Diritti Umani e l'attenzione per l'altro

Sezione:
Eleanor Roosevelt

Il 10 dicembre 1948, nella terza sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite tenutasi a Parigi, con la risoluzione n. 219077A veniva adottata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, anche detta Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. In occasione del 75° anniversario della Dichiarazione, pubblichiamo un articolo di Fabrizio d’Agostini, avvocato e membro fondatore di FOB.


Di Fabrizio d'Agostini

L'"attenzione" [1] fondamento dell'esperienza umana

Il mondo teme una proliferazione nucleare
incontrollata - io invece temo l'odio
(Anna Politkovskaja)

Sono tempi lacerati. In certo modo resi inevitabili dagli errori che abbiamo cumulato nella storia recente o forse accumulato da sempre. Si è soliti sentir dire (dimenticando la guerra del Kosovo) che in Europa sono passati settantasette anni senza guerre, poi a febbraio 2022, la Russia ha invaso l'Ucraina con quella che ha definito "operazione speciale". Non in Europa, ma vicinissima, in Asia Minore, appena al di là del mare Mediterraneo, il sette ottobre 2023 Israele è stata oggetto da parte di Hamas di un attacco incredibilmente feroce.

È una questione di sopravvivenza per tutti noi riflettere sul senso di quanto è avvenuto e sta avvenendo.

È il "male" della guerra, dello sterminio, della crudeltà e, in particolare, un "male" ancora più terribile e più profondo, il male dell’odio, il male insensato (privo di senso) di Buca e del Kibbutz Be'eri. Ormai quel male insopportabile e insensato è squadernato davanti ai nostri occhi dai mezzi di comunicazione di massa e dai social.

Un tempo di quel male si leggeva, ora quel male si vede e invade senza pietà le intere nostre giornate, entra nelle nostre casa e chiede – forse urla – la sua realtà. Ogni altra notizia, evento, reportage è come un velo leggero e trasparente, incapace di nascondere quella presenza.

La riflessione sugli eventi e così sul "male" come problema del "pensiero religioso" (da sempre "il male" come "il bene" appartengono al pensiero religioso) sembra coincidere con il problema generale "dell'uomo" e la riflessione diviene un'occasione urgente, davvero urgente, che non può essere mancata: non si può pensare che nel tardo moderno, in una società elettronica, nucleare, digitale e ora complicata dall'I.A., vi sia ancora molto tempo o si possa ancora attendere. Anzi forse l'inadeguatezza dell'uomo è ormai definitiva, finale e la "fine" della storia si sta compiendo (Anders, L'uomo è antiquato).

Credo che sia l'"attenzione" per l'altro, per le cose del mondo il punto di passaggio che permette di "cancellare" il male e che tale attenzione sia eminentemente "filosofica". Si tratta di porre la propria attenzione sulla singola persona e sulle molteplici o infinite realtà che compongono quello che chiamiamo Mondo. Si tratta di una conoscenza che unisce intelligenza e sensibilità ed è una vera scoperta perché l'attenzione contiene il "risveglio" dell'essere ed è profondamente diverso guardare l'altro, le cose e il mondo da risvegliati piuttosto che nel sonno o nella sonnolenza dell'assenza di attenzione. Il sonno e la sonnolenza sono uno dei contenuti più importanti del male perché alla fine sono oblio, sono ignoranza. Il male infatti nasce dal "non sapere”, "non accorgersi", "essere distratti".

Gli esempi potranno essere davvero molti sia in senso positivo che in senso negativo. Come affermato da una straordinaria donna ebrea che ha attraversato la prima metà del '900

"L'attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono." (Simone Weil, lettera 13 aprile 1942 a Joe Bousquet in Corrispondenza)

La scoperta attraverso l'attenzione dell'esistenza davvero delle cose e degli esseri è profondamente diversa dalla conoscenza intellettuale.

I miliziani di Hamas sapevano di attaccare e uccidere israeliani, ma non sapevano chi erano davvero i neonati, le donne, i bambini, i ragazzi che crudelmente uccidevano. Loro odiavano israeliani, uccidevano israeliani, non esseri umani davvero esistenti. Non avevano tempo di mettere attenzione e conoscere le narrative di ciascun essere che uccidevano, torturavano, offendevano. Quella specificità era assorbita nella parola "israeliani". Non uccidevano in modo orrendo esseri umani, ciascuno con una sua narrativa, uccidevano israeliani. Uccidevano un termine. Una parola, non esseri.

Anche i "dicono" 200 (ora sembra molti di più) bambini uccisi dalla reazione israeliana con i bombardamenti su Gaza, non esistono veramente, se non per i loro genitori. Sono solo un numero, 200. Non esiste per Israele attenzione su nessuna delle 200 narrative che da quei 200 morti sgorga come un fiume.

Anche per noi il numero rimane numero e non riusciamo a porre attenzione sugli esseri ai quali si riferisce. E così sulle cose che li riguardano.

L’attenzione – mettere l’attenzione – è l'unica e sola possibilità di risvegliarsi e di scoprire l'esistente.

I nazisti che mandavano nelle docce gli ebrei erano sonnambuli e paradossalmente erano sonnambuli anche gli ebrei che entravano nelle docce. La vita addormentata può essere un incubo feroce.

Si tratta ora di cercare di spiegare perché l'"attenzione" forma la principale o una delle principali barriere al male, perché riguardi e sia un urgente bisogno di ciascun individuo e perché si tratti di un'esperienza morale.

Il legame fra "disattenzione" e "sonnambulismo" e il "male" è per così dire istituzionale e trascendentale. Come Kant scopriva che l'unica conoscenza possibile era quella umana con tutti i limiti imposti dalla natura umana stessa, così è altrettanto rivoluzionario e decisivo riconoscere nell'"attenzione" l'unico meccanismo del "risveglio" e il luogo del passaggio dall'inconoscibilità per l'uomo della realtà ultima delle cose, alla conoscenza dell'esistenza vera delle cose e degli esseri. Dall'ontologia alla morale. Emerge qui la contraddizione del male: "faccio il male che non voglio e non faccio il bene che voglio" (S. Paolo, Lettera ai Romani). Il contenuto è che l'essere umano per sua natura aspira al bene ("non faccio il bene che voglio"), ma vive come un sonnambulo e senza mettere attenzione sugli uomini e le cose (e dunque "faccio il male che non voglio") e il peccato che abita in me, è proprio l'assenza di attenzione, il sonnambulismo, l'ignoranza sulle cose e sugli altri esseri. Questo è il peccato che impedisce il bene. "È questo, ai miei occhi, l'unico fondamento legittimo di ogni morale; le cattive azioni sono quelle che velano la realtà delle cose degli esseri oppure quelle che assolutamente non commetteremmo mai se sapessimo veramente che le cose e gli esseri esistono. Reciprocamente, la piena cognizione che le cose e gli esseri sono reali implica la perfezione. Ma anche infinitamente lontani dalla perfezione possiamo, purché si sia orientati verso di essa, avere il presentimento di questa cognizione; che è cosa rarissima. Non v’è altra autentica grandezza." (Simone Weil, idem).

"Le cose e gli esseri esistono veramente” e, come un sovrumano rimbalzo, l'impossibilità ontologica, divenuta con l'"attenzione" possibilità morale, un esserci nel mondo e torna ad essere una conoscenza ontologica. Gli esseri e le cose sono quelle che esistono veramente. Svelate.

Mentre il risveglio attraverso l'attenzione è proprio di ciascun individuo, alla ricostruzione della forza dell'attenzione, occorre tener presente che l'esito dell'attenzione è il "riconoscimento". "Attenzione" e "riconoscimento" [2] costituiscono una endiade formidabile.

Sono infatti "motore dello spirito" e la loro applicazione da luogo a due itinerari. Entrambi filosofici. Uno per così dire intellettuale che trova il suo esponente principale in Hegel, posto che tutta la "storia" dello spirito per Hegel non è altro che la storia di un "riconoscimento" progressivo, fino alla consapevolezza di sé dello spirito assoluto come razionalità storica (Hegel riteneva che la conclusione di questo processo fosse la Prussia). La ricchezza del pensiero di Hegel rende problematico vederne i limiti. Ma l'altro itinerario dell'endiade "attenzione" e "riconoscimento" è morale appartiene esclusivamente agli individui come individui e l'"altro" è l'individuo: l'essere spirituale incarnato davanti a te ed è questo "altro" che chiede a gran voce, consapevole o meno, il tuo "riconoscimento". È tale riconoscimento dell'individuo come essere spirituale incarnato l'essenza o una qualità importante del religioso ed è in questo riconoscimento ricercato che spiriti liberi si incontrano e si riconoscono nella diversità.

Non sono itinerari contrapposti, alla fine tendono ad unirsi come un "sein" che diviene un "da sein", essere e esserci.

È per tale ragione che l'"attenzione", il "riconoscimento" è l'antidodo al "male". L'endiade impone la realtà degli esseri e delle cose del mondo come veramente esistenti e riconosciuti. È un livello diverso di rapporto che impedisce il male ed è il suono incessante di una sirena che segna il risveglio dell'essere e il tempo della pace. Il male è ignoranza, è sonno, è oblio, è incubo.

Non è una cosa astratta così come non è astratta ogni filosofia che parla al cuore degli uomini.

Si tratta – come abbiamo detto – di un problema "generale" dell'uomo come essere incarnato e la soluzione nell'"attenzione" e nel "riconoscimento" dell'"altro" come superamento dell'odio e del male nella sua forma più piena è un fatto di individui. Qualsiasi categoria o nominazione o nazionalità, per quanto inevitabile o necessaria, contiene la separazione e la lontananza (il sonno, l'oblio) e sposta dall'individuo o dalla cosa l'"attenzione". Il problema allora torna ad essere quello di "israeliani" o "ucraini". Quello che tuttavia come comunità umana nel suo insieme è possibile, per quanto sommamente difficile, riguarda una direzione un modo di porre il problema del male e della guerra. In buona sostanza una filosofia, un atteggiamento esistenziale e morale, perché "anche infinitamente lontani dalla perfezione possiamo, purché si sia orientati verso di essa, avere il presentimento di questa cognizione; che è cosa rarissima. Non v’è altra autentica grandezza.” (Simone Weil, cit.).

Nella terribile vicenda di Hamas e Israele nella quale il male sembra essere insuperabile, si è tuttavia accesa una luce straordinaria. Un'anziana israeliana sequestrata dai miliziani di Hamas portata nella striscia di Gaza, è stata liberata con il marito e consegnata alla croce rossa ai confini con l'Egitto. Ebbene prima di lasciare il miliziano di Hamas travisato che la aveva portata fin lì, si era girata e stringendogli la mano aveva per due volte detto shalom e cioè la pace sia con te. Era attenzione e riconoscimento. Era pace.

Note

 [1] ⬆︎ Letteralmente "tendere verso". Applicazione o concentrazione della mente e dei sensi sulla presenza o nell'attesa di un fatto: fare, prestare a.; attirare, richiamare, distrarre, sviare l'a; destare, suscitare l'a. di qualcuno, richiamarne l'interesse o la curiosità; mettere a. in una cosa, dedicarvisi con cura.
al plurale Premure, cortesie. "lo circuiva con mille a."

 [2] ⬆︎ Riconoscimento s.m.: constatazione dell'identità. Adesione a un fatto in quanto corrispondente a evidenza o verità, e quindi con l'idea implicita di sanzione, di approvazione, di accettazione o anche di ammissione: r. di un diritto; r. di un governo, di un ente pubblico; r. di figli naturali; r. dei propri errori.

Foto Eleanor Roosevelt tratta da Wikimedia

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