
Breve analisi di Silvio Calzolari, Segretario di FOB, delle dichiarazioni presentate alla conferenza dell'OSCE HDIM dal presidente di FOB, Alessandro Amicarelli, e dalle Associazioni ad essa federate SOTERIA e CAP.
Negli ultimi decenni il diritto di ogni essere umano alla libertà di espressione e pratica religiosa è stato spesso proclamato ed ai massimi livelli (Nazioni Unite, Consiglio d’Europa, Conferenza di Helsinki, OSCE ecc.).
I Governi si sono più volte impegnati ad abbandonare ogni pratica discriminatoria, fintanto che le religioni non violino le leggi penali o i diritti dei cittadini.
Sfortunatamente, nonostante questi impegni formali e il gran parlare, in assemblee e convegni, di libertà di religione e di credo, nel mondo, ma anche in Europa ed in Italia, la presenza di discriminazioni è fin troppo evidente. Per intuirlo, basta leggere le “dichiarazioni” di Alessandro Amicarelli, Presidente e portavoce di FOB, o quelle di due Associazioni a noi federate (SOTERIA e CAP), presentate nel settembre del 2016, nel corso di alcune Sessioni (la 12a e la 13a) del Convegno OSCE di Varsavia.
L’OSCE HDIM (Human Dimension Implementation Meeting) è la più importante Conferenza europea sui diritti umani e FOB, fin dalla sua creazione, con le sue Associazioni federate, vi ha contribuito con numerose dichiarazioni ufficiali sui vari aspetti riguardanti la libertà religiosa.
Dalle parole di Alessandro Amicarelli e quelle di SOTERIA e CAP risulta evidente che discriminazione e disinformazione sono praticate, in Europa, ancora su vasta scala.
Come si attuano? Talvolta in alcuni casi limite addirittura con la repressione (come nell’episodio descritto dal portavoce di CAP Thierry Valle riguardante un uomo di origini indiane accusato, in Francia, di essere un manipolatore mentale e condannato alla carcerazione preventiva per sei mesi). In molti altri casi, in maniera più subdola: concedendo vantaggi sociali o economici e fiscali ad alcune Fedi, preferite a scapito di altre, o attraverso la strategia del sospetto verso qualche gruppo o movimento (spesso definito con il termine dispregiativo di “setta”), specialmente se quest’ultimo pratica forme diverse di professione religiosa da quelle considerate “normative” dalla cosiddetta maggioranza.
Si evince bene tutto questo leggendo la dichiarazione presentata da CAP relativa alla discriminazione religiosa in Francia, e in quella di SOTERIA quando viene riferito il caso di alcune Associazioni legate alla tradizione indiana del Karma Yoga. Anche il Presidente di FOB, Alessandro Amicarelli, nella sua dichiarazione, riguardante la “Libertà di Credo in Italia” sottolinea, con forza e lucidità, l’esistenza di queste linee di tendenza discriminanti.
Nonostante il consolidarsi della “società aperta” e le garanzie della libertà di pensiero e di culto stabilite dalla Costituzione italiana, anche nel nostro Paese alcuni segnali fanno pensare all’esistenza di un inquietante connubio tra nostalgie autoritarie e la critica della libera scelta in campo spirituale. L’avvocato Amicarelli nel corso del suo intervento all’assemblea dell’OSCE ne ha individuati ben tre: la cosiddetta “Legge antimoschee”, che è all’atto pratico una legge contro le minoranze religiose, l’esistenza di una unità della Polizia italiana, denominata SAS (cioè: “Squadra Anti Sette”) e l’operare indisturbato in alcuni Paesi europei di organizzazioni (che si definiscono ONG), ma che, per quanto a nostra conoscenza, ricevono fondi e sussidi da parte dei Governi (la più nota è la francese FECRIS) e agiscono in maniera fortemente discriminante, anche a livello internazionale, contro fedi minoritarie o manifestazioni di spiritualità indipendente o alternativa.
Tutto in violazione di alcuni dei criteri internazionali più importanti contro la discriminazione religiosa messi a punto a partire dal famoso articolo 18 della Costituzione delle Nazioni Unite, e presenti anche nelle linee guida FoRB – Freedom of Religion and Belief – adottate dal Consiglio dell’Unione Europea.
Il presupposto fondamentale di queste linee guida è che ogni individuo è un essere morale e razionale che possiede determinati diritti inalienabili. Fra questi c’è anche il diritto di professare liberamente il proprio credo o la propria religione. I trattati e le linee guida non sono né devono essere o rimanere pura teoria. Dovrebbero avere forza di legge ed essere vincolanti nei confronti dei Governi che li hanno ratificati. Una vera democrazia dovrebbe far rispettare le proprie leggi a protezione dei diritti di tutti. La discriminazione religiosa è una offesa alla dignità delle persone e una violazione dei Diritti umani.
Nella seconda dichiarazione il Presidente di FOB pone, invece, in evidenza come le linee guida FoRB e la “libertà di movimento” siano strettamente collegate e connesse. La libertà di fede include il diritto di poter manifestare ovunque la propria religione o credo: “impedire a qualcuno di entrare in un Paese per la sua fede costituisce una violazione della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo”.
L’interculturalità è la caratteristica principale di questo nostro mondo in continua migrazione. È un mondo che deve imparare ad attraversare le culture, a dialogare con religioni e fedi diverse che dovrebbero essere viste non come blocchi monolitici dogmaticamente chiusi, ma come realtà in continua interazione. Stimolare questo dialogo è uno degli scopi di FOB. Ma il dialogo può scaturire dall’atteggiamento di un pensiero che non soltanto rispetta i pensieri e le opinioni degli altri, ma è anche solidale con loro. FOB vuole contribuire a fare sviluppare una prassi che, attenendosi al principio fondamentale del diritto degli esseri umani ad avere una propria visione religiosa o di credo, caldeggia e coltiva la pluralità delle visioni del mondo ed il mutuo rispetto tra esse.
L’atteggiamento filosofico di FOB parte dal riconoscimento della pluralità delle religioni e dei credi con le loro rispettive matrici culturali e le loro forme di argomentazione e di fondazione. FOB si batte per salvare la diversità culturale e religiosa dell’uomo in tutte le sue dimensioni, lotta per la pluralità dei mondi all’interno di una convivenza pacifica e solidale.
Qualcuno dirà che siamo degli utopisti. Forse è vero, ma è bello pensare ad un mondo più giusto dove tutti godano degli stessi diritti.
Per noi è doveroso agire per realizzarlo.
Silvio Calzolari