Marco Ventura – Il futuro dell’Europa e della libertà di credo

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FOB – Il 60° anniversario dei Trattati di Roma verrà celebrato a Roma sabato 25 marzo dai capi di stato o di governo dell’EU. Sarà occasione di riflessione sullo stato dell’Unione e sul futuro del processo di integrazione.

Di certo verrà fatto un bilancio di questi sessant’anni e non si dovrebbe prescindere, a nostro avviso, dal discutere delle problematiche che questo momento storico impietosamente ci impone in materia di diritti umani e libertà civili.

Purtroppo, dobbiamo constatare che le premesse e i preparativi sembrano rivolgersi principalmente a questioni economiche e politiche. Anche durante il vertice preparatorio di Malta tenutosi all’inizio dell’anno e durante la riunione informale dei 27 leader a Bruxelles il 10 marzo non si è parlato di molto altro. Si è discusso in modo generico del futuro dell’UE  e della prossima dichiarazione di Roma, né i diritti umani, tanto meno la libertà di credo, erano argomento di discussione.

Ne è la prova anche il “Libro bianco sul futuro dell’Europa” che verrà presentato durante l’incontro di Roma e che FOB rende disponibile in anteprima in italiano e in inglese. Nelle 32 pagine del testo le parole “religione” e “credo” non appaiono mai, nemmeno una volta.

È pur vero che i Trattati di Roma del 1957 ponevano al centro soprattutto le “Quattro Libertà Fondamentali” (libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali), e ponevano il focus soprattutto sull’integrazione tra i sei stati fondatori partendo dagli aspetti commerciali ed economici. Infatti si istituiva la Comunità Economica Europea (CEE).

Ma, dopo sessant’anni, col numero dei paesi membri quintuplicato e altri quindici paesi che bussano alle porte dell’Europa, non si può non discutere di una questione così centrale come la libertà di credo e religione. Le cronache di ogni giorno, compreso il recentissimo attentato di Londra, impongono una presa di coscienza e responsabilità immediata da parte dei capi di stato e governo europei. Loro stessi saranno blindati a Roma durante il prossimo vertice, proprio per la paura che i terroristi dell’ISIS li prendano di mira.

Terrorismo, integralismo, estremismi, radicalizzazione, odio religioso, sono figli dell’ignoranza e dell’intolleranza. Proprio l’incapacità degli stati di affrontare e risolvere i problemi di integrazione ha permesso l’invivibile clima attuale. L’incapacità di gestire i diritti fondamentali, di promuovere il dialogo e la comprensione, di accogliere ed includere l’altro, il diverso, superando l’ignoranza e le incomprensioni generate dalla disinformazione che istiga all’odio. Questo dovrebbe essere discusso a Roma, prima di ogni altra cosa, anche prima della sicurezza e delle misure poliziesche, certamente prima delle questioni economiche.

Eppure l’Unione Europea ha dato vita a molte iniziative, almeno sulla carta, per sostenere e affermare i diritti di libertà di credo e religione, ad esempio il programma FoRB (EU Guidelines on the promotion and protection of freedom of religion or belief), i meeting HDIM (Human Dimension Implementation Meetings) di Varsavia e molto altro. Allora perché non porre la questione anche al centro del vertice romano? Un appuntamento importantissimo che riafferma e rafforza i comuni scopi di tutti i paesi membri e quindi li vincola a superare le teorie, i buoni propositi, le discussioni inconcludenti.

Noi pensiamo debba essere fatto e crediamo che alla Quattro Libertà Fondamentali, se questi sessant’anni ci hanno insegnato qualcosa, dovrebbe essere aggiunta una quinta libertà, la libertà di credo.

Per questo pubblichiamo oggi un’intervista che il prof. Marco Ventura ha rilasciato a FOB su questioni che dovrebbero far riflettere i leader che si riuniranno a Roma.

Marco-Ventura.pngIl prof. Ventura è Direttore del Centre for Religious Studies della Fondazione Bruno Kessler di Trento e Professore Ordinario all’Università di Siena.

Autore di numerosi articoli e libri in italiano, francese e inglese in materia di diritto e religione. Alcune sue pubblicazioni sono state tradotte in russo, tedesco e vietnamita.

FOB – Professore, considerate le molte differenze in materia di libertà religiosa all'interno dei diversi ordinamenti dei paesi che compongono l'Unione Europea, ritiene le linee guida del programma FoRB dell'Unione Europea effettivamente attuabili e in caso positivo quali sarebbero le azioni più urgenti ed efficaci per poterle realizzare (o da porre in essere)?

VENTURA – L'Unione europea ha compiuto un percorso unico nella storia dei popoli di armonizzazione dei diritti nazionali interni a tutela della libertà di religione o di credo. In nessuno spazio sovranazionale si è fatto in proposito quanto ha fatto l'Unione, anche grazie all'integrazione con il Consiglio d'Europa e la Convenzione europea da un lato e con l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa dall'altro. Proprio perché serio e profondo, questo percorso è oggi politicamente e giuridicamente in discussione. Basta il livello raggiunto? Ci vuole più Europa? O meno Europa? Mentre gli attori si confrontano, l'attualità internazionale di questo inizio di Terzo millennio ha posto il problema delle violazioni globali della libertà di religione o credo. Al problema ha reagito anche l'Unione, in particolare con le linee guida per l'azione esterna del 2013. Se prese sul serio, le linee guida implicheranno che sul piano interno l'Unione non retroceda sullo standard raggiunto e presumibilmente continui a migliorare. Sul piano esterno, quello proprio delle linee guida, c'è molto da fare, nel rispetto di una conversazione internazionale nella quale l'Unione è sempre sospetta di neo-colonialismo culturale e commerciale, e di difendere prioritariamente gli interessi dei cristiani. In particolare è importante investire nel dialogo strategico tra l'Unione e i partner globali come Brasile, Vietnam, India: è all'interno del dialogo strategico che va posto il dialogo con i governi extraeuropei sulle violazioni della libertà di religione o di credo.

FOB – Da un punto di vista giuridico, come sono da considerare o come Lei considera le attività dei tanti gruppi, apertamente o meno, "anti-sette" nella loro opera di diffusione tramite i media di informazioni inquietanti e sovente abilmente artefatte sui gruppi religiosi e spirituali?

VENTURA – Il dibattito sulla religione deve essere libero. Solo in casi estremi concepisco la legittimità e l'utilità di limiti alla libertà d'espressione. Le comunità di religione o credo che si ritengono vittima di campagne diffamatorie devono anzitutto reagire migliorando la propria capacità di comunicazione. Deve essere la dinamica mediatica e comunicativa stessa a sconfiggere i denigratori professionisti della religione altrui.

FOB – In alcuni paesi, inclusa l'Italia, si sono registrati casi eclatanti in cui membri di gruppi religiosi o spirituali sono stati rapiti per essere "riprogrammati" ad opera di centri di "exit counselling" e assistenza alle "vittime delle sette" Esistono diversi di questi centri, talvolta all'interno di associazioni anti-setta e talvolta gestiti da singoli professionisti. Al di là delle considerazioni circa le attività palesemente illegali, come valuta questo tipo di attività anti-setta e di cosiddetta ri-programmazione?

VENTURA – La Corte europea dei diritti dell'uomo si è pronunciata in modo secondo me definitivo in materia nel caso Riera Blume del 1999. Tali attività sono illecite anche quando svolte dalla pubblica autorità. Basta il diritto penale comune a sanzionarle. Non vi è neppure bisogno di ricorrere alla libertà di religione e di credo.

FOB – In un'ottica prettamente giuridica, come valuta il conflitto di fatto esistente tra, da una parte, il contenuto dei vari strumenti di protezione dei diritti umani che sanciscono inequivocabilmente la libertà di religione e credo e, dall'altra parte, l'esistenza di organismi come la FECRIS (finanziata principalmente dal governo francese), la Squadra Anti Sette (S.A.S.) del Ministero dell'Interno italiano e le organizzazioni francesi MIVILUDES e CAIMADES?

VENTURA – Auspico che ogni eventuale reato commesso da credenti al riparo di loro associazioni sia perseguito in quanto tale, senza distinzione tra associazione a delinquere religiosa e non religiosa. Di conseguenza ritengo che solo in presenza di oggettivi riscontri che attestino una speciale esigenza di prevenzione e repressione si possa configurare un'agenzia di sicurezza dedicata a un particolare fenomeno religioso.

FOB – Restando nell'ambito legale, come definirebbe i progetti di legge ripetutamente proposti nel corso degli anni nei vari stati europei per introdurre figure di reato che dovrebbero punire il "plagio", la manipolazione mentale o gli abusi psicologici asseritamente commessi nell'ambito di gruppi religiosi o spirituali?

VENTURA – In un tempo in cui diventano sempre più sofisticati gli strumenti di comunicazione/convinzione di massa, e in cui - di contro - sembrano fallire i tentativi sistematici di indurre convincimenti e comportamenti socialmente utili (come nel caso dell'applicazione di tecniche di de-radicalizzazione ai reduci del jihad), ritengo tali iniziative legislative inutili sul piano pratico e dannose sul piano simbolico. Contro chi aggredisce l'autonomia di pensiero e scelta delle persone, l'unica risposta è la capacità della società civile, col sostegno di buone politiche pubbliche, di contribuire alla formazione di coscienze critiche, informate e libere.

FOB – Ritiene necessario e/o auspicabile che gli stati europei si dotino di una legge che tuteli la libertà di religione e di credo?

VENTURA – Esiste già, oggi, un solido diritto europeo, a coronamento di diritti nazionali che, nella maggior parte dei paesi dell'Unione europea, non necessitano a mio avviso di riforme radicali. Al contrario, il concerto di diritti nazionali e diritto europeo nello spazio dell'Unione configura uno standard tra i più avanzati al mondo. Più che in interventi legislativi, i prossimi passi spettano alla società civile - incluse le stesse confessioni religiose - e ai governi, soprattutto sul territorio.

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