La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo fallisce nel suo compito di protezione della libertà religiosa

Sezione:
Peter Zoehrer

Questa è una dichiarazione alla stampa del FOREF Europe:

La minaccia del burqa alle “relazioni aperte e personali” sconfigge i diritti umani

Vienna 3 luglio 2014 – FOREF Europe: Sostenendo la proibizione francese di indossare veli che coprono tutto il viso, una pratica comune tra i musulmani, la Corte Europea per i Diritti Umani fallisce nella protezione della libertà religiosa delle donne islamiche che scelgono il velo in quanto espressione della loro fede, secondo quanto affermato dal FOREF (Forum for Religious Freedom-Europe), un gruppo di monitoraggio indipendente non governativo.

Una legge francese che proibisce di indossare un velo che copre tutto il viso è in vigore dall’ 11 aprile 2011. Secondo un comunicato stampa del Cancelliere della Corte, La CEDU “mette in rilievo che le condizioni del “vivere insieme” si possono considerare un fine legittimo per la legge francese, dato che “lo Stato ha ottenuto un “ampio margine di gradimento” a proposito di questa questione di politica generale…"

“Dando la priorità a un fine sociale indeterminato, rispetto al diritto umano fondamentale di manifestare le proprie credenze religiose, con questa legge la CEDU ha messo in secondo piano la libertà di religione”, questo è quanto afferma il Dott. Aaron Rhodes, presidente del FOREF.

Secondo la dichiarazione della cancelleria “la Corte ha riconosciuto il fatto che la barriera eretta contro gli altri da un velo che nasconde il volto potrebbe minare la nozione del 'vivere insieme'. In relazione a questo, essa ha accolto l’istanza dello Stato francese nella quale si affermava che il viso gioca un ruolo significativo nell’interazione sociale. La Corte ha inoltre potuto comprendere il punto di vista secondo il quale gli individui potrebbero non desiderare di vedere, in luoghi pubblici, pratiche o abitudini che potrebbero fondamentalmente mettere in discussione la possibilità di relazioni interpersonali aperte, che, sulla base di un consenso comune, hanno costituito un elemento indispensabile della vita comunitaria dentro la società in questione. La Corte ha perciò accettato il fatto che la barriera creata nei confronti degli altri da un velo che copre il viso sia stata percepita dallo Stato imputato come qualcosa che viola il diritto degli altri a vivere in uno spazio di socializzazione che facilita il vivere insieme.” (enfasi aggiunta)

“Vivere insieme, in una società pluralistica dove i diritti individuali vengono rispettati, significa tollerare le differenze, non proibirle per il fatto che gli altri 'potrebbero non desiderare di vederle’”, ha detto Aaron Rhodes.

“Visto che la Corte con ogni evidenza pensa che promuovere ‘l’interazione sociale’ e ‘facilitare il vivere insieme’ siano più importanti che proteggere uno dei diritti umani fondamentali, allora possiamo aspettarci ulteriori erosioni del rispetto per altri diritti umani, se il fatto di esercitarli viene arbitrariamente giudicato come antisociale”, ha affermato.

La Francia è stata il primo paese a proibire il burqa, seguito dal Belgio; molte città europee hanno imposto proibizioni simili. Nel 2010 la CEDU ha emesso una sentenza contro la Turchia sostenendo che gli indumenti religiosi non erano una minaccia all’ordine pubblico.

Anche Human Rights Without Frontiers, un’organizzazione con sede a Brussell, ha messo l’accento sulla libertà di religione, e ha fatto presente che l’“Osservatorio della laicità” in Francia “riferisce che la polizia ha comminato circa 1000 multe dall’Aprile 2011. Circa 600 donne sono state oggetto di queste misure, e alcune sono state multate diverse volte (una donna è stata multata 33 volte).

Il 1° luglio, Michaël Khiri è stato condannato a tre mesi di prigione con la condizionale e a 1000 euro di multa dalla Corte di Appello di Versailles perché, nel mese di Luglio 2013, si era opposto con violenza a un controllo di identità su sua moglie, che indossava il niqab. Questo incidente ha poi dato inizio a molte notti di violenza".

FOREF, che ha sede a Vienna, è stata fondata nel 2005 dall’ex rettore dell’università di Graz Dean Christian Bruenner e dall’attivista per i diritti umani Peter Zoehrer. FOREF è particolarmente impegnata nel monitoraggio degli attacchi contro le minoranze religiose e nella richiesta ai governi di porre fine alle attività discriminatorie.

Per maggiori informazioni:

Aaron Rhodes, presidente FOREF Europe: +49-170-323-8314
Peter Zoehrer, Executive Director: +43 6645238794

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