La libertà di credo e chi la ostacola

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Massimo Introvigne

Intervista al prof. Massimo Introvigne

Questa intervista nasce da un incontro tra il prof. Massimo Introvigne, Sociologo delle Religioni, e il segretario di FOB, prof. Silvio Calzolari, avvenuto durante il recente convegno scientifico sull’Anateismo, tenutosi a Torino, presso Palazzo Lascaris, l’1 e il 2 dicembre scorsi, in cui entrambi erano relatori.

FOB: Professore, leggendo il suo recente articolo “The Fear of the Occults and Politics” si comprende che la paura dell’occulto, spesso ingenerata da informazioni scorrette, talvolta dà origine a campagne assurde, come ad esempio quella contro Halloween. Secondo lei è maggiormente frutto di ignoranza o di malafede?

Preferirei non usare giudizi di tipo morale, di per sé estranei alle scienze sociali. I “panici morali” come quello relativo ad Halloween si diffondono sfruttando le paure diffuse nel corpo sociale. Naturalmente, non si diffondono da soli: ci sono “imprenditori morali” che li alimentano per i loro fini. Nel caso di Halloween tutto nasce da un militante storico del fondamentalismo protestante, il californiano Jack Chick (1924-2016), che sono stato fra i pochi studiosi a intervistare personalmente. Benché Chick considerasse anche la Chiesa Cattolica come satanica, in Italia le sue tesi strampalate su Halloween – una festa che ha in realtà un’origine cattolica – sono state riprese soprattutto da sacerdoti cattolici esorcisti.

FOB: La paura dell’occulto non è dissimile dalla paura di ciò che è diverso, non comune, come le esperienze spirituali o esoteriche non tradizionali. La paura delle “sette” o dei “santoni”, che taluni “esperti” denunciano come un’emergenza sociale.Anche questa paura viene generata dalla disinformazione?

La paura dell'occulto – che talora, appunto, vede l’occulto anche dove non c’è – è certamente parte di una più generale paura di tutto quanto appare “diverso” o “straniero”. Vale anche per la paura delle “sette”, che peraltro nella sua versione moderna ha una storia che inizia negli anni 1960 con la formazione dei primi movimenti anti-sette negli Stati Uniti. Intendiamoci: i panici morali non inventano i problemi, li amplificano. Certamente alcune cosiddette “sette” si sono rese responsabili di gravi crimini. I movimenti anti-sette hanno generalizzato considerazioni valide per una percentuale molto piccola di nuovi movimenti religiosi a centinaia o migliaia di gruppi, nella loro grande maggioranza forse “strani” agli occhi dell’opinione pubblica e dei media, ma che non commettono alcun reato.

FOB: Nel suo articolo parla della Squadra Anti Sette (S.A.S.) e del suo anomalo referente privilegiato, don Aldo Buonaiuto, gestore del servizio “Numero Verde Anti-Sette Occulte”. Cosa pensa del fatto che il Ministero dell’Interno abbia scelto come referente un prete cattolico, ovvio portatore di un conflitto di interessi?

Di per sé non avrei problemi con un prete cattolico, o un monaco buddhista, se si trattasse di una persona con una vera competenza in materia di nuovi movimenti religiosi, e di qualcuno capace di mettere tra parentesi il suo ruolo di sacerdote nel momento in cui si esprime come studioso o esperto. La storia della sociologia delle religioni in Italia comprende, fino ai giorni nostri, numerosi sacerdoti che hanno studiato e insegnato questa materia in modo obiettivo e senza alcun pregiudizio. Non mi sembra però che sia questo il caso di don Aldo Buonaiuto, che nei suoi scritti non tenta neppure di presentarsi come uno studioso neutrale, né prescinde dai giudizi di valore, ma si esprime come critico militante delle “sette”. Anche questa attività, naturalmente, è protetta dalle garanzie costituzionali della libertà di pensiero e di espressione. Ma il fatto che un personaggio di questo genere sia impiegato come consulente dalla polizia costituisce certamente un’anomalia.

FOB: Quanto è attendibile questo referente della S.A.S. che, agendo addirittura come ausiliario di P.G. nell’indagine sugli inesistenti “Angeli di Sodoma”, era giunto a scrivere di “atti di cannibalismo su bambini”, “ragazze stese sopra dei loculi durante un rito di iniziazione”, “ragazze che si infliggono tagli e che succhiano il sangue del Reverendo”, fatti che poi si sono dimostrato completamente fasulli e frutto di fantasie?

Come vede, tutto questo non attiene al fatto che don Buonaiuto sia un prete o un laico, un cattolico o un ateo, ma alla sua competenza professionale. Non solo la vicenda dei presunti Angeli di Sodoma, ma anche i suoi libri a mio avviso permettono di concludere che ci troviamo di fronte a un militante, non a uno studioso. Naturalmente don Buonaiuto potrebbe sostenere che anch’io, e tanti miei colleghi, siamo “militanti”, nel nostro caso in favore della libertà religiosa delle cosiddette “sette”. La differenza però è che io, come altri studiosi accademici, ho al mio attivo centinaia di pubblicazioni su riviste internazionali, o presso case editrici accademiche, che le sottopongono al vaglio rigoroso della “peer review”, cioè alla recensione anonima da parte di colleghi universitari. Con tutto il rispetto, mi pare che questo appunto manchi nel curriculum di don Buonaiuto.

FOB: A prescindere dall’attendibilità del suo referente, a suo giudizio non ravvisa un contrasto tra l’esistenza di una Squadra Anti Sette, una sorta di polizia della religione, e i diritti sanciti dalla Costituzione in materia di libertà di credo?

Ho avuto modo di leggere la circolare istitutiva della Squadra Anti Sette. È un documento molto singolare. A una prima lettura sembra che la Squadra debba occuparsi solo di satanismo, o meglio come si legge di “magia, stregoneria, spiritismo, cannibalismo, vampirismo” che sarebbero responsabili di “gravissimi crimini quali omicidi, stragi, violenze sessuali”. A parte il cenno bizzarro al “cannibalismo e vampirismo”, sarei interessato a conoscere quanti e quali gruppi di “magia, stregoneria e spiritismo” si siano resi responsabili di “omicidi, stragi e violenze sessuali”. Nello stesso satanismo, al di là della tragedia delle Bestie di Satana in Italia, i casi di omicidi non sono frequenti. Ma da questi casi molto particolari la circolare si allarga fino a prospettare una nuova categoria, ignota al codice penale, di “reati esoterico-religiosi”, predisposta per giustificare indagini della Squadra Anti Sette su gruppi che nulla hanno a che fare con il satanismo o la stregoneria. Nel 2015, rispondendo a critiche rivolte all’esistenza della Squadra Anti Sette, la delegazione italiana all’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) ha affermato che la Squadra è stata istituita per combattere le “sette sataniche”, che non sarebbero protette dalla libertà di religione. A parte il fatto che nel caso dei Bambini di Satana la magistratura italiana ha stabilito che anche un gruppo satanista, finché non commette reati comuni, è in effetti protetto dal principio di libertà di religione, nei casi emersi pubblicamente di cui la Squadra Anti Sette si è occupata i gruppi inquisiti non avevano niente a che fare con il satanismo.

FOB: A questo proposito, come considera l’anomalia tutta italiana che da sempre vede gli “affari di culto” come una materia da Ministero dell’Interno, piuttosto che una questione di Cultura o Grazia e Giustizia?

Si tratta di un residuo di vecchie mentalità che consideravano le minoranze religiose anzitutto un problema di polizia. Ma, per fortuna, i prefetti che negli ultimi anni si sono occupati di minoranze non cattoliche presso il Ministero dell’Interno hanno sempre dato prova di competenza, imparzialità e vera dedizione alla causa della libertà religiosa.

FOB: Oltre che il già citato “Numero Verde Anti-Sette Occulte”, esistono in Italia alcune altre associazioni cosiddette “anti-sette” che collaborano con la S.A.S. e diffondono “l’allarme sette”. Ad esempio la barese CeSAP (Centro Studi sugli Abusi Psicologici, fondata dalla psicologa Lorita Tinelli e presieduta oggi dallo psicoterapeuta Luigi Corvaglia), la riminese FAVIS (Familiari delle Vittime delle Sette, fondata dall’ex ragioniere Maurizio Alessandrini, il cattolico GRIS (Gruppo di Ricerca e di Informazione Socio-religiosa, con sede centrale a Bologna) e la ARIS Toscana (presieduta dal vigile urbano Mario Pierotti). Quanto sono attendibili le notizia diffuse da questi esperti auto-proclamati?

Sarebbe interessante uno studio sistematico di questi gruppi, che non sono tutti sullo stesso piano. Per me però il problema è più generale. I movimenti anti-sette, come accennavo, hanno una finalità militante, non di studio o informativa. I media e tanto più le autorità pubbliche dovrebbero tenerne conto, e non considerarli come fonti di informazione imparziale. È certamente possibile che gli studiosi accademici di nuovi movimenti religiosi abbiano, come avviene in molti altri campi, qualche pregiudizio favorevole verso i gruppi oggetto del loro studio. Tuttavia, quando vengono pubblicati, i loro studi hanno passato il vaglio di un sistema di controlli complesso, il che non li rende certamente infallibili: ma altrettanto certamente sono più attendibili della letteratura polemica prodotta dai militanti anti-sette.

FOB: I rappresentanti di queste associazioni sono i principali sostenitori della necessità di reintrodurre nel nostro ordinamento il reato di plagio. Da anni amplificano ogni minima notizia, anche le più improbabili, per convincere opinione pubblica e politici. Spesso, come nel caso Arkeon da lei citati, hanno contribuito a gogne mediatiche che si sono sviluppate in gravi persecuzioni giudiziarie. Come giudica il loro operato e come pensa si svilupperà nel prossimo futuro questo scenario?

Sul plagio ho scritto parecchio, denunciando un curioso equivoco. I militanti anti-sette parlano di un “vuoto legislativo” lasciato dalla sentenza del 1981 della Corte Costituzionale che ha eliminato il reato di plagio dal nostro ordinamento. Questo sarebbe vero se la Corte avesse detto che sì, il plagio esiste, ma la normativa che lo incriminava era incostituzionale e andava riformata. In realtà, a leggerla bene, la sentenza del 1981 afferma invece che il plagio non esiste. È un reato immaginario, la cui esistenza non trova riscontro nella letteratura scientifica. Quella sentenza è un’eccellenza italiana. Anticipa conclusioni cui gli Stati Uniti sarebbero arrivati solo nel 1990 con la sentenza Fishman, dove si afferma a sua volta che il lavaggio del cervello (brainwashing) è una categoria ideologica e non scientifica. Il verdetto delle scienze sociali non è cambiato. Si può certo studiare seriamente come operano l’influenza o la propaganda in materia religiosa – sia nelle grandi religioni sia in quelle più piccole – ma il “lavaggio del cervello” o il “plagio” non esistono, e oggi funzionano come slogan per discriminare chi la pensa diversamente dalla maggioranza.

Il caso Arkeon è molto interessante. A chi lo studia viene il dubbio che lo scopo principale perseguito dalla Squadra Anti Sette e dai movimenti anti-sette coinvolti non fosse neppure quello di colpire un piccolo movimento religioso ma si volesse invece disturbare e possibilmente incriminare un’eccellente studiosa, Raffaella Di Marzio, colpevole di non credere alle narrative allarmistiche su Arkeon diffuse dagli oppositori militanti. In realtà, lo scopo era un altro. Raffaella Di Marzio era passata da una partecipazione attiva ai movimenti anti-sette a un atteggiamento più aperto – anche se ancora in qualche misura critico – nei confronti dei nuovi movimenti religiosi, e molto critico nei confronti dell’ambiente anti-sette italiano. Dunque si trattava di una “apostata” che bisognava colpire per dare un esempio. Alla fine la montagna ha partorito un topolino e le accuse contro la Di Marzio sono cadute, ma la vicenda mostra come il movimento anti-sette, che considera degli eroi gli “apostati” che hanno lasciato le “sette”, non tollera invece alcuna apostasia dalle proprie organizzazioni.

FOB: La maggior parte delle associazioni “anti-sette” appena citate, sono corrispondenti della associazione francese FECRIS (Fédération Européenne des Centres de Recherche et d’Information sur les Sectes). È ormai documentato che questa federazione è finanziata dal governo francese. Considerato tutto questo e il fatto che l’attività principale di questa rete di “anti-sette” è quella di mettere in discussione l’applicazione della libertà di credo ai gruppi da loro invisi e considerati “sette”, come vede il fatto che alla FECRIS sia stato concesso il participatory status dal Consiglio d’Europa?

Se è per questo anche il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite ha concesso nel 2009 lo special consultative status alla FECRIS. Questi status si acquisiscono con una buona gestione delle domande, sostenuta da consulenti esperti, e con l’appoggio di qualche governo. Il sistema funziona così. Piuttosto che prendersela con il Consiglio d’Europa o l’ECOSOC, le ONG amiche della libertà religiosa dovrebbero cercare di ottenere il medesimo status. Quanto alla FECRIS, mi pare che questo coordinamento europeo della militanza anti-sette stia spostando il centro delle sue attività e del suo sostegno pubblico dalla Francia alla Russia, un Paese dove la libertà religiosa delle minoranze è fortemente limitata. La FECRIS ha certamente la sua convenienza nel rapporto con le autorità russe e di altri Paesi dell’Est, ma ha dovuto imbarcare, e attribuire anche ruoli dirigenti, a esponenti anti-sette dell’Est europeo responsabili di eccessi grotteschi. Basterebbe citare il russo Alexander Dvorkin, che è diventato vicepresidente della FECRIS: un personaggio con cui ho avuto a che fare in anni lontani, e le cui dichiarazioni su diversi nuovi movimenti religiosi sono così clamorosamente disinformate che farebbero sorridere, se i suoi legami con ambienti che godono di notevole potere in Russia non lo mettessero in condizione di causare notevoli sofferenze a persone innocenti. Penso che alla fine questo minerà gravemente la credibilità della FECRIS, se mai ne avesse avuta una.