Richiesta all'UNHCR di rivedere le linee guida sulla questione dei Cristiani Pakistani rifugiati

Sezione:
FOB logo

FOB sostiene la lettera di Lord David Alton, che chiede all’UNHCR - Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati - di rivedere le linee-guida in merito ai rifugiati cristiani pakistani. Secondo Lord Alton, l’UNHCR negherebbe l’esistenza di una persecuzione ai danni dei cristiani in Pakistan, riducendo la drammatica situazione a un caso di discriminazione. Di conseguenza, l’azione nei confronti dei rifugiati cristiani sarebbe necessariamente meno prioritaria rispetto a coloro che sono vittime di persecuzioni vere e proprie.
FOB si augura che la gentile richiesta di Lord Alton riceva una risposta tempestiva da parte dell’UNHCR.
Il più recente rapporto del Dipartimento di Stato Americano, (pubblicato nel 2015), sulla libertà religiosa, descrive uno scenario che non si può definire discriminatorio, ma persecutorio: il numero di morti e l’efferatezza dei metodi non appaiono ascrivibili a dinamiche di mera stigmatizzazione e si collocano invece nell’alveo della persecuzione religiosa.
Altrettanto vividamente i dati portati da Lord Alton illustrano un Paese in cui ai cristiani non sono unicamente negate le pari opportunità, ma è messa a rischio la loro stessa incolumità.

FOB auspica che la richiesta ufficiale di Lord Alton riceva una pronta e positiva risposta dall’ UNHCR.
 

Mercoledì, 8 Ottobre 2015

Download il documento in PDF


La lettera di Lord Alton a FOB (European Federation for Freedom of Belief)

Oggetto: Persecuzione dei Cristiani pakistani

Scusate il disturbo, ma mi chiedo se potreste considerare di chiedere all'UNHCR [Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati] di riesaminare la sua dichiarazione politica in cui si afferma che i Cristiani pakistani non subiscono persecuzioni. Ciò influisce inevitabilmente sulla loro possibilità di essere reinsediati in altri paesi.

Durante gli incontri da me avuti a Bangkok con l'UNHCR la scorsa settimana (dove più di 4.000 Cristiani pakistani sono fuggiti) questo è stato citato come motivo per non assegnare priorità alle interviste e reinsediamento dei Cristiani pakistani. Ad alcuni è stato detto che non verranno reinsediati fino al 2020.

Sessioni che ho tenuto per accertare i fatti contraddicono completamente la classificazione degli eventi in Pakistan come "discriminazione" piuttosto che come persecuzione (vedere questi link: http://davidalton.net/2015/09/06/evidence-taking-sessions-with-pakistani-christians-september-2015 / http://davidalton.net/2015/09/04/international-scandal-of-95-detainees-held-in-one-cell-including-children/).

Il mancato vaglio delle loro richieste li rende passibili di arresto e, durante una visita in un centro di detenzione, ho incontrato alcuni dei Cristiani lì detenuti. È uno scandalo che siano rinchiusi in celle sovraffollate con quasi 100 detenuti,e che debbano aspettare anni prima che i loro casi vengano esaminati. L'UNHCR mi ha riferito che le condizioni nei centri di detenzione sono peggiori che nelle prigioni thailandesi.

La British Pakistan Christian Association ha commissionato un rapporto intitolato "Istruzione, violazioni dei diritti umani in Pakistan e scandalo che coinvolge l'UNHCR e i richiedenti asilo in Thailandia", scritto in collaborazione con il professor Desmond Fernandes e il professor Rainer Rothfuss, due eminenti esperti di genocidio.

Fondamentalmente, questo rapporto mette anche in discussione la convinzione dell'UNHCR che ciò che sta accadendo sia solo discriminazione, piuttosto che persecuzione. Se si riconoscesse che esiste un reale timore di persecuzione, questi casi verrebbero trattati con sollecitudine.

L'ONU ha stimato che il numero dei richiedenti asilo Cristiani pakistani in Thailandia si aggiri intorno ai 4.000. Tuttavia la ONG tedesca, International Solidarity for Human Rights, stima una cifra più vicina agli 8.000.

Ci sono numerose ragioni per cui i Cristiani fuggono dal Pakistan: la famigerata legge sulla blasfemia; la Costituzione del Pakistan che incoraggia la disuguaglianza e la discriminazione; bombardamenti su larga scala e frequenti attacchi di massa contro le comunità Cristiane; status di intoccabile e delitti "d'onore" per matrimoni interreligiosi.

Una statistica allarmante e indicativa portata alla luce dalla ONG musulmana The Movement of Solidarity and Peace, con sede in Pakistan, afferma che ogni anno 700 ragazze Cristiane vengono rapite, violentate e costrette al matrimonio islamico.

C'è dunque da sorprendersi che i Cristiani pakistani stiano fuggendo in massa dalla loro patria?

È semplicemente assurdo e in contrasto con i fatti, sostenere che non ci sia in atto una persecuzione.

Se una sistematica campagna di bombardamenti, uccisioni, incendi di persone vive e delle loro case, stupri e matrimoni forzati di ragazze Cristiane e che fomenta l'odio non equivale a persecuzione, è difficile immaginare cosa dovrebbe accadere prima che sia descritta come tale.

Spero che vi sentirete in grado di chiedere all'UNHCR di rivedere con urgenza linee guida sulla classificazione dei rifugiati Cristiani pakistani.

Molte grazie,

David Alton
(Lord Alton of Liverpool),

Docente di Cittadinanza, Liverpool John Moores University,
Membro Independente del Crossbench della Camera dei Lord.