
Nell’indifferenza assoluta da parte dei media mainstream, il 28 luglio 2025 si commemorava l’11° anniversario del massacro degli uiguri a Yarkand da parte del regime comunista cinese. Gli uiguri sono una minoranza musulmana di etnia turcofona che vive nella regione autonoma dello Xinjiang, nel nord-ovest della Cina. Sebbene constino di oltre 11 milioni di individui, in Cina si tratta di una piccola minoranza religiosa (una setta direbbero gli anti-sette nostrani) non allineata e quindi non compatibile con i dictact del partito comunista, il che rende il popolo uiguro pericoloso e meritevole della più feroce repressione, incluso l’internamento in “campi di rieducazione” di nazistica memoria, di barbare uccisioni e di espianto forzato degli organi per rimpinguare il fiorente mercato dei trapianti.

WUC Commemorates the 11th Anniversary of the Yarkand Massacre
In occasione dell'11° anniversario del massacro di Yarkand, il Congresso Mondiale Uiguro (WUC) commemora solennemente le vittime di una delle più micidiali repressioni avvenute nel Turkistan orientale dopo i disordini di Urumchi del 2009. Il 28 luglio 2014 e in seguito, i servizi di sicurezza cinesi hanno represso brutalmente una pacifica protesta nella contea di Yarkand, causando un'uccisione di massa di innocenti civili uiguri. A tutt'oggi, la reale portata di questa atrocità rimane ignorata a causa del totale blackout dei mezzi di informazione.
Il massacro, che ha coinciso con il primo giorno di Eid al-Fitr (festa islamica che celebra la fine del Ramadan, ndr), ha avuto inizio quando una famiglia uigura di cinque persone è stata assassinata dalla polizia durante una perquisizione in una casa. Per reazione, i residenti sono fuggiti nella vicina Elishku Township e hanno inscenato proteste contro la violenza dello Stato e le restrizioni del Ramadan. Invece di dare una risposta alle loro rimostranze, il governo cinese ha risposto impiegando una forza letale spropositata.
Mentre Pechino sostiene che 96 persone - tra cui 59 uiguri - sono state uccise durante quello che ha descritto come un “attacco terroristico premeditato”, fonti uigure riferiscono di un numero di vittime molto più alto, stimando che fino a 3.000 persone potrebbero essere state uccise o scomparse. In seguito, le autorità hanno interrotto le comunicazioni su internet e sulla rete di telefonia mobile nella regione, lasciando le famiglie alla disperata ricerca di notizie e cancellando ogni speranza di un'indagine indipendente.
«Ogni anno commemoriamo le vittime della violenza dello Stato cinese, ma il massacro di Yarkand rimane l'evento più letale a memoria d'uomo», ha dichiarato il presidente del WUC Turgunjan Alawdun. «Per 11 anni, alle famiglie sono state negate risposte, giustizia e dignità. La comunità internazionale non può continuare a distogliere lo sguardo dai crimini atroci e dal genocidio uiguro in atto».
Il governo cinese ha da tempo usato la retorica dell'antiterrorismo per giustificare la diffusa repressione del popolo uiguro. La legge antiterrorismo del 2016 –criticata dagli esperti delle Nazioni Unite per le sue definizioni vaghe ed estensive – è servita come pretesto legale per la sorveglianza di massa, la detenzione arbitraria e la soppressione culturale.
Attualmente, nel Turkistan orientale la pratica religiosa è criminalizzata, il giornalismo indipendente è stato soppresso e la vita quotidiana è caratterizzata dalla paura e dalla sorveglianza. Yarkand non è stato un incidente isolato: è stato un presagio delle politiche genocide che si sarebbero presto dispiegate su larga scala.
Ancora oggi, il destino e l'identità di molte delle persone scomparse restano sconosciuti. Le famiglie continuano a vivere in un limbo, senza accesso alla giustizia, alla riparazione o alla verità.
Il Congresso Mondiale Uiguro chiede con urgenza al governo cinese di rendere noti i nomi, le località e le sorti delle persone uccise o scomparse a Yarkand. Chiediamo indagini internazionali indipendenti sul massacro e una più ampia responsabilità per i crimini commessi nel Turkistan orientale.
Esortiamo ancora una volta la comunità internazionale – i governi, le ONG e le istituzioni multilaterali – a intraprendere un'azione concreta e coordinata per porre fine al genocidio degli uiguri e garantire che tali atrocità non si ripetano mai più.
Fonte: World Uyghur Congress