"Una legge liberticida che vieta a migliaia di cittadini lombardi, musulmani e non, il diritto di pregare". Così il Comitato Direttivo di FOB (European Federation for Freedom of Belief) esprime il proprio netto dissenso nei confronti della "legge anti-moschee" al centro delle polemiche in Lombardia.
"L'inaccettabile forma di discriminazione contenuta nella nuova normativa si manifesta in una forma di proibizionismo religioso, il cui unico esito potrà essere quello di un'espressione 'clandestina' del sentimento dei credenti: la proposta della Lega riesce in un solo colpo a danneggiare la sicurezza da un lato e i diritti umani dall'altro. Ostacolare fino a questo punto la regolamentazione e regolarizzazione dei culti sul territorio, infatti, non può portare che a minore trasparenza. Una decisione che colpisce le comunità in buona fede e desiderose di operare alla luce del sole senza intaccare in alcun modo il fondamentalismo e l'estremismo", prosegue la nota di FOB.
"Oltre a ledere il diritto alla libertà religiosa e di pensiero, la legge accentua gratuitamente la disparità fra la Chiesa Cattolica e le altre confessioni, ai danni del dialogo interreligioso. L'obbligo di installare videocamere di sorveglianza nei luoghi di culto forza inoltre i credenti a sottoporsi a una sorta di monitoraggio su base ideologica. Dopo la chiusura di 23 chiese evangeliche nel 2013, la Regione Lombardia oggi con un'ulteriore stretta, figlia ancora una volta del panico morale sulle comunità islamiche, conferma una inquietante deriva anticostituzionale, come peraltro già sancito dalla Consulta nei confronti della precedente legge regionale, che si frappone in maniera crescente fra il principio dell'uguaglianza delle confessioni religiose e la sua effettiva attuazione, con tutti i rischi che questa spaccatura comporta sia per la coesione sociale che per la tanto proclamata sicurezza".