Alessandro Amicarelli, presidente della European Federation for Freedom of Belief (FOB – Federazione Europea per la Libertà di Credo) e trustee di All Faiths Network UK, insieme a Massimo Introvigne, direttore responsabile di Bitter Winter (Rivista online sui Diritti Umani in Cina e nel mondo), Rosita Soryte, direttore dell’Osservatorio sulla Libertà Religiosa dei Rifugiati (ORLIR) e componente del Comitato Scientifico di FOB, Eric Roux, presidente dell'Unione delle Chiese di Scientology in Francia e Peter Zoherer, direttore esecutivo del Forum for Religious Freedom, Europe (FOREF Europe – Forum per la Libertà Religiosa, Europa), hanno lanciato ufficialmente l’African Forum for Religious and Spirituality Liberty (AFRSL – Forum Africano per la Libertà Religiosa e della Spiritualità) a Cape Town (Sud Africa) in data 8 dicembre 2023 nel fine settimana di celebrazione dei 75 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR).
Maestro della cerimonia del Lancio Ufficiale di AFSRL, Rosita Soryte ha annunciato la buona notizia che il comitato costitutivo di AFSRL ha all’unanimità votato IMboni Samuel Radebe (IMboni significa guida spirituale prescelta e riconosciuta), leader del movimento di spiritualità tradizionale africana The Revelation Spiritual Home (La Casa Spirituale della Rivelazione), quale presidente e coordinatore di AFRSL, creato a mezzo di Memorandum di Collaborazione con FOREF Europa rappresentata all’evento da Peter Zoherer e via video preregistrato dal presidente di FOREF Europa, Aaron Rhodes.
Alessandro Amicarelli e Peter Zoherer all'African Forum for Religious and Spirituality Liberty
Massimo Introvigne, sociologo della religione, ha evidenziato come la creazione di AFRSL costituisca un momento storico in Africa poiché il messaggio verrà diffuso in tutto il continente per rafforzare la comprensione reciproca e la coesistenza.
Il nostro presidente Alessandro Amicarelli, dopo aver dato il benvenuto a Samuel Radebe nel suo ruolo di coordinatore nominato di AFRSL e aver salutato gli oltre 500 delegati presenti all’evento, tra cui molti studenti e membri del clero di diverse denominazioni, inclusi anche vescovi sia uomini che donne, ha presentato le seguenti osservazioni:
«Quest’anno celebriamo i 75 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR) proclamata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Uno dei punti principali di discussione circa la Dichiarazione Universale e la sua natura è se essa sia realmente universale e se costituisca un obbligo per i governi.
Durante i primi anni di vita della Dichiarazione questo argomento fu oggetto di discussione di diverse scuole di pensiero ed istituzioni. Occorsero 18 anni alle Nazioni Unite per approdare nel 1966 all’adozione dei Patti sui diritti civili e politici, e sociali e culturali finalizzati a dare un più forte ed ampio valore ai principi della Dichiarazione Universale attraverso strumenti legalmente vincolanti.
Nel 1968 le Nazioni Unite resero in maniera ancora più esplicita questo concetto (ndr della universalità ed obbligatorietà della Dichiarazione Universale) con il Proclama di Teheran affermando
"2. La Dichiarazione universale di diritti dell’uomo afferma la concezione comune che i popoli del mondo intero hanno dei diritti inalienabili e inviolabili di tutti i componenti della famiglia umana e costituisce un obbligo per i membri della comunità internazionale;"
Nonostante i Patti e la Proclamazione riconoscano la Dichiarazione Universale quale comune denominatore ed obbligo per gli stati, la situazione non migliorò dopo il 1968 e fino ad ora considerato che violazioni dei diritti umani sono una costante a livello mondiale anche nei paesi “più” civilizzati e progrediti.
Ad ogni modo, lasciandoci i problemi alle spalle mantenendo un approccio mentale positivo, possiamo certamente affermare che i princìpi della Dichiarazione Universale siano universali nella misura in cui fanno leva sul senso di umanità e nello specifico sull’umanità della razza umana ed i suoi diritti naturali innati e preesistenti insieme alle aspirazioni condivise nel comune pianeta terra.
Non più divisioni ma unità nell’umanità.
Per quanto idealistico questo possa suonare, l’unità nell’umanità può essere raggiunta Accettando, Rispettando e Celebrando la diversità. Possiamo essere uguali pur essendo diversi. Non dobbiamo essere tutti identici
Un importante aspetto della diversità nell’umanità riguarda la dimensione religiosa e spirituale. Questo particolare aspetto è protetto dall’art. 18 della Dichiarazione Universale in termini di diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione (o credo).
L'esperienza dimostra che il dialogo interreligioso è più forte di ogni divisione e lotta per la supremazia. Si sta diffondendo in tutto il mondo ed il movimento necessita di sempre più sostenitori a livello globale. La conoscenza è potere ed il potere della conoscenza è al di sopra di tutto. Conoscendosi a vicenda, rispettandosi reciprocamente, i membri di diversi gruppi sono in grado di diffondere un esempio positivo a livello di comunità locali, regionali e nazionali e oltre.
Solo il lavoro comune è in grado di fermare l’intolleranza di comunità locali o nazionali perché l’unità conduce a risultati tangibili. Si sono ottenuti risultati importanti a livello internazionale anche in termini di coinvolgimento nelle iniziative a tutella della Libertà di Religione o Credo (per la quale si utilizza in inglese l’acronimo FORB – Freedom of Religion or Belief) quali ad esempio la Ministeriale per l’Avanzamento della Libertà Religiosa nel mondo ed altre iniziative attraverso le quale gruppi religiosi e spirituali hanno contribuito all’avanzamento del livello di protezione di questo diritto fondamentale.
Un altro importante risultato in termini di attività dei gruppi di pressione e supporto, è il lavoro svolto dall’USCIRF – United States Commission on International Religious Freedom ovvero sia la Commissione degli Stati Uniti sulla Libertà Religiosa a Livello Internazionale, la quale costituisce iniziativa bipartisan che pubblica rapporti e aggiornamenti circa la condizione della Libertà Religiosa nel mondo.
Solo pochi giorni fa, l’USCIRF ha pubblicato un rapporto sulla Francia ed il suo ben noto approccio verso, o contro, il diritto di indossare simboli religiosi ed abbigliamento religioso in pubblico. Questo rapporto ha duramente condannato le politiche illiberali poste in essere in Francia, e certamente questo lavoro è il risultato di anni di sforzi a livello internazionale da parte di sostenitori dei diritti umani e della libertà religiosa che hanno sollevato i problemi esistenti in Francia e non soltanto in Francia ovviamente.
Restiamo uniti, perché restando uniti produciamo risultati!»