A volte, le fake news uccidono

Sezione:
Andrea Menegotto

Interessante articolo di Andrea Menegotto, studioso di storia, sociologia delle religioni e scienze religiose, ricercatore e dirigente del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni - www.cesnur.org ) - fondato e diretto da Massimo Introvigne) e presidente del CESPOC (Centro Studi sulla Popular Culture). Membro della SIPR (Società Italiana di Psicologia della Religione), è autore di numerose pubblicazioni e volumi, collabora con diversi periodici, università ed enti di formazione e ha ricoperto vari incarichi di consulenza in materia di sicurezza legata ai fenomeni religiosi presso diverse istituzioni di polizia italiane. Tiene di frequente corsi e conferenze e partecipa come relatore a convegni di studio sulla nuova religiosità e sulle forme religiose e spirituali della nostra epoca, nonché sul fenomeno dell’immigrazione. Ha collaborato alla monumentale Enciclopedia delle religioni in Italia (2001 e 2006) e alla statunitense Religions of the World: A Comprehensive Encyclopedia of Beliefs and Practices (2002), premiata come la più importante opera del 2002 nell’ambito delle scienze religiose; è fra i principali collaboratori del progetto on-line di mappatura delle presenze religiose nel nostro Paese, Le religioni in Italia.


Suor Mainetti e Padre Govoni: quando le favole sul satanismo uccidono

 

La suora è stata beatificata 21 anni dopo che tre sedicenti sataniste l’avevano uccisa. Una serie TV celebra il sacerdote morto di infarto dopo esser stato falsamente accusato di abusi rituali satanici.

di Andrea Menegotto — Il 6 giugno 2021, suor Maria Laura Mainetti (1939-2000) è stata beatificata dalla Chiesa Cattolica, esattamente 21 anni dopo essere stata assassinata da tre sedicenti sataniste. In coincidenza, pochi giorni prima, Amazon ha lanciato la serie TV Veleno, basata sul podcast italiano di maggior successo assoluto, che trattava delle false accuse di abusi rituali satanici negli anni '90 vicino alla città di Modena, una delle quali aveva portato, due settimane prima dell'omicidio di suor Mainetti, alla morte di padre Giorgio Govoni (1941-2000), che era stato falsamente accusato. Come curiosità, uno dei personaggi del podcast era il caporedattore di Bitter Winter Massimo Introvigne, che fece da perito per la difesa di padre Govoni e fu sempre convinto della sua innocenza.

I due casi sono molto differenti, ma entrambi mostrano come le narrazioni popolari sul satanismo possono uccidere, in modi diversi.

Suorr Maria Laura Minetti
Sister Maria Laura Minetti (credits)

Nella notte tra il 6 e il 7 giugno 2000, a Chiavenna, un paesino in provincia di Sondrio, Lombardia, al confine tra Italia e Svizzera, Maria Laura Mainetti, una suora Cattolica della Congregazione delle Figlie della Croce, fu assassinata con diciannove coltellate da tre ragazze. Due di loro avevano diciassette anni e una sedici. La suora molto conosciuta nel piccolo paese dove viveva per la sua opera sociale a favore dei giovani e dei poveri, cadde in una trappola ben architettata. Durante la notte, con il falso pretesto che una delle tre ragazze era incinta e aveva urgente bisogno del suo aiuto, le tre giovani assassine sono riuscite ad attirare la suora in un agguato, conducendola in un luogo isolato. Suor Laura non sospettava alcun pericolo, essendo abituata ad essere chiamata frequentemente per azioni caritatevoli..

Secondo la ricostruzione nel processo che ne seguì, la suora fu dapprima colpita alla testa con un cubetto di porfido e con una coltellata, poi le tre assassine la costrinsero a inginocchiarsi, come gesto di sottomissione. La colpirono ripetutamente mentre la coprivano di insulti. Per compiere il loro "rituale", avevano usato due coltelli, mentre la suora pregava concedendo loro il suo perdono.

Le tre ragazze furono arrestate ventidue giorni dopo l'omicidio. Dissero che all'inizio  la loro intenzione era solo di fare un gioco per rompere la monotonia della loro noiosa esistenza nella piccola città in cui vivevano. Poi, dopo alcuni giorni di prigione, affermarono che avevano voluto offrire un sacrificio a Satana.

Alcuni mesi prima dell'omicidio, le tre ragazze avevano stretto un patto di sangue. Dopo essersi fatte un taglio sulle mani e sui polsi , in segno di fedeltà reciproca, avevano versato il loro sangue in un bicchiere e lo avevano bevuto. Avevano poi rubato una Bibbia da una chiesa e l'avevano bruciata.

Il 5 febbraio 2001 il processo ebbe inizio e la difesa sostenne che le ragazze erano incapaci di intendere e di volere al momento in cui avevano commesso il crimine. Durante le tre ore della sua arringa finale, il pubblico ministero Cristina Rota ribadì che le imputate erano in pieno possesso delle loro facoltà mentali e che il crimine commesso era un rituale "satanico", descrivendo suor Maria Laura come una vittima innocente sacrificata al diavolo. E aveva chiesto pene severe.

Il giudice Anna Poli condannò due delle tre ragazze a otto anni e mezzo di carcere e giudicò la terza malata di mente e quindi non colpevole. La Corte d'Appello di Milano, nell'aprile 2002, confermò le condanne per le prime due ragazze, ma dichiarò la terza, Ambra, in peno possesso delle sue facoltà mentali e,  tutti gli effetti, il capo del trio. la Corte di Cassazione confermò la sentenza della Corte d'Appello.

Le cause legali conclusero che le tre ragazze non erano mai state membri di alcuna organizzazione satanica. Avevano piuttosto raccolto ritagli di giornale e racconti di fantasia che descrivevano i le sette sataniche come sistematicamente impegnate nell'uso della violenza contro il Cristianesimo e sostenevano che il sacrificio umano era il rituale satanico supremo. Una delle ragazze dichiarò al procuratore che il trio non apparteneva ad alcuna setta satanica, ma che avrebbe voluto fondarne una.

È interessante mettere a confronto il trio di Chiavenna con le Bestie di Satana, un piccolo gruppo, attivo nella stessa regione d'Italia al tempo della morte di Suor Mainetti, ma che fu scoperto dalla polizia solo nel 2004, con otto dei suoi membri condannati alla fine a pesanti pene detentive per quattro omicidi che alcuni di loro sostenevano fossero sacrifici a Satana. Le Bestie di Satana, pur essendo un microgruppo, provenivano da una cultura musicale heavy metal e si ispiravano ai crimini commessi da musicisti black metal in Scandinavia, inclusi gli omicidi. Le tre ragazze di Chiavenna mostravano una conoscenza molto limitata dei veri gruppi satanisti, musicali o altro.

Avevano messo in atto una fantasia che era cresciuta nelle loro menti (dichiaratamente disturbate) dopo aver letto narrazioni popolari sul satanismo che erano o fittizie o così tanto sensazionalizzate dai tabloid da avere poca somiglianza con i veri movimenti satanisti.

Padre Giorgio Govoni era un parroco nella zona dell'Emilia-Romagna conosciuta come la Bassa modenese, noto per le sue attività caritatevoli e il lavoro svolto con i bambini della zona. Nel 1997, un assistente sociale denunciò alla polizia che i bambini della Bassa modenese stavano essendo abusati (e che alcuni erano stati uccisi) durante i rituali di una setta satanica il cui leader era padre Govoni. Le uniche prove degli orribili abusi erano i racconti fatti da alcuni bambini all'assistente sociale (o almeno così riferì lei) e ad alcuni suoi colleghi. Padre Govoni fu accusato di aver abusato di tredici bambini (il più piccolo aveva solo quattro mesi, il più grande tredici), assieme ad alcuni loro parenti (genitori, zii, nonni e un fratello) e un insegnante. I bambini furono sottratti alle loro famiglie e affidati alle cure di genitori adottivi. La principale assistente sociale coinvolta nel caso aveva persino convinto la polizia a scavare nelle zone dove, secondo lei, erano stati uccisi i bambini abusati durante i rituali satanici. Non fu trovato alcun resto umano, e nessun bambino era scomparso nella zona negli anni precedenti.

Il vescovo Cattolico locale, diversi media e politici locali testimoniarono che padre Govoni era un prete esemplare e che le accuse erano assurde. Ciononostante, un procuratore diede credito all'assistente sociale e Padre Govoni fu rinviato a giudizio assieme ad altri 15 come membri di una presunta setta satanica che aveva sistematicamente abusato di bambini del posto. La difesa di padre Govoni fu sostenuta dalla Diocesi Cattolica. Come già detto, Massimo Introvigne intervenne come consulente di parte e presentò una lunga dichiarazione scritta, sostenendo che le storie riportate dall'assistente sociale erano identiche a quelle che lei aveva letto in una screditata letteratura americana sugli "abusi rituali satanici", e non erano credibili.

Il procuratore giudicò padre Govoni colpevole. La sua condotta fu particolarmente aggressiva e, subito dopo le ultime arringhe del pubblico ministero, padre Govoni ebbe un infarto nello studio del suo avvocato e morì il 19 maggio 2020. Il 5 giugno 2020, il Tribunale di Modena condannò i quindici coimputati del sacerdote a pene detentive variabili tra i due e i diciannove anni, avendo sostenuto che anche il sacerdote defunto era stato coinvolto negli abusi.

The grave of Father Govoni

La tomba di Padre Govoni (da Facebook)


La diocesi Cattolica portò avanti il caso anche dopo la morte di padre Govoni, perché voleva che il prete fosse dichiarato innocente e riabilitato. L'11 luglio 2001 la Corte d'Appello di Bologna demolì la teoria che nella Bassa modenese fosse all'opera una setta di satanisti. La sentenza scagionò totalmente padre Govoni, con grande soddisfazione di chi aveva sempre creduto nella sua innocenza e la maggior parte dei coimputati, pur concludendo che il fondo di verità dietro le assurde accuse di abusi satanici era che alcuni dei bambini erano stati vittime di abusi in ambito familiare, per i quali furono condannati sette genitori. La Corte Suprema di Cassazione confermò il verdetto d'appello.

Tuttavia i genitori che erano stati condannati, continuavano a sostenere che anche nel loro caso gli abusi sessuali erano frutto dell'immaginazione degli assistenti sociali. Alla fine, le sentenze furono annullate per tutti tranne che per una coppia, e i giudici che subentrarono censurarono severamente il modo in cui gli assistenti sociali avevano gestito il caso

La Diocesi ha celebrato padre Govoni come "una vittima della calunnia". Oggi, una targa lo onora nella sua ex-chiesa parrocchiale e gli è stato intitolato un centro di accoglienza per persone in difficoltà, e il comune, dove un tempo prestava servizio come sacerdote, ha cambiato il nome di una delle vie del paese in "Via Don Giorgio Govoni".

Le storie di suor Mainetti e di padre Govoni sono davvero differenti. Sono morti nello stesso anno, anzi nel breve volgere di due settimane. Entrambi furono vittime di rappresentazioni popolari del satanismo. Poiché le tre ragazze di Chiavenna credevano che le storie sui sacrifici umani praticati abitualmente dai satanisti fossero vere, decisero di metterne in scena uno, e uccisero suor Mainetti. E poiché un'assistente sociale credeva nella letteratura fuorviante sugli abusi rituali satanici, convinse alcuni colleghi, degli agenti di polizia e un procuratore che una setta satanica stava abusando dei bambini nella Bassa modenese, e che padre Govoni ne era il capo. In entrambi i casi, sono state perse vite innocenti e sono state inflitte sofferenze inutili a comunità e famiglie. La lezione che si può trarre da questi casi è che i media e le organizzazioni di sostegno hanno una pesante responsabilità quando diffondono storie sensazionali e non provate sulle "sette", sataniche e non. Possono creare profezie che si autorealizzano.

A volte, le notizie false uccidono.

Fontee: Bitter Winter