La via degli Eruditi nell'Islam

Sezione:
Corano

FOB propugna la libertà di credere, ma anche quella di non credere e, se lo si desidera, di cambiare credo. Perciò osserva con favore l'importante iniziativa legislativa intrapresa dalla massima autorità religiosa del Marocco improntata ad un'apertura verso la possibilità di conversione dei musulmani ad altre religioni.

L'adeguata contestualizzazione e la piena comprensione di un messaggio religioso (contenuto in un testo sacro) che a prima vista - o allo spettatore male informato - può apparire discutibile o addirittura "estremista", consente di ricavarne la vera ispirazione e la filosofia fondante.

Cercare di interpretare una sura estrapolandone degli stralci al di fuori del loro contesto o dell'humus in cui sono stati concepiti, sarebbe come valutare la celeberrima frase biblica "Fermati, sole!" in una chiave di lettura scientifica (o pseudo-scientifica) per mandare al rogo un Galileo.

Gli ulema marocchini (teologi e giureconsulti islamici) hanno dunque saputo applicare dei criteri storico-culturali per dare la giusta direzione al legislatore affinché si potesse produrre un risultato di rispetto religioso, di pace e civile convivenza.

Un esempio che dovrebbe essere seguito.


Islam: il seme della libertà di coscienza

di Claudio Mésoniat

09.02.2017 - Vorrei attirare l’attenzione su una notizia straordinaria, anche se finora poco considerata dai media. È rimbalzata martedì dal sito “Morocco World News”. Una notizia che riguarda uno dei nodi cruciali dell’islam: la questione della libertà di coscienza. Il Consiglio superiore degli ulema, massima autorità religiosa in Marocco, apre alla possibilità di conversione dei musulmani ad altre religioni, finora punita dalla Sharia con la pena di morte. Non tutti i Paesi islamici la infliggono agli apostati, ma nessuno ha mai osato mettere in discussione il divieto assoluto dell’apostasia. Esso non è fondato sul Corano, che non ne parla, bensì su una frase che la Sunna (seconda fonte del diritto islamico) attribuisce a Maometto: “Chi cambia religione, uccidetelo”.

È di grande interesse la motivazione degli ulema marocchini per mandare assolto chi esca dall’islam per abbracciare un’altra religione. “L’interpretazione più accurata e la più coerente con la legislazione islamica e con l’esempio del Profeta -che la pace sia con lui- è che l’uccisione dell’apostata significava l’uccisione del traditore della comunità, l’equivalente del tradimento nel diritto internazionale”; infatti “gli apostati in quell’epoca rappresentavano i nemici della Umma proprio perché potevano rivelare segreti agli avversari”, ovvero ai gruppi etnici e religiosi in guerra con la comunità raccoltasi attorno a Maometto (la pena di morte per chi tradisce la Patria in tempo di guerra è stata applicata in Svizzera ancora durante l’ultima guerra mondiale). Come si vede, un esempio perfetto di interpretazione storico-critica dei testi sacri della tradizione (cui il diritto marocchino ha già fatto ricorso in passato per ribaltare la condizione della donna, in particolare per mettere fuori legge la poligamia imposta).

La via è decisamente quella giusta, anche se ci si può chiedere quale influsso potrà avere la svolta degli “eruditi” marocchini sull’insieme del mondo musulmano. Per rispondere occorre considerare che il re Mohammed VI, che presiede il Consiglio degli ulema, è non solo la massima autorità politica del Paese (il che ne rende assai probabile una rapida riforma del codice penale) ma anche un’autorità religiosa di altissimo livello, in quanto discendente diretto di Maometto, attraverso la figlia Fatima. Il suo titolo è quello di “commendatore dei credenti”, con qualche analogia al califfato di ottomana memoria e a quello di triste attualità mediorientale (ISIS). Non stiamo dicendo che l’islam universale si stia riformando, ma che è stato gettato un seme promettente dal quale la pianta della libertà religiosa potrà germogliare nel prossimo futuro. Altra notiziola curiosa e significativa -anche se di minor peso- è che proprio il mese scorso il ministero marocchino degli Interni, per “ragioni di sicurezza” (leggi: lotta al terrorismo) ha vietato la produzione e la vendita del famigerato burqa.

Fonte: gdp.ch

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