Il giorno 11 febbraio 2015 il processo contro il gruppo MISA Yoga in Romania si è concluso con la completa assoluzione dei 21 imputati. Il gruppo, fondato dal rifugiato politico Gregorian Bivolaru, che era stato duramente perseguitato durante il regime di Ceausescu, aveva subito una violenta campagna nell’ambito della “Operazione Cristo”, iniziata nel 2004 con un raid della polizia che aveva sconvolto i rappresentanti di varie nazioni europee, e di ONG come Amnesty International, per via delle scioccanti violazioni dei diritti umani ai danni del gruppo. La sentenza rumena giunge dopo dieci anni di sofferenza per i membri di MISA, rappresentata dai media come una “setta” dedita al traffico di esseri umani e ad altri reati gravi, e di polemiche a livello internazionale.
Il contributo delle ONG a sostegno del gruppo è stato fondamentale: fra queste spicca Soteria International, associazione membro di FOB (European Federation for Freedom of Belief) e la stessa Federazione che, in sede dibattimentale, ha messo a disposizione della difesa una memoria in cui veniva confutata la definizione di “setta” attribuita, da un consulente dell’accusa, all’associazione MISA Yoga. Lo sforzo comune delle diverse ONG, tra cui anche Layms, un altro membro di FOB, ha consentito alla difesa di presentare in sede di dibattimento documenti schiaccianti.
Tra gli altri, anche la ricostruzione di Raffaella Di Marzio e Camillo Maffia, membri del Comitato Direttivo di FOB, i quali avevano presentato all’attenzione della Commissione diritti umani del Senato delle riflessioni in merito alla vicenda MISA in Romania e Italia in seguito al side-event in sede OSCE/ODIHR del 26 settembre 2013 a Varsavia, “Institutional Discrimination and Stigmatisation of Religious and Spiritual Minorities; Italy and Romania”, organizzato dalla stessa Soteria, al quale avevano partecipato insieme al presidente di Human Rights Without Frontiers Willy Fautré, il praticante yoga Dan Spatariu, l’attivista Roberta Rendina e il senatore radicale Marco Perduca, anch’egli oggi membro del Comitato Scientifico di FOB.
Lì, parallelamente alla vicenda rumena si era approfondita la gravità della situazione italiana, che ha ricevuto tre raccomandazioni in merito alla gravità delle violazioni della libertà religiosa rappresentate, a giudizio delle ONG, dalle attività della Squadra Anti-Sette della Polizia di Stato, problema messo a fuoco in quella stessa sede l'anno successivo in relazione al caso Ananda Assisi, un altro gruppo yoga accusato di essere una pericolosa “setta” e assolto da tutte le accuse dopo anni d’indagini, sofferenze e gogna mediatica.
Il caso MISA Yoga ha infatti avuto un’appendice anche in Italia, in seguito alle indagini della Squadra Anti-Sette, con una campagna dai toni molto forti. Per ora della vicenda italiana, nonostante il clamore mediatico e l’impatto dei blitz e dei raid sui membri del gruppo nel dicembre 2012, non si sa nulla: certo la conclusione del processo rumeno deve far riflettere sulla rapidità con cui l’accusa arbitraria di essere “setta” può abbattersi su un movimento religioso o spirituale, e sulla credibilità delle accuse nei confronti di MISA Yoga anche in Italia. Se da un lato dunque la felice conclusione del processo rumeno è una grande vittoria per i diritti umani, dall’altro deve però spingerci a considerare la gravità del fenomeno anti-sette e il pericolo che incessantemente comporta nei riguardi di minoranze religiose innocue, che diventano bersaglio di stigmatizzazione, discriminazione e gravi violazioni dei diritti umani.
Il Consiglio Direttivo di F.O.B. – Freedom of Belief
European Federation for Freedom Of Belief