Protezione dei minorenni contro gli eccessi di direttive anti-religiose
Commento sul rapporto "Protezione dei minorenni contro gli eccessi delle sette" di Rudy Salles (MP EPP/CD' Francia), n. AS/giur (2014) 07 della commissione per gli affari giuridici e i diritti dell’uomo.
Come avvocato sui diritti umani con un interesse particolare nei confronti della libertà religiosa e della minoranze religiose, non mi ha fatto piacere leggere questo rapporto, dato che esso rappresenta una vera e propria minaccia alla libertà religiosa in Europa.
In pratica, come affermato nel memorandum esplicativo (pagina 4), questo rapporto si basa unicamente su:
1. un incontro della commissione avvenuto il 6 settembre 2012 con una studiosa, prof. Sophie van Bijsterveld, deputato per l’Olanda, un avvocato e rappresentante della Società per la protezione della famiglia e della personalità, Maksym Yurchenko, Ucraina, e il famoso politico francese ed ex presidente della MIVILUDES, Georges Fenech, Francia;
2. un questionario inviato alle delegazioni parlamentari degli stati membri;
3. due colloqui a scopo di ricerca dei fatti, durate entrambe un solo giorno, tenuti da Salles con rappresentanti di associazioni ostili alle sette a Stoccolma e Berlino.
In realtà, si deve notare che Salles è un politico francese e ha incontrato soltanto i rappresentanti di gruppi ostili alle sette, e si deve ricordare anche che la Francia è ben nota per le sue lotte contro nuovi movimenti religiosi e, oserei dire - come spiegato in seguito - contro le religioni minoritarie in generale; di conseguenza questo rapporto è il frutto naturale di almeno due decenni di attività e direttive anti-religiose attuate in Francia, che le autorità francesi stanno tentando di diffondere in tutta l’Europa attraverso i propri emissari.
Leggere questo rapporto è scioccante per vari motivi.
Basta leggere le prime righe riguardanti la protezione dei minorenni, per capire che ciò che in realtà il rapporto si propone è di condannare le minoranze religiose, approssimativamente classificate come sette, e di favorire l’adozione di leggi nazionali dirette a prevenirne e combatterne le attività negli Stati membri del Consiglio d’Europa.
Sembra che con questa raccomandazione il Consiglio d’Europa neghi le proprie parole, il particolare le raccomandazioni no. 1178/92 e 1412/99, e i verdetti della Corte europea dei diritti dell’uomo riguardanti la libertà religiosa, nonché le minoranze religiose.
Nel rapporto esplicativo che segue, si fa riferimento ad alcuni verdetti della Corte, oltre che a brani di raccomandazioni precedenti; non si fa però il minimo accenno ai punti principali.
Ad esempio, vale la pena di ricordare che nel caso “Chiesa di Scientology di Mosca contro la Russia” la Corte ha riscontrato una violazione della Convenzione (ECHR), dato che le autorità avevano tentato di giustificare in tutti i modo possibili il rifiuto di concedere la registrazione della Chiesa perché questa religione era considerata una setta.
L’Austria ha impiegato dieci anni a concedere lo status legale alla religione dei testimoni di Geova e la Corte lo ha giudicato inaccettabile per questa religione che è ben nota a livello sia nazionale che internazionale (Religionsgemeinschaft contro l’Austria). Un rappresentante della Chiesa dell’Unificazione è stato fermato e trattenuto in un aeroporto in Russia, e gli è stato negato l’ingresso al paese perché la religione a cui apparteneva era considerata pericolosa e la Corte ha riscontrato varie violazioni della Convenzione, anche perché, insieme al padre, era coinvolto un minorenne (Nolan e K. contro la Russia).
Le associazioni anti-sette di solito parlano di tutte e tre queste minoranze religiose come di sette e le hanno incluse in due liste di sette pericolose create in Francia e in Belgio, paesi in cui i gruppi ostili alle sette sono particolarmente attivi, grazie anche al finanziamento e all’assistenza che ricevono dal governo; in alcuni casi in effetti questi gruppi sono addirittura organi statali, come nel caso della MIVILUDES francese, il cui ex presidente Fenech è stato consultato da Rudy Salles per la stesura di questo rapporto.
Si deve dire che:
- non è permessa nessuna distinzione tra sette e religioni tradizionali (raccomandazione n. 1412/99 para 6)
- non è permessa nessuna lista, in realtà nessuna lista nera; in caso si creino liste di religioni, esse devono includere tutti i gruppi, incluse le “sette” (raccomandazione n. 1412/99 para 8 e 9)
- non sono necessarie leggi specifiche per – o meglio contro – le sette, dato che la legge civile e quella penale hanno disposizioni sufficienti ad occuparsi anche del caso di persone che fanno parte di gruppi religiosi (raccomandazione n. 1412/99 para 10 sub. iii)
- comprensione, tolleranza, dialogo e risoluzione di conflitti devono essere incoraggiati (raccomandazione n. 1412/99 para. 10 sub .vi)
- gli Stati devono mantenere un saldo impegno a combattere azioni e comportamenti discriminanti ed emarginanti contro minoranze religiose e spirituali (raccomandazione n. 1412/99 para 10 sub .vii). Ciò non consiste soltanto nella prevenzione di azioni discriminanti, ma implica una decisa azione da parte degli Stati nella lotta contro la discriminazione che affligge i gruppi minoritari. L’approvazione del rapporto proposto da Salles avrebbe il risultato opposto, per l’esattezza quello di permettere agli stati membri di attuare discriminazioni nei confronti di tali gruppi e di legittimare il comportamento di movimenti ostili alle sette e le loro campagne contro sette e religioni.
Nel caso di questo specifico rapporto, se le raccomandazioni proposte dovessero essere approvate, ciò probabilmente esporrebbe le minoranze religiose in tutta Europa al rischio di essere minacciate, in particolare negli Stati che vedono di buon occhio lo stile francese di oppressione delle minoranze.
Vale la pena di ricordare che nell’ultimo decennio la Francia ha adottato le leggi meno liberali contro i gruppi religiosi, e che in varie occasioni le giurisdizioni Europee ed Internazionali hanno riscontrato violazioni degli standard dei diritti umani.
In realtà possiamo citare la legge n. 228/2004, che proibisce l’uso di simboli religiosi in luoghi pubblici, che ha causato centinaia di casi di discriminazione contro scolari appartenenti a minoranze religiose, sia sikh che musulmani, espulsi da scuole pubbliche francesi perché considerati estremisti in grado di minacciare gli altri scolari e perché il principio repubblicano della “laicitè” (ossia, laicismo) doveva essere protetto e garantito nel paese, scuole pubbliche incluse.
Taluni in Francia considerano questo principio tanto importante che l’ex presidente Chirac era arrivato a proporre un “code de la laicitè” - codice laico – che avrebbe anche dovuto creare un dipartimento di polizia con lo scopo di far rispettare il laicismo in tutto il paese.
Inoltre, il principio di “egalitè”' (ossia uguaglianza) è spesso citato per giustificare tali discriminazioni e in particolare, dal punto di vista di coloro che attuano tali restrizioni, misure del genere mirano a rendere tutti gli studenti uguali, il che significa che devono tutti avere lo stesso aspetto visto che non si tollera nessuna differenza. Va da sé che un punto di vista del genere è inaccettabile, essendo incompatibile con le società democratiche, e in effetti la Commissione per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite in casi riguardanti studenti appartenenti alla religione sikh che erano stati espulsi da scuole pubbliche francesi perché portavano il turbante o di persone che erano state costrette a togliersi il turbante prima di fare la fotografia per il passaporto, ha riscontrato violazioni della Convenzione internazionale del 1966 e in particolare dell’articolo 18 sulla libertà di pensiero, coscienza e religione (si veda tra gli altri Commissione delle Nazioni Unite, S. Singh contro la Francia 2013).
La Corte europea ha anche riscontrato violazioni della Convenzione in vari casi riguardanti questioni fiscali, dato che la Francia aveva adottato un principio legislativo consistente nell’imposizione di una tassa di circa 60% sulle entrate di gruppi religiosi e lo aveva imposto in modo discriminante solo sulle entrate di gruppi considerati sette (Si veda, tra gli altri, Associazione francese dei testimoni di Geova contro la Francia).
Come ho affermato sopra, il contenuto delle raccomandazioni proposte, non solo non fornisce nessuna ulteriore protezione a minorenni né a bambini, ma non dimostra in nessun modo che il fenomeno sia tanto diffuso da richiedere leggi speciali né fornisce nessuna prova di tale necessità.
Non si conoscono cifre ufficiali sul numero di persone coinvolte in “sette”, cosa di cui anche Rudy Salles dà atto; ciò nondimeno, nel caso del mio paese nativo, l’Italia, un prete cattolico, Don Aldo Bonaiuto, ha sostenuto che, nel 2010, circa 8000 persone sono state coinvolte in vari modi in satanismo, vampirismo, spiritismo e stregoneria e che circa il 36% di tali persone andava dai 15 ai 24 anni, il che significa che il fenomeno non è di proporzioni tanto ampie quanto sostengono da anni le associazioni ostili alle sette.
Se questa proposta dovesse essere approvata, ciò segnerebbe il drastico cambiamento della tradizione, ispirata a una filosofia di tolleranza, integrazione sociale e cultura di accettazione, che il Consiglio europeo segue da 60 anni.
Significherebbe inoltre giustificare le attività discriminanti condotte da organi statali, associazioni private e semi-pubbliche ostili alle sette, ed è un dato di fatto che misure discriminanti influiscono non soltanto su nuovi movimenti religiosi ma anche su religioni tradizionali che sono una minoranza in un dato paese, come ad esempio l’Islamismo in Francia.
In base ai rapporti esistenti, il primo caso ufficiale, in tempi recenti, di discriminazione che abbia avuto a che fare con minorenni appartenenti a una minoranza religiosa in Francia risale al 1989. Riguardava tre ragazze musulmane espulse da una scuola pubblica perché indossavano il hijab, un semplice velo che copre la testa, che rifiutavano di togliere per motivi religiosi (Si veda Joan W. Scott, Symptomatic Politics. The Banning of Islamic Head Scarves in French Public Schools, in French Politics, Culture & Society, Vol. 23, No. 3, inverno 2005).
Tale comportamento continua da anni e di recente, nel 2010, il parlamento francese ha bandito anche il niqab, un velo che copre anche il viso, indossato di solito dalle donne dell’Arabia Saudita e di pochi altri paesi.
Da allora, i casi verificatisi in Francia e altrove sono stati migliaia e il contenuto del rapporto di Salles rischia di validare lo spirito che sta alla base di tali atti discriminanti, spesso sanzionati a livello internazionale.
Fra gli altri suggerimenti, il rapporto Salles, propone agli Stati membri:
- di fondare centri su movimenti di tipo settario-religioso e spirituale (6.3); gli obiettivi di tali centri non sono specificati, si potrebbe trattare di studiare tali movimenti, di fornire dati o di organizzare campagne ostili
- di fornire insegnamento sulla storia delle religioni e sulle principali filosofie nelle scuole (6.4)
- di assicurarsi che l’insegnamento scolastico sia imposto e di controllare anche da vicino l’istruzione privata e fatta a casa (6.5)
- di fornire a giudici, poliziotti, difensori civici e servizi sociali dati sul fenomeno delle sette (6.6)
- di sostenere, sostegno finanziario incluso, l’azione di organi privati (6.8)
Tutti i punti di cui sopra contrastano con gli standard dei diritti umani e con i principi fondamentali di neutralità, imparzialità e vera assenza di interferenza da parte dello stato nelle questioni interne delle religioni, il che include la proibizione agli Stati di prendere in considerazione il contenuto delle fedi religiose (si vedano tra gli altri Chiesa di Scientology di Mosca contro la Russia e Hasan e Chaush contro la Bulgaria).
Inoltre, l’insegnamento di storia delle religioni in realtà includerebbe soltanto alcuni gruppi tradizionali e non altri, e sicuramente nessuno dei gruppi etichettati come sette. Per giunta il significato dell’espressione “filosofie principali”, ben lungi dall’includere le filosofie considerate connesse a delle sette, mira piuttosto ad escluderle.
Chi dovrebbe decidere quale filosofia o religione debba essere inclusa nell’insegnamento e chi dovrebbe tenere tali lezioni?
Uno stretto controllo sull’insegnamento scolastico, sia privato che pubblico, deve essere esercitato dagli Stati, che gli studenti appartengano a minoranze religiose o meno.
Fornire a giudici ed ad altri funzionari manuali e addestramento sulle sette implicherebbe l’autorità degli Stati di creare liste di gruppi religiosi, religioni, e sette buoni e cattivi e, come ho spiegato, ciò non deve rientrare nella competenza degli Stati.
Sostenere e finanziare organi e associazioni che combattono gli “eccessi delle sette” significherebbe anch’esso che lo Stato ha il diritto di fare una valutazione e una distinzione tra religioni e sette, e di prendere posizione, compiendo discriminazioni contro alcune persone e ne favorendone altre.
La libertà, la democrazia e i diritti umani sono le mete principali delle attività giornaliere del Consiglio d’Europa.
Le raccomandazioni proposte conferirebbero il diritto di emanare leggi che mirano a discriminare, in violazione di diritti umani fondamentali e ad esclusione dalla società di tutti coloro che appartengono a minoranze, in primo luogo - ma non esclusivamente -i minorenni, e questo è contrario alla presunta meta di proteggere i minorenni.
I crimini contro membri di minoranze ed edifici appartenenti a gruppi religiosi sono in aumento; ad esempio è successo varie volte che le Sale Celesti dei testimoni di Geova siano state incendiate, come pure che si siano manifestati casi di Islamo-fobia, in particolare azioni contro donne che indossavano il hijab (velo) e uomini che portavano la barba; altri casi di aggressione fisica e verbale hanno coinvolto membri della religione sikh che portano il turbante, nonché altre persone, ed incluso l’espulsione da scuole pubbliche di giovani studenti.
I membri della popolazione meritano rispetto, non devono subire discriminazioni a causa della loro appartenenza religiosa, e devono essere protetti dagli eccessi delle regole anti-religiose attuate e imposte in alcuni paesi.
Per tutti i motivi di cui sopra, mi auguro vivamente che l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa respinga questo cavallo di Troia con fermezza e completamente per il bene della libertà religiosa e dell’uguaglianza!
Tutti i minorenni meritano rispetto, dignità e protezione da qualsiasi tipo di abuso, che appartengano a una minoranza o meno, e devono essere protetti anche da tutte le forme di discriminazione.
Dottor Alessandro A. Amicarelli