
Dopo la condanna a tre anni di carcere inflitta a Dmytro Zelinsky, membro della Chiesa Avventista del Settimo Giorno, che proibisce l'uso delle armi, ci siamo chiesti: “Esiste il diritto di non partecipare alla guerra?”. Nel marzo 2025, la Commissione di Venezia, interpellata sul caso Zelinsky dalla Corte Costituzionale Ucraina, ha concluso che «ai sensi della CEDU e dell'ICCPR, gli Stati hanno l'obbligo concreto di istituire un sistema di servizio alternativo che deve essere separato dal sistema militare, non deve essere di natura punitiva e deve rimanere entro limiti di tempo ragionevoli». Segue un'attenta disamina di Dmytro Vovk, visiting professor ucraino presso la Benjamin N. Cardozo School of Law.
Ucraina: Come dovrebbe comportarsi il governo con gli obiettori di coscienza in tempo di guerra?
Di Dmytro Vovk — La dichiarazione della legge marziale a seguito dell'invasione su larga scala da parte della Russia nel 2022 ha cancellato il diritto al servizio alternativo limitato in tempo di pace. Centinaia di obiettori di coscienza alla mobilitazione - per motivi religiosi e non - sono stati messi in stato di detenzione, costretti a unirsi all'esercito, trattenuti illegalmente (spesso per mesi) nelle basi militari o perseguiti penalmente. Su richiesta della Corte Costituzionale Ucraina, una nota della Commissione di Venezia ha ribadito l'obbligo degli Stati di offrire un servizio alternativo. Se l'Ucraina vuole rispettare gli standard internazionali, il governo dovrebbe ripristinare l'accesso legale al servizio civile alternativo e riesaminare le condanne penali.
Fin dall'inizio dell'invasione su larga scala dell'Ucraina nel febbraio 2022 e dall'immediata dichiarazione della legge marziale da parte dell'Ucraina, il servizio civile alternativo è stato precluso agli obiettori di coscienza in Ucraina. Molti obiettori di coscienza - per motivi religiosi e non - sono stati arrestati, costretti ad arruolarsi nell'esercito e detenuti illegalmente (spesso per mesi) nelle basi militari o perseguiti penalmente.
I Testimoni di Geova riferiscono che circa 661 dei loro fedeli hanno affrontato accuse penali per essersi sottratti alla mobilitazione nel 2024. I tribunali hanno inflitto a diversi obiettori di coscienza - tra cui quattro Testimoni di Geova, un Protestante e un Avventista del Settimo Giorno - pene detentive di tre anni per aver rifiutato la mobilitazione. Alcuni sono in attesa (a volte in detenzione preventiva) di un processo d'appello. Altri hanno ottenuto dai tribunali la sospensione della pena.
Più di recente, i tribunali hanno iniziato a incarcerare gli obiettori di coscienza con l'accusa di “disobbedienza”; uno di loro è stato condotto in carcere a gennaio per iniziare a scontare una pena di cinque anni.
Mentre numerosi attivisti per i diritti umani a livello internazionale hanno incoraggiato l'Ucraina a proteggere i diritti degli obiettori di coscienza, il governo ucraino ha fatto poco per affrontare il problema. In via informale, i funzionari spiegano questa riluttanza con il rischio che chi non vuole combattere possa abusare del servizio alternativo approfittandosi di un vuoto legislativo.
Gli standard internazionali riconoscono chiaramente il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare come parte intrinseca della libertà di religione o di credo (vedi sotto).
La Costituzione ucraina menziona specificamente il diritto di rinunciare al servizio militare, perlomeno per motivi di coscienza di natura religiosa. Tuttavia, il governo limita questo diritto in tempo di pace ai soli membri di dieci comunità religiose registrate, mentre la legge non riconosce affatto il diritto al servizio civile alternativo in tempo di guerra (vedi sotto).
Nel dicembre 2024 il governo ha annunciato che mom più di metà degli ecclesiastici di alcune entità religiose avrebbero potuto beneficiare dell'esenzione dalla mobilitazione . Sebbene alcuni degli ecclesiastici abbiano i requisiti come obiettori di coscienza, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo considera che il servizio civile alternativo riservato solamente agli ecclesiastici, e non ai comuni fedeli, non sia una protezione adeguata ai sensi della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (vedi sotto).
Su richiesta della Corte Costituzionale Ucraina, nel marzo 2025 la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa ha prodotto una memoria amicus curiae sul servizio alternativo (non militare) in Ucraina. In essa si ribadisce che «gli Stati hanno l'obbligo concreto di istituire un sistema di servizio alternativo che deve essere separato dal sistema militare, non deve essere di natura punitiva e deve rimanere entro limiti di tempo ragionevoli». Aggiunge che «in nessun caso un obiettore di coscienza al servizio militare può essere obbligato a portare o usare le armi, anche per la difesa del proprio Paese» (vedi sotto).
Se l'Ucraina vuole rispettare gli standard internazionali, il governo dovrebbe ripristinare l'accesso legale al servizio civile alternativo per tutti gli obiettori di coscienza e riesaminare le condanne penali di coloro che sono stati condannati per la loro obiezione di coscienza alla mobilitazione (vedi sotto).
Standard internazionali sull'obiezione di coscienza
Sebbene né il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) né la Convenzione Europea sui Diritti Umani (CEDU) menzionino esplicitamente il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare, il Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) e la Corte Europea dei Diritti Umani (ECtHR) di Strasburgo hanno riconosciuto questo diritto come parte intrinseca della libertà di religione o di credo.
Nel Commento Generale 22, il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite osserva che “un tale diritto può essere derivato dall'articolo 18, in quanto l'obbligo di usare una forza letale può essere seriamente in conflitto con la libertà di coscienza e il diritto di manifestare la propria religione o il proprio credo. Quando questo diritto è riconosciuto dalla legge o dalla prassi, non vi deve essere alcuna differenziazione tra gli obiettori di coscienza sulla base della natura delle loro particolari convinzioni; allo stesso modo, non vi deve essere alcuna discriminazione nei confronti degli obiettori di coscienza per il fatto che non hanno prestato il servizio militare”.
Inoltre, come osserva la CEDU, “le disposizioni alternative prese dallo Stato devono essere adeguate alle esigenze della coscienza e delle convinzioni dell'individuo”. Ad esempio, se una persona è coscientemente contraria a prestare servizio nell'esercito, anche se in veste non militare, lo Stato deve rispettare tale obiezione. Non è compito dello Stato decidere se essere un autista o un cuoco in una base militare sia sufficiente a soddisfare le convinzioni pacifiste dell'individuo.
Lo Stato gode di una certa discrezionalità nel regolare l'applicazione di questo diritto, in particolare nel determinare se il richiedente abbia convinzioni reali che vietano l'adempimento del dovere militare. Tuttavia, il rifiuto totale di questo diritto o l'impossibilità pratica di accedere a un servizio civile alternativo è difficilmente conciliabile con gli obblighi dello Stato in materia di libertà di religione o di credo.
Poiché il diritto all'obiezione di coscienza fa parte della libertà di religione o di credo, lo Stato non può derogare all'obbligo di garantire questo diritto nemmeno in caso di emergenza pubblica che minaccia la vita della nazione, come nel caso di un'aggressione esterna (articolo 4 dell'ICCPR).
Il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha criticato gli Stati che limitano il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza al tempo di pace e non lo riconoscono in tempo di guerra. Tuttavia, questa deroga è consentita dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani nella misura in cui è strettamente richiesta dalla situazione e coerente con altri obblighi di diritto internazionale. Nel 2022, il governo ucraino ha derogato agli obblighi previsti dall'articolo 9 della CEDU, ma ha revocato la decisione nel 2024.
Nella sua memoria amicus curiae del marzo 2025 sul servizio alternativo (non militare) in Ucraina (vedi sotto), la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa sottolinea che “la natura stessa dell'obiezione di coscienza implica che non può essere completamente esclusa in tempo di guerra, anche se gli Stati hanno un margine di apprezzamento limitato, specialmente in caso di mobilitazione generale. Tuttavia, la Commissione di Venezia ritiene che in nessun caso un obiettore di coscienza al servizio militare possa essere obbligato a portare o usare le armi, nemmeno per la difesa del Paese”.
Pertanto, dal punto di vista delle norme sulla libertà di religione o di credo, in tempo di guerra lo Stato può intensificare il controllo delle domande di servizio alternativo o limitare le opzioni di servizio alternativo, ma non è autorizzato a cancellare completamente l'accesso al servizio civile alternativo.
Il quadro costituzionale e giuridico dell'Ucraina
La Costituzione ucraina limita il servizio alternativo a coloro che hanno obiezioni religiose al servizio militare. L'articolo 35, parte 4, stabilisce che: “Se l'adempimento del dovere militare contraddice le convinzioni religiose di un cittadino, l'adempimento di tale dovere sarà sostituito da un servizio alternativo (non militare)”. La Costituzione consente di limitare i diritti di cui all'articolo 35, compreso il diritto al servizio civile alternativo, durante la legge marziale, ma il governo non ha mai deciso di attuare questa limitazione.
Il quadro legislativo è più restrittivo. Garantisce il diritto al servizio alternativo solo in tempo di pace e solo per coloro che non solo hanno convinzioni pacifiste, ma appartengono anche a organizzazioni religiose i cui insegnamenti vietano il porto d'armi (articolo 2 della legge sul servizio alternativo) e sono riconosciuti come tali dal governo.
Il governo ha elencato dieci gruppi religiosi riconosciuti dallo Stato come pacifisti, i cui membri possono richiedere il servizio civile alternativo in tempo di pace. Sebbene l'elenco sia piuttosto ampio, i membri di altre comunità religiose o tradizioni di fede o coloro che si oppongono per motivi di coscienza non religiosi non possono chiedere di esercitare questo diritto nemmeno in tempo di pace.
Inoltre, il servizio civile alternativo non è disponibile per coloro che sono stati mobilitati in base alla legge marziale. La legge ucraina sulla mobilitazione non prevede che i mobilitati possano optare per un servizio alternativo. Questo ha completamente messo un veto al diritto di prestare un servizio alternativo (sia all'interno che all'esterno delle forze armate) dall'inizio dell'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia, nel febbraio 2022.
Alcune esenzioni clericali dalla mobilitazione
Nel dicembre 2024, il governo ucraino ha annunciato che gli enti religiosi (come associazioni, monasteri, istituzioni scolastiche e comunità locali) potranno ottenere l'esenzione dalla mobilitazione per un massimo di metà dei loro ecclesiastici.
Nel febbraio 2025, il Servizio Statale per la Politica Etnica e la Libertà di Coscienza (DESS) ha stabilito quali entità religiose potevano richiedere questa esenzione e l'elenco degli ecclesiastici che potevano essere esentati. I documenti del DESS hanno concesso un ampio accesso a questa esenzione a molte organizzazioni religiose registrate. Tuttavia, ha escluso da questo diritto i gruppi religiosi non registrati e la Chiesa ortodossa ucraina, che il governo considera affiliata alla Russia.
Sebbene alcuni ecclesiastici possano essere qualificati come obiettori di coscienza, la Corte Europea per i Diritti Umani non considera che il servizio civile alternativo riservato agli ecclesiastici, ma non ai comuni fedeli, sia una protezione adeguata ai sensi dell'articolo 9 della Convenzione (si veda la decisione del 2019 Mushfig Mammadov e altri c. Azerbaijan - Applicazione n. 14604/08).
Inoltre, gli ecclesiastici esentati non sono tenuti ad avere convinzioni che vietino loro di portare armi come condizione preliminare per l'esenzione. Possono essere esentati semplicemente in base al loro status religioso. Inoltre, non sono tenuti a svolgere alcun servizio civile al posto del ervizio militare.
In che modo i tribunali gestiscono i casi di obiettori di coscienza
Inizialmente, i pubblici ministeri hanno formulato accuse nei confronti di coloro che si oppongono alla mobilitazione ai sensi dell'articolo 336 del Codice penale (“Rifiuto della chiamata al servizio militare durante la mobilitazione o in un periodo speciale, e del servizio militare durante la chiamata dei riservisti in un periodo speciale”). Questo comporta una pena da tre a cinque anni di reclusione.
Ma di recente gli organi inquirenti hanno cambiato la classificazione dell'articolo 402, parte 4 del Codice penale (“Disobbedienza commessa sotto la legge marziale o in una situazione di combattimento”) e persino dell'articolo 408 del Codice penale (“Diserzione”), che prevedono pene da cinque a dieci anni di reclusione.
Mentre il reato di disobbedienza o diserzione può essere commesso solo dal personale militare, gli inquirenti sostengono che una persona mobilitata diventa membro dell'esercito quando riceve un documento di leva. Alcuni tribunali di prima istanza hanno già stabilito che chi si sottrae alla mobilitazione – per motivi di coscienza o altro – può essere punito ai sensi dell'articolo 402 del Codice penale.
Ci sono state sentenze differenti in merito al diritto al servizio civile alternativo. Mentre la maggior parte dei tribunali ha appoggiato l'approccio del governo, secondo cui non può esserci un servizio alternativo durante la legge marziale, altri tribunali hanno assolto gli obiettori, facendo riferimento alla protezione costituzionale di questo diritto. Alla fine alcuni di questi casi sono arrivati alla Corte Suprema ucraina di Kiev.
Nel 2024, la Corte Suprema ha stabilito che il rifiuto della mobilitazione costituisce un'elusione della leva, anche se commesso da un membro di un'organizzazione religiosa i cui insegnamenti vietano di portare le armi. La Corte ha sottolineato che il dovere costituzionale di difendere la Madrepatria non presuppone l'obbligo diretto del mobilitato di portare le armi. Ha stabilito che tale servizio può essere svolto in altri modi, tra cui la manutenzione di attrezzature militari, la costruzione di fortificazioni, l'evacuazione dei feriti e l'esecuzione di altre funzioni non correlate al porto d'armi.
Pertanto, dal punto di vista della Corte Suprema, il diritto all'obiezione di coscienza per le persone mobilitate può essere soddisfatto con la nomina a posizioni non militari all'interno di un'unità militare. Tuttavia, anche se ciò avviene informalmente nella pratica, la legislazione ucraina non impone alcun requisito di questo tipo ai militari e non prevede per i mobilitati il diritto di optare per il servizio militare non armato.
A partire dalla sentenza della Corte Suprema del 2024, i tribunali hanno generalmente seguito l'approccio della Corte Suprema. Tuttavia, nel marzo 2025 un tribunale distrettuale di Kharkiv ha assolto un battista, Oleksy Belikov, che si era opposto alla mobilitazione per motivi di coscienza.
Il procedimento costituzionale e il memorandum della Commissione di Venezia
Nell'ottobre 2024, la Corte Costituzionale ha iniziato a esaminare il caso di Dmytro Zelinsky, un Avventista del Settimo Giorno condannato a una pena detentiva di tre anni per aver rifiutato la mobilitazione per motivi di coscienza. Egli ha denunciato che il suo diritto al servizio civile alternativo non poteva essere limitato sotto la legge marziale e che lo Stato aveva violato i suoi diritti non prevedendo alcun accesso legale al servizio civile alternativo in tempo di guerra.
Nel dicembre 2024, la Corte Costituzionale ha richiesto una memoria amicus curiae alla Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa. Come già menzionato, nel marzo 2025 la memoria della Commissione di Venezia ha chiarito l'impossibilità di escludere totalmente il servizio civile alternativo anche in tempo di guerra. La Commissione conclude che “ai sensi della CEDU e dell'ICCPR, gli Stati hanno l'obbligo concreto di istituire un sistema di servizio alternativo che deve essere separato dal sistema militare, non deve essere di natura punitiva e deve rimanere entro limiti di tempo ragionevoli”.
Inoltre, la Commissione di Venezia osserva che “per valutare se il rifiuto del servizio alternativo in situazioni di mobilitazione e autodifesa contro l'aggressione straniera sia necessario e proporzionato, può essere importante considerare se il governo ha concesso altre esenzioni dal servizio militare, nonché la portata di tali esenzioni”.
Si può quindi concludere che l'intenzione del governo ucraino di esentare dalla mobilitazione fino alla metà degli ecclesiastici di molte organizzazioni religiose registrate – anche se a questi ecclesiastici non è vietato dalla loro fede di portare armi e senza imporre loro alcun servizio alternativo – potrebbe inoltre dimostrare che un evidente rifiuto di concedere un servizio civile alternativo a tutti gli obiettori di coscienza è sproporzionato.
È in corso l'udienza costituzionale sul caso di Zelinsky. Dal gennaio 2025, la Corte Costituzionale è priva di quorum e quindi non è attualmente operativa. La Corte riprenderà a funzionare quando sarà nominato almeno un nuovo giudice.
Quali sono le misure da adottare per soddisfare gli standard internazionali?
Se l'Ucraina vuole rispettare gli standard internazionali previsti dall'articolo 18 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (“Libertà di pensiero, di coscienza e di religione”) e dall'articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani (“Libertà di pensiero, di coscienza e di religione”) e le raccomandazioni fornite dalla Commissione di Venezia, dovrebbe adempiere all'obbligo concreto di ripristinare l'accesso legale al servizio civile alternativo per gli obiettori di coscienza, che è stato reso indisponibile dall'inizio dell'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia e dalla dichiarazione della legge marziale da parte dell'Ucraina.Il servizio alternativo dovrebbe includere sia opzioni non armate all'interno delle istituzioni militari, sia opzioni strettamente civili, come il lavoro negli ospedali o nei programmi umanitari per gli sfollati e le persone vittime della guerra. Il sistema di servizio alternativo, compresa la commissione che decide sulle richieste degli obiettori di coscienza, non dovrebbe dipendere dall'Esercito e dal Ministero della Difesa.
Il governo dovrebbe affrontare i possibili rischi di corruzione, il potenziale abuso di questo diritto e altre problematiche legate al servizio civile alternativo senza imporre un divieto assoluto.
Gli attivisti dei diritti umani e i sostenitori della libertà di religione o di credo a livello mondiale dovrebbero incoraggiare il governo ucraino a proteggere i diritti degli obiettori di coscienza. Un ruolo particolare potrebbe essere svolto dalle istituzioni dell'Unione Europea, dal momento che l'Ucraina sta perseguendo l'obiettivo dell'adesione all'Unione. Ciò richiederebbe alla Commissione Europea un approccio pubblico e più attento alle questioni legate alla libertà di religione o di credo. In base al suo rapporto 2024 sull'Ucraina, la Commissione non ha rilevato alcun problema di libertà di religione o di credo in Ucraina, anche se a titolo privato ha raccomandato al governo ucraino di affrontare questo problema.
Infine, l'Ucraina dovrebbe istituire una procedura legale che consenta di riesaminare i verdetti di colpevolezza nei confronti di persone che si sono coscientemente opposte alla mobilitazione. Nei casi in cui i tribunali abbiano trovato evidenze che gli imputati avevano autentiche e ferme convinzioni pacifiste, dovrebbero essere assolti.
Dmytro Vovk è visiting professor presso la Benjamin N. Cardozo School of Law. Dirige inoltre il Centro per lo Stato di Diritto e gli Studi sulla Religione presso l'Università Nazionale di Legge Yaroslav Mudryi in Ucraina.
Fonte: Forum18
© Forum 18 News Service. Tutti i diritti riservati. ISSN 1504-2855.