I "segni dei tempi"

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In un articolo del 1991[1], Norberto Bobbio, ragionando dei diritti dell'uomo, distingueva fra lo "spirito del tempo" è i "segni dei tempi". Lo "spirito del tempo”, diceva," serve a interpretare il presente" mentre "i segni dei tempi" servono, invece, a gettare uno sguardo, temerario, indiscreto, incerto ma fiducioso, verso il futuro".

F.O.B. vorrebbe partecipare sia dello "spirito del tempo" che essere un "segno dei tempi".

Il secondo '900, è stato "l'età dei diritti", il 2000, invece, sopratutto negli ultimi anni, si è caratterizzato per una involuzione per quanto riguarda in generale i diritti umani. In particolare, il diritto alla libertà di religione appare preso di mira e continuamente messo in discussione.

Per quello che riguarda l'Europa e l'Unione Europea, l'involuzione dei diritti umani avviene all'interno di molte contraddizioni. L'Europa infatti è fondata sul riconoscimento dei diritti umani e il rifiuto delle discriminazioni. La stessa contraddizione esiste ancora più evidente con la legislazione nazionale degli Stati dell'Unione e in particolare con la Costituzione italiana. Tutte infatti affermano la libertà di credenza e vietano la discriminazione.

Le ragioni di questo epocale passaggio dall'"Età dei diritti"[2], per continuare a fare riferimento a Bobbio, che ha caratterizzato la seconda metà del '900, al, assai più drammatico e attuale, "Diritto di avere diritti"[3] di Rodotà, sono molteplici, ma, nel vuoto dei valori, uno in particolare appare in gioco ed è il diritto alla verità e sopratutto la sua ripetuta violazione nella comunicazione di massa con riferimento ai Nuovi Movimenti Religiosi.

Agli inizi del secolo nuovo si è "scoperto" che i fatti erano svaniti, erano diventati trasparenti, si poteva tranquillamente vedere attraverso e che il posto dei fatti era stato preso dall'interpretazione, dall'emozione, dalla sensazione, dalla percezione, dallo spettacolo e che la verità, da sempre nozione problematica e complessa, era svanita nella post-verità riconosciuta nel 2016 come "parola dell'anno". Il dizionario Treccani la definisce: "Argomentazione, caratterizzata da un forte appello all'emotività, che basandosi su credenze diffuse e non su fatti verificati tende a essere accettata come veritiera, influenzando l'opinione pubblica".

Dunque i fatti, contro le false credenze; la verità, contro la post-verità. Nell'attuale situazione delle comunicazioni e nella polverizzazione delle opinioni, diviene dunque una scelta obbligata tutelare e promuovere pubblicamente la verità rispetto quanto molto spesso oggetto di reality tv, dei social media, dello storytelling e da quella che recentemente è stata chiamata bad-literature.

Profetica, rispetto l'esigenza della tutela pubblica della verità, è quanto scriveva Simone Weil ne "La prima radice" che cioè "il bisogno ... di libertà, così essenziale all'intelligenza, esige una protezione contro la suggestione, la propaganda, l'influenza ottenuta con l'ossessione. Sono fonte di costrizione, una costrizione particolare, non accompagnata dalla paura e dal dolore fisico, ma che nondimeno è una violenza. A questo tipo di costrizione la tecnica moderna fornisce strumenti estremamente efficaci. Questa costrizione, per sua natura, è collettiva, e le anime umane ne sono vittime. Lo stato beninteso, agisce da criminale, se ne fa uso per primo, eccetto il caso di improrogabile pubblica necessità. Deve anzi impedirne l'uso....".[4]

Da quando Packard Vance, ha pubblicato “I persuasori occulti”[5], non è più possibile sfuggire alla piena consapevolezza della pervadenza e universalità sempre maggiore della facilità del condizionamento dell’opinione pubblica in tutti i settori della vita associata ed è così anche per le libertà e i diritti umani. È facile in particolare con riferimento al diritto alla libertà di credenza e religione. È dunque necessario e vitale assumere un ruolo pubblico che promuova e tuteli la verità e il diritto alla libertà di religione. E, con riferimento ai nuovi movimenti religiosi, la questione del diritto alla verità, è soggetto oggi a formidabili attacchi e costantemente negato e stravolto dalle bugie e dalle fake news. Un diritto che precede di molto la stessa questione della tolleranza. E bisogna tornare con tutte le forze ai fatti a quello che realmente esiste e avviene.

La sopraffazione della verità in moltissimi programmi dei mezzi comunicazione di massa è rilevante e continua e condiziona l’opinione pubblica ed è particolarmente pericolosa. "Le notizie raccontate in queste rubriche non sono propriamente false ma sono dentro una "storia sbagliata": qualcosa è denunciato con allarmismo come evento eccezionale (...) e invece è il semplice, normale e non problematico esito di certe condizioni (quindi il fatto è vero ma spiegandone le cause, si vede che non è allarmante); oppure si identificano nemici e piani programmatici laddove ci sono semplici causalità o contingenze che non hanno alcuna regolarità e ripetitività ... In comune, tanto nella retorica dell'allarmismo quanto in quella della cospirazione" vi è "la costruzione di una minaccia pericolosa, la costruzione di una narrativa deformante".[6]

È questo crediamo il punto decisivo e cioè la coincidenza della verità con la realtà. La verità non può che essere un punto di vista e solo il legame obbiettivo e completo con i fatti permette di segnare la distanza fra verità e bugia. Oggi la realtà è sempre più spesso resa opaca e filtrata dalle bugie e dalle opinioni. Non vi è altro da fare che riscoprire pubblicamente la realtà dei fatti e insieme la verità.

Il confronto diviene quello fra conoscenza, empatia e analisi e studio, da una parte e la riflessione semplice, dall'altra. Irresistibilmente torna alla memoria quanto duecento anni fa scriveva Kant nell'Introduzione alla Fondazione della metafisica dei costumi quando con riferimento al pensiero "semplice" scriveva senza mezzi termini che il suo risultato "è un miscuglio ripugnante di osservazioni raccattate qua e là e di principi razionali a mezzo: cibo di cui si nutrono volentieri teste insipide, perché fornisce qualche cosa di facilmente utilizzabile nella conversazione di ogni giorno, ma in cui gli esperti percepiscono la confusione, e da cui distolgono insoddisfatti gli occhi, senza riuscire tuttavia a farci nulla, mentre i filosofi ben capaci di smascherare l'inganno trovano poco ascolto".[7]

È dunque nell'area della tutela e promozione pubblica del diritto alla verità con riferimento al diritto alla libertà di religione che F.O.B. intende ora muoversi. Sta raccogliendo il materiale di sorgente relativo a cosa realmente sono, come vivono e come pregano i nuovi movimenti religiosi presenti in Europa, sopratutto quelli più mistificati e parallelamente sta archiviando gli articoli, i programmi e le monografie che appartengono alla bad-literature europea.

L'intenzione è poi quella di promuovere un convegno scientifico sul diritto alla verità (e ai suoi tre parametri senza i quali appare difficile raggiungerla: conoscenza del soggetto, empatia e studio analitico e completo del soggetto stesso) con riferimento all'altro diritto quello alla libertà di religione.

È questa l'intenzione e la volontà che sta dietro la European Federation for Freedom of Belief e questa volontà, propria a tutti i soci persone fisiche e collettive, è espressa ed è alla fine quella di opporsi alla degradazione dei tempi ed essere non solo uno "spirito dei tempi" è cioè una ferma voce nel presente, ma anche diventare un "segno dei tempi", coinvolgendo e impegnando così il futuro dell'Europa e per l'Europa.


Note

[1] Norberto Bobbio, discorso di chiusura dell'anno dell'Accademia dei Lincei pubblicato negli Atti dell'Accademia dei Lincei (CCCLXXXVIII, vol. IX, fasc. 2, 1991, pp. 55-64) e ora raccolto e ripubblicato ne L'età dei diritti, Einaudi, 1997, ET saggi, 478, p. 252

2 Norberto Bobbio, L'età dei diritti, Einaudi, 1997, ET saggi, 478,p. 252.

3 Stefano Rodotà, Il diritto di avere diritti, Laterza, Bari-Roma, 2016.

4 Simone Weil, La prima radice, preludio ad una dichiarazione dei doveri verso l'essere umano, Se, Milano, 1990, p. 33.

5 Packard Vance, I persuasori occulti, Einaudi, Torino, 2000.

6 Lorusso Anna Maria, Postverità, Laterza, Bari-Roma, 2018 p. 61.

7 Kant Immanuel, Fondazione della metafisica dei costumi, Rusconi, Milano, 1994, Sez. II, p. 95.