
Di Willy Fautré (HRWF) — Il 14 marzo, la Corte d'Appello di Borgarting ha emesso una sentenza storica, dichiarando all'unanimità l'invalidità della cancellazione della registrazione e la negazione delle sovvenzioni statali per gli anni 2021-2024.
La Corte ha concluso che la pratica del distanziamento sociale non espone i bambini a violenza psicologica o a un controllo sociale negativo. La Corte ha inoltre ritenuto che tale pratica sia in armonia con la Legge sulle Comunità Religiose e conforme alla Convenzione Europea dei Diritti Umani.
«La Corte d'appello, a differenza del Tribunale distrettuale, ha ritenuto le sentenze invalide perché non erano state soddisfatte le condizioni per un diniego ai sensi della Legge sulle Comunità Religiose, sezione 6 e sezione 4», ha comunicato la Corte d'appello di Borgarting al quotidiano Vårt Land.
I Testimoni di Geova hanno fatto appello dopo aver perso la causa per la registrazione come comunità religiosa presso il Tribunale distrettuale di Oslo nel marzo dello scorso anno.
I quesiti a cui la Corte d'Appello ha risposto sono se la pratica dei Testimoni di Geova di interrompere i contatti con coloro che lasciano la loro comunità religiosa (allontanamento sociale) sia una violazione del requisito della libera entrata e uscita e, inoltre, se essa costituisca una violazione dei diritti dei minori.
Nel discutere la liquidazione delle spese legali, la sentenza ha affermato che: “I Testimoni di Geova sono stati pienamente vendicati in quanto le decisioni di negare loro le sovvenzioni e la registrazione non sono valide".

Corte d'Appello di Borgarting. Credits
Breve panoramica del caso
Il 4 marzo 2024, la Corte Distrettuale di Oslo si è pronunciata a sfavore dei Testimoni di Geova confermando le precedenti decisioni del governo e dell'amministratore statale di Oslo e Viken che avevano arbitrariamente revocato la registrazione dei Testimoni di Geova presenti in Norvegia da oltre 130 anni e posto fine alla loro idoneità per le sovvenzioni statali che avevano ricevuto per 30 anni.
Il merito risiedeva nella loro politica di allontanamento sociale dal movimento, un insegnamento che raccomanda ai suoi membri di non associarsi a coloro che sono stati esclusi dalla comunità in quanto colpevoli di gravi peccati o che l'hanno pubblicamente abbandonata e che operano contro di essa per malcontento. In questo ambito, la sentenza della Norvegia del 2024 è in contrasto con decine di sentenze di altri Paesi, comprese Corti Supreme, in materia di allontanamento sociale.
Esperti legali e studiosi di religione in Norvegia e all'estero hanno poi concordato sul fatto che la cancellazione dell'associazione fosse arbitraria e basata su motivi infondati. Hanno inoltre sottolineato che la sentenza avrebbe avuto un “effetto stigmatizzante” sull'associazione e sui suoi membri, mentre la comunità avrebbe perso, tra l'altro, il diritto di celebrare matrimoni legali con effetti civili, il che poteva essere considerato discriminatorio.
Dal 1985 i Testimoni di Geova sono riconosciuti dallo Stato come organizzazione religiosa in Norvegia e non è stato intentato alcun processo penale per prendere una decisione così radicale come la loro improvvisa deregistrazione, che ha portato alla perdita di circa 1,6 milioni di euro all'anno.
La dimensione giuridica della decisione del tribunale è stata ampiamente analizzata e criticata da Massimo Introvigne e dal sottoscritto in “Bitter Winter” e “Religion News Service”.
Non-discriminazione
Le sovvenzioni statali in Norvegia non sono un dono. La Chiesa luterana di Norvegia, che è una chiesa di Stato, è sostenuta dal governo con trasferimenti di denaro proporzionali al numero dei suoi membri. Per motivi di coerenza e non discriminazione, la Costituzione prevede che, per rispettare il principio di uguaglianza, anche le altre religioni ricevano gli stessi sussidi in misura proporzionale. Più di 700 comunità religiose ricevono sovvenzioni statali in Norvegia, comprese le parrocchie ortodosse subordinate al Patriarca Kirill di Mosca e tutti i Rus' che hanno benedetto la guerra della Russia contro l'Ucraina.
Fonte: The European Times