i genitori soffrano dei danni collaterali di questa politica.
Qualche anno fa, un Ministro dell'Educazione ha dichiarato di voler svincolare i bambini dal "determinismo familiare", di fare affidamento sui giovani per far evolvere la società e che i bambini appartengono alla Repubblica e non alle famiglie. Il diniego dell'istruzione parentale è chiaramente una violazione della libertà di educazione che è un diritto delle famiglie".
"Prima di appartenere ai loro genitori, i bambini appartengono in primo luogo alla Repubblica," era il principio alla base del piano presentato nel 1793 da Robespierre, il dittatore della Rivoluzione francese. Quei rivoluzionari volevano che i bambini fossero allevati dallo Stato e non dai loro genitori.
Questo succedeva molto tempo fa, e ci auguriamo di poter scampare a una dittatura.
La proibizione dell'istruzione parentale non aveva nulla a che vedere con il progetto di legge sul rafforzamento dell'osservanza dei Principi della Repubblica. È stato giustamente cancellato dalla Commissione del Senato il 16 marzo sulla base della Libertà di Educazione, un principio con valore costituzionale.
Speriamo che non venga reintrodotta durante i dibattiti al Senato che iniziano il 30 marzo o all'Assemblea Nazionale quando andrà in seconda revisione.
Articolo pubblicato il 22 marzo 2021 da HRWF