Nuova condanna dell'UNADFI: no, l'UNADFI non è al di sopra della legge

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CAP Liberté de conscience (09.12.2024) — Il 2 dicembre 2024, il tribunale di Marsiglia ha ordinato all'UNADFI (Union Nationale des Associations de Défense des Familles et de l'Individu) di pubblicare sul proprio sito web il diritto di replica della CAP Liberté de Conscience entro 48 ore, con una sanzione di 50 euro per ogni giorno di ritardo. L'UNADFI aveva argomentato che il suo status di organizzazione di pubblica utilità implicava che la legge non le si applicasse, ma il giudice ha stabilito che l'UNADFI non era al di sopra della legge.

Dopo la pubblicazione da parte dell'UNADFI di un articolo sul suo sito web che prendeva di mira l'associazione CAP Liberté de Conscience, quest'ultima ha inviato al suo presidente Catherine Katz un diritto di replica da pubblicare. In assenza di una risposta da parte dell'UNADFI, CAP Liberté de Conscience ha portato il caso davanti al Tribunale di Marsiglia, chiedendo che le venisse imposta la pubblicazione.

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Palais de justice de Marseille

Palazzo di Giustizia di Marsiglia (credits)


Nel suo diritto di replica, CAP Liberté de Conscience ha ristabilito la verità sulle sue attività:

«… CAP Liberté de Conscience è un'organizzazione indipendente e laica. Ha uno status consultivo presso le Nazioni Unite e difende la libertà di coscienza in Europa e a livello internazionale. È riconosciuta per la sua competenza nel settore in tutto il mondo. Opera da quasi 30 anni.

Per quanto riguarda i movimenti difesi da CAP Liberté de Conscience laddove i loro diritti fondamentali sono minacciati, le informazioni sono facilmente reperibili online. Solo negli ultimi due anni, CAP Liberté de Conscience ha condotto numerose azioni per difendere i diritti degli Uiguri perseguitati dal governo cinese, quelli delle comunità ortodosse etiopi, i diritti delle donne in Arabia Saudita, la libertà di coscienza nella Federazione Russa, i diritti delle minoranze in Baluchistan (Pakistan), i diritti dei musulmani Ahmadi perseguitati in Pakistan, i diritti di numerosi prigionieri di coscienza in molti Paesi, tra cui gli ucraini minacciati di deportazione in Russia per le loro opinioni, le azioni contro la pena di morte per apostasia che esiste ancora in 13 Paesi e decine di altre…».

Di fronte al giudice, l'UNADFI si è difesa facendo valere il suo status di pubblica utilità, che a suo avviso era un ostacolo all'applicazione della legge sul diritto di replica, e che «era quindi impossibile per l'UNADFI pubblicare un articolo (...) dell'associazione CAP Liberté de Conscience su un sito web dedicato alle vittime di atti punibili penalmente, alle quali lo Stato non è stato in grado di fornire una sufficiente tutela».

Per Thierry Valle, presidente di CAP Liberté de Conscience: «Questa condanna invia un chiaro messaggio all'UNADFI: non è al di sopra della legge. Alla fine, la sua difesa consisteva nel dire che se avesse dovuto rispettare la legge, non sarebbe stata più in grado di lavorare, e chiedeva al giudice di darle carta bianca, un lasciapassare per continuare ad agire al di fuori del sistema legale. Il giudice ha correttamente applicato la legge contribuendo così a riportare l'UNADFI alla realtà: la legge vale per tutti e anche le associazioni che si oppongono alla diversità religiosa devono rispettarla».

L'UNADFI ha inoltre lamentato di poter contare solo «sulle sovvenzioni statali che, a causa delle ristrettezze del bilancio, non aumentano...». Va notato che quasi il 90% delle entrate annuali dell'UNADFI proviene dalle nostre tasse, e che ciò rappresenta diverse centinaia di migliaia di euro all'anno per un'associazione che conta solo quattro dipendenti.

Da ultimo, l'UNADFI ha anche lamentato il fatto che «recentemente l'associazione CAP Liberté de Conscience ha ritenuto di dover presentare una denuncia penale contro l'UNADFI presso la Procura Nazionale della Corte dei Conti». L'UNADFI, tuttavia, omette di dire che, oltre all'indagine preliminare aperta dall'Ufficio del Procuratore a seguito della denuncia di CAP Liberté de Conscience, i sussidi distribuiti dalla MIVILUDES (compresi quelli versati all'UNADFI) sono attualmente oggetto di un deferimento da parte del Procuratore della Corte dei Conti francese alla Divisione del Contenzioso che, secondo il Presidente della Corte dei Conti, Pierre Moscovici, indagherà ora «ed eventualmente giudicherà e condannerà chiunque sia coinvolto”, per un caso che considera “un fatto grave”».

Allegato: Decision of December 2, 2024 by the Marseille Court of Justice

Fonte: CAP Liberté de Coscience