Aggiornamento sulla Scuola di Yoga di Buenos Aires

Sezione:
Journal of CESNUR

Alessandro Amicarelli
European Federation for Freedom of Belief (FOB)
alessandro.amicarelliatgmail.com (alessandro[dot]amicarelli[at]gmail[dot]com)

The Journal of CESNUR, Volume 8, Pubblicazione 1, Gennaio—Febbraio 2024, pagg. 62—78.
© 2024 by CESNUR. All rights reserved.
ISSN: 2532-2990 | www.cesnur.net | DOI: 10.26338/tjoc.2024.8.1.3

ABSTRACT: Il 7 dicembre 2023 si è verificato un importante sviluppo nel caso argentino della Scuola di Yoga di Buenos Aires (BAYS). La Corte d'Appello ha annullato il rinvio a giudizio degli imputati rimandando il caso al giudice istruttore, invitandolo a valutare di concerto con le parti le nuove prove emerse. I pubblici ministeri hanno presentato ricorso in Cassazione avverso la sentenza della Corte d'Appello. Il caso della BAYS è paradossale, poiché i pubblici ministeri insistono sul fatto che diverse donne maggiorenni erano state vittimizzate e costrette a prostituirsi dal movimento. D'altra parte, tutte le donne negano di essere vittime e di aver mai esercitato la prostituzione in vita loro. L'articolo ribadisce il ruolo cruciale delle perizie psicologiche forensi che hanno giudicato le donne "normali" e credibili. Sottolinea anche l'opinione dissenziente di uno dei tre giudici d'appello, che avrebbe semplicemente assolto tutti gli imputati e archiviato il caso.

PAROLE CHIAVE: BAYS, Scuola di Yoga di Buenos Aires, PROTEX, lavaggio del cervello, movimento anti-sette in Argentina.

Introduzione

Il 7 dicembre 2023, la seconda sezione della Corte d'Appello Nazionale penale e correzionale dell'Argentina (di seguito "Corte d'Appello") ha emesso tre sentenze nel caso della Scuola di Yoga di Buenos Aires (BAYS) annullando il rinvio a giudizio degli imputati (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023a, 2023b, 2023c). Diciassette membri della BAYS erano stati incriminati per presunta tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, riciclaggio di denaro, contrabbando e associazione a delinquere. La sentenza della Corte d'Appello prevede il rinvio del fascicolo processuale al tribunale di primo grado. Il tribunale è chiamato a esaminare le nuove prove depositate e le eccezioni costituzionali sollevate dalla difesa.

Il Journal of CESNUR ha pubblicato resoconti dettagliati sulla BAYS e sul suo processo a firma di Massimo Introvigne e Susan Palmer (Introvigne 2023a; Palmer 2023). Si tratta di un caso straordinario in cui, sulla base delle accuse di un singolo attivista antisette, i pubblici ministeri dell'unità anti-tratta di esseri umani PROTEX - che hanno sposato in pieno (Introvigne 2023b) l'antiscientifica e screditata teoria del lavaggio del cervello (Introvigne 2022) - sostengono che un certo numero di donne adulte sono state vittimizzate e costrette a prostituirsi e a trasferire i guadagni di tale attività alla scuola di yoga.

Va notato che, senza eccezioni, tutte le donne coinvolte in questo caso, professioniste di mezza età, negano di essere state "vittime" della BAYS e di aver mai esercitato la prostituzione in vita loro. Tuttavia, i pubblici ministeri sostengono la teoria paradossale secondo cui, avendo subito il lavaggio del cervello da parte della BAYS, le donne potrebbero essere state vittime e prostitute senza rendersene conto (Fautré 2023a, 2023b).

Sviluppi recenti

Il 4 luglio 2023 sono stati presentati i rapporti delle perizie psichiatriche e psicologiche effettuate sulle presunte vittime. Lo stesso giorno il giudice istruttore, Ariel Lijo, ha informato la Procura della sua intenzione di chiudere la fase istruttoria del caso. Nei giorni successivi, la difesa ha presentato un ricorso per nullità e un'eccezione di insussistenza del fatto (assenza di reato), con richiesta di assoluzione di tutti gli imputati.

La prima istanza (nullità) verteva sul fatto che la sentenza del giudice di prima istanza di chiudere l'indagine era stata affrettata e arbitraria, poiché non c'era stato alcun dialogo preventivo tra le parti per valutare e discutere la validità e il merito delle perizie. La difesa ha sostenuto che le perizie indicavano l’inesistenza  di vittime della tratta di esseri umani o di altri crimini commessi.

Oltre a questa mancata valutazione di prove fondamentali (richiesta dalla Corte d'Appello in sede di revisione e parziale conferma dei capi d'accusa), la difesa ha sottolineato che lo stesso giudice Lijo, nella sua sentenza del 4 luglio, ha indicato la necessità di valutare e raccogliere prove sul caso.

Ciò era in contraddizione con la chiusura dell'indagine e creava una possibile duplicazione della procedura. Mentre la parte di prove già depositate sarebbe stata utilizzata per il processo, il restante corpo di prove non esaminato rimaneva sotto la valutazione del giudice istruttore.

La seconda istanza presentata, invocando l'eccezione di insussistenza del fatto, affermava che a quel punto l'indagine aveva dimostrato che non era stato commesso alcun reato.

Con tale istanza, i difensori hanno chiesto l'assoluzione dei diciassette imputati e delle restanti persone della BAYS incriminate.

Questo tipo di eccezione può essere sollevata dalla difesa quando, dalla descrizione dei fatti contestati o dall'esame delle prove, risulta evidente la mancanza di un reato. In questa eccezione, la difesa ha affermato che gli esami psicologici e psichiatrici avevano dimostrato, con rigore scientifico e all'unanimità, che le nove donne, identificate nel caso come vittime, erano invece in buono stato di salute mentale, senza indicatori che potessero essere compatibili con traumi legati alla sottomissione mentale o alla schiavitù sessuale. Gli esperti del settore della salute mentale non hanno riscontrato alcun tratto di disturbo nella sfera psicosessuale di queste donne, e una totale assenza di indicatori di vulnerabilità o di qualsiasi caratteristica di sottomissione, dipendenza emotiva, labilità, manipolazione o assunzione di un ruolo meramente passivo nelle loro relazioni interpersonali.

La difesa ha poi precisato che questi rapporti sono stati firmati di comune accordo, senza eccezioni, sia dai periti del corpo medico forense della Corte Suprema di Giustizia della Nazione Argentina (CSJN) sia dai periti della difesa e della Procura della Repubblica (MPF).

Pertanto, la difesa ha affermato che "leggendo le relazioni degli esperti e le loro convincenti conclusioni, si dimostra in modo incontrovertibile e categorico che [queste donne] godono di una normale struttura psichica, con una buona percezione dell'autostima e del concetto di sé, con un livello di integrazione e di inserimento sociale che supera di gran lunga la loro partecipazione alla BAYS, e che, fondamentalmente, non sono state vittime di alcun reclutamento o sfruttamento sessuale". Senza vittime di sfruttamento e senza la prova dell'intenzione di sfruttarle, la difesa ha sostenuto che non esiste il reato di tratta di esseri umani, e quindi l'intera teoria dell'accusa è venuta meno.

Le presunte vittime

I risultati degli esami hanno effettivamente confermato quanto le nove donne avevano detto nelle loro dichiarazioni nella Gesell Chamber (una stanza attrezzata per gli interrogatori di vittime e criminali, condotti da uno psicologo), quando hanno riferito dettagli della loro vita, ad esempio dei buoni rapporti con numerosi parenti e amici al di fuori della BAYS, e che - fino a prima di essere state messe a nudo dai media e di vedere le loro carriere rovinate dalle false informazioni riportate su di loro - svolgevano lavori e attività indipendenti.

Ognuna di loro ha negato con forza qualsiasi coercizione o costrizione a compiere atti sessuali o di altro tipo. Come hanno affermato in numerose occasioni, sono sempre state donne libere e autonome in tutte le loro decisioni. Oltre che nella Gesell Chamber e durante gli esami peritali, hanno affermato questa circostanza in interviste con i media e con i famosi studiosi Massimo Introvigne, Susan Palmer e Holly Folk.

Va considerato che le nove donne hanno dovuto nominare un avvocato per poter fornire informazioni corrette, poiché, nonostante le loro numerose richieste, non sono mai state chiamate a testimoniare dal giudice o dai pubblici ministeri.

Così facendo, ognuna di loro ha potuto inserire nel fascicolo processuale le proprie dichiarazioni, nelle quali ha raccontato e documentato dettagli personali.   È stato anche possibile visualizzare attraverso le fotografie la loro vita personale e gli affetti dei loro familiari e amici negli ultimi decenni. Hanno anche depositato numerosi scritti personali e collettivi, in cui respingevano le accuse e la loro classificazione come vittime, citando la giurisprudenza sui diritti umani delle donne e denunciando il pregiudizio di genere contenuto nelle tesi dei pubblici ministeri. Non solo hanno offerto questi contributi per far luce su questo preoccupante caso, ma hanno anche presentato una denuncia formale contro i procuratori della PROTEX.

Rinvio a giudizio

Le argomentazioni presentate dalla difesa sono state respinte dal procuratore incaricato del caso, Carlos Stornelli, e dal sostituto procuratore della PROTEX, Alejandra Mángano. Il 7 agosto 2023, inoltre, hanno presentato una richiesta di "parziale rinvio a giudizio" dei diciassette imputati. Hanno chiesto, tra l'altro, che due degli imputati siano processati e allo stesso tempo continuino a essere indagati dal tribunale di primo grado. Inoltre, hanno suggerito di continuare a identificare nuove vittime. I problemi già visibili nel titolo della richiesta ("parziale") non erano gli unici, poiché i procuratori hanno continuato a presentare prove nei giorni successivi. Uno di questi elementi era una "estensione della relazione forense" preparata dall'Unità di Medicina Legale della Direzione Generale delle Investigazioni e del Supporto Tecnologico per le Investigazioni Criminali (DATIP è il suo acronimo spagnolo) dopo la loro partecipazione alle valutazioni psichiatriche e psicologiche in qualità di esperti per conto del MPF, datata 17 agosto 2023.

Questo documento si basa e sostiene l'applicazione della teoria pseudo-scientifica del lavaggio del cervello (sotto il nome di "persuasione coercitiva") negli esami delle "vittime delle sette" (chiamate "organizzazioni coercitive": si veda Introvigne 2023b). In questo "rapporto", i funzionari del DATIP hanno dichiarato che, sebbene ciascuno di loro abbia partecipato ad alcuni esami e ne abbia approvato e firmato i risultati - senza eccezioni - in accordo con gli altri esperti, gli effetti psicologici postumi della "persuasione coercitiva" sono visibili solo molto tempo dopo che le vittime hanno smesso di partecipare a "organizzazioni coercitive".

Inoltre, hanno aggiunto, questi effetti sono evidenti solo quando si esaminano le vittime collettivamente e non su base individuale. Per questo motivo, hanno affermato, sebbene queste presunte elaborate tecniche di lavaggio del cervello generino una schiavitù mentale che annulla completamente la percezione di sé, il ragionamento e la volontà delle vittime, combinato con un marcato isolamento sociale, i "normali" esperti forensi non possono notarne gli effetti, in quanto considerati non sufficientemente competenti, e di conseguenza è necessario l'intervento di "personale qualificato", cioè di coloro che sono indottrinati nell'ideologia antisette. Così, dopo un'ampia trattazione scritta basata su bibliografia pseudo-scientifica sul lavaggio del cervello, e senza dettagliare quali fossero gli indicatori concreti che le donne presentavano che fossero così forti da permettere di notare una totale assenza di volontà o di ragionamento logico, hanno concluso che le nove presunte vittime della BAYS erano incapaci di rendersi conto di essere loro stesse vittime a causa del sofisticato lavaggio del cervello e della manipolazione a cui erano state sottoposte per decenni, attraverso le quali il loro sfruttamento era stato portato avanti in modo costante e incessante.

Il documento presentato dal DATIP è stato fortemente criticato dalla difesa per le sue numerose lacune. Uno dei punti critici è che la relazione non rispondeva ai quesiti sottoposti agli esperti, che erano stati discussi tra le parti e stabiliti dal giudice. La relazione alludeva ad astratte e dogmatiche teorie antisette che non si applicavano concretamente ai soggetti della valutazione (le nove donne) e non offriva indicatori specifici per l'analisi dei loro casi specifici. Inoltre, la relazione si riferiva alle nove donne come a un gruppo omogeneo e non valutava ciascuna di loro individualmente. La difesa ha anche sottolineato che gli esperti del DATIP avevano approvato e firmato i risultati degli esami precedenti in accordo con gli altri esperti forensi. Si erano riservati il diritto di presentare osservazioni supplementari, ma non avevano dichiarato di essere in disaccordo con le conclusioni che avevano co-firmato. A questo punto, nella loro nuova relazione contraddicevano le conclusioni precedenti, in netto contrasto con quanto avevano precedentemente concordato e sottoscritto insieme agli altri esperti.

In pratica, il rapporto supplementare del DATIP implicava che alle nove donne era stato fatto un lavaggio del cervello così perfetto da renderle in grado di effettuare a loro volta il lavaggio del cervello agli esperti, compresi quelli del DATIP, che solo dopo diverse settimane si sono resi conto di essere stati ingannati e indotti a firmare conclusioni che non condividevano.

La difesa ha sostenuto che, se i funzionari del DATIP non fossero stati d'accordo con i risultati della perizia, avrebbero dovuto presentare una relazione di dissenso. Questo avrebbe creato la relativa discussione tra tutti i periti, in particolare con quelli del Corpo Medico Legale della Corte Suprema, incaricati dell'analisi.

La difesa ha anche sostenuto che la relazione supplementare del DATIP era stata inserita nel fascicolo processuale dopo la richiesta di rinvio a giudizio firmata dai pubblici ministeri, il che rappresentava una "chiara contraddizione e un'evidente violazione dei diritti". Questo fatto, impedendo il dibattito tra gli esperti e le parti, aveva pregiudicato la garanzia a un giusto processo e difesa nel processo, ai sensi della Convenzione Americana sui Diritti Umani e del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici.

Il rapporto è anche stato ripudiato dalle donne analizzate. Ognuna di loro ha presentato un documento personale in cui esponeva la falsità delle affermazioni, denunciava l'uso di fonti bibliografiche errate e confutava le affermazioni del DATIP con dettagli e racconti della loro vita personale. Hanno inoltre presentato congiuntamente un documento intitolato "Loro esercitano il diritto di essere ascoltate", in cui ribadiscono il loro diritto all'autodeterminazione sostenendo la tesi della difesa.

Nonostante questa forte opposizione della difesa e delle nove donne rappresentate come "vittime", il giudice Lijo ha sostenuto il parere del pubblico ministero. Il 19 settembre 2023, ha firmato un'ordinanza di rinvio a giudizio in cui ha decretato la "chiusura parziale dell'indagine" e, come nel documento del 4 luglio 2023, ha deciso di continuare a raccogliere prove e ricevere testimonianze in relazione ai reati contestati. Infine, ha respinto le istanze della difesa di nullità e insussistenza del fatto.

Reazione all'ordinanza di rinvio a giudizio

A fronte della decisione del giudice istruttore, la difesa ha impugnato il rigetto dell'eccezione di insussistenza del fatto e dell'atto di nullità e, contestualmente, ha presentato un altro ricorso contro il rinvio a giudizio, in cui ha eccepito l'incostituzionalità dell'articolo 352 del codice di procedura penale, che dichiara non appellabile il rinvio a giudizio.

L'appello è stato presentato con la motivazione che la decisione del giudice era arbitraria e precipitosa. La difesa ha sostenuto che l'interpretazione delle prove da parte del giudice è stata stravagante e di parte, e che la decisione era stata emessa immediatamente dopo la produzione di nuove prove fondamentali (i test psichiatrici e psicologici) senza una preventiva discussione e valutazione dei risultati tra le parti. In realtà, la difesa ha affermato che l'ordinanza di rinvio a giudizio faceva solo un generico e breve riferimento ai referti del Corpo medico legale della CSJN e ha sostenuto che questi dovevano essere messi a confronto con tutte le prove presenti nel fascicolo processuale, in particolare con i referti dei professionisti del Programma Nazionale di Soccorso e Sostegno alle Persone Vittime del Crimine di Tratta (PNR, il suo acronimo spagnolo) e del DATIP.

Oltre a ricordare le critiche mosse al rapporto DATIP, la difesa ha aggiunto che il rapporto del PNR era superficiale, incompleto e di parte. Era stato realizzato nel contesto di un blitz in cui gli agenti di polizia avevano commesso crimini dimostrabili (tra cui furti di beni degli imputati e delle presunte vittime e maltrattamenti fisici). In effetti, molte delle donne interrogate in quell'occasione hanno riferito in seguito di essersi sentite coartate dalla polizia e dal personale del PNR, mentre venivano interrogate minacciosamente e costrette a parlare mentre i loro documenti e i loro effetti personali venivano trattenuti. Inoltre, il documento del PNR presentava come possibili vittime solo una delle donne citate nell'ordinanza di rinvio a giudizio, con l'aggiunta esplicita di: "Si precisa che nessuna delle persone intervistate è stata posta sotto la protezione del Programma di Salvataggio". In altre parole, i dati del PNR non supportavano l'ipotesi del giudice.

Inoltre, la difesa aveva evidenziato come il giudice avesse giustificato la sua decisione sostenendo che la Corte d'Appello aveva respinto un ricorso contro le imputazioni nel novembre 2022. Tuttavia, il giudice non aveva tenuto conto del fatto che, in quella stessa occasione, la Corte Suprema aveva chiesto che venisse effettuata una perizia medica per valutare la consistenza delle accuse basandosi su prove scientifiche. La perizia avrebbe dovuto indagare su prove specifiche e precise al fine di determinare se ci fosse stato o meno sfruttamento sessuale. La prova scientifica, sottolineava la difesa, era stata ottenuta. Essa indicava che nessuna delle presunte vittime esaminate presentava indicatori o evidenze di vulnerabilità, tendenza alla sottomissione, cooptazione della volontà o problemi simili. Pertanto, questi risultati contraddicevano sia i rapporti del DATIP che quelli del PNR e indicavano che non era stato provato un singolo caso di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale.

Oltre ai motivi di ricorso, come già detto, la difesa ha sostenuto che l'impossibilità di appellare la decisione del giudice viola il diritto legalmente previsto dal Codice penale di ricorrere a un tribunale superiore per risolvere eventuali contraddizioni tra le parti prima del rinvio a giudizio. La difesa ha sostenuto che "sebbene ci sia stata una doppia conformità in relazione all'accusa, la verità è che questa doppia conformità non è completa nella misura in cui non ci è permesso di far valutare l'efficacia delle prove ottenute dopo l'accusa da un organo superiore al giudice", a maggior ragione quando l'ottenimento di queste prove era stato ordinato dalla Corte d'Appello. Poi, ha aggiunto la difesa, "la questione non può essere sanata in un secondo momento senza grave pregiudizio nei confronti di questa parte, nella misura in cui obbliga i nostri imputati a restare coinvolti in un procedimento giudiziario che si prolungherà nel tempo".

Infatti, ha sostenuto la difesa, "la discussione in sede orale comporta il fatto di ritardare il corso del processo (violando il diritto di essere giudicati entro un ragionevole periodo di tempo) in quanto dovremo discutere il valore di queste prove soltanto durante l'arringa finale".

Questo provoca anche "danni economici derivanti dal fatto che i sequestri ordinati dal giudice stanno seriamente compromettendo il sostentamento dei nostri imputati".

Pertanto, "la revisione successiva non sarà efficace. Potrà, eventualmente, impedire che vengano causati ulteriori danni; ma non sarà in grado di rimediare a tutti i danni causati finora e a quelli che verranno causati fino a quando non verrà presa una decisione sul caso".

La difesa ha ritenuto che l'impossibilità di appellare il rinvio a giudizio fosse contraria alle garanzie del diritto alla difesa in giudizio e del giusto processo, poiché contraddiceva le disposizioni della Convenzione Americana dei Diritti Umani e la giurisprudenza della Corte Interamericana dei Diritti Umani. Quest'ultima aveva stabilito che "ogni individuo sottoposto a procedimento penale ha il diritto di impugnare qualsiasi 'importante provvedimento processuale”. Questo dovrebbe includere anche l'ordinanza di rinvio a giudizio, che è "l'accettazione giurisdizionale, contro la richiesta di rigetto, della richiesta di rinvio a giudizio", che diventa così il passo più importante tra le due fasi del procedimento penale. Pertanto, ha sostenuto la difesa, l'ordinanza di rinvio a giudizio dovrebbe essere considerata un "importante provvedimento procedurale" ai fini della Convenzione, e per questo motivo l'articolo 352 (che ne impedisce l'impugnazione) dovrebbe essere considerato incostituzionale.

Il giudice istruttore ha respinto le argomentazioni e la difesa si è appellata alla Corte d'Appello.

Le sentenze della Corte d'Appello

Il 7 dicembre 2023, la Corte d'Appello ha emesso tre sentenze relative ai ricorsi presentati dalla difesa (due in appello e una in reclamo: Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023a, 2023b, 2023c).

1. Sentenza sull'impugnazione del rigetto dell'azione di nullità e del reclamo sul rigetto del ricorso contro il rinvio a giudizio.

In risposta a questi appelli della difesa, con voto di maggioranza, l'opposizione al rinvio a giudizio e la nullità della chiusura delle indagini sono state accolte dalla Corte d'Appello (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023a, 2023b, 2023c). Nella valutazione di queste questioni, le argomentazioni della difesa sono state analizzate in profondità. La conclusione è stata che il giudice Lijo aveva agito in modo affrettato quando ha concesso un'udienza all'accusa per chiudere l'indagine. Il giudice Martin Irurzun ha sottolineato nel suo parere che, dopo il decreto del 4 luglio, l'attività investigativa è proseguita, poiché l'MPF aveva presentato nuovi elementi e un rapporto aggiuntivo a cui la difesa si era opposta. Ha inoltre indicato che lo stesso magistrato, nel disporre l'archiviazione parziale e il rinvio a giudizio, ha dichiarato che la documentazione e gli archivi elettronici sequestrati erano ancora in fase di analisi e che aveva appena ricevuto i nuovi rapporti dall'MPF. Infatti, l'ordinanza di quest'ultimo giudice è intervenuta solo due giorni dopo il deposito della relazione della DATIP. In altre parole, al momento della sua chiusura, l'indagine non era affatto conclusa. D'altra parte, il giudice Irurzun ha osservato che la valutazione dei risultati peritali da parte del Corpo medico legale del CSJN e degli elementi introdotti dal MPF è avvenuta solo con l'ordinanza di rinvio a giudizio che, come già detto, non è appellabile.  In questo modo, il giudice Lijo ha limitato la possibilità delle parti di commentare l'incidenza o la validità di tali nuovi documenti (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023a, 2-3, 2023c, 1-3).

A sua volta, il giudice Roberto Boico ha chiarito che, secondo la procedura standard, quando emergono nuove prove che incidono sulla situazione processuale dell'imputato dopo un'accusa definitiva, deve esserci la possibilità di un dibattito bilaterale aperto, in conformità con il principio di congruenza e il diritto alla difesa in tribunale.

Ciò è previsto dalla legge e, per questo motivo, è previsto che l'atto d'accusa possa essere mutevole in tali circostanze e possa essere modificato d'ufficio. Ha spiegato che in questo modo, come garanzia, viene istituito uno "strumento processuale di tipo dialogico" prima della chiusura delle indagini, che consente alle parti di discutere e mettere in dubbio gli aspetti probatori che possono influire sulla situazione dell'imputato. Pertanto, secondo lui, la preclusione della possibilità di discussione di fronte a nuove prove è in contrasto con la legge, poiché se così fosse il rinvio a giudizio dovrebbe logicamente essere appellabile per salvaguardare i diritti della difesa (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023c, 12).

Nel caso specifico oggetto della denuncia, Boico ha sottolineato che la necessità di una discussione bilaterale era evidente, dato che il 4 novembre 2022 "in sede di revisione dell'atto di accusa, la maggioranza del tribunale che l'ha confermato ha ritenuto che fosse necessario esaurire diversi procedimenti probatori pendenti, in particolare quello che si riferisce alle perizie/dichiarazioni rese nella Gesell Chamber dalle presunte vittime". Questa prova è stata indicata come pendente dall'organo giudiziario di revisione, e questa circostanza rende ancora più percepibile il dibattito che non ha avuto luogo" (Sala 2 della Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023c, 12).

Pertanto, il magistrato ha affermato che l'ordinanza di rinvio a giudizio non è la sede appropriata per valutare nuove prove che non sono state debitamente discusse nelle precedenti istanze processuali. Ha quindi concluso che "il reclamo sollevato in questa sede è ammissibile nella misura in cui la difesa richiede, e giustamente, la possibilità di un riesame per gli aspetti che non è stata in grado di contestare/discutere con l'accusa" (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional.

Infine, Boico ha concordato con Irurzun che lo stesso giudice Lijo, nella sua ordinanza di rinvio a giudizio, ha ordinato di proseguire con la ricezione di dichiarazioni e la produzione di prove sui fatti oggetto di indagine. Questa situazione era in contrasto con l'azione di chiusura della fase investigativa e dimostrava che il decreto emesso il 4 luglio 2023 non era fondato (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023c, 14-6).

Di conseguenza, la maggioranza ha deliberato di dichiarare nullo l'atto con cui la Procura è stata sentita per la chiusura delle indagini (4 luglio 2023) e tutti gli atti che ne sono derivati, nonché di affidare al giudice l'esame e la trattazione delle argomentazioni avanzate dalle parti in merito alla validità o meno dei nuovi elementi presentati. Il giudice Lijo è stato inoltre incaricato di trattare le obiezioni di natura costituzionale introdotte dalla difesa: il diritto alla libertà di scelta, alla libertà di pensiero e alla libertà di religione o di credo.

2. Sentenza sull'appello del rigetto dell'eccezione per insussistenza del fatto.

Nell'eccezione per insussistenza del fatto, come già accennato, la difesa ha sostenuto che i fatti indagati non costituivano reato perché i periti medici (psichiatrici e psicologici) hanno dimostrato scientificamente che non sono state individuate vittime di tratta di esseri umani. Questo, unitamente alla fragilità delle argomentazioni dell'accusa, ha comportato l'assoluzione di tutti gli imputati. In merito a queste argomentazioni, dopo aver revocato il rinvio a giudizio, la Corte d'Appello ha deciso a maggioranza di ordinare al giudice Lijo di riesaminare l'eccezione di insussistenza del fatto una volta ottemperate le ordinanze precedenti.

È interessante esaminare il parere del giudice Eduardo Farah, che in dissenso dai suoi due colleghi, ha votato per l'assoluzione di tutti gli imputati (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023a, 3-45).

Nel suo parere, il giudice Farah ha fatto una dettagliata revisione del suo precedente voto nel novembre 2022, in occasione del ricorso contro i capi d'accusa, in cui ha valutato le difficoltà e i rischi di giudicare decisioni private e intime in relazione alle credenze religiose e spirituali degli individui, che sono protette dalla Costituzione argentina e dai patti internazionali che il Paese ha firmato e ratificato. Pertanto, ha osservato il magistrato, "l'oggetto processuale di questo caso tocca - a mio parere - questioni molto delicate che riguardano principi e diritti essenziali del nostro modello costituzionale" (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023a, 5).

La posta in gioco, ha scritto il giudice Farah, è costituita da "libertà come quelle di autodeterminazione, di espressione delle idee, di culto, di associazione per scopi utili, di insegnamento e apprendimento, e quelle contenute negli articoli 14 e 19 della Costituzione nazionale e in diverse disposizioni della Dichiarazione Americana dei Diritti e Doveri dell'Uomo, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici" (Sala 2 della Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023a, 5).

Dopo di che, il giudice Farah ha sottolineato le carenze probatorie che aveva indicato in quell'occasione e ha nuovamente menzionato la lacunosità del rapporto prodotto dal PNR con pochissime informazioni, in cui venivano fatte alcune affermazioni sulla sottomissione psicologica delle "vittime" presumibilmente praticata dalle "sette", che a suo parere non erano convincenti. Ha poi elaborato una valutazione dettagliata delle perizie mediche e ha tenuto conto della partecipazione attiva delle presunte vittime, che hanno costantemente sostenuto la posizione della difesa. Come ha spiegato, tutte le dichiarazioni delle nove donne sono state coerenti nel tempo ed enfatiche nell'affermare la loro autodeterminazione e la loro collera per la qualifica di vittime che era stata loro imposta dai pubblici ministeri e dal giudice.

Sulla base di questa analisi, il giudice Farah ha osservato che le presunte vittime non mostravano sintomi o segni di disturbi o alterazioni psicopatologiche, né disturbi psicotici o deficit intellettivi. Ha aggiunto che "non c'erano sintomi compatibili con lo stress post-traumatico o indicatori di traumi legati alla sottomissione o alla schiavitù sessuale o a qualsiasi forma di 'depersonalizzazione' o 'lavaggio del cervello', come sostenuto nelle accuse presenti nel fascicolo processuale" (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023a, 42).

Pertanto, ha concluso, era possibile affermare che le facoltà mentali di queste donne erano normali. D'altra parte, il giudice ha concluso che l'appartenenza e la partecipazione delle presunte vittime alla BAYS è sempre stata volontaria e che ciò non ha impedito o pregiudicato la loro piena integrazione sociale.

Inoltre, il giudice Farah ha sottolineato che non sono stati individuati indicatori di vulnerabilità o altre situazioni che permettano di sostenere che le donne fossero state manipolate, indebitamente influenzate o controllate. Il magistrato ha anche affermato che queste conclusioni si riflettevano nell'impressione che aveva ricavato dalle dichiarazioni rese dalle presunte vittime nelle udienze tenutesi davanti al tribunale, "in cui negavano enfaticamente di essere state vittime della tratta o di qualsiasi imposizione a fare, non fare o tollerare qualcosa contro la loro volontà". Hanno difeso i propri ideali e le proprie scelte di vita, proprio come avevano fatto nelle loro dichiarazioni rese nella Gesell Chamber" (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023a, 43). Tutto ciò ha portato Farah a escludere che le testimonianze delle nove donne nel caso potessero essere squalificate su basi scientifiche.

Sulla base di queste valutazioni, il giudice Farah ha ritenuto che la rivelazione di questioni private delle nove donne riguardanti la loro personalità, la loro intimità e le loro scelte di vita fosse "più che sufficiente per escludere la necessità di ulteriori indagini, interrogatori o molestie in futuro, cosa che ribadisco sulla base dell'impressione che ho raccolto dalle dichiarazioni rese da queste persone nelle udienze tenute davanti alla Corte" (Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina 2023a, 43).

Per questi motivi, quindi, con il suo voto ha proposto di revocare la sentenza impugnata, di accogliere l'eccezione presentata e di respingere le accuse contro tutti gli imputati in relazione ai fatti per i quali sono stati indagati e perseguiti.

Conclusione

Il 22 dicembre 2023, i pubblici ministeri hanno presentato ricorso in Cassazione avverso la sentenza della Corte d'Appello.

A meno che il ricorso in Cassazione non venga accolto, la conseguenza concreta delle sentenze di cui sopra sarà il rinvio del fascicolo processuale al giudice di prima istanza, Ariel Lijo, affinché possa valutare adeguatamente le prove raccolte finora, con particolare riferimento agli esami psichiatrici e psicologici delle presunte vittime eseguiti dagli esperti del Corpo medico legale della Corte Suprema. Inoltre, il giudice Lijo è stato invitato a riesaminare l'eccezione di insussistenza del fatto presentata dalla difesa e le obiezioni di natura costituzionale da essa sollevate. Queste circostanze potrebbero portare a una rivalutazione dei capi d'accusa emessi e della situazione processuale degli altri imputati che hanno fornito dichiarazioni e prove documentali e che non hanno ancora ricevuto una risposta da parte dell'accusa o del giudice. In caso di sentenza sfavorevole agli imputati, la difesa può ricorrere nuovamente in appello per ottenere una revisione da parte del tribunale di grado superiore prima di arrivare alla fase processuale.

Appendice: Cronologia degli eventi recenti

8 settembre 2022. Il giudice Lijo pronuncia diciannove rinvii a giudizio.

4 novembre 2022. La Corte d'Appello conferma parzialmente 17 rinvii a giudizio (revocando alcuni capi d'imputazione in 10 di essi), giudica non fondati gli altri due, ordina il rilascio di tutti i detenuti e sollecita il giudice Lijo a sentire le presunte vittime e soprattutto a condurre test psicologici e psichiatrici.

4 luglio 2023. Si conclude l'esame peritale delle presunte vittime, con risultati firmati di comune accordo da tutti i periti intervenuti della Corte Suprema di Giustizia della Nazione e dai periti nominati dalle parti (i periti nominati dal MPF aggiungono al loro accordo la clausola "Ci riserviamo il diritto di ampliare"). Il giudice Lijo fissa un'udienza per i procuratori per concludere l'indagine.

7 luglio 2023. La difesa presenta un'eccezione per insussistenza del fatto (assenza di reato). Presenta anche un'azione di nullità (chiedendo l'annullamento dell'udienza del 4 luglio).

7 agosto 2023. Il pubblico ministero presenta la richiesta di parziale rinvio a giudizio.

15 agosto 2023. La difesa si oppone al rinvio a giudizio e propone nuove prove. I difensori presentano articoli scientifici e giornalistici. Allegano una lettera di dodici ONG (Bitter Winter 2023) che esprimono preoccupazione. Commentano i risultati delle perizie forensi. Spiegano che le cosiddette "cure del sonno" praticate dalla BAYS, che i pubblici ministeri consideravano un sinistro mezzo di lavaggio del cervello, sono procedure normali e addirittura di moda, con tanto di pubblicazioni al riguardo. Dichiarano che molte altre persone che avevano chiesto di essere ascoltate, così come persone in grado di fornire informazioni chiave come i clienti delle società sotto inchiesta, non sono state chiamate a testimoniare. Presentano le testimonianze scritte di oltre cinquanta persone e criticano dettagliatamente le argomentazioni dell'accusa, mettendo in dubbio la veridicità e la coerenza delle conclusioni presentate.

17 agosto 2023. Le nove presunte vittime depositano una memoria per opporsi al rinvio a giudizio. I pubblici ministeri depositano una "relazione supplementare", preparata dai loro periti (DATIP), in cui sostengono che le nove donne sono oggetto di "persuasione coercitiva".

dal 21 al 27 agosto 2023. Le nove presunte vittime presentano diverse memorie che criticano fortemente il "rapporto supplementare" del DATIP.

19 settembre 2023. Il giudice Lijo firma l'ordinanza di rinvio a giudizio per i diciassette imputati. Allo stesso tempo, respinge l'eccezione di insussistenza del fatto e la domanda di nullità della difesa.

dal 21 al 25 settembre 2023. I difensori impugnano il rigetto dell'eccezione di insussistenza del fatto e della domanda di nullità. Inoltre, impugnano l'ordinanza di rinvio a giudizio e chiedono la dichiarazione di incostituzionalità dell'art. 352 c.p.p. che stabilisce il divieto di impugnazione del rinvio a giudizio.

26 settembre 2023. Il giudice Lijo trasmette alla Corte d'Appello i ricorsi per nullità e insussistenza del fatto.

2 ottobre 2023. Il giudice Lijo respinge il ricorso contro il rinvio a giudizio e l'incostituzionalità dell'articolo 352. La difesa lo ripresenta in un reclamo davanti alla Sezione 2 della Corte d'Appello.

7 dicembre 2023. La Corte d'Appello dichiara la nullità del decreto di chiusura delle indagini preliminari e il conseguente rinvio a giudizio degli imputati e rimanda il caso al giudice Lijo. In un'opinione dissenziente, il giudice Farah afferma di ritenere che tutti gli imputati debbano essere assolti e il caso chiuso, mentre gli altri due giudici sostengono che la questione dell'assenza di reato non può essere affrontata fino a quando non sarà discussa la validità o meno dei nuovi elementi presentati.

22 dicembre 2023. I pubblici ministeri presentano ricorso in Cassazione avverso la decisione della Corte d'Appello del 7 dicembre.

Riferimenti

Nota: mi sono basato anche su una raccolta di documenti processuali che gli avvocati dell'imputato mi hanno gentilmente permesso di consultare.

Bitter Winter. 2023. “Freedom of Religion or Belief: Concern About Ill-Founded Accusations of Trafficking in Argentina—A Letter to the Argentinian Authorities.” September 26. Accessed December 25, 2023. https://bit.ly/3PRc9Y7.

Fautré, Willy. 2023a. “Anti-Cult Repression in Argentina 1. PROTEX and Pablo Salum.” Bitter Winter, August 16. Accessed December 25, 2023. https://bit.ly/3ve6ELm.

Fautré, Willy. 2023b. “Anti-Cult Repression in Argentina 2. Salum, PROTEX, and the Buenos Aires Yoga School.” Bitter Winter, August 17. Accessed December 25, 2023. https://bit.ly/48gdLBB.

Introvigne, Massimo. 2022. Brainwashing: Reality or Myth? Cambridge: Cambridge University Press.

Introvigne, Massimo. 2023a. “The Great Cult Scare in Argentina and the Buenos Aires Yoga School.” The Journal of CESNUR 7(3):3–32. DOI: 10.26338/tjoc.2023.7.3.1.

Introvigne, Massimo. 2023b. “Argentina: Government Promotes the Pseudo- Scientific Theory of Brainwashing.” Bitter Winter, August 29. Accessed December 25, 2023. https://bit.ly/41RPJe1.

Palmer, Susan J. 2023. “From Cults to Cobayes: New Religions as ‘Guinea Pigs’ for Testing New Laws. The Case of the Buenos Aires Yoga School.” The Journal of CESNUR 7(4):3–24. DOI: 10.26338/tjoc.2023.7.4.1a.

Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina. 2023a. “CFP 7962/2021/56/CA29 BARNEIX, Susana y otros s/falta de acción Juzgado 4 – Secretaría 8.” December 7.

Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina. 2023b. “CFP 7962/2021/57/CA30 PERCOWICZ, Juan y otros s/nulidad Juzgado 4 – Secretaría 8.” December 7.

Sala 2 de la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Criminal y Correccional Federal de Argentina. 2023c. “Sala II – CFP 7962/2021/59/RH2 FRYD TREPAT, Daniel y otros s/queja Juzgado 4 – Secretaría 8.” December 7.