Lettera aperta al Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana, Prof. Giuseppe Conte

Sezione:
Giuseppe Conte

Illustre Prof. Giuseppe Conte,

la nostra Federazione opera sul territorio europeo per difendere e promuovere la libertà degli individui di credere e di non credere, un diritto che in Italia è garantito in primis dalla Costituzione, in altri paesi è tutelato dai rispettivi statuti e dai trattati internazionali, così come dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del dicembre 1948.

La libertà religiosa – la cui applicazione si estende ad atei, agnostici e non credenti come riconosciuto dalla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU, Kokkinakis c. Grecia par. 31) – e il rispetto della fede o non fede altrui non possono e non devono essere considerati alla stregua di un’elemosina che con degnazione venga concessa da un governo nazionale i cui principali rappresentanti siano contraddistinti da una data caratterizzazione confessionale, come pare aver voluto affermare la TV di Stato con la trasmissione «Porta a Porta» del 19 Settembre scorso.

Il principio della laicità dello stato affonda le proprie origini nei primordi della nostra Repubblica: di «libera Chiesa in libero Stato» parlava Camillo Benso di Cavour, e già dalla metà del XIX secolo lo Statuto Albertino veniva progressivamente plasmato in direzione di una sempre maggiore pluralità religiosa. Oggidì non sono più i tempi del «cuius regio, eius et religio»: in un’Europa multietnica e nell’era della globalizzazione essere Italiani non significa necessariamente essere Cattolici, né peraltro significa necessariamente essere religiosi, e non comporta un obbligo di osservanza di un dato credo. Dopo la triste parentesi del ventennio fascista, fu proprio la Costituzione della Repubblica a riaffermare il principio di una eguale libertà per tutte le confessioni religiose dinanzi alla legge.

Allargando un poco la prospettiva, dobbiamo riconoscere che viviamo in un momento storico di grande fermento per quanto attiene alla libertà religiosa e ai diritti umani. La nostra Federazione da tempo denuncia (peraltro proponendo e presentando concrete e articolate strategie di intervento) i moti liberticidi che serpeggiano in taluni paesi del mondo e si concretano in cieca intolleranza, in grave discriminazione e talvolta in dissennate persecuzioni, anche violente, per folli motivi legati all’appartenenza confessionale.

In sedi accademiche è stato debitamente discusso e documentato quale sia il processo di trasformazione che vede l’odio germinare, istigato nella società civile, e infine tramutarsi in sangue dopo aver attraversato le fasi dell’intolleranza (fomentata dalla propaganda) e della discriminazione (messa in atto sulla base di un'ideologia ormai consolidata).

La strada maestra – ben indicata – per prevenire simili abusi e per arrestare un tale processo di deriva sociale di cui già da tempo si avvertono le prime avvisaglie anche nel nostro paese, segna il suo cominciamento (la sua prima pietra miliare) nel dialogo genuino e privo di pregiudizi fra le istituzioni dello Stato e le singole organizzazioni religiose.

Le confessioni religiose tradizionali, le religioni minoritarie e tutti i cosiddetti nuovi movimenti religiosi (che, pur esigui in numero, sempre più seguito riscuotono fra la gente – si parla ormai di centinaia di migliaia di Italiani) possono esercitare un’influenza determinante nella risoluzione delle turbolenze sociali che di quando in quando si verificano nei più svariati ambiti esistenziali: lo Stato deve saper individuare quale sia l’esatta chiave di lettura dei fenomeni culturali che a quelle turbolenze si accompagnano e deve saper fare tesoro dell’alleanza con i gruppi religiosi tutti, giacché da questi potrà guadagnare assistenza ed aiuto concreto nell’appianare molte situazioni. Ibi semper est victoria, ubi est concordia, sentenziava nel I secolo a.C. Publilio Siro (uno schiavo divenuto artista e liberato grazie alle sue qualità intellettuali – giova ricordarlo per comprendere la genesi di un tanto semplice ma geniale pensiero – e per questo voluto a Roma da un grande condottiero come Giulio Cesare).

Nel nostro paese l’intolleranza religiosa ha raggiunto proporzioni che destano preoccupazione; tuttavia, fortunatamente, non siamo ancora in uno stato di cose paragonabile a quello che esiste in paesi come la Russia o la Cina: abbiamo ancora l’opportunità di interrompere la spirale dell’odio.

Se però la tutela dei diritti costituzionali non viene attivamente realizzata e garantita, inevitabilmente si finisce per spalancare la porta a delle derive liberticide.

La genesi sociale delle persecuzioni religiose comincia dall’intolleranza, prosegue con la discriminazione e sfocia poi nella persecuzione: è questa una tesi accademica accreditata che è stata esposta in dettaglio nel corso di un convegno tenutosi nel 2015 a Roma sotto l’egida dell’OSCE ed è stata ripresa e ricordata dal prof. Massimo Introvigne a conclusione del convegno internazionale “DIRITTO E LIBERTA’ DI CREDO IN EUROPA, UN CAMMINO DIFFICILE” che la nostra Federazione ha tenuto a Firenze in Gennaio di quest’anno, organizzato sotto gli auspici del Segretario Generale del Consiglio d'Europa, accreditato dai patrocini della Regione Toscana, dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE e dell’Università degli Studi di Firenze e insignito della Medaglia del Presidente della Repubblica.

Riteniamo infatti che sensibilizzare ampiamente su questi temi sia ancor più importante in quei paesi dove apparentemente la libertà religiosa è garantita, proprio perché mancare di intervenire ogni qualvolta compaiono avvisaglie dell’intolleranza può risultare nell’innescarsi del meccanismo della discriminazione e dell’odio che portano, come conseguenza, alla persecuzione e da lì ancora più velocemente alla repressione violenta (proprio come sta avvenendo in Russia e, ancor più gravemente, in Cina).

In Italia potremmo dirci fortunati per l’eccellenza della nostra Costituzione; tuttavia, come ebbe a commentare un illustre intellettuale quale Piero Calamandrei nel suo celebre discorso tenuto a Milano nel gennaio del 1955:

«La nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è  una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di un lavoro da compiere».

Gli insegnamenti di Calamandrei sono anche di grande attualità, poiché ci inducono a vigilare costantemente e responsabilmente sul rispetto e sull’attuazione della Carta Costituzionale: «Una democrazia in cui (…) ci sia soltanto un’uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società».

È all’insegna di questo eccelso ed illuminato principio di uno dei padri della Costituzione che Le chiediamo, Prof. Conte, di non permettere che la libertà religiosa venga declassata ad erogazione liberale dei potentati.

Facciamo altresì appello al Suo ruolo di capo di governo per demandare a chi di competenza una accurata revisione di quelle istituzioni che in anni recenti hanno dato segnali di difformità rispetto al dettato costituzionale e sono state oggetto di strumentalizzazione da parte di soggetti estranei a danno di singoli cittadini o di associazioni, a spese dei contribuenti.

Con l’unico obiettivo di una migliore relazione fra lo Stato e la popolazione, ci mettiamo a disposizione Sua e del Suo ufficio per fornire informazioni, programmi, consulenza e letteratura.

La ringraziamo sentitamente per l’attenzione.

Con reverenza

European Federation for Freedom of Belief (FOB)

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