La Corte Costituzionale dell'Ucraina prenderà in esame il caso di un obiettore di coscienza

Sezione:
Vitalii Alekseienko

Gli stati civilizzati rispettarono la libertà di coscienza anche durante le guerre mondiali e decisero di rispettarla anche in futuro, affinché guerre simili non potessero mai più verificarsi...

La Corte Costituzionale dell'Ucraina ha ritenuto ammissibile il ricorso presentato dall’obiettore di coscienza Vitalii Alekseienko, con il quale chiede l'esenzione dal servizio militare, e valuterà la presunta incostituzionalità della sentenza che prevede la detenzione da tre a cinque anni per elusione della leva durante la mobilitazione di quei cittadini la cui religione o le cui convinzioni sono incompatibili con l’espletamento del dovere militare (obiettori di coscienza). Esaminerà inoltre la presunta incostituzionalità dell'obbligo per i credenti di dimostrare in tribunale la loro innocenza nel sottrarsi alla leva, l'assenza di un servizio non militare alternativo in tempo di guerra e la sua inaccessibilità alle persone che non appartengono a organizzazioni religiose privilegiate.

Il 6 maggio 2025, la Terza Sezione dei Giudici del Secondo Senato della Corte Costituzionale dell'Ucraina ha aperto un procedimento nel caso basato sul ricorso costituzionale di Alekseienko Vitalii Vasyliovych riguardante l'incostituzionalità dell'articolo 1, di una specifica clausola dell'articolo 2 della Legge dell'Ucraina “Sul servizio alternativo (non militare)” n. 1975, di una specifica clausola dell'articolo 336 del Codice Penale dell'Ucraina. Nel ricorso presentato si sostiene che, in seguito all'applicazione delle contestate disposizioni del Codice penale ucraino e della Legge n. 1975, sono stati violati i diritti costituzionali di Vitalii Alekseienko, in particolare il diritto di professare convinzioni religiose incompatibili con l'adempimento del dovere militare (obiezione di coscienza al servizio militare), anche in condizioni di legge marziale e mobilitazione (articolo 35 della Costituzione ucraina); alla tutela, attraverso un regime di servizio alternativo non militare, dell'uguaglianza di fronte alla legge, rispetto agli altri cittadini che non hanno tali convinzioni; all'adempimento del dovere costituzionale di proteggere la Patria ai sensi dell'articolo 65 della Costituzione dell'Ucraina; alla pari tutela da parte dello Stato del diritto di professare le proprie convinzioni religiose a prescindere dall'appartenenza o meno a determinate organizzazioni religiose (articolo 24 della Costituzione dell'Ucraina); alla presunzione di innocenza nella commissione di un crimine e a non essere obbligati a dover provare la propria innocenza quando si dichiarano convinzioni religiose in conflitto con l'adempimento del dovere militare e a chiedere un servizio alternativo non militare (articolo 62 della Costituzione dell'Ucraina); a non essere soggetti a limitazioni dei diritti (articolo 64 della Costituzione dell'Ucraina).

Il pacifista cristiano Vitalii Alekseienko è emigrato a Ivano-Frankivsk da Sloviansk per sfuggire alla brutale aggressione russa. Osserva fermamente il comandamento “non uccidere” e l'insegnamento di Gesù Cristo di essere costruttori di pace, ma non appartiene a nessuna chiesa terrena o organizzazione secolare a causa dei dubbi sull'osservanza della volontà di Dio da parte di tutte le chiese e organizzazioni che ha incontrato nel corso della sua vita. A quanto pare, per un povero sfollato interno, abituato a preoccuparsi più della vita spirituale che di quella materiale, è quasi impossibile trovare lavoro e alloggio senza l'iscrizione obbligatoria nell'esercito. Nel centro di reclutamento territoriale a cui era stato indirizzato, Vitalii dichiarò la sua obiezione di coscienza al servizio militare, chiese un servizio civile alternativo e presentò prove di aver svolto in gioventù il servizio alternativo in Uzbekistan. Tuttavia, gli ufficiali cercarono comunque di arruolarlo nell'esercito e, quando si resero conto che era impossibile farlo a causa della fermezza della fede di Vitalii, denunciarono alla polizia che egli stava presumibilmente “eludendo la leva”.

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Vitaliy Alexeieenk

Vitalii Alekseienko da civilni.media


Nessuno ha confermato ad Alekseienko che aveva davvero diritto a un servizio alternativo in tempo di guerra; al contrario, gli è stato detto che non godeva di tale diritto e che, quando aveva chiesto un servizio alternativo in luogo del servizio militare, aveva presumibilmente commesso un reato. Gli è stata persino promessa la sospensione della pena in caso di dichiarazione di colpevolezza. In tribunale ha dichiarato di essere colpevole di fronte alla legge ucraina e di essere pronto a subire una pena, ma di non aver violato i Comandamenti di Dio. Il giudice non ha apprezzato la cosa e, invece della sospensione della pena richiesta dal pubblico ministero, Alekseienko è stato condannato a un anno di carcere. Inoltre, il giudice ha sottolineato nel verdetto che questa condanna era causata dalle sue convinzioni religiose. Mentre monitoravano il rispetto del diritto all'obiezione di coscienza da parte dei tribunali, i difensori dei diritti umani sono venuti a conoscenza di questa sentenza palesemente ingiusta, una delle prime dopo l'invasione russa, e hanno iniziato ad aiutare Vitalii a difendere i suoi diritti. La tutela del diritto all'obiezione di coscienza non rientra tra le categorie di casi preferite dai membri del monopolio forense in Ucraina e gli avvocati, con riluttanza e scetticismo, la intraprendono solo per obbligo e solo quando il cliente insiste e incarica l'avvocato con argomentazioni e documentazione legali adeguate. Vitalii ha avuto la fortuna di avere il necessario sostegno dei difensori dei diritti umani e, grazie al sistema statale di assistenza legale gratuita, ha avuto a disposizione un avvocato esperto e onesto che ha sostenuto la posizione legale del cliente in conformità con i requisiti dell'articolo 21 della legge ucraina “Sull'organizzazione professionale e l'esercizio dell'avvocatura”.

L'avvocato italiano Nicola Canestrini si è presentato all'udienza della corte d'appello per monitorare l’andamento del procedimento. Sebbene nessuno volesse prendere in seria considerazione i diritti umani di Vitalii, uno dei giudici si è espresso in maniera dissenziente rispetto alla decisione della Corte d'Appello, affermando che a Vitalii dovreva essere concessa la sospensione della pena. Tuttavia, con una maggioranza di voti, la durissima sentenza è rimasta invariata e Vitalii è diventato un prigioniero di coscienza nel penitenziario di Kolomyia. Ha ricevuto lettere di sostegno da tutto il mondo e ha ricevuto la visita di Alexia Tsouni, presidente dell'Ufficio Europeo per l'Obiezione di Coscienza. I membri del Parlamento Europeo hanno chiesto il rilascio di Alekseienko. A supporto è stata presentata una memoria amicus curiae alla Corte Suprema.

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Vitalii Alekseienko and Italian lawyer Nicola Canestrini

Vitalii Alekseienko e l’avvocato Nicola Canestrini (fonte)


Tre mesi più tardi, la Corte Suprema si è pronunciata parzialmente a favore del ricorso per cassazione di Vitalii Alekseienko e lo ha scarcerato, senza però assolverlo, limitandosi a ordinare un nuovo processo. Il difensore dei diritti umani Derek Brett si è recato in tribunale per una missione di monitoraggio. In quell’occasione Alekseienko ha dichiarato: «Quando sono stato scarcerato, volevo gridare "Alleluia!" – dopo tutto, il Signore Dio c'è e non abbandona i suoi figli». Si è sistemato di nuovo in un dormitorio destinato agli sfollati e, anche se non è stato facile dopo la detenzione, ha trovato un lavoro. Tra l'altro, hanno cercato di sfrattarlo dal dormitorio, ma questo è stato impedito grazie a una denuncia al Commissario per i Diritti Umani della Verkhovna Rada dell'Ucraina, Dmytro Lubinets. Quando il suo caso è stato riesaminato, il Tribunale di Primo Grado e la Corte d'Appello lo hanno nuovamente dichiarato colpevole con una condanna a tre anni di reclusione, ma lo hanno esonerato dalla detenzione effettiva e gli hanno imposto la libertà vigilata. Le sue convinzioni religiose sono state messe in discussione perché non apparteneva ad alcuna chiesa, e lui ha obiettato: «Non mi rifiuto di rispettare la legge, anzi, chiedo di rispettare la legge fondamentale dell'Ucraina: di farmi prestare un servizio alternativo al servizio militare, perché la mia fede, la mia coscienza, la mia dignità, il mio modo di vivere sono incompatibili con il servizio militare. E quando dico questo, nessuno può negare la mia fede, perché la mia fede è una questione tra l'Onnipotente e me, nessuno può interferire nel mio mondo interiore. Non ho bisogno di appartenere a una chiesa per credere. Una sentenza della Corte Costituzionale dell'Ucraina del 27 dicembre 2022 afferma che il diritto alla libertà della visione del mondo e della religione è un diritto individuale, ed è un diritto personale e assolutamente inviolabile che si applica all'obiezione di coscienza».

Davanti alla Corte Suprema, Alekseienko ha letto l'articolo 35 della Costituzione dell'Ucraina e ha dichiarato: «Non sono colpevole del reato previsto dall'articolo 336 del Codice penale ucraino. Non mi sono mai sottratto ai miei obblighi di legge. Questa non è mai stata la mia intenzione, né lo scopo o il motivo delle mie azioni. Ma sono un cristiano. La mia fede e la mia coscienza non mi permettono di prendere le armi e di spezzare vite umane. Ci sono norme dell'esercito secondo le quali non si può essere un soldato senza un'arma. Non sarei in grado di obbdeire agli ordini dei comandanti di uccidere il nemico, perché Gesù Cristo ci ha insegnato ad amare i nostri nemici e con questo amore a purificare il mondo dai peccati, anche quelli gravi come l'aggressione russa, perché Dio ferma sempre il male e Dio fermerà anche l'invasione di Putin se saremo fedeli ai suoi comandamenti».

In un discorso pronunciato davanti alla Corte Suprema ha inoltre spiegato: «A causa di carenze nella legislazione, le amministrazioni locali non sono in grado di assegnarmi a un servizio alternativo, ma con l'aiuto di Dio ho trovato un modo per operare fedelmente e senza violenza in modo cristiano per aiutare l'Ucraina a resistere all'aggressione russa. Sono diventato un postino del servizio postale. Si tratta di un lavoro strategicamente importante, perché finché l'ufficio postale funziona, le persone hanno la possibilità di corrispondere, ricevere pacchi e pensioni, e nessun attacco e bombardamento dividerà la nostra società in Ucraina». Per dimostrare l'importanza critica del suo lavoro, ha fornito alla corte il certificato come postino esentato dalla mobilitazione militare.

Il pubblico ministero ha chiesto alla Corte Suprema di assegnare ad Alekseienko una pena detentiva effettiva di tre anni a causa del presunto elevato pericolo per la società derivante dal suo comportamento. Vitalii ha chiesto l'assoluzione. La Corte Suprema ha respinto entrambi i ricorsi confermando il verdetto, e Vitalii è rimasto in libertà, ma con il marchio di “criminale” e sotto la supervisione di agenti di sorveglianza. Per lo meno, non è stato privato dell'opportunità di difendere l'Ucraina in modo cristiano, senza armi, come postino dell'Ukrposhta.

«Il fatto che Alekseienko sia ora libero e lavori pacificamente per la resilienza dell'Ucraina, e il fatto che il suo ricorso costituzionale sia stato preso in considerazione, è un successo per i diritti umani, anche se, onestamente, molto modesto, ma è qualcosa che si è potuto realisticamente raggiungere con un duro lavoro nonostante tutti gli ostacoli incontrati, che ora stanno aumentando. Non sappiamo quanto dura sarà la pressione dei militaristi, quanto salde rimarranno le istituzioni dello Stato di diritto e cosa deciderà la corte», commenta Yurii Sheliazhenko, quacchero, membro del Consiglio dell'Ufficio Europeo per l'Obiezione di Coscienza, dottore in Filosofia del Diritto, – «Finora stiamo facendo solo i primi passi per raggiungere l'obiettivo di più ampia portata di un mondo senza guerre, in cui tutti si rifiutino di uccidere. Abbiamo bisogno di grandi cambiamenti nella società e nella comunità internazionale, di una resistenza non violenta di massa alle guerre e alla tirannia, di porre fine all'aggressione russa in modo pacifico grazie agli sforzi della società civile dei cittadini di tutto il mondo. I progressi in questa direzione sono lenti, ecco perché sono lenti anche i progressi nella tutela dei diritti umani. Il fatto che la Corte Suprema a gennaio abbia rifiutato di rinviare l'esame del caso di Alekseienko per attendere il parere della Commissione di Venezia e la sentenza della Corte Costituzionale dopo il ricorso presentato da Dmytro Zelinsky, non contribuisce all'ottimismo. Eppure, la presa in carico del ricorso di Vitaly Alekseyenko da parte della Corte Costituzionale dell'Ucraina mi incoraggia sia come difensore dei diritti umani che offre il proprio sostegno in questo caso strategico, sia come fratello nella fede cristiana. Qualcuno potrebbe dire che si tratta solo di una pausa per evitare un procedimento presso la Corte Europea dei Diritti Umani o il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, anche se, in linea di massima, le persone che si trovano in una posizione peggiore di quella di Alekseienko, ad esempio gli obiettori di coscienza che, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, sono stati sottoposti a tortura, probabilmente si rivolgeranno comunque a Strasburgo o a Ginevra e sosterranno che i meccanismi di ricorso nazionali sono inefficaci. Non lo faremo per ora, perché Alekseienko è stato trattato in modo relativamente clemente e l'apertura del procedimento fa sperare nella giustizia del sistema legale nazionale.

Per coincidenza, il procedimento è iniziato martedì e due giorni prima, durante il servizio domenicale di culto dei Quaccheri, mi sono ricordato che, a causa della mancanza di un numero sufficiente di giudici nella Corte Costituzionale dell'Ucraina, essa non può esaminare i casi nel merito e ho pregato affinché vengano nominati nuovi giudici e che vengano ripristinati i diritti violati dei prigionieri di coscienza sulla base dei ricorsi costituzionali di Dmytro Zelinsky e Vitalii Alekseienko. 

Nella stessa riunione di culto, è stato ricordato che la Corte Suprema, purtroppo, ha profondamente deluso con un'ingiusta decisione di lasciare in carcere un prigioniero di coscienza, il Testimone di Geova Serhii Ivanushchenko. Invece di rispettare la Costituzione e i trattati internazionali dell'Ucraina, la Corte Suprema ha ceduto alle pressioni politiche e ha sostituito lo stato di diritto con il dogma di un'ideologia militarista secondo cui tutti dovrebbero combattere. Allo stesso tempo, la Corte non ha tenuto conto del fatto che gli Stati civilizzati durante tutte le principali guerre catastrofiche, comprese la prima e la seconda guerra mondiale, hanno rispettato la libertà di coscienza e hanno concordato di rispettarla anche in futuro, quando è stata adottata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani per evitare nuove guerre. Non rivelerò tutti i dettagli dell'approfondito ricorso costituzionale di Alekseienko, la cui approvazione potrebbe risolvere le carenze sistemiche dell'attuale legislazione e fermare e prevenire le flagranti violazioni dei diritti umani, ma un punto, che è già stato ripetutamente comunicato alla Corte Suprema, vale la pena di ricordarlo oggi affinché non venga dimenticato e per porre fine agli inganni nei confronti dell'opinione pubblica a cui vengono propinate favole sulla necessità di costringere l'intero popolo a servire nell'esercito durante una grande guerra. È un fatto accertato e ufficialmente documentato che anche durante la seconda guerra mondiale, Winston Churchill, primo ministro del Regno Unito, nel suo discorso al Parlamento confermò il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare e sottolineò che la caccia all'uomo e le persecuzioni a causa dell'obiezione di coscienza erano disgustose e inaccettabili in una società democratica».

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Ukraine JW prisoners of coscience 2025

Sei fratelli dietro le sbarre per obiezione di coscienza nel febbraio e marzo 2025 in Ucraina (da jw.org)


Il caso di Vitalii Alekseienko è strategico per l'Ufficio Europeo per l'Obiezione di Coscienza (Belgio), War Resisters' International (Regno Unito) e Connection e.V. (Germania). La comunità internazionale dei diritti umani monitorerà attentamente se il sistema giuridico ucraino sarà in grado di proteggere il diritto umano fondamentale alla libertà di coscienza, noto all'umanità da millenni, riconosciuto da tutti gli Stati civilizzati anche durante le guerre mondiali e radicato nei moderni standard internazionali del costituzionalismo e dei diritti umani. Il rispetto della libertà di coscienza individuale da parte dello Stato non dipende solo dalla necessità di adottare misure internazionali per proteggere i diritti umani di Alekseienko. Ne va della sopravvivenza dell'Ucraina come Stato democratico, dove il principio dello Stato di diritto è riconosciuto e vigente. Dopo tutto, il nichilismo giuridico e l'arbitrio militarista sono inaccettabili e distruttivi per una società democratica.

In concomitanza con l'apertura di un procedimento costituzionale nel caso di violazione dei diritti umani attraverso una sanzione penale per l'obiezione di coscienza al servizio militare, l'avvocato Dmytro Fitsyk ha registrato un breve video blog in cui ha posto una domanda ai giudici e alle forze dell'ordine: «poiché il principio generale del diritto e del processo penale è quello di provare la colpevolezza di una persona per aver commesso un reato al di là di ogni ragionevole dubbio, come possiamo oggi parlare di provare la colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio, quando una persona ha il diritto alla libertà di religione e di credo e può legittimamente dichiarare un'obiezione di coscienza alla mobilitazione militare e chiedere la sostituzione del servizio militare con un servizio alternativo non militare? Come possono oggi i tribunali emettere verdetti di colpevolezza, mandare in carcere le persone, quando non è possibile dimostrare la loro colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio? Come si possono condannare persone la cui colpevolezza non è chiaramente provata?». L'avvocato pone domande retoriche, sottolineando che ora queste questioni sull'incostituzionalità dell'azione penale contro i pacifisti cristiani di varie confessioni saranno sollevate nei procedimenti contro gli obiettori di coscienza.

Fonte: civilni.media

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