Silvio Calzolari - Firenze 7 aprile 2017

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Video e testo dell'intervento del prof. Silvio Calzolari, Segretario di FOB, alla presentazione degli Atti del 1° convegno di FOB, Laicità e libertà di credo in Italia.

Vivere in una democrazia moderna vuol dire “convivere” con usi e costumi ,credenze e idee che possiamo anche disapprovare. Anche il disapprovare fa parte della democrazia. Una comunità democratica è formata da individui capaci di liberarsi dalle tradizioni, dai vincoli di sangue, dalle idee preconcette, dai riferimenti ai luoghi di appartenenza e di provenienza, e dalle abitudini (vere e proprie catene di cui, spesso, non abbiamo consapevolezza). Questo non vuol dire che la memoria o il proprio background non debbano più esistere; ciò che deve essere rimosso è il determinismo che condanna gli individui ad essere ciò che non hanno scelto di essere. L’uomo è un essere libero ed è padrone del proprio destino. Dobbiamo garantire (a noi e agli altri) la possibilità di liberarci dal destino delle nostre origini per poter scegliere nuovi miti, riti, alleanze, credi e religioni. Essere liberi nella propria mente e nel cuore senza alcuna sudditanza esteriore o interiore è essere “laici”. Per questo ,e non a caso, abbiamo scelto come prima parola del titolo del volume degli Atti, che oggi presentiamo, la parola: ”Laicità”, ben consapevoli dei molteplici e talvolta contraddittori significati del termine. Abbiamo usato questa parola in due accezioni: una politica e l’altra individuale. Quella politica (che nacque quando la religione invece di unire gli uomini, cominciò a dividerli) fa riferimento alla distinzione tra la sfera politica e quella religiosa (“date a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio”) e alla conseguente reciproca non ingerenza delle istituzioni che, in qualche modo, presiedono alle due realtà. Tale concezione suppone uno Stato aconfessionale. In Italia, il cammino per arrivare a questa consapevolezza, alla separazione tra Stato e Chiesa, è stato lungo e pieno di difficoltà.

Poi c’è l’accezione che ho chiamato “individuale”. In questa è il singolo cittadino ,professandosi aconfessionale, a volere che le leggi che determinano la sua vita non abbiano nulla a che vedere con fedi ereditate da altri, e a non accettare quelle che non abbiano passato il vaglio preventivo della personale coscienza critica. Naturalmente, come vi sono diverse gradazioni nella distinzione di laicità fra lo Stato e le varie istituzioni religiose (basti pensare alla diversità tra laicità francese e quella statunitense), vi sono diverse gradazioni di laicità individuale: si va da chi è aperto ad ogni religione (laicità come disponibilità mentale) a chi dubita di tutto (agnosticismo), a chi ritiene che Dio, come essere trascendete non esista, ma rispetta le Fedi e accetta di discuterne (laicità propositiva e positiva), a chi, invece, è sicuro che Dio non esista, che le religioni nascono dall’ignoranza e che “siano tutto un imbroglio” (il famoso “ oppio dei popoli”) da smascherare (laicità negativa; laicismo). Si può arrivare, poi, al paradosso dei credenti aperti al dialogo ma poco propensi a seguire i dettami del vari ministri di Culto (credenti che si definiscono “laici”, in quanto si sentono liberi da vincoli e non clericali); e a coloro che amano definirsi laici , ma che in realtà sono dogmatici e intransigenti nelle loro certezze. Sono tutte concezioni diverse, ma tutte hanno diritto ad esistere. Perché, grazia al cielo, viviamo in un Paese che si professa laico e democratico. Ed in una democrazia, tutte queste molteplici realtà, per essere garantite, devono fondarsi su un unico elemento: il riconoscimento e il rispetto delle leggi dello Stato (che di per se sono un elemento astratto, ma stabilito e quindi convenzionale) che devono essere uguali per tutti e garantire i diritti di tutti (e anche i doveri corrispondenti). Naturalmente, il principio è valido, solo se le leggi sono leggi democratiche. Non potrei parlare di leggi democratiche se, ad esempio, uno Stato decidesse di escludere dalla vita politica e civile un individuo o un gruppo perché hanno la pelle nere o gialla, o perché sono buddhisti, induisti, islamici o altro. E questo ci porta alla seconda parola che compare nel titolo del volume degli Atti: “Libertà”.

La democrazia ha dei principi irrevocabili: il rispetto delle minoranze, della libertà individuale, della dignità e della vita di ogni individuo, il rispetto della libertà di poter professare la propria religione, della libertà di credo e di idea, della possibilità di cambiare opinione, e anche della libertà di non credere. E’ necessario imparare a convivere con le scelte ideologiche, religiose o di vita con cui non siamo d’accordo (anche se questo non significa accettare passivamente o per il cosiddetto“ politicamente corretto”, pratiche che possano andare contro la stessa democrazia). Questo, a mio avviso, è un punto fondamentale e mai troppo sottolineato. Per poter invocare la “protezione “ democratica del proprio credo e dei propri modi di vivere, è fondamentale approvare la democrazia stessa (laica, pluralistica, protettrice dei diritti umani individuali - sia degli uomini che delle donne - e collettivi). Da questo riconoscimento dei valori della democrazia laica e aconfessionale, nascono tutte le libertà, comprese quelle di critica e di espressione. Bisogna sempre rispettare le idee e le convinzioni religiose degli altri, anche se questo non vuol dire che dobbiamo sempre essere d’accordo. Dare sempre ragione, per dimostrare di essere progressisti e democratici, non è democratico. Confrontarsi, discutere, mettere e mettersi in discussione, è, invece, alla base di ogni processo democratico. Ma il mio sacrosanto diritto di disapprovare non deve però diventare diritto di reprimere, condannare o di proibire.

Per questo è nata FOB. Perché ogni individuo sia libero di credere o di non credere; per lavorare (come ho scritto nell’introduzione a pag.13) per un mondo migliore, in cui ciascuno possa vivere pacificamente e democraticamente (anche disapprovando o esprimendo critiche) il proprio convincimento religioso e il proprio modo di relazionarsi con se stesso, con gli altri e con il trascendente.

La libertà di credo e di religione è uno dei più importanti diritti dell’uomo, perché include la libertà di espressione, di parola, di associazione. Nel nostro mondo occidentale, sembra un diritto scontato, ma non lo è affatto. In Italia, come in altri Paesi europei e del mondo occidentale, è spesso un diritto teorico, che esiste sulla carta; è sancito da leggi, da carte costituzionali e dei diritti, ma talvolta è disatteso nei fatti, quando, addirittura, non violato apertamente. Per questo, poco più di due anni fa, è nata FOB come iniziativa laica, apartitica e aconfessionale per promuovere e difendere la libertà di credo e di religione, come pure la libertà di non credere e di cambiare credenza religiosa. Libertà che, come già detto, vengono spesso negate a causa di pregiudizi, intolleranza, discriminazione. Possiamo trovare un buon esempio di come il diritto in questione venga messo in dubbio, e di fatto limitato, nella pessima e, a nostro avviso, illecita abitudine ad etichettare alcune diverse espressioni religiose o di credo, con il termine di “sette”, e a farne oggetto di spregio, dileggio e becere campagne mediatiche. Altro buon esempio è l’esistenza nei nostri Paesi (per esempio: in Italia e Francia) di organismi statali o para-statali nati per “contrastare le sette” (SAS e MIVILUDES). La loro esistenza mostra quanto i diritti costituzionalmente garantiti, in realtà, possano essere contrastati dallo stesso Stato.

Per non parlare delle cosiddette “associazioni anti-sette”, come l’europea FECRIS, esistenti anche in diversi contesti nazionali, che si adoperano a creare un clima di sospetto e di intolleranza, paventando presunti allarmi sociali e pericoli di tutti i tipi. I loro comunicati sono le “fonti” delle notizie, spesso esasperate, diffuse da giornalisti che pensano più a possibili vantaggi politici e alla tiratura dei loro giornali che non a diffondere notizie vere. Per questo è nata FOB, per valorizzare il primato della coscienza critica contro quello dell’obbedienza inerte e passiva.

Come recita lo statuto, European Federation for Freedom of Belief (FoB) è un libero sodalizio di cultura e di informazione indipendente da partiti e religioni. L’associazione si ispira ai principi della partecipazione democratica, della solidarietà e della promozione sociale, dell’autonomia e della responsabilità, e a tutti i principi sui quali è stata fondata l’Unione Europea. Riunisce e coordina le associazioni consociate che nel tempo hanno aderito alla federazione.

L’associazione assume quale suo scopo quello di riunire in federazione le associazioni che si richiamino allo stesso ideale che è quello di partecipare attivamente alla creazione di una comunità di società civili e di Stati nei quali la libertà di religione e di credo sia effettiva e tutelata universalmente nell’indivisibilità e interdipendenza di tutti i diritti umani. Per quanto lo scopo sia universale, come universali sono i diritti dell’Uomo, FOB si rivolge primariamente, ma non esclusivamente, agli Stati Europei e a quelli entrati o che entreranno a far parte nell’Unione Europea, per rivendicare il diritto di religione e di credo come un diritto che appartiene sia naturalmente, che per diritto positivo, ad ogni essere umano sulla base dei principi di uguaglianza, di non discriminazione e di universalità.

In questi due anni di attività FOB ha denunciato fatti, da noi ritenuti gravissimi, in tutti i modi possibili. Già prima della fondazione ufficiale, nell’estate 2014, i rappresentati di FOB si adoperarono per far disapprovare, riuscendoci, la famigerata proposta del parlamentare europeo Rudy Salles che chiedeva di istituire in tutti gli Stati dell’Unione inutili e dannosi “osservatori sulle sette”.

Sempre nel 2014, amplificando la voce del parlamentare radicale Marco Perduca, poi membro della delegazione radicale del Partito Democratico, FOB ha sollevato dubbi e denunciato la possibile incostituzionalità della Squadra Anti Sette (S.A.S.), che potremmo quasi definire una specie di “polizia religiosa”, istituita nel 2006 dal Ministero dell’Interno.

Ancora nel 2014, FOB assieme ad altre 74 ONG, fece pressione sul Consiglio d’Europa affinché fossero prese misure adeguate per proteggere le minoranze religiose dagli attacchi dell’ISIS.

Due mesi prima della costituzione ufficiale, nel dicembre del 2014, FOB era già iscritta nel Transparency Register presso il Parlamento e la Commissione UE a Bruxelles e Strasburgo e, per il secondo anno e così per ogni anno successivo, il suo Presidente Alessandro Amicarelli e alcuni suoi rappresentanti hanno partecipato al Human Dimension Implementation Meeting dell’OSCE a Varsavia. FOB si riconosce nelle linee guida espresse dal Consiglio dell’Unione Europea nel programma FORB in merito alla promozione e protezione di religione e di credo (Lussemburgo, 24 giugno 2013): con la sua azione intende principalmente sostenere la loro applicazione e opporsi alle violazioni dei principi espressi nel documento. Come specificato, infatti, nel testo del Consiglio dell’UE, “le violazioni della libertà di religione e di credo possono esacerbare l’intolleranza e spesso costituire indicatori precoci di potenziali violenze o conflitti”. È tanto più urgente, quindi, un richiamo continuo a un’Europa “imparziale e non allineata con nessuna specifica religione o credo”, affinché possa proteggere i suoi cittadini da ogni forma di estremismo, sia che esso sia originato da sentimenti religiosi che da pulsioni anti-religiose.

Il 26 Gennaio del 2015, FOB è nata ufficialmente costituendosi con sede a Roma. Da quell’anno ha intensificato tutte le sue attività.

Sull’onda emotiva dei terrorismi erroneamente detti “islamici”, i media e le autorità di molti paesi europei hanno iniziato ad erigere barriere e muri, sia fisici che mentali, contro l’Islam e, in Italia, hanno fatto la loro comparsa le famigerate “leggi anti-moschee”. FOB, assieme alle associazioni federate, ha gridato a gran voce il suo dissenso scrivendo alle autorità europee, poi ha lanciato una petizione online che ha raccolto adesioni da ogni dove per chiedere al governo di opporsi, cosa che è avvenuta.

Nel frattempo abbiamo continuato ad intervenire per sostenere le istanze di gruppi religiosi e spirituali che venivano discriminati e perseguitati. Come nel caso dell’assurdo processo alla presunta “psico-setta” Arkeon, che setta non era, ma che è stata stritolata dalla macchina giudiziaria, dopo una persecuzione mediatica fomentata da vari gruppi, di cui abbiamo già accennato, che amano definirsi “anti-sette”. Oppure, come nel caso dell’indagine fiorentina, mai conclusasi, contro il MISA Yoga e il processo farsa contro il suo leader spirituale Gregorian Bivolaru.

Abbiamo agito in ogni occasione possibile in Europa e oltre. Ad esempio presso le autorità del Nepal per attirare la loro attenzione sul problema della libertà religiosa nel loro Paese chiedendo di rivedere parte della loro nuova costituzione. Poi abbiamo unito le nostre forze con quelle di altre ONG per chiedere al Knesset israeliano di non approvare un’anacronistica legge “anti-sette” proposta da parlamentari influenzati da gruppi anti-religiosi di quel paese. Nello stesso tempo abbiamo promosso una iniziativa presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), affinché venissero riviste le linee guida in merito ai rifugiati cristiani pakistani.

Tornando nel nostro paese, l’anno scorso FOB ha presentato un esposto all’Autorità Garante delle Comunicazioni per lamentare la mancanza di pluralismo religioso esistente in ambito RAI e in tutti i media nazionali e non.

Quasi un anno dopo la sua costituzione ufficiale, il 21 dicembre 2015, FOB si è presentato alle autorità e al pubblico italiano con un convegno tenutosi a Montecitorio, nella “Sala del Mappamondo”, con un carnet già colmo di risultati provenienti da battaglie condotte in nome dei principi che tutelano i diritti umani fondamentali in relazione alla libertà di religione, di credo e di coscienza. Gli Atti di quel Convegno: “Laicità e Libertà di Credo in Italia – Rapporti, Proposte, Testimonianze”, dopo essere stati pubblicati dalla Casa editrice “Pacini” di Pisa, qui rappresentata dal dott. Vito Mucaria, (che ringraziamo), sono quelli che, oggi, abbiamo il piacere e l’onore di presentarvi, in questa prestigiosa sede istituzionale, in questa bella “Sala dei Gigli” della Regione Toscana. È la nostra prima presentazione ufficiale degli Atti, e la scelta non è stata effettuata a caso. Certamente non perché come Segretario di FOB sono fiorentino. La scelta è dovuta al fatto che la Toscana è sempre stata in prima linea nella difesa delle libertà e nel riconoscimento dei diritti umani. La Toscana di oggi è l’erede di quel Granducato che, duecento anni fa, nel novembre del 1786, fu il primo Stato al mondo ad avere il coraggio di abolire la pena di morte dal suo codice penale.

Mi auguro che la lettura di questo volume degli Atti possa contribuire a promuovere il dibattito sulla libertà di religione e di credo, veri antidoti contro ogni forma di fanatismo o di intolleranza.

Silvio Calzolari