Lettera a sostegno della revisione della legge francese contro il separatismo da parte della Commissione di Venezia

Sezione:

Al Sig Emmanuel Macron
Presidente della Repubblica francese

Bruxelles, 28 ottobre 2020

Kishan Manocha, Direttore del Dipartimento per la Tolleranza e la non-Discriminazione dell’OSCE Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani
Ahmed Shaheed, Relatore Speciale dell’ONU su Libertà di Religione e di Credo
Sig Gianni Buquicchio, Presidente della Commissione di Venezia
Sig Eric Dupont-Moretti, Ministro della Giustizia francese

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Oggetto: Le dichiarazioni sulla "Legge sul separatismo"

Egregio Signor Presidente,

Le scriviamo come un gruppo informale di organizzazioni e individui composto da studiosi, leader religiosi e sostenitori dei diritti umani. Apparteniamo a differenti fedi e agiamo in modo laico, visto l’alto grado di diversità. Sebbene ci sia molto poco su cui siamo d'accordo a livello teologico o politico, siamo tutti d'accordo sull'importanza della libertà religiosa per tutte le fedi, nessuna esclusa.

Le scriviamo a seguito delle dichiarazioni che lei e i membri del suo governo avete fatto in merito al disegno di legge sul “separatismo” che intendete approvare nel Consiglio dei Ministri del 9 dicembre. Sebbene non sia ancora stata diffusa alcuna bozza del disegno di legge, per quanto ne sappiamo, nutriamo alcune preoccupazioni, evidenziate dalle dichiarazioni fatte.

Diamo atto dell'approccio prudente che ha adottato durante il suo discorso ufficiale. Abbiamo notato la sua insistenza sul fatto che state prendendo di mira l'Islam radicale e non i Musulmani, nonché il fatto che intende rispettare la libertà di religione o di credo. Concordiamo sul fatto che il terrorismo è un problema reale che deve essere affrontato e che è necessario dare una risposta forte in merito ai pericoli ai quali è esposta la Repubblica francese, e condividiamo profondamente i traumatismi che derivano dai recenti tragici eventi terroristici che hanno colpito la Francia.

Tuttavia, quello che ci preoccupa è che alcune delle proposte possano portare all'opposto di ciò che lei intende. Inoltre, tenendo conto delle dichiarazioni rese dai membri del suo governo dopo il suo discorso, tali dichiarazioni rafforzano la convinzione che le misure proposte violeranno gli impegni internazionali della Francia nei confronti della libertà di religione o credo.

Ad esempio, ha annunciato che intende vietare l'istruzione domiciliare per proteggere i bambini dalle scuole illegali "spesso gestite da estremisti religiosi". Sebbene comprendiamo che queste scuole possano rappresentare una minaccia, un divieto globale di istruzione domiciliare interesserà la maggior parte dei genitori che, per molte differenti ragioni stanno usando questa libertà con risultati soddisfacenti, indipendentemente dalla loro fede o assenza di essa. La legislazione francese dispone certamente di misure sufficienti per organizzare controlli e assicurarsi che i bambini siano educati efficacemente secondo i programmi educativi stabiliti.

Il "concetto generale" della legge è stato rivelato dal suo Ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, su Twitter. Ha spiegato che i luoghi di culto saranno posti sotto crescente sorveglianza e "protetti [...] dalla diffusione di idee e dichiarazioni ostili alle leggi della Repubblica". Tuttavia, come verrà applicata a un prete o un pastore che critica l'aborto o il matrimonio tra persone dello stesso sesso, che sono parte delle leggi della Repubblica francese? Quale azione sarà intrapresa contro chi si pronuncia a sfavore di certe “leggi della Repubblica” che penalizzano i poveri e gli immigrati? O che criticano una legge contro la blasfemia, che esisteva ancora di recente nell’Alsazia Mosella in Francia? Qualcuno che ora critica la legge è un nemico dello Stato?

Un altro provvedimento annunciato che pone un problema è la sua dichiarazione e quella del Ministro dell'Interno, dove si dice che la legge consentirà lo scioglimento diretto da parte del Consiglio dei Ministri di associazioni religiose e di altro tipo in caso di “affronto alla dignità personale" e  “uso di pressioni psicologiche o fisiche". Questi concetti sono abbastanza vaghi da consentire che vengano arbitrariamente presi di mira gruppi che agiscono in modo completamente legale e senza alcun intento violento, ma che sono "disapprovati" dall'ente amministrativo. Inoltre, non vi è alcuna garanzia di procedimenti giudiziari o di supervisione.

In un’intervista, il Ministro della Cittadinanza Marlène Schiappa ha anche affermato che "Useremo le stesse misure contro le sette e contro l'Islam radicale". Ciò dimostra che esiste già un chiaro intento di deviare dalla lotta al terrorismo per poter proibire le attività delle associazioni religiose per il fatto che non piacciono a qualcuno, semplicemente perché sono classificate come "sette".

La legislazione contro il terrorismo non ci sorprende. È una sfida che molti paesi devono affrontare. Tuttavia, gli Stati che hanno scelto di elaborare leggi con concetti così vaghi come quelli sopra citati, sono Stati che hanno tendenze totalitarie (o sono in realtà totalitari). La Russia, ad esempio, ha approvato una legge anti-estremismo che ora viene utilizzata per perseguire e incarcerare dissidenti politici e membri di movimenti religiosi pacifici come i Testimoni di Geova o i seguaci di Said Nursi sulla base della loro definizione di "estremismo".

Quando la Commissione di Venezia espresse il suo parere sulla legge della Federazione Russa sulla lotta all'attività estremista, adottata nella sua 91a Sessione Plenaria, dichiarò:

“7. L'ampia interpretazione della nozione di ‘estremismo' da parte delle autorità di contrasto, la crescente applicazione della legge negli ultimi anni e la pressione che esercita su vari ambienti della società civile, nonché le presunte violazioni dei diritti umani segnalate a tale riguardo, hanno sollevato preoccupazioni e attirato critiche, sia in Russia che a livello internazionale.

(…)

28. L'unica definizione di "estremismo" contenuta in un trattato internazionale vincolante per la Federazione Russa si trova nella Convenzione di Shanghai [sulla lotta al terrorismo, al separatismo e all'estremismo del 15 giugno 2001, ratificata dalla Russia il 10 gennaio 2003]. Nell'articolo 1.1.1.3) della Legge sull'Estremismo, 'estremismo' è definito come 'un atto volto a prendere o mantenere il potere attraverso l'uso della violenza o cambiare violentemente il regime costituzionale di uno Stato, così come un violento attacco alla sicurezza pubblica, compresa l'organizzazione, per i fini sopra indicati, di formazioni armate illegali e la partecipazione ad esse, perseguite penalmente in conformità con le leggi nazionali delle Parti. Quest'ultima clausola consente agli Stati firmatari di perseguire tali azioni "estremiste" secondo le loro leggi nazionali.

Ha chiarito che le uniche definizioni di "terrorismo" e "separatismo" che potrebbero essere utilizzate per agire contro individui o organizzazioni richiedono che ci sia la violenza come elemento essenziale (incitamento o incoraggiamento alla violenza o violenza effettiva). La Corte europea dei Diritti dell'Uomo ha già applicato questo approccio alla Russia, per quanto riguarda un caso che ha comportato il procedimento giudiziario di seguaci di Said Nursi, accusati di attività estremiste, in IBRAGIM IBRAGIMOV E ALTRI c. RUSSIA, sentenza passata in giudicato il 2 aprile 2019.

Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per la Libertà di Religione o Credo, nella versione inedita del suo ultimo rapporto sull'Eliminazione di tutte le Forme di Intolleranza Religiosa (12 ottobre 2020), ha dichiarato:

“17. Un numero preoccupante di note del rapporto evidenziano l'uso di reati terroristici vaghi applicati in modo sproporzionato alle minoranze religiose o di credo. Le misure vessatorie, ampiamente legate alla lotta al terrorismo e alla protezione della sicurezza nazionale, dimostrano che in quasi tutte le regioni del mondo le minoranze religiose sembrano essere particolarmente a rischio di venire etichettate come "gruppi terroristici" e di vedere i loro membri arrestati  con accuse di "estremismo" o "attività illegale”. Numerose note hanno affrontato l'uso degli imperativi di sicurezza nazionale come obiettivo dichiarato da alcuni governi nel criminalizzare l'appartenenza e/o le attività di determinati gruppi religiosi o di credo. Un simile approccio equivale a prendere di mira e, in ultima analisi, criminalizzare l'espressione pacifica dell'identità di una persona.

19. Numerose autorità statali hanno arrestato, detenuto (a volte in isolamento) e condannato membri di minoranze religiose e di credo con accuse indefinite, come l'intenzione di "turbare le strutture politiche, economiche o sociali", di "turbare la sovranità statale" o di "rovesciare il governo”. Tali disposizioni vaghe non rispettano il principio di legalità sancito dall'articolo 15 dell'ICCPR e danno agli Stati un preoccupante margine di manovra per limitare arbitrariamente l'esercizio della libertà di religione o di credo di alcuni gruppi ».

L'Ufficio OSCE per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (ODIHR) ha recentemente pubblicato un nuovo documento intitolato "Libertà di religione o di credo e sicurezza: orientamenti politici". Nella sua introduzione si afferma:

«Sebbene gli Stati partecipanti dell'OSCE abbiano adottato strategie diverse per garantire che le proprie misure di sicurezza siano pienamente conformi ai loro obblighi e impegni internazionali relativi alla libertà di religione o di credo, alcune leggi, politiche e pratiche di sicurezza hanno posto la libertà di religione o di credo e altri diritti umani sotto una pressione significativa. Tali misure, specialmente quelle molto ampie o applicate arbitrariamente, sono spesso emanate in nome della sicurezza "nazionale", "statale" o "pubblica", o nell'interesse di preservare o mantenere la "convivenza pacifica", la "stabilità sociale" o "armonia sociale". L'esperienza mostra che tali limitazioni possono peggiorare piuttosto che migliorare la sicurezza».

Esistono molti altri documenti internazionali sui diritti umani che trattano questa delicata questione, ma per ragioni di brevità non siamo in grado di effettuarne una revisione completa in questa lettera.

Siamo a sua disposizione per incontrarci e discutere ulteriormente questo problema. In ogni caso, raccomandiamo rispettosamente ma vivamente di presentare sia alla Commissione di Venezia che all'ODIHR la bozza del disegno di legge quando sarà pronta, affinché esperti legali internazionali esaminino in che modo la legge soddisfa i principi stabiliti sui diritti umani.

Riteniamo che vi sia un rischio reale che, contrariamente alle sue intenzioni, le misure proposte annunciate portino a prendere di mira i Musulmani in generale, nonché altre fedi minoritarie, e che esse potrebbero portare a una serie di violazioni dei diritti umani.

Rispettosamente,

Organizzationi

Advocates International
Advocates France
AFN – All Faiths Network
CAP – Freedom of Conscience
CESNUR – Center for Studies on New Religions
EIFRF – European Interreligious Forum for Religious Freedom
FOB – European Federation for Freedom of Belief
FOREF – Forum for Religious Freedom Europe
HRWF – Human Rights Without Frontiers
International Christian Concern
Law and Liberty International
LDH – Ligue des Droits de l’Homme
LIREC – Center for Studies on Freedom of Religion, Belief and Conscience
ORLIR – International Observatory of Religious Liberty of Refugees
United Sikhs
UPF – The Netherlands

Individui

Régis Dericquebourg, Président Observatoire Européen des Religions et de la Laïcité
Michael P. Donnelly, J.D., LL.M., Senior Counsel, Global Outreach
The Most Reverend Joseph K. Grieboski, Senior Fellow, The Dietrich Bonhoeffer Institute
Rimon Kasher, Prof. Emeritus of Biblical Studies, Bar-Ilan University, Ramat-Gan, Israel
Nancy Lefèvre, Chairwoman Advocates France
Brent McBurney, President & CEO Advocate International
Kareem P.A. McDonald, Program Associate Religious Freedom Institute
Greg Mitchell, Chair, International Religious Freedom Roundtable
Scott Morgan, President Red Eagle Enterprise
Matias Perttula, Director of Advocacy International Christian Concern
Malik Salemkour, President Ligue des droits de l’Homme (LDH)
Frans de Wolff, Secretary Dutch Network for Interfaith Dialogue

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