Sussidio della MIVILUDES: La grandiosa manovra digitale dell'UNADFI

Sezione:
CAP LC logo

Dal gennaio 2024, l'Union Nationale des Associations de Défense des Familles et de l'Individu (UNADFI) riceve una sovvenzione di 150.000 euro, per gentile concessione della MIVILUDES. Ufficialmente, questa manna pubblica dovrebbe finanziare un progetto di “digitalizzazione e condivisione della documentazione” dell'associazione, che viene presentato come un “patrimonio”. Ma a un'analisi più attenta, l'operazione sembra  più una manipolazione del bilancio, un'operazione tecnocratica di facciata e una contabilità che manca di trasparenza.

Il progetto, semplice sulla carta – scannerizzare i documenti interni per renderli disponibili su una piattaforma digitale sicura – si è rivelato estremamente costoso: 150.000 euro, prelevati dalle tasse dei contribuenti, per un accesso limitato a 150 persone. Si tratta di 1.000 euro per utente per la consultazione dei PDF. E attenzione: i fortunati saranno selezionati secondo criteri “rigorosi” che l'associazione non ha ritenuto opportuno dettagliare. A questo livello di assurdità, Kafka si sarebbe arreso.

Immagine
Vignetta sulla magica scansione dell'UNADFI

Le cifre del bilancio provvisorio fanno girare la testa: 142.746 euro saranno necessari per assumere 2,2 persone a tempo pieno per la scansione dei documenti cartacei. Una volta detratte le spese, il risultato è di 3.651 euro netti al mese per ogni persona. La scansione non è mai stata così ben pagata. Ciliegina sulla torta: sono stati preventivati 13.923 euro di spese di viaggio, anche se i documenti da digitalizzare si trovano tutti nella sede dell'UNADFI. Servirà noleggiare un servizio navetta tra l'ufficio e la fotocopiatrice?

a frenesia continua sul fronte dell'hardware. L'UNADFI dichiara 11.355 euro per l'acquisto di quattro computer, due scanner, un software OCR e una piattaforma sicura. Eppure i suoi conti annuali per il 2023 mostrano un valore di oltre 92.000 euro di attrezzature informatiche già iscritte all'attivo. Che senso ha acquistarne altri? Forse per alimentare la linea successiva: 8.484 euro per manutenzione e riparazioni... per un'attrezzatura nuova di zecca che non è ancora stata acquistata. Prevedere i guasti ancora prima dell'acquisto: è una previsione di bilancio o un inganno? L'assurdità qui rasenta l'indecenza.

A ciò si aggiungono 13.878 euro di prestazioni esterne e 11.965 euro di onorari, senza che venga fornita alcuna indicazione sul loro reale utilizzo. Non è difficile immaginare che le “parcelle” siano quelle dell'avvocato che difende l'UNADFI, attualmente alle prese con una serie di problemi legali. E come se non bastasse, l'UNADFI ha annunciato che la sovvenzione rappresenterà solo il 42,8% del costo totale del progetto. Una presentazione lusinghiera ma distorta: questa percentuale include 121.654 euro di lavoro volontario - ore donate che nessuno retribuisce. In realtà, una volta tolta questa maschera, la sovvenzione pubblica copre il 65,5% del bilancio effettivo. Una manipolazione contabile grossolana, indegna di un'associazione che sostiene di lavorare nell'interesse generale.

E poiché l'associazione, a suo dire, non ama essere in debito con lo Stato, paga le sue tasse grazie al sussidio, per un importo di 5.221,00 euro.

Ma non è tutto. L'associazione ha registrato un deficit di 315.706 euro nel 2022 e di altri 79.624 euro nel 2023. Sopravvive quasi esclusivamente grazie alle sovvenzioni della MIVILUDES. Con questi presupposti, il progetto di digitalizzazione sembra più che altro un pretesto per iniettare nuova liquidità e mascherare l'annunciata bancarotta.

Soprattutto, questo schema arriva in un momento in cui l'UNADFI è oggetto di un'indagine preliminare da parte della Procura Nazionale delle Finanze (si noti che essere oggetto di un'indagine di questo tipo non significa essere colpevoli, come l'UNADFI ci ricorderà rapidamente se non ne facessimo cenno qui). Dal 2021, i giudici stanno esaminando le condizioni di assegnazione di alcune sovvenzioni pubbliche, in seguito a una denuncia di presunte appropriazioni indebite e accordi dubbi che coinvolgerebbero l'associazione. In questo contesto, il progetto 2024 potrebbe essere un caso da manuale: un esempio caricaturale di sovvenzione deviata dal suo obiettivo, ammantata di un gergo amministrativo per meglio nascondere la sua vacuità.

In breve, l'UNADFI sembra aver usato la lotta contro le “devianze settarie” come una comoda cortina fumogena per giustificare il suo stile di vita fumoso e motivato da interessi economici e al riparo da sguardi indiscreti. Se sottoposto a un'adeguata verifica, l'affare potrebbe rivelare uno stile di gestione più vicino alla finzione che al rigore. La Cour des Comptes (l'ufficio di revisione contabile francese) lo troverebbe senza dubbio utile per dipanare una rete intricata che evidentemente si preferisce tenere ben aggrovigliata.

Cliccare sull'immagine per leggere la domanda di sovvenzione dell'UNADFI


Fonte: CAP Liberté de Conscience