Eugenio Giani - Firenze 7 aprile 2017

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Video dell'intervento del dott. Eugenio Giani, Presidente Consiglio Regionale della Toscana, alla presentazione degli Atti del 1° convegno di FOB, Laicità e libertà di credo in Italia.

Un grazie davvero di cuore a Silvio. In realtà Silvio Calzolari qui in consiglio Regionale è di casa e interviene ormai con proposte di presentazioni di libri, di convegni, di iniziative di assoluto significato e rilievo e quando mi propone qualcosa so sempre che vi è motivo di arricchimento per tutti noi.

E in questo caso, davvero, parlare di laicità e libertà significa parlare di concetti e di valori che sono stati sempre espressivi della vocazione più autentica dell’Assemblea Regionale Toscana e quindi, se noi dall’articolo 3 della Costituzione, consideriamo che il nostro Stato è fondato sul principio che tutti sono uguali e hanno pari dignità sociale, senza discriminazioni di sesso, razza, religione e conseguentemente è principio fondativo della nostra Repubblica il concetto di libertà religiosa, di laicità lo è altrettanto, nel senso della possibilità e capacità di dialogo.

È indubbio che sia molto bello che vi siano movimenti che di questo non ne fanno solo una garanzia costituzionale, ma un principio attivo, un momento di dialogo, di confronto e di arricchimento reciproco sulla base di quelli che sono i valori e i principi religiosi che ciascuno sostiene.

Naturalmente è anche molto bello il volume – lo stavo sfogliando – che ci viene presentato da parte della European Federation for Freedom of Belief, perché vi è un’interessante ricostruzione storica del concetto di libertà religiosa, dagli stoici nella cultura greca a passaggi che vedono coinvolti i momenti più belli della nostra realtà, ovvero il Rinascimento, quando Marsilio Ficino con la sua Accademia Platonica o Pico della Mirandola con la sua erudizione forniva sul principio della libertà religiosa la base perché in qualche modo la Firenze del Rinascimento fosse espressione di crogiolo di idee, di attività.

Sappiamo poi quanto, nei momenti più alti della nostra storia, vi sia stata una volontà di cogliere nella libertà religiosa anche gli stimoli per un arricchimento di quello che poi era il profilo identitario della realtà fiorentina e toscana.

Pensate a ciò che significò nel 1439 il Concilio di Firenze, ovvero quel momento in cui il Papa Eugenio IV aveva costruito le basi con il Patriarca Ortodosso Giuseppe per arrivare a quello che poi fu il manifesto del 6 luglio 1439, quando Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente avrebbero dovuto superare le loro divisioni e trovare quindi una via comune.

Naturalmente questo non fu, perché il Patriarca Giuseppe dopo il lavoro in comune che aveva fatto con il Papa fu ucciso e ancora rimane misteriosa la sua morte l’8 di giugno e quindi i patriarchi apparentemente firmarono, ma se ne ritornarono nelle loro terre e continuarono con quella netta e rigida separazione.

Quindi Firenze si è trovata anche al centro, in fasi storiche, di momenti qualificanti nella ricerca di quella comunanza di valori, di confronti, che potesse portare, diciamo, proprio sul piano della libertà religiosa dei risultati, dei passi in avanti.

Pensate sul piano della laicità cosa significò la stagione dei Gran Duchi Lorenesi, in particolar modo Pietro De Poldo, persona religiosissima, perché se andate a vedere i suoi comportamenti e il suo modo di essere una persona assolutamente religiosa, contemporaneamente riteneva nei principi fondamentali il valore della laicità dello Stato e quindi fece del Gran Ducato di Toscana della fine del settecento inizio dell’ottocento un crogiolo di quei valori che l’illuminismo aveva espresso un po’ in tutta Europa e che erano fondati proprio sul principio di laicità.

Ecco quindi che davvero la storia della Toscana è costellata dall’attenzione verso, da un lato nello Stato, la laicità, dall’altra della libertà di credo. Proprio per questo è molto importante che, ripeto, questi temi non vengano considerati ormai scontati perché ce li recita l’articolo 3 della Costituzione, ma vengano vissuti invece come fonte di riflessione, impegno e partecipazione attiva.

Quindi questa organizzazione, questa federazione che Silvio ha animato con questi autorevoli personaggi che lui poi richiamava anche attraverso messaggi, troverà sempre porte aperte, anzi, grazie per aver scelto tra gli innumerevoli luoghi in cui questo poteva avvenire, se volete in modo un po’ simbolico, il luogo istituzionale di riconoscimento dell’istituzione Regione Toscana.

Sono contento di vedere Migliori che in queste stanze ha avuto tanta parte attiva anche nei momenti, diciamo, costituenti, oltre poi rivestire ruoli a livello nazionale di assoluto significato e, come dire, davvero considerate casa vostra quello che è l’ambiente, che non vuole essere il Consiglio Regionale solo il luogo dove si discutono e si approvano le leggi e i provvedimenti amministrativi, ma invece una vera a propria casa aperta verso il popolo toscano e nella nostra realtà è davvero un vanto aver sempre considerato la libertà religiosa, l’approfondimento sui temi di interiorità, di spiritualità come una delle fonti fondamentali per l’arricchimento dell’uomo e conseguentemente per il suo vivere la comunità.

Grazie