Rapporto Rudy Salles: Discussione al Consiglio d'Europa

Sezione:
Raffaella Di Marzio

Recensione della Discussione sul Rapporto  “La protezione dei minori contro gli eccessi delle sette" tenutasi il 10 Aprile 2014 al Consiglio d’Europa

Il 10 aprile 2014 al Consiglio d’Europa si è svolta, durante l’Assemblea plenaria, la discussione sul Rapporto del parlamentare francese Rudy Salles: “La protezione dei minori contro gli eccessi delle sette”.

INDICE

Introduzione
Discussione sulla risoluzione
Approvazione della risoluzione emendata
Discussione sulla raccomandazione
Rifiuto della raccomandazione

Introduzione

La dott.ssa Raffaella di Marzio ha seguito in diretta tutta la discussione sulla quale ha fatto le seguenti considerazioni con l’aiuto di alcuni video.

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In premessa segnala un aspetto che è bene mettere in evidenza. L’idea che normalmente si ha del Consiglio d’Europa è quella di un’organizzazione di cui fanno parte 47 Stati, con un ruolo importante nel nostro continente. Osservando la questione più da vicino, ci si rende conto che, in realtà, il Consiglio d’Europa non è altro che uno dei tanti costosi carrozzoni burocratici che noi cittadini europei contribuiamo a sostenere con i nostri soldi. Le finalità di questa Istituzione sarebbero anche condivisibili, ma i fatti e i risultati non sono quelli sperati.

La sede è a Strasburgo e vi lavorano 2.200 persone, senza contare i vari uffici esterni con cui è in collegamento. In quella sede i nostri parlamentari dovrebbero recarsi per prendere posizione e votare su importanti questioni che riguardano la legalità, i diritti umani, la difesa delle minoranze ecc. Le raccomandazioni approvate dal Consiglio d’Europa dovrebbero essere messe in pratica da tutti gli Stati Membri.

La realtà è ben diversa. Il 10 Aprile 2014 si è assistito a un’assemblea plenaria in cui erano presenti, a seconda del momento, tra i 55 e i 59 parlamentari europei sui 318 previsti. Il solo fatto che la seduta si sia svolta e le decisioni siano state prese ugualmente nonostante il numero così esiguo di parlamentari la dice lunga sull’importanza attribuita sia all’istituzione che, purtroppo, alle stesse questioni oggetto di dibattito. Queste ultime, invece, rivestono una grande importanza sociale e politica e andrebbero affrontate in assemblee rappresentative di tutti i 47 Stati membri, e quindi, democratiche e pluraliste.

La striminzita assemblea che si è espressa il 10 aprile scorso, invece, sembrava una piccola succursale del parlamento francese nel quale erano seduti anche alcuni esponenti belgi e svizzeri. A questo gruppetto forte e coeso, si sono opposti pochi altri: due parlamentari inglesi, un moldavo, un norvegese e un ucraino. Il resto dell’enorme sala era semideserta e i pochi parlamentari rimasti si limitavano a votare senza intervenire, anche perché gli emendamenti erano numerosi e i tempi per intervenire molto ristretti.

In questo "deserto" si doveva discutere e approvare una risoluzione e una raccomandazione agli Stati membri su una questione di grande rilevanza per la difesa della libertà religiosa, da una parte, e la protezione dei minori, dall’altra.

L’esito finale dei lavori si riassume sinteticamente in due documenti:

  • L’approvazione di una risoluzione fortemente emendata rispetto a quella proposta da Rudy Salles, tanto che lui stesso ha affermato, dopo l’approvazione di buona parte dei 42 emendamenti, che la sua “creatura” era stata “completamente stravolta”.
  • Il rifiuto della raccomandazione, preparata da Salles e amici, che avrebbe dovuto essere inviata agli Stati membri.

Discussione sulla risoluzione

L’Assemblea si è aperta con la relazione di Salles che ha colto subito l’occasione per lamentarsi della valanga di lettere, esposti, proteste, dichiarazioni, prese di posizione e, se non bastasse, una petizione di oltre 10.000 persone che chiedevano, alla presidente dell'Assemblea, di impedire l’approvazione del suo rapporto.

Infatti, nei giorni precedenti al 10 aprile, più di 80 organizzazioni per i diritti umani ed esperti di diritto penale e libertà religiosa di tutto il mondo, avevano inviato alla presidente Anne Brasseur e ad altri importanti esponenti dell’assemblea parlamentare, decine di lettere chiedendo di rifiutare sia la raccomandazione che la risoluzione di Salles perché, se approvate, avrebbero messo in pericolo la libertà religiosa delle minoranze in Europa. Oltre a tutto ciò la presidente aveva anche ricevuto una petizione firmata da più di 10.000 persone, che chiedeva la stessa cosa.

Nel seguente estratto dell’intervento introduttivo di Salles, l’aspetto interessante è che egli definisce le decine di lettere inviate al Consiglio d’Europa, che sicuramente sono finite tutte sul tavolo della commissione di cui lui stesso fa parte, come “lamentele molto veementi”, “pressioni inammissibili”, “offensiva troppo organizzata per essere spontanea”.

On. Rudy Salles (estratto presentazione)

Subito dopo l’intervento di Salles c’è stato quello di Michel, anche lui francese e strenuo difensore del rapporto. Dell’intervento di questo parlamentare hanno colpito in particolare alcune affermazioni tra le quali il fatto che anche altri parlamentari avrebbero subito delle “pressioni”. Michel, però, nel suo discorso, dà ragione a quello che le famose lettere mettevano in evidenza, cioè egli ammette che, a proposito delle derive settarie, “mancano dati statistici, manca informazione, il termine sette e derive settarie non sono ben definiti e che c’è poca giurisprudenza sulla questione da parte della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo”.

L’aspetto più inquietante delle sue esternazioni è quello che emerge dalla sua valutazione della CEDU, la cui giurisprudenza egli definisce “liberale e poco affidabile”. Una simile affermazione fatta nell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa sembra per lo meno bizzarra, eppure il presidente dell’Assemblea non ha battuto ciglio…

On. Michel (Intervento integrale)

Dopo l’intervento di Michel la lista degli speakers prevedeva quello dell'On. Ghiletchi (Repubblica di Moldova), uno dei parlamentari più critici nei confronti del rapporto Salles. Al suo posto, però, il Presidente ha chiamato a parlare un altro relatore francese, favorevole al rapporto, Schneider, il cui intervento era in realtà previsto dopo altri cinque.

A questi ha fatto seguito l’intervento di Binley (Regno Unito), il primo relatore critico verso il Rapporto. Nel suo intervento egli ha sottolineato come esso "presenti informazioni distorte, stigmatizzi gruppi minoritari, sia un coacervo di banalità e vaghe accuse che, tuttavia, in Francia hanno provocato danni gravi a famiglie e bambini". Interessante ascoltare il suo intervento in cui cita alcuni casi concreti.

On. Binley (Intervento integrale)

A questo relatore son seguiti due interventi di parlamentari francesi che hanno difeso il rapporto Salles sostenendo che le sette sono diverse dalle religioni, senza spiegare perché, e proclamandosi difensori della libertà altrui. In particolare, han affermato, nelle sette “le persone giovani sono alienate”, secondo la deputata Karamanli (Francia), e “non sono più padroni di sé stessi ed è nostro dovere proteggere la loro coscienza e la loro libertà”.

Durante gli interventi dei suoi colleghi, il deputato Ghiletchi (Repubblica Moldava), estromesso dalla lista, è riuscito a raggiungere il tavolo della presidenza e a reclamare il suo diritto a parlare, protestando, per il tentativo di censura subito, all’inizio del suo intervento, che si consiglia di vedere integralmente.

Nella critica di Ghiletchi il punto forte è stato che nella Raccomandazione 1412/1999 il Consiglio d’Europa raccomandava gli Stati membri di non usare la parola “setta” ma una dicitura meno stigmatizzante, cioè quella di “gruppi religiosi, esoterici o spirituali”. Il relatore giustamente ha fatto presente che l’Assemblea non può approvare un testo che contraddice una raccomandazione precedente, usando la parola “setta”. Anche Ghiletchi, come altri relatori, ha ricordato ai suoi colleghi le numerose lettere di protesta pervenute all’assemblea, i pareri negativi da parte di autorevoli esponenti della società civile impegnata nella difesa dei diritti umani e la preoccupazione delle ONG, nonché i risultati della petizione di cui si accennava prima. Come già detto, l’intervento è interessante e vale la pena ascoltarlo integralmente.

On. Ghiletchi (Intervento integrale)

L’intervento dell'On. Wold (Norvegia) è stato sulla falsariga di quelli di Ghiletchi e Binley. Ha parlato di una “esplosione di opposizioni” al Rapporto Salles e ha ricordato che la politica francese contro le sette e l’uso di questa parola per stigmatizzare le minoranze è stata condannata anche nella relazione speciale delle Nazioni Unite nel 2005 (Vedi Documento pag. 48-50). Ha fatto inoltre presente che Salles “lavora con gruppi antireligiosi come la MIVILUDES e lo ha confermato lui stesso alla stampa”.

On. Wold (Intervento integrale)

Nella sua replica Salles avrebbe dovuto rispondere alle critiche di questi suoi colleghi. In realtà non lo ha fatto, preferendo lamentarsi delle “controverità” che ha ascoltato e ha affermato che il suo Rapporto non è un rapporto francese, che la MIVILUDES è un organismo pubblico e si mostra contrariato per il fatto che le sette siano associazioni e non si possano proibire. Del suo intervento vale la pena ascoltare la parte finale in cui, finalmente, Salles ha fatto un esempio (l'unico in tutto il dibattito) di una come si comporterebbero le sette e degli abusi che verrebbero perpetrati a danno dei minori. Interessante ascoltarlo, anche se la minoranza religiosa presa di mira non ne sarà felice.

On. Salles (Estratto replica)

Molto interessanti e puntuali sono stati gli interventi dei deputati del Regno Unito Binley e Lord Anderson. Alle loro argomentazioni Salles non è riuscito a contrapporre alcuna risposta soddisfacente, ma solo slogan e dogmi “inconfutabili”.

On. Binley sull’emendamento n.33

Lord Anderson sull’emendamento n.34

La discussione è proseguita sempre sulla questione dell’uso della parola setta di cui non si ha una definizione condivisa. A queste critiche Salles ha risposto sempre la stessa cosa: il problema non è suo, ma dei suoi colleghi che non comprendono che il fenomeno esiste, “non vogliono riconoscere la verità”, “negano il fenomeno”, ecc.

Ai critici del rapporto si è aggiunto anche l’On. ucraino Sobolev che, molto opportunamente, ha puntualizzato il fatto che chiunque, anche gli ebrei, potrebbero essere accusati, in un determinato contesto, di essere una “setta”.

On. Sobolev (Intervento integrale)

Alle successive richieste di Ghiletchi, che si è associato all'intervento di Sobolev che ha proposto di cambiare il titolo della risoluzione eliminando la parola "setta", Salles ha risposto che “le sette vanno aldilà di quanto ha detto Ghiletchi”, che “ci sono delle sette sportive, mediche e non rientrano nel quadro di quanto ha detto”. Poi ha accusato il collega di voler “snaturare il testo” e del fatto che “non riesce a capire cosa si intende quando si parla di «sette»".

Alle inconsistenti risposte di Salles è seguita una mozione di rinvio del testo in commissione per chiarire questo punto. La mozione è stata respinta e si è passati al voto.

Approvazione della risoluzione emendata

La risoluzione n. 13441, fortemente emendata, è stata approvata con 29 voti a favore, 14 contrari e 11 astenuti. Da segnalare in particolare la cancellazione del pericolosissimo punto n. 6 nel quale Salles chiedeva agli Stati membri di finanziare gruppi privati per studiare il fenomeno delle "sette", una politica che la Francia segue da molti anni, tanto che è il principale finanziatore della FECRIS, federazione dei gruppi antisette europei. Ecco la parte cancellata dalla risoluzione:

6.6. Realizzare misure che accrescano la sensibilizzazione sull’incidenza del fenomeno delle sette e degli eccessi delle sette, in particolare per quanto riguarda i giudici, i difensori civici, la polizia e i servizi sociali;

6.7. Adottare o rafforzare, se necessario, le misure punitive contro l’abuso della debolezza psicologica e/o fisica, e mettere in grado le associazioni di costituirsi parti civili nei procedimenti chiedendo il risarcimento dei danni nei processi penali che riguardano gli eccessi delle sette;

6.8. Sostenere, anche in termini finanziari, l’azione di organizzazioni private che aiutino le vittime degli eccessi delle sette e i loro parenti e, se necessario, incoraggiare l’istituzione di questi enti;

La risoluzione, emendata e migliorata, in sostanza, esprime una preoccupazione generale sugli abusi sui minori, ma raccomanda anche di rispettare i diritti dei bambini e dei genitori alla libertà religiosa o di credo e la libertà dalla discriminazione.

Per maggiore completezza si può leggere la valutazione di questo documento nel comunicato stampa di HRWF.

Discussione sulla raccomandazione

La seconda parte della seduta si è svolta per emendare/approvare la raccomandazione alla quale erano stati presentati 15 emendamenti. Si tratta di emendamenti presentati da Binley, Ghiletchi e Lord Anderson, sulle seguenti questioni:

  • la parola “setta”, inutilizzabile, secondo i relatori citati prima, in base alla raccomandazione dello stesso Consiglio d’Europa 1412/1999 e al pronunciamento delle Nazioni Unite del 2005
  • la parola “eccessi” da sostituire con “violazione delle leggi”
  • la parola “preoccupazione” troppo generica nel testo
  • i diritti dei genitori di educare i propri figli

Un ulteriore suggerimento che i parlamentari hanno fornito all’assemblea è stato quello di richiedere la consulenza della Commissione di Venezia, che, a loro avviso, avrebbe potuto aiutare il Consiglio d’Europa a chiarire i termini utilizzati nella raccomandazione. A questo suggerimento Salles risponde, tagliando corto, che “la Commissione di Venezia non è competente in merito”.

Per valutare appieno la risposta di Salles è opportuno chiarire quali siano i compiti della Commissione di Venezia. L’organo, fondato nel 1990, è composto da esperti di diritto costituzionale e internazionale, giudici di corti supreme o costituzionali e membri di parlamenti nazionali. La commissione di Venezia è la Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto, un organo consultivo del Consiglio d’Europa sulle questioni costituzionali. Essa svolge un ruolo importante nella difesa del patrimonio costituzionale europeo e si è progressivamente evoluta sino a diventare un’istanza di riflessione giuridica indipendente, internazionalmente riconosciuta.

Nonostante questo, il deputato francese Rudy Salles ha ritenuto che la Commissione di Venezia non sia competente in materia.

Lo stesso Salles, in risposta all'insistenza del collega Binley, che lo ha accusato di arroganza poiché si ostinava a voler usare la parola setta senza essere in grado di definirla, che chiedeva di coinvolgere esperti giuristi per contribuire a chiarire la definizione di una materia così delicata e complessa, rispondeva testualmente:

“Fa riferimento a grandi esperti … ebbene le grandi sette si pagano i migliori esperti e fanno le migliori relazioni a favore dei movimenti settari. Quindi attenzione, dobbiamo essere veramente molto attenti.”

Non sappiamo a quali esperti Salles si riferisse in questa risposta, l’unica cosa certa è che Binley stava parlando degli esperti giuristi della Commissione di Venezia. C’è da augurarsi che Salles non si riferisse a loro quando parla di esperti “pagati” dalle sette.

Gli interventi successivi riguardavano tutti l’impossibilità di raccomandare agli Stati membri di intervenire su una materia sfuggente e su aggregazioni di cui non si dà una definizione condivisa. A tutti Salles ha rispoato con slogan ripetitivi e sprezzanti nei riguardi dei suoi colleghi che “non riescono a capire”.

Quando la seduta stava per volgere al suo termine gli onorevoli Ghiletchi e Lord Anderson hanno fatto due interventi molto validi, efficaci e pertinenti, che è opportuno ascoltare integralmente, non solo per il loro contenuto assolutamente condivisibile, ma anche per l’impatto che le loro parole hanno avuto sull’Assemblea.

On. Ghiletchi (Intervento sull’emendamento n.28)

Lord Anderson (Intervento sull’emendamento n. 31)

Rifiuto della raccomandazione

Al termine dei lavori la raccomandazione non è stata approvata, perché non si sono raggiunti i due terzi dei voti favorevoli: 28 voti favorevoli, 18 contrari e 13 astenuti.

Il “modello” francese di politica contro le “sette” è stato così rifiutato dal Consiglio d’Europa.

Video della votazione finale

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