Materiali della conferenza internazionale del 23 ottobre 2017, Seul, Corea del Sud
La maggior parte dei paesi in cui sono ancora presenti i regimi comunisti, sta lottando contro la repressione dei diritti umani e della libertà religiosa. Il sito https://www.rphrr.org è dedicato alla raccolta di testi e immagini della riuscita conferenza Persecuzione Religiosa e i Diritti Umani dei Rifugiati, organizzata dalla Citizens’ Coalition for Human Rights of Abductees and North Korean Refugees (CHNK) (Coalizione dei Cittadini per i Diritti Umani delle Vittime di Rapimenti e dei Rifugiati della Corea del Nord) e da Human Rights Without Frontiers (HRWF) a Seul, Corea, il 23 ottobre 2017.
La conferenza si è concentrata sulla questione dei profughi nordcoreani in Cina e sui rifugiati cinesi in fuga dalla persecuzione religiosa e richiedenti asilo in Corea del Sud e altrove. È stato anche presentato uno studio sui rifugiati della Chiesa di Dio Onnipotente (Church of Almighty God), duramente perseguitati in Cina, che richiedono lo status di rifugiati in Corea del Sud e in altri paesi, mentre dei testimoni che hanno sperimentato personalmente la persecuzione hanno raccontato la loro storia.
Tra i relatori intervenuti alla Conferenza c’era il Professor Massimo Introvigne, sociologo italiano, la Signorina Rosita Šorytė, una diplomatica lituana attualmente nel suo anno sabbatico, il Signor Nam Kwang Kyu, professore di ricerca presso l’Università della Corea e il signor Kim Tae San, ex- diplomatico della Corea del Nord presso la Repubblica Ceca. La conferenza ha invitato le organizzazioni internazionali, quelle per i diritti umani e gli Stati a garantire la fedele attuazione delle disposizioni del diritto internazionale relative alle richieste dei rifugiati per motivi religiosi, troppo spesso ignorate sia in Corea del Sud che altrove nel quadro di un clima generale di sospetto e intolleranza nei confronti dei rifugiati. I richiedenti asilo, perseguitati a causa della loro religione, vivono in una situazione drammatica, sono altresì a rischio di nuove persecuzioni o, addirittura, di morte se dovessero essere rimandati nei loro paesi, e meritano la solidarietà senza riserve della comunità internazionale.