Diritto alla verità – Un appello dai Testimoni di Geova

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fake news

Lo scorso 4 febbraio FOB ha annunciato l’avvio del progetto “Diritto alla verità”.

Il malcostume mediatico di pubblicare “verità” fabbricate ad usum delphini sta dando i suoi velenosi frutti. Gli stessi media ci danno conto proprio in questi giorni degli effetti deleteri prodotti dalle campagne di disinformazione annunciando che una deputata vicina ai gruppi anti-sette ha presentato l’ennesimo disegno di legge per la reintroduzione del reato immaginario di manipolazione mentale. Le pretestuose campagne allarmistiche faranno sprecare altri soldi pubblici.

La notizia/appello che segue, proveniente dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova e inviata al mondo accademico e ai difensori dei diritti umani, descrive in modo emblematico come funziona la macchina del fango che sta gradatamente annullando le libertà civili e impoverendo la cultura del rispetto e della tolleranza nel nostro paese.

Accogliamo l’appello e volentieri lo diffondiamo ai nostri contatti sia nel mondo accademico che dell’associazionismo che difende i diritti umani. I tempi sono maturi per affermare un nuovo diritto per quest’era di disinformazione: il DIRITTO ALLA VERITÀ.


Egregio Professore/Dottore,

quale stimato esponente della cultura del diritto e della libertà religiosa, crediamo quanto mai importante portare alla Sua attenzione la nostra preoccupazione per il trattamento che i media stanno riservando alla nostra confessione religiosa.

In questi giorni, ad esempio, molti giornali – fra cui addirittura il Corriere della Sera e Repubblica – hanno riciclato una vecchia notizia – purtroppo diffusa dall’ANSA, la principale agenzia di stampa italiana – di una ex testimone di Geova, di nome Grazia Di Nicola, che racconta di essere stata espulsa dalla comunità e ripudiata dalle tre figlie per aver accettato una trasfusione di sangue salvavita. Incredibilmente nessun giornale si è premurato di verificare la notizia prima di pubblicarla. Sarebbe bastata infatti una semplice ricerca su Google per trovare in diversi giornali questa smentita (fonte: Messaggero.it, 22 giugno 2018):

"Siamo le tre figlie di Grazia Di Nicola, cui si fa riferimento nell’articolo di Alessia Strinati. Siamo rimaste sconcertate dalle informazioni false che abbiamo letto sui giornali; tra l’altro nessun giornalista della vostra redazione si è degnato di contattarci per ascoltare anche la nostra versione dei fatti. La sensazione è che qualcuno aveva deciso di colpire noi personalmente e la nostra religione a prescindere da quale fosse la verità. Non vogliamo perdere tempo a correggere tutte le informazioni errate incluse nell’articolo; quello che ci preme precisare è che noi abbiamo sempre rispettato – e rispettiamo – nostra madre, a prescindere dalle decisioni che ha preso in campo religioso. Il motivo per cui non siamo più in casa con lei non ha niente a che fare con le nostre credenze religiose. Ciò che ci ha spinto a lasciare casa nostra sono stati i continui maltrattamenti psicologici e fisici a cui ci sottoponevano i nostri genitori (entrambi non Testimoni di Geova) per obbligarci ad abbandonare la nostra religione. Per ben 17 giorni siamo state vittime di insulti e percosse da parte loro. A un certo punto, a ottobre 2016, nostra madre è arrivata a darci un ultimatum di un mese per farci cambiare le nostre idee e portarci a "pensare come lei". Quel giorno stesso, però, lei stessa ha mandato via di casa una di noi dopo averla picchiata fino al punto di farle perdere conoscenza. In quell’occasione questa nostra sorella è finita all’ospedale, dopodiché ha informato i carabinieri di quanto era accaduto. Noi sorelle non abbiamo mai voluto far perseguire penalmente nostra madre e nostro padre per gli abusi subiti (sono sempre i nostri genitori), ma abbiamo notato che il loro comportamento è andato via via peggiorando. Ci dispiace che stiano strumentalizzando la situazione per mettere in cattiva luce la nostra religione".

La notizia è stata diffusa dall’ANSA venerdì pomeriggio 15 febbraio; venerdì sera alle 21 l’ANSA aveva già ritirato l’articolo dal suo sito e lanciato una nostra smentita ufficiale che affermava:

(ANSA) - ROMA, 15 FEB - "Le tre ragazze sono stanche e frustrate da questa situazione. Non è vero che hanno rotto i rapporti con la madre perché la donna ha accettato la trasfusione di sangue, ma si sono allontanate perché venivano maltrattate", questa la precisazione dell'ufficio stampa nazionale dei Testimoni di Geova sul caso di Grazia Di Nicola. "La signora inoltre non è stata espulsa per l'emotrasfusione", conclude l'ufficio stampa. (ANSA). (Vedi pubblicazione smentita ANSA su SkyTg24)

Come hanno reagito i media? Pochissimi giornali hanno pubblicato la smentita. Inoltre, sabato e domenica molti altri giornali hanno pubblicato la vecchia notizia ANSA (proprio quella che da diverse ore era stata rimossa dal sito) tralasciando la smentita, e alcuni, tra cui il principale quotidiano italiano, hanno addirittura pubblicato articoli gravemente diffamatori come questo: https://www.corriere.it/caffe-gramellini/19_febbraio_16/tre-fanatiche-t…

Domenica sera anche il programma televisivo Le Iene ha mandato in onda un servizio diffamatorio sullo stesso argomento girato vari mesi fa. Nel servizio si è anche fatto accenno alla persecuzione dei Testimoni di Geova in Russia in un contesto tale da trasmettere velatamente il messaggio che tale persecuzione sia giustificabile. (Ovviamente il programma non ha fatto accenno alle proteste internazionali per questo ingiusto trattamento, né alle smentite sul caso Di Nicola da parte del nostro Ufficio Stampa e delle tre figlie.)

La notizia diffusa dai giornali e dalle Iene distorce la realtà per i seguenti motivi:

  • Non dice che la signora Di Nicola si sarebbe potuta avvalere di strategie mediche alternative alle emotrasfusioni. Esistono fondati motivi per affermare che, anche nel caso di specie, la trasfusione non fosse l’unica opzione praticabile. La paziente non era in pericolo di vita e poteva essere trasferita in una struttura più specializzata. (Purtroppo per motivi di privacy non possiamo fornire ulteriori dettagli.) È ormai noto che esistono strategie mediche alternative alle emotrasfusioni che sono efficaci anche nei casi d’urgenza. (Si veda l’articolo di jw.org “Medicina senza sangue: convegno storico all’Università di Padova”. In Italia vengono eseguiti ogni anno tra i 15.000 e i 18.000 interventi chirurgici senza sangue su pazienti testimoni di Geova. Vari studi scientifici hanno evidenziato che il tasso di mortalità dei pazienti non trasfusi è solitamente inferiore – e comunque non superiore – a quello dei pazienti trasfusi. (Si veda, a titolo d’esempio, “Increased Mortality, Postoperative Morbidity, and Cost After Red Blood Cell Transfusion in Patients Having Cardiac Surgery”, nella rivista Circulation, 2007.)
  • Non mette in risalto il fatto che la decisione di rifiutare emotrasfusioni era stata presa liberamente e coscientemente dalla signora Di Nicola anni prima. Nessuno l’aveva obbligata a prendere quella decisione o a diventare Testimone di Geova.
  • Dipinge i Testimoni di Geova come fanatici contrari alla scienza che vogliono veder morire i loro aderenti. In realtà i Testimoni di Geova amano molto la vita e si avvalgono ampiamente delle cure mediche. Hanno addirittura “promosso la sperimentazione, in campo chirurgico e medico, di trattamenti e terapie alternativi alla trasfusione di sangue, ora applicati anche su pazienti che non hanno motivazioni religiose” (Berzano - Zoccatelli, 2005). L’unico trattamento medico che rifiutano è quello emotrasfusionale, un trattamento peraltro non esente da rischi. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che c’è una correlazione tra emotrasfusioni e aumento di mortalità, morbilità, degenza ospedaliera e altri seri rischi per la salute dei pazienti trasfusi. (Si veda, a titolo d’esempio, lo studio Leahy, pubblicato sulla rivista Transfusion, n. 57, June 2017).
  • Presenta le tre figlie come ragazze snaturate e prive di compassione pronte a ripudiare la loro madre per i loro precetti religiosi. In realtà, come mostrato sopra, le ragazze raccontano di essere andate via di casa per i gravi maltrattamenti fisici e psicologici a cui le sottoponevano i loro genitori. La loro è stata una scelta personale, non indotta in alcun modo dalla loro confessione religiosa. I Testimoni di Geova non incoraggiano mai a ripudiare i propri genitori. Insegnano invece che “la disassociazione non pone fine ai vincoli familiari”, per cui “le attività e i rapporti quotidiani tra i membri della famiglia possono continuare” (Mantenetevi nell’amore di Dio, p. 139, edito dai Testimoni di Geova). La Torre di Guardia del 1 gennaio 1982 faceva l’esempio di “un genitore disassociato [che] potrebbe essere malato o non più in grado di badare a se stesso finanziariamente o fisicamente” e affermava: “I figli cristiani hanno il dovere scritturale e morale di assisterlo”.

Dispiace inoltre osservare come alcuni giornali abbiano scorrettamente messo in relazione il caso Di Nicola con la proscrizione dei Testimoni di Geova in Russia per “estremismo”. Diversi accademici hanno fatto notare che dietro alla proscrizione dei Testimoni in Russia c’è, oltre alla Chiesa Ortodossa, la FECRIS, che ha fra i suoi membri anche alcune associazioni “antisette” italiane. L’impressione è che queste organizzazioni intolleranti, tramite campagne mediatiche come quella summenzionata, stiano cercando di raggiungere in Italia gli stessi obiettivi che hanno raggiunto in Russia. Obiettivi di questo genere: http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/russia-torture-su-testimoni-di-g…
Siamo certi che il mondo accademico con le sue risorse e la sua attendibilità possa essere uno strumento assai efficace per contrastare queste campagne di disinformazione che incitano all’intolleranza: per questo abbiamo pensato che fosse giusto informarla e condividere con Lei queste riflessioni.

Rimanendo a disposizione per qualsiasi approfondimento, La salutiamo con profonda stima.

Ufficio Stampa
Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova
Via della Bufalotta 1281, Roma