Chi ha paura del Presidente Lee? La repressione di Shincheonji in Corea del Sud – Un terzo Libro Bianco

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Who Is Afraid of Chairman Lee? The Crackdown on Shincheonji in South Korea - A Third White Paper

Nel 2020, il nostro team ha pubblicato due Libri Bianchi sulla repressione di Shincheonji in Corea del Sud avvenuta a seguito di episodi riguardanti la pandemia del COVID-19. Riteniamo che ora sia necessario un terzo Libro Bianco, dato che continuiamo a raccogliere documenti e a intervistare testimoni (via Zoom, a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia), anche in seguito ai nuovi sviluppi verificatisi dopo l’arresto e la detenzione del fondatore di Shincheonji’s, il Presidente Lee Man Hee.

Abbiamo anche rilasciato interviste a vari media e la domanda più frequente che ci è stata posta è come sia possibile che un paese democratico come la Corea del Sud abbia usato la mano pesante e cercato di distruggere un intero movimento religioso se, come sosteniamo, Shincheonji potrebbe anche aver commesso degli errori, ma non è certamente un’organizzazione criminale e non ha commesso alcun reato.

Questa è una domanda importante che necessita di una risposta da parte nostra. Chi ha paura di Shincheonji? Chi ha paura del Presidente Lee? La nostra risposta è contenuta in questo breve libro, che può essere scaricato gratuitamente qui sotto:

Massimo Introvigne, Centro per gli Studi sulle Nuove Religioni

Willy Fautré, Human Rights Without Frontiers

Rosita Šorytė, International Observatory of Human Rights of Refugees

Alessandro Amicarelli, avvocato, European Federation for Freedom of Belief

Marco Respinti, giornalista


Massimo IntrovigneMassimo Introvigne è un sociologo delle religioni italiano. È il fondatore e il direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR), una rete internazionale di studiosi di nuovi movimenti religiosi. Autore di una settantina di libri e di più di 100 articoli nel campo della sociologia della religione, dal 5 gennaio al 31 dicembre 2011 ha avuto, nell’ambito dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), il ruolo di “Rappresentante per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni”. Dal 2012 al 2015 è stato coordinatore dell’Osservatorio della Libertà Religiosa, istituito dal ministero italiano degli Esteri per monitorare lo stato della libertà religiosa a livello mondiale.

Willy FautréWilly Fautré, già capo missione nel gabinetto del ministero belga dell’Educazione e nel parlamento belga, è il direttore di Human Rights Without Frontiers, la ONG con sede a Bruxelles che ha fondato nel 1988. In questa veste ha svolto missioni di inchiesta sui diritti umani e sulla libertà religiosa in oltre 25 Paesi. Docente universitario nel campo della libertà religiosa e dei diritti umani, è autore di numerosi articoli sui rapporti fra Stato e religioni, pubblicati su periodici accademici. Organizza regolarmente convegni al Parlamento Europeo su diversi temi tra cui la libertà di religione e di credo, e per anni ha promosso la libertà religiosa nelle istituzioni europee, all’OSCE e all’ONU.

Rosita ŠorytėRosita Šorytė è entrata nel 1992 al ministero degli Esteri della Lituania e per 25 anni ha lavorato come diplomatico, fra l'altro all'UNESCO a Parigi e alle Nazioni Unite a New York. Nel 2011 è stata rappresentante della presidenza lituana dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) nell'Ufficio per le istituzioni democratiche e per i diritti umani di Varsavia. Nel biennio 2012-2013 ha presieduto il Gruppo di lavoro dell’Unione Europea (UE) sugli aiuti umanitari per conto della presidenza pro tempore lituana della UE. Attiva nel campo della libertà religiosa e in favore dei rifugiati costretti a lasciare i propri Paesi di origine a causa della persecuzione religiosa, è co-fondatrice e presidente dell'ORLIR, l’International Observatory of Religious Liberty of Refugees. È autrice di diversi articoli sulla libertà religiosa e su iniziative umanitarie di natura religiosa.

Alessandro AmicarelliAlessandro Amicarelli, socio e direttore della Obaseki Solicitors Law Firm di Londra, è avvocato (solicitor) delle Corti superiori di Inghilterra e Galles, nonché avvocato in Italia, specializzato sia in Diritto internazionale e diritti umani sia in Diritto dell’immigrazione e dei rifugiati. A lungo docente universitario in tema di diritti umani, ha insegnato, fra l’altro, nell’Università Carlo Bo di Urbino e nella Soochow University di Taipei, a Taiwan. È presidente e portavoce della European Federation for Freedom of Belief (FOB).

 

Marco RespintiMarco Respinti, italiano, è giornalista professionista, saggista, traduttore e conferenziere. Ha collaborato e collabora con diversi quotidiani e periodici, sia in versione cartacea sia online, in Italia e all’estero. Uno dei suoi libri, pubblicato nel 2008, ha per oggetto i diritti umani in Cina. Senior Fellow al Russell Kirk Center for Cultural Renewal, un’organizzazione educativa statunitense apartitica e senza fini di lucro che ha sede a Mecosta, nel Michigan, è anche socio fondatore e membro del consiglio direttivo del Center for European Renewal, un’organizzazione educativa paneuropea apartitica e senza fini di lucro che ha sede a L’Aia, nei Paesi Bassi.

1. Chi ha paura di Shincheonji?

Nel 2020, il nostro team ha pubblicato due Libri Bianchi sulla repressione di Shincheonji in Corea del Sud avvenuta a seguito di episodi relativi alla pandemia del COVID-19. Riteniamo ora sia necessario un terzo Libro Bianco, dato che continuiamo a raccogliere documenti e intervistare testimoni (via Zoom, a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia) e anche in seguito ai nuovi sviluppi verificatisi dopo l’arresto e la detenzione del fondatore di Shincheonji’s, il Presidente Lee Man Hee.

Abbiamo anche rilasciato interviste a vari media e la domanda più frequente che ci è stata posta è come sia possibile che un paese democratico come la Corea del Sud abbia usato la mano pesante e cercato di distruggere un intero movimento religioso se, come noi sosteniamo, Shincheonji potrebbe anche aver commesso degli errori ma non è certamente un’organizzazione criminale e non ha commesso alcun reato.

Questa è una domanda importante che necessita di una risposta da parte nostra. Chi ha paura di Shincheonji? Chi ha paura del Presidente Lee?

La risposta è resa ancor più complicata dal fatto che Shincheonji è stato attaccato sia dal Partito Democratico al potere, al quale il Presidente Moon Jae-in appartiene, sia dai fondamentalisti Protestanti che sono oppositori del Partito Democratico e che considerano l’atteggiamento del Presidente Moon nei confronti della Corea del Nord “morbido”, se non filo-comunista. Sono strani alleati e il fatto che siano entrambi contro Shincheonji non impedisce loro di essere anche l'uno contro l'altro.

Tuttavia, questo fenomeno non è esclusivamente sudcoreano. Nel 2020, l’USCIRF, la Commissione Statunitense per la Libertà Religiosa Internazionale, una commissione bipartisan degli Stati Uniti i cui membri sono designati dai leader del Congresso di entrambi i partiti politici e nominati dal Presidente, ha pubblicato un importante documento che identifica il movimento internazionale anti-sette come una delle minacce principali alla libertà religiosa (USCIRF 2020). Il documento si concentra sull'anti-settarismo in Russia, ma si spinge oltre, per identificare l'ideologia anti-sette in generale come una delle minacce più gravi alla libertà religiosa a livello internazionale.

Secondo il rapporto dell’USCIRF, le idee del "movimento anti-sette sono ispirate da concetti pseudoscientifici come ‘lavaggio del cervello’ e ‘controllo della mente". Secondo l'USCIRF, il movimento anti-sette, "descrive i nuovi movimenti religiosi come ‘fanatici’ o ‘bizzarri’ e ritrae i singoli membri come vittime indifese, prive del loro libero arbitrio o capacità di salvarsi". Come osserva l'USCIRF, mentre "affermano di essere esperti in campi accademici come studi religiosi, psicologia e sociologia, [gli anti-sette] sono raramente qualificati in qualcuno di essi e spesso si affidano a teorie e metodologie screditate per promuovere la loro agenda ideologica".

Il rapporto USCIRF conferma ciò che gli studiosi dei nuovi movimenti religiosi hanno osservato nel corso degli anni. Sebbene sostenuto da una manciata di accademici di minoranza, il movimento anti-sette è in contrasto con lo studio accademico principale sui nuovi movimenti religiosi e si basa sulla screditata teoria del lavaggio del cervello, che preferisce eufemisticamente chiamare "controllo della mente", "manipolazione mentale”, "o “abuso psicologico". È anche vero che la maggior parte delle pubblicazioni anti-sette hanno come fonti principali ritagli di giornale e testimonianze di ex membri scontenti e raramente, se non mai, si basano su studi accademici o lavoro fatto sul campo tra i movimenti religiosi che criticano.

Gli studiosi accademici di nuovi movimenti religiosi fanno una distinzione tra un movimento laico "anti-sette", che sostiene che le "sette" causano danni psicologici e di altro tipo ai loro membri, e un movimento “contro le sette” [counter-cultists] di matrice religiosa, promosso da fanatici religiosi che accusano le "sette" di "eresia" e "furto di pecore". Uno degli autori di questo Libro Bianco ha introdotto questa distinzione per la prima volta nel 1993, originariamente in un articolo pubblicato su una rivista “contro le sette” (Introvigne 1993), successivamente ampliato come capitolo in un libro accademico (Introvigne 1995), distinzione ora ampiamente adottata.

Le priorità dei movimenti “contro le sette” e degli anti-sette erano e rimangono diverse. I movimenti “contro le sette”, la maggior parte dei quali Cristiani, vogliono impedire ai gruppi "eretici" di convertire i membri delle loro chiese o religioni. Sebbene il declino delle principali chiese Cristiane abbia molteplici cause, ne attribuiscono principalmente la colpa all’opera di proselitismo delle "sette” e considerano di doverne rallentare la crescita creando ostacoli efficaci. Gli anti-sette non sono interessati a proteggere gli interessi della religione principale e sono piuttosto infastiditi dalla crescita di ciò che vedono come marchio di una religione conservatrice che va contro la loro agenda culturale e politica.

In alcuni paesi, gli anti-sette laici e i movimenti “contro le sette” Cristiani hanno collaborato, ma non si sono mai fusi in un movimento unificato; il motivo principale è che i Cristiani hanno capito che l'ideologia degli anti-sette laici potrebbe essere utilizzata anche per criticare il Cristianesimo conservatore. Anche quando hanno collaborato, la loro cooperazione è stata tattica e indirizzata a obiettivi specifici, piuttosto che strategica e focalizzata su progetti globali o a lungo termine.

Sotto quest’aspetto, la Corea del Sud differisce dagli Stati Uniti o dall'Europa occidentale, ma è invece simile alla Russia. In Russia, come ha fatto notare anche il documento dell’USCIRF, ci sono oppositori laici delle “sette”, ma la principale forza trainante nella lotta contro le sette è la Chiesa Ortodossa Russa. Per ottenere risultati, i movimenti “contro le sette” Ortodossi russi dovrebbero unire le forze con lo stato e utilizzare i tribunali dello stato, anche se sono (almeno ufficialmente) laici.

In Corea del Sud c'è un movimento Cristiano “contro le sette” la cui forza e virulenza sono sconosciute in altri paesi. Settimanalmente, se non quotidianamente, gruppi Cristiani organizzano manifestazioni di piazza contro una varietà di "sette", tra cui Shincheonji, la Chiesa di Dio della Società Missionaria Mondiale, il Falun Gong, i Testimoni di Geova, la Chiesa di Dio Onnipotente e contro i sostenitori Cristiani dei diritti LGBTQ (O 2019a) e dei Musulmani (O 2019b), le cui convinzioni sono denunciate anch’esse come "eretiche". ll sito Web “contro le sette” churchheresy.com recensisce regolarmente questi eventi. Organizzata da ministri Cristiani, la deprogrammazione è ancora una pratica diffusa, con centinaia di casi segnalati ogni anno (Fautré 2020a, 2020b).

La critica sudcoreana nei confronti dei nuovi movimenti religiosi trova le sue radici più profonde in una tradizione Protestante conservatrice e fondamentalista che, a differenza di altri paesi, è diventata egemonica nel Protestantesimo sudcoreano (Kim 2007, 135). La guerra di Corea causò la distruzione di oltre mille chiese Protestanti in Corea del Nord da parte delle forze comuniste. Più di duecento pastori furono uccisi. Più di un milione di rifugiati protestanti fuggirono dalla Corea del Nord in Corea del Sud. La maggior parte di loro erano "fanatici anticomunisti" e credevano che i Cristiani sarebbero sopravvissuti solo sostenendo attivamente un regime autoritario e non democratico che avrebbe fatto ricorso alla violenza per reprimere le attività comuniste e altre attività dissidenti (Kim 2007, 152). Questi eventi sono cruciali per comprendere il legame con la politica sia dei Protestanti coreani fondamentalisti che dei conservatori – legame che è continuato nella democratica Corea del Sud – e il loro atteggiamento aggressivo contro le "eresie".

Negli anni '60, i Protestanti fondamentalisti e conservatori (la maggior parte dei quali Presbiteriani) si vantavano spesso che la concorrenza liberale non era mai stata in grado di ostacolare la loro crescita. Ciò che li ha colti di sorpresa è stata quella che hanno percepito come un'improvvisa esplosione di “sette” Cristiane nel paese. Nella sua tesi di dottorato del 1993, Joon-Hyun ha argomentato che il problema principale per i Protestanti conservatori non era la molto pubblicizzata Chiesa dell'Unificazione, la cui importanza in Corea del Sud potrebbe essere stata esagerata dagli studiosi occidentali a causa del suo ruolo di primo piano nelle controversie "settarie" in Occidente. Di fatto, la Chiesa dell'Unificazione non ha mai avuto più di 50.000 membri nel paese, rispetto a circa 10 milioni di Presbiteriani. Semmai, lo scarso successo della Chiesa dell'Unificazione confermò ai Presbiteriani che il loro monitoraggio delle "eresie" aveva avuto successo e che le "sette" fondate sul Cristianesimo eterodosso erano state limitate a segmenti marginali della popolazione coreana (Choe 1993).

Tuttavia, la situazione con un altro nuovo movimento religioso Cristiano, quello dell’Olive Tree, fondato da Park Tae Son (1917–1990) nel 1956 (Baker and Kim 2020), era completamente differente. Contrariamente alla Chiesa dell’Unificazione, l’Olive Tree ebbe molto successo. Sebbene le statistiche siano oggetto di controversia, sembra che a metà degli anni ’60 contasse circa due milioni di membri, la maggior parte dei quali confluiti da differenti rami Presbiteriani (Moos 1967).

In Corea del Sud, il movimento Cristiano contro le sette era principalmente un affare Presbiteriano. Sebbene abbia anche attaccato la Chiesa dell'Unificazione, è stato principalmente creato a causa dell'inattesa emorragia delle chiese coreane Presbiteriane, alcune delle quali avevano perso fino al 20% dei loro membri, a causa dell'Olive Tree. I Presbiteriani e altri Cristiani conservatori riuscirono a organizzare in pochi anni un'efficace macchina anti-sette, alleandosi con alcuni importanti media e con politici desiderosi di essere sostenuti dalle ben disciplinate organizzazioni Cristiane (Kim 2007, 262-263). Il fondatore dell’Olive Tree, Park, fu diffamato dai media come "sessualmente molesto, politicamente corrotto, religiosamente fraudolento" (Kim 2007, 263), fu accusato di appropriazione indebita di fondi e fu ripetutamente arrestato tra il 1958 e il 1961 (Baker and Kim 2020).

A seguito di questi eventi, diversi leader abbandonarono l'Olive Tree e alcuni fondarono nuovi movimenti religiosi separati, che continuarono a convertire i membri della chiesa Presbiteriana e di altre chiese conservatrici. Il fondatore di Shincheonji, il Presidente Lee Man Hee, era stato un membro dell'Olive Tree, sebbene la sua successiva partecipazione a un altro movimento religioso, il Tempio del Tabernacolo, fu molto più importante nel percorso che portò alla fondazione di Shincheonji.

Il successo di Shincheonji fu rapido e spettacolare, e ancora una volta avvenne in gran parte a spese delle chiese Protestanti conservatrici. Queste ultime, o la loro frangia fondamentalista più radicale, si preoccuparono a tal punto che iniziarono a diffondere ogni sorta di fake news su Shincheonji attraverso campagne mediatiche la cui virulenza è difficile da immaginare al di fuori della Corea del Sud, ma ricorsero anche alla violenza fisica con la deprogrammazione, di cui Shincheonji è il principale bersaglio. Due membri di Shincheonji sono stati uccisi nel corso delle attività di deprogrammazione (Fautré 2020a).

Un'analisi dei media coreani mostra che i deprogrammatori e altri fondamentalisti Protestanti, veementi oppositori di Shincheonji, sono una delle principali fonti d’informazione su Shincheonji e sul suo fondatore Lee Man Hee. Già ben prima dell’avvento della crisi del COVID-19, quest’ultimo era spesso descritto come un "eretico" dirigente di una "setta" che depreda ignari giovani coreani Protestanti e li conduce dal "bene" al "male". I media laici non hanno familiarità con questioni di natura religiosa e sono ben contenti di utilizzare le informazioni dei movimenti “contro le sette” Cristiani, poiché consentono loro di creare storie sensazionalistiche.

Alcuni politici, desiderosi di assecondare gli elettori Protestanti, hanno intensificato gli attacchi contro una minoranza religiosa odiata da questi elettori, e la situazione è peggiorata con la pandemia. Tuttavia, Shincheonji è stato anche attaccato da politici del Partito Democratico al governo, che è a sua volta oggetto di critiche da parte dei Protestanti conservatori. Ad esempio, il membro del Partito Democratico Lee Jaemyung, governatore della provincia di Gyeonggi, dove Shincheonji ha il suo quartier generale, ha dichiarato che la sua provincia è in uno "stato di guerra" contro Shincheonji (Rachid 2020). Alle elezioni generali di aprile, il Partito Democratico al governo ha ottenuto una schiacciante vittoria senza precedenti, conquistando 180 seggi su 300, il che gli ha dato il potere di continuare la sua politica. I due principali partiti – il Democratico e il conservatore United Future Party con 103 seggi – sono arrivati a dominare l'Assemblea Generale, con il 94% del totale dei membri, il che ha reso quasi impercettibile la voce dei gruppi minoritari rappresentati da piccoli partiti (Seo 2020, 223 –227).

In generale il Partito Democratico non ama la religione conservatrice, che considera la principale fonte di critiche sia della sua politica interna che estera, e può facilmente considerare Shincheonji come parte della scena. Il Partito Democratico detesta sia Shincheonji sia il protestantesimo conservatore, ma non obietta all’utilizzo della critica Protestante come strumento per reprimere Shincheonji. Come hanno osservato due studiosi sudcoreani, Joseph Yi e Lee Wondong, un "nazionalismo pandemico" ha portato il governo a "violazioni significative dei diritti" contro Shincheonji (Yi e Lee 2020). Qui i Protestanti fondamentalisti stanno giocando una partita pericolosa. Fomentando la collera del braccio secolare del governo (che è contento di assecondarli) contro Shincheonji, riconoscono che lo stato può e deve regolamentare la religione, qualcosa che lo stato userà e usa anche contro di loro.

Il caso della Chiesa di Sarang Jeil a Seoul e del suo leader, il pastore Jeon Kwang-hoon, è sia paradossale sia una storia che serve da ammonimento. Jeon è un aperto oppositore di Shincheonji e la sua organizzazione ha applaudito la repressione di Shincheonji dopo gli episodi del COVID-19. Tuttavia, più tardi, nel mese di agosto, sono stati scoperti più di 800 casi di COVID-19 nella Chiesa di Sarang Jeil e Jeon è stato accusato, proprio come Lee di Shincheonji prima di lui, di omessa collaborazione con le autorità per non aver fornito l'elenco completo dei membri della sua chiesa. Un membro di Sarang Jeil ha dichiarato al quotidiano britannico The Guardian: “Crediamo nella libertà di parola e di culto e pensavamo che quelle libertà fossero godute da tutti i sudcoreani fino a quando il governo non ha deciso di usarci come capri espiatori. È intollerabile essere perseguitati in questo modo”. (McCurry e Nemo 2020).

Ovviamente, Shincheonji è stato trattato o maltrattato allo stesso modo o peggio prima di Sarang Jeil, e con il plauso del network di chiese fondamentaliste di cui Sarang Jeil fa parte. Dal punto di vista di Jeon, Shincheonji è una "setta" mentre la sua è un’organizzazione Protestante legittima. Ma dal punto di vista del governo, di cui Jeon è un critico al vetriolo, sia Shincheonji sia Sarang Jeil fanno parte di una religione conservatrice "cattiva", la cui resistenza alla "scienza", al "progresso" e al Partito Democratico ha creato problemi riguardanti la pandemia.

Questo è uno scenario classico già attuato in altri paesi. I movimenti Cristiani “contro le sette” uniscono le forze contro una specifica “setta" con le autorità laiche, solo per scoprire poi che queste ultime non condividono la loro definizione teologica di "setta", e sono pronte a reprimere qualsiasi gruppo religioso percepito come ostile alla cultura dominante e al governo.

2. Il Presidente Lee, Shincheonji e il COVID-19

La Corea del Sud è stata generalmente elogiata per la sua rapida reazione alla pandemia, sebbene siano state anche rilevate questioni concernenti i diritti umani. Questa rapida reazione deriva dall'esperienza che la Corea del Sud ha maturato nel 2015 con un'altra epidemia, la MERS. Dopo la MERS, nel 2016, fu approvata una legge denominata Infectious Disease Control and Prevention Act (IDCPA) che, in caso di epidemia, consente al governo di derogare ad alcune disposizioni di altre leggi (compresa la Legge sulla Protezione dei Dati).

L’IDCPA è un esempio di legislazione di emergenza, che entra in vigore in caso di crisi nazionali. Gli studiosi dei diritti umani sono consapevoli che la legislazione di emergenza è pericolosa e, sebbene possa prendere il sopravvento su altre leggi nazionali, non può eliminare le garanzie di base offerte ai cittadini dalle Costituzioni nazionali e dal diritto internazionale. La Corea del Sud ha ratificato sia il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) sia il suo Protocollo Opzionale. L'IDCPA consente alle autorità sanitarie di raccogliere dati che normalmente non sarebbero autorizzate a raccogliere ai sensi della Legge sulla Protezione dei Dati della Corea del Sud, il che include: (IDCPA, sezione 76) (a) informazioni personali come nomi, numeri di registrazione dei residenti, indirizzi e numeri di telefono; b) prescrizioni e documenti riguardanti cure mediche; (c) documenti per il controllo dell'immigrazione; e (d) altre informazioni per monitorare il movimento dei pazienti con malattie infettive. L'articolo 76-2 dell'IDCPA concede al Ministero della Salute e al Direttore del Centro Coreano per il Controllo delle Malattie (KCDC) l'autorità legale di raccogliere i dati personali, senza un mandato, delle persone già infette o che potrebbero essere state contagiate. L'articolo 76-2 (1) consente alle autorità di chiedere a "istituzioni mediche, farmacie, società, organizzazioni e individui" di fornire "informazioni riguardanti pazienti [...] e persone che potrebbero essere infette". Uno dei problemi con l'IDCPA è che termini chiave come “ chi è a rischio di essere infettato" e cosa siano "altre informazioni" non sono definiti. Ciò richiede una vigilanza ancora maggiore sugli effetti che la legge ha sui diritti umani. Chiaramente, l'applicazione dell'IDCPA dovrebbe rispettare i principi generali di non-discriminazione e proporzionalità.

È importante notare che ai sensi dell'articolo 4 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, "in tempi di emergenza pubblica che minaccia la vita della nazione e la cui esistenza è ufficialmente proclamata, gli Stati parte del presente Patto possono adottare misure in deroga ai loro obblighi ai sensi del presente Patto nella misura strettamente richiesta dalle esigenze della situazione, a condizione che tali misure non siano in contrasto con i loro altri obblighi ai sensi del diritto internazionale e non comportino discriminazioni esclusivamente basate su razza, colore, sesso, lingua, religione o origine sociale". Tuttavia, in questo caso, "ogni Stato parte del presente Patto che si avvalga del diritto di deroga informa immediatamente gli altri Stati parte del presente Patto, tramite il Segretario Generale delle Nazioni Unite, delle disposizioni dalle quali ha derogato e dei motivi per cui sono state attuate. Si dovrà effettuare una successiva comunicazione, per il tramite dello stesso intermediario, alla data in cui tale deroga cessa”. L'articolo 4.2 afferma esplicitamente che, nemmeno in caso di emergenza pubblica, sono ammissibili deroghe alla disposizione dell'articolo 18, che garantisce la libertà di religione e di credo.

Infatti, durante l'emergenza del COVID-19, diversi stati hanno notificato alle Nazioni Unite che avrebbero applicato misure di emergenza temporanee che avrebbero potuto prevalere su alcuni diritti umani, come consentito dall'articolo 4 ICCPR. Tuttavia, la Corea del Sud non l’ha fatto (Seokmin 2020).

Probabilmente, la Corea del Sud era convinta che ciò non fosse necessario, poiché l'IDCPA è una legge ordinaria. Tuttavia, è una legge ordinaria per i momenti di emergenza e la sua applicazione può creare problemi ai diritti umani; in ogni caso, nemmeno una comunicazione alle Nazioni Unite avrebbe permesso alla Corea del Sud di violare le disposizioni internazionali sulla non-discriminazione religiosa e sulla libertà religiosa.

Queste disposizioni si applicano anche ai nuovi movimenti religiosi come Shincheonji, non importa quanto impopolari possano essere. Nel 1993, il Comitato per i Diritti Umani ha emesso il Commento Generale n. 22 sotto forma di una serie di linee guida per interpretare l'articolo 18 del Patto Internazionale. Il numero 2 del Commento Generale n. 22 è particolarmente importante, poiché si occupa specificamente di nuovi movimenti religiosi, spesso discriminati in quanto tali, affermando che “i termini 'credo' e 'religione' devono essere interpretati in senso ampio. L'articolo 18 non è limitato nella sua applicazione alle religioni tradizionali o alle religioni e credenze con caratteristiche istituzionali o a pratiche analoghe a quelle delle religioni tradizionali. Il Comitato, pertanto, considera con preoccupazione qualsiasi tendenza a discriminare qualunque religione o credo per qualsiasi motivo, incluso il fatto che siano di nuova costituzione, o che rappresentino minoranze religiose che potrebbero essere oggetto di ostilità da parte di una comunità religiosa predominante".

Alla luce del Commento Generale n. 22, numero 2, gli stati non hanno il diritto di discriminare i membri di religioni minoritarie affermando che fanno parte di una "setta" o che le "sette" non sono "realmente delle religioni" o che sono "pseudo-religioni". A parte il credito discutibile di tali affermazioni, è chiaro che il Patto Internazionale non protegge solamente le credenze delle religioni ma anche quelle riguardanti la religione. Protegge il diritto di essere irreligiosi, cioè l'ateismo, e protegge anche il diritto di essere diversamente religiosi, o spirituali, o di sostenere credenze impopolari o non convenzionali sulla religione che alcuni, o anche la maggioranza, possono considerare "eretiche" o "non proprio religiose".

Come ha scritto sull’IDCPA il professor Ciarán Burke, un noto studioso di diritti umani presso l'Università Friedrich Schiller di Jena, in Germania, "la legislazione, redatta in nome dell'efficienza e della flessibilità, lascia troppo spazio all'interpretazione da parte delle autorità statali, consentendo di applicare la legge in modo contrario all'ICCPR e agli obblighi in materia di diritti umani della Corea, e in particolare ai principi di proporzionalità e non-discriminazione (Burke 2020).”

Il professor Burke (e siamo d'accordo con lui) ha concluso che le azioni intraprese contro Shincheonji hanno violato sia il principio di proporzionalità sia il principio di non-discriminazione, garantiti dal diritto internazionale.

Sarebbe stato proporzionato applicare l'IDCPA e richiedere al Presidente Lee e a Shincheonji i dati sui membri della chiesa che erano venuti in contatto con il paziente 31, il primo devoto a essere infettato, successivamente identificato come un "super-diffusore" del virus, anche se questo sarebbe stato teoricamente discutibile ai sensi della legge sulla protezione dei dati. Ma era contrario al principio di proporzionalità chiedere a Lee e a Shincheonji di fornire elenchi completi di tutti i membri, non solo a Daegu, ma in tutta la Corea del Sud e anche all'estero, e un elenco completo delle proprietà immobiliari della chiesa (comprese quelle non utilizzate per il culto) e dati aggiuntivi su ogni membro. Questo è ancora meno proporzionato se si considera che in Corea del Sud essere “smascherato” come membro di Shincheonji comporta gravi rischi personali. Shincheonji, infatti, è così impopolare che i membri “denunciati” in quanto tali sono stati licenziati dal lavoro, picchiati e sono state rifiutate loro persino le cure mediche negli ospedali, sia prima che durante la crisi del COVID-19 (Introvigne et al. 2020b).

Inoltre, le azioni intraprese contro Shincheonji violano il principio di non-discriminazione, poiché numerose altre chiese sudcoreane hanno agito in modo contrario alle disposizioni dell'IDCPA e in modo più spettacolare di Shincheonji, continuando a celebrare i loro servizi di culto in presenza anche se era vietato farlo (Fautré 2020c), eppure le loro entità giuridiche non sono state sciolte e i loro pastori non sono stati arrestati. Come accennato in precedenza, perfino la chiesa di Sarang Jeil è stata trattata meno duramente di Shincheonji, sebbene fosse stata palesemente meno cooperativa con le autorità quando un gran numero dei suoi membri fu infettato dal COVID-19 (Lee 2020).

Non si può evitare di concludere che l’89enne Presidente Lee sia stato scelto e arrestato perché leader di un movimento religioso impopolare. Come ha osservato il professor Burke, questo è un esempio eclatante della "tentazione politica di utilizzare una legislazione flessibile in modo non equo al fine di trovare un capro espiatorio e perseguire i propri nemici": "Arrestare un leader della chiesa, per non parlare di un 88enne [88 anni al momento dello scritto di Burke, ora 89enne] per non aver cooperato con misure draconiane attuate sulla base di una legge ampia e incerta sembra, a un primo esame, profondamente sospetto e difficile da conciliare con il rispetto per i diritti umani dichiarato dalla Corea”. (Burke 2020, 80)

Anche la motivazione per l’arresto e la detenzione del Presidente Lee e di altri leader di Shincheonji correlata al COVID-19 è debole. I pubblici ministeri affermano che quando a Shincheonji è stato chiesto di fornire un elenco completo delle sue proprietà immobiliari e dei suoi membri (compresi i membri all'estero e gli "studenti" che stanno per entrare a far parte di Shincheonji ma non sono ancora membri), alcuni nomi e proprietà erano stati omessi e alcune delle informazioni fornite non erano complete.

Più precisamente, Shincheonji e il Presidente Lee sono accusati di aver fornito un elenco di 1.100 beni immobiliari di proprietà di varie organizzazioni di Shincheonji, mentre in realtà il numero totale era 1.857, quindi ne mancavano 757. Tuttavia, l'IDCPA, per quanto ampia, non elenca le informazioni sugli immobili di proprietà di un'entità tra le informazioni che dovrebbero essere fornite alle autorità sanitarie. È difficile non sospettare che le autorità coreane avessero secondi fini, non legati alla pandemia, per costringere Shincheonji a fornire informazioni sul proprio patrimonio immobiliare così da utilizzarle in un procedimento giudiziario parallelo per presunta evasione fiscale, se non per condividerlo con gli oppositori del movimento “contro le sette” (che, come vedremo, hanno collaborato attivamente alla repressione).

Viste le circostanze, la collaborazione di Shincheonji è andata anche di là da quanto richiesto dall'IDCPA, poiché ha fornito alle autorità sanitarie un elenco di tutti i luoghi di culto e di riunione, anche quelli in cui esisteva una remota possibilità che in quegli incontri ci fossero persone entrate in contatto con il paziente 31 che potrebbero aver diffuso la malattia. Fornire gli indirizzi delle strutture affittate per fini finanziari e di altre totalmente estranee agli eventi innescati dal Paziente 31 non sarebbe stato di alcuna utilità in relazione al COVID 19.

Per quanto riguarda i membri, Shincheonji ha fornito elenchi di 212.324 membri nazionali e 33.281 membri stranieri (perché anche l'elenco di questi ultimi fosse necessario non è chiaro). Il Presidente Lee e altri funzionari di Shincheonji sono accusati di aver omesso, o intenzionalmente cancellato, otto nomi di membri e di non aver fornito dettagli completi per 105.446 membri, i cui numeri di previdenza sociale non erano stati forniti (sebbene la loro data di nascita lo fosse). I pubblici ministeri hanno anche affermato che 24 date di nascita nell'elenco non erano corrette. Affermano di essere giunti a questa conclusione dopo che, non fidandosi della correttezza degli elenchi forniti dal movimento, avevano fatto irruzione nel quartier generale di Shincheonji e sequestrato computer e documenti.

Shincheonji afferma, e abbiamo visto documenti in tal senso, di essere stato messo sotto pressione per raccogliere i dati in pochi giorni, e di aver fatto del suo meglio per assecondare le richieste. Quando hanno incontrato le autorità, hanno deciso di fornire le date di nascita, non i numeri di previdenza sociale. Il fatto che 24 date di nascita su oltre 245.000 nomi non fossero corrette, rientra pienamente nel margine di errore medio in grandi database e non è certamente indicativo di un’intenzione dolosa di ingannare le autorità. Mentre originariamente i media avevano riferito che una dozzina o più di nomi era stata omessa, i pubblici ministeri alla fine hanno menzionato il numero di otto, più cinque i cui nomi erano stati intenzionalmente cambiati nell'elenco. Shincheonji ha replicato all'accusa dichiarando che sebbene la Procura non abbia chiarito chi siano gli otto nomi omessi, ritiene che delle otto persone mancanti, sei erano in realtà decedute. Le altre due, sui quali la Procura si è concentrata sul mandato d'arresto, sono un leader locale e sua moglie che, quando si stava discutendo delle liste, stavano per abbandonare Shincheonji. La verità è che avevano chiesto la rimozione dei loro nomi dalla lista dei membri di Shincheonji, una richiesta che Shincheonji considerava ragionevole. Non avevano partecipato ad alcuna attività recente della chiesa.

Per quanto riguarda i cinque membri, i cui nomi sembravano essere stati alterati, si trattava di ex membri che si erano trasformati in oppositori di Shincheonji. Modificare i dati riguardanti tali persone è un modo per proteggere sia la loro privacy sia Shincheonji, accusato di continuare a memorizzare dati su ex membri scontenti. Ovviamente, questo non ha nulla a che fare con il tentativo di ostacolare gli sforzi anti-pandemici delle autorità sanitarie.

Riassumendo, richiedere un elenco completo di tutti i membri e studenti di Shincheonji, compresi quelli che vivono all'estero e che non hanno mai visitato la Corea del Sud e di tutti gli immobili di proprietà delle organizzazioni del movimento, è stato irragionevole, sproporzionato e andava oltre le disposizioni dell'IDCPA e di cosa sarebbe consentito in base agli obblighi internazionali del paese.

Tuttavia, invece di rifiutare semplicemente queste richieste irragionevoli, Shincheonji ha cercato di collaborare. Ha fornito un elenco della maggior parte dei suoi beni immobili, comprese tutte le proprietà di possibile interesse epidemiologico e un elenco di tutti i suoi membri nazionali e stranieri. Se due o anche undici nomi erano incorretti o mancanti, in un elenco di oltre 245.000 nomi, non si può interpretare questo come un rifiuto di collaborare con le autorità sanitarie, e Shincheonji aveva legittime motivazioni per omettere questi nomi.

3. Il Presidente Lee ha commesso"un’appropriazione indebita"?

Come accennato nel primo capitolo, è una sorta di tradizione per le autorità sudcoreane, quando reprimono i gruppi etichettati come "sette", accusare i loro leader di "appropriazione indebita di fondi". Questo si basa su uno stereotipo anti-sette facilmente accettato dall'opinione pubblica, secondo il quale i leader delle "sette" depredano seguaci creduloni e i loro portafogli. Non vi sono, infatti, prove che i nuovi movimenti religiosi in generale ricevano contributi in denaro in quantità superiori alle religioni tradizionali, né che i fondi siano amministrati con minore trasparenza. Proprio nell’anno 2020, gli scandali riguardanti il Vaticano e gli ordini Buddisti internazionali hanno confermato che i problemi nella gestione dei fondi non sono esclusivi delle "sette".

Le accuse di “appropriazione indebita di fondi” mosse ai leader di nuovi movimenti religiosi sono, tuttavia, più facili. Quando un movimento religioso è alla sua prima generazione, con il leader ancora in vita, è molto comune che si verifichi una confusione tra i beni del movimento e quelli del leader. Ai membri potrebbe non essere chiaro se stanno donando al leader o al movimento. La maggior parte di loro non fa una tale distinzione. Il leader è il movimento e, sostenendo il leader, i suoi viaggi in giro per il mondo e altre attività, i devoti ritengono di sostentare l'organizzazione religiosa.

Shincheonji è diviso territorialmente in dodici "tribù" e il Presidente Lee è stato accusato di appropriazione indebita di fondi ricevuti dalla tribù di Mattia e da quella di Pietro. In sua difesa ha dichiarato che considerava queste come donazioni fatte a lui e che il denaro era stato utilizzato per sostenere i suoi tour mondiali in rappresentanza di Shincheonji e delle organizzazioni legate a Shincheonji.

Il Presidente Lee è anche accusato di aver sottratto fondi all'associazione culturale e pacifista HWPL (di cui parleremo più avanti). La sua difesa è che si dovrebbe prendere in considerazione la provenienza di questi fondi. Sebbene depositati su un conto della HWPL, erano doni dei devoti destinati al Presidente Lee.

L'affermazione più bizzarra è che il Presidente Lee abbia sottratto fondi appartenenti a Shincheonji per finanziare la costruzione del Palazzo della Pace a Gapyeong. Alcuni di noi hanno visitato il Palazzo della Pace. È vero che il Presidente Lee vive nel palazzo, ma in un appartamento modesto, a differenza di altri leader religiosi che vivono nel lusso.

Comunque, la maggior parte del Palazzo della Pace è utilizzata da Shincheonji come centro di formazione e conferenze e comprende una mostra e un museo sulla storia di Shincheonji e delle sue organizzazioni correlate. È ovvio che il Palazzo della Pace non è la "villa privata" del Presidente Lee, ma una struttura chiave di Shincheonji, per la quale i fondi di Shincheonji sono stati correttamente utilizzati.

Ci sono altri due punti importanti riguardo alle accuse di appropriazione indebita. In primo luogo, quando il Presidente Lee ha avuto sentore di queste accuse, e in alcuni casi ancor prima, ha restituito tutti i fondi ricevuti dalle tribù di Mattia e Pietro, da Shincheonji e da HWPL, ritrasferendo il denaro o le quote delle proprietà. Che si trattasse di un dono o di un prestito, tutti i fondi furono restituiti, sebbene non fosse solo il Presidente Lee a considerare le accuse ridicole, ma anche le presunte "vittime" dell'appropriazione indebita, cioè Shincheonji, le sue tribù e HWPL, che non avevano alcuna obiezione su come il leader aveva utilizzato i fondi.

Il secondo punto è che queste (e altre) accuse sono corroborate dalle dichiarazioni della signora Kim Nam Hee. È descritta dal procuratore come l'ex "amante segreta" del Presidente Lee (un “copia e incolla” della definizione presente sulle pubblicazioni anti-Shincheonji dei movimenti “contro le sette”) e ha ovviamente avuto un ruolo chiave nel montare la causa contro di lui. In effetti, è un tipico ex-membro apostata di Shincheonji che ha una sua agenda. Per diversi anni Kim è stata percepita come la discepola più vicina a Lee e una che alcuni credevano potesse diventare il suo "successore" nella guida del movimento. Shincheonji, tuttavia, le liquidò come semplici voci e dichiarò che non c'erano progetti per l'elezione di un successore del Presidente Lee. In effetti, sembra sia stata la stessa Kim ad alimentare quelle voci. Quando fu chiaro che Shincheonji non l'avrebbe accettata come leader o "successore", Kim iniziò a creare il proprio gruppo parallelo o scissionista, che ebbe un limitato successo. È stata espulsa da Shincheonji nel gennaio 2018 e ha dovuto affrontare un processo per appropriazione indebita di fondi appartenenti alla chiesa davanti alla Corte Distrettuale Centrale di Seoul. Il 26 luglio 2019, la Corte Distrettuale Centrale di Seoul l'ha condannata a due anni di carcere, sospendendo l'esecuzione della pena per tre anni (Corte Distrettuale Centrale di Seoul 2019a). La sentenza è stata confermata in appello il 6 dicembre 2019 (Corte Distrettuale Centrale di Seoul 2019b).

È stata Kim, come parte della sua campagna contro Shincheonji, a dire ai media che lei e Lee avevano avuto una relazione sentimentale, nonostante Lee fosse sposato, e che lei avesse divorziato da suo marito per sposare Lee nel 2012 (Choi 2020). I movimenti Cristiani “contro le sette” esitarono ad accoglierla nel loro gruppo poiché sospettavano che Kim, che era una Cattolica Romana prima di incontrare Lee, potesse promuovere la sua "imitazione di Shincheonji", piuttosto che riportare i membri di Shincheonji all'ovile Evangelico (Choi 2020). Constatarono anche che Kim non era riuscita a produrre un certificato o altro documento che dimostrasse il suo matrimonio con Lee (vedere i commenti su "Gildicchia" 2020).

Come prova lei ha offerto [il video di] una cerimonia celebrata durante il World Peace Festival di HWPL del 2012, durante la quale lei e Lee rappresentavano la Luna e il Sole, uniti in una versione coreografata di antiche cerimonie coreane. Il video è stato messo a disposizione da Shincheonji stesso ed è ancora su YouTube (“Das Weltfriedensfestival, Lee Man-hee” 2012). I membri di Shincheonji che ho intervistato, compresi alcuni che hanno lavorato a stretto contatto con Kim nella preparazione dell'evento del 2012, sono rimasti sorpresi dalla sua affermazione che si trattasse di un vero "matrimonio". "Era una cosa simbolica, mi ha detto uno dei membri, come se un'attrice che sposa un attore in un film poi asserisse di essersi sposata legalmente”. (YK 2020)

A parte le sue affermazioni su una presunta relazione sentimentale con il Presidente Lee, è chiaro che quando Kim accusa Lee di appropriazione indebita, non è una testimone credibile. È coinvolta in una serie di aspre cause legali contro Lee e Shincheonji e lei stessa è stata dichiarata colpevole dal tribunale di appropriazione indebita dei fondi del movimento, con sentenza passata in giudicato. Sembra che, dopo aver perso la causa penale intentata contro di lei da Shincheonji, sia ora impegnata in una vendetta personale contro il Presidente Lee.

4. Shincheonji ha organizzato eventi “illegali”?

Il Presidente Lee è anche accusato di aver organizzato eventi "illegali". Stranamente, queste accuse si riferiscono a eventi accaduti prima del caso del paziente 31. Il modo in cui si sono svolti questi eventi era chiaro e il Presidente Lee non era stato perseguito per comportamento criminale prima della crisi del COVID-19. Solo dopo il caso del paziente 31 questi episodi sono stati “riscoperti".

Esaminando questi casi, sembra che Shincheonji sia stato la vittima piuttosto che l'autore di qualche illecito. Si è ripetuto lo stesso schema: Shincheonji o una delle sue organizzazioni collegate aveva affittato dei locali per un evento; il contratto di locazione era stato annullato a causa delle pressioni dei movimenti “contro le sette”; Shincheonji aveva ritenuto illegale la cancellazione e aveva celebrato l'evento. I leader e i membri di Shincheonji e delle organizzazioni collegate non erano entrati nei locali con la forza. Migliaia di persone, tra cui dignitari stranieri, avevano partecipato ai festival, che si erano svolti pacificamente e senza incidenti. Le denunce presentate dalle agenzie immobiliari, pare per compiacere i movimenti “contro le sette”, erano state rigettate o ritirate. Tuttavia, nel 2020, questi casi sono stati resuscitati e citati come uno dei motivi per l'arresto del Presidente Lee.

Gli eventi "illegali" menzionati nelle cause contro il Presidente Lee erano stati organizzati per celebrare gli anniversari annuali del Summit della Pace Mondiale, organizzato da HWPL il 18 settembre 2014 e si erano svolti rispettivamente presso l'Olympic Park Peace Plaza a Seoul nel 2015 (partecipazione: 57.000), al Hwaseong Sports Town nel 2017 (50.000), all'Ansan Wa Stadium nel 2018 (40.000) e allo stadio Suwon World Cup nel 2019 (60.000).

Nel caso del Peace Plaza, il locatore aveva sporto denuncia penale contro quattro direttori di HWPL, ma la causa era stato archiviata e gli imputati prosciolti. Nel caso del 2017, sotto la pressione del gruppo “contro le sette” Associazione Nazionale delle Vittime di Shincheonji, la città di Hwaseong aveva tentato di annullare il contratto cinque giorni prima dell'evento, cosa che i locatari non avevano accettato. Alla fine, i funzionari della città di Hwaseong avevano partecipato all'evento e si erano detti soddisfatti che la riunione del HWPL non fosse una manifestazione con fini di proselitismo per Shincheonji e avevano chiesto il pagamento dell'affitto (seguito a breve) per chiudere la questione.

Ad Ansan nel 2018, la città aveva tentato ancora una volta di annullare un accordo valido, riconoscendo candidamente che lo stava facendo a causa della pressione dei "gruppi Cristiani locali" e dell'Associazione Nazionale delle Vittime di Shincheonji, che avevano minacciato di picchettare lo stadio. Alla fine l'evento ebbe luogo, le manifestazioni dei movimenti “contro le sette” furono tenute sotto controllo dalla polizia e, a seguito di una querela presentata dalla città, il procuratore locale decise di non procedere contro i funzionari del HWPL.

A Suwon ebbe luogo la solita sequenza di eventi. Fu firmato un contratto e versato un acconto, poi la città di Suwon cercò di annullare l'accordo pochi giorni prima dell'evento, menzionando il rischio (immaginario) di un tifone, ma ammettendo alla fine che il motivo dell'annullamento era la pressione esercitata dall’Associazione Nazionale delle Vittime di Shincheonji. La cancellazione fu annunciata bruscamente dai media locali prima che la lettera ufficiale fosse formalmente notificata a HWPL. La notizia fu pubblicata durante le vacanze di Chuseok, il che impedì a HWPL di intraprendere azioni ufficiali contro la decisione. Il governatore Lee Jaemyung della provincia di Gyeonggi ricevette dei reclami da parte di HWPL, ma non ha mai risposto. Alla fine, l'evento fu celebrato, la città sporse denuncia, ma poi accettò poi di ritirarla e il caso fu archiviato dal procuratore locale.

In tutti questi casi, i movimenti “contro le sette” dissero alle autorità che gli stadi sarebbero stati utilizzati per cerimonie religiose, il che sarebbe contrario alle regole per affittare quegli spazi. Tuttavia, le autorità locali parteciparono agli eventi del HWPL convenendo che non erano di natura religiosa.

I quattro episodi dimostrano che Shincheonji, HWPL o il Presidente Lee non sono gruppi anti-sociali e violenti. In effetti, hanno organizzato eventi pacifici con la presenza di centinaia di dignitari stranieri, tra cui importanti politici come gli ex presidenti della Croazia, Stjepan Mesić, e della Romania, Emil Constantinescu. Ciò che emerge dagli avvenimenti è, al contrario, che l'Associazione Nazionale delle Vittime di Shincheonji e le chiese Cristiane fondamentaliste locali hanno attivamente promosso la discriminazione contro Shincheonji e intimidito i locatori locali minacciando manifestazioni di massa. Questa discriminazione è stata estesa a HWPL, sostenendo falsamente che stesse organizzando eventi di proselitismo religioso per conto di Shincheonji, il che non era vero.

Nel 2020, invece di riconoscere che Shincheonji e HWPL erano stati oggetto di atti d’intolleranza e discriminazione, i pubblici ministeri sudcoreani hanno incolpato le vittime e presentato accuse penali contro il Presidente Lee per casi in cui le autorità locali avevano già concluso che non era stato commesso alcun crimine.

5. Una persecuzione religiosa istigata dai movimenti “contro le sette”

A prescindere da tutte le accuse riguardanti il COVID-19, in seguito, le autorità coreane hanno condotto una verifica fiscale a livello nazionale su Shincheonji deprivando del loro status giuridico sia il ramo missionario del gruppo religioso a Seoul, sia la grande organizzazione umanitaria fondata dal Presidente Lee, la HWPL. Ciò è particolarmente preoccupante per quanto riguarda HWPL che, anche se presieduta dal Presidente Lee, conduce attività di beneficenza e di promozione della pace, che includono il dialogo interreligioso, piuttosto che il proselitismo per conto di Shincheonji (Šorytė 2020).

Le chiese locali di Shincheonji sono state chiuse in tutto il paese in base a presunti rischi per la salute, questioni fiscali e regolamenti urbanistici. Gli edifici utilizzati per ospitare servizi religiosi presso la sede di Gwacheon sono stati rasi al suolo per presunte violazioni urbanistiche. Al momento della stesura di questo documento, tutte le chiese Shincheonji in tutta la Corea del Sud rimangono chiuse e celebrano i servizi religiosi solo via Internet. Il 22 giugno, la città di Daegu ha citato in giudizio Shincheonji e il Presidente Lee chiedendo un risarcimento di 100 miliardi di won (82,3 milioni di dollari), che equivale a più di due terzi del budget totale di 146 miliardi di won che la città ha stanziato per il virus, in un evidente tentativo di mandare in bancarotta la chiesa sull’errata argomentazione che era responsabile delle epidemie di COVID-19 ("Daegu Files Damage Suit Against Shincheonji for Mass Coronavirus Infections" 2020).

Un aspetto particolarmente inquietante, ma di cruciale importanza, dell'intera serie di azioni è che sono state istigate e "pilotate" dall'Associazione Nazionale delle Vittime di Shincheonji, un'organizzazione “contro le sette” che ha presentato le denunce originali. Ovviamente, qualsiasi cittadino o organizzazione ha il diritto di presentare querele. Tuttavia, in queste specifiche denunce c'è una malsana confusione tra argomenti teologici e laici, che le autorità stesse hanno perpetrato.

Ad esempio, nella sua richiesta di sciogliere la HWPL, oltre a sostenere falsamente che svolge attività di proselitismo per conto di Shincheonji e che "il Papa ha emesso un monito contro il lavoro missionario di Shincheonji" (tutti i documenti e i discorsi del Papa sono pubblicati e il nome "Shincheonji" non compare da nessuna parte), l'Associazione spiega che “il Presidente della HWPL e capo della chiesa di Shincheonji è un impostore religioso che si definisce il 'Secondo Gesù' e 'il Consigliere'. Esempi di frodi religiose simili: a) Leader di chiese: Park Tae-sun, Moon Sun-myung, Jung Myung-seok - b) Leader teologici: Yoo Byung-un, Shin Ok-joo, Lee Jae-rok”. Il punto più importante qui non è che i fondatori di nuovi movimenti religiosi e i teologi con i quali i movimenti “contro le sette” non sono d'accordo siano chiamati "impostori religiosi", né che Lee non abbia mai affermato di essere "il Secondo Gesù", ma che gli argomenti teologici siano usati per invocare sanzioni civili e penali. Anche se fosse vero che Lee ha affermato di essere il "Secondo Gesù", questo non potrebbe essere considerato un reato.

Nella stessa denuncia si sostiene che, se non dovesse agire contro Shincheonji, la Corea del Sud potrebbe avere problemi in futuro con altri paesi nel caso in cui Shincheonji organizzi un "suicidio di massa". Forse le autorità sudcoreane non ne sono consapevoli, ma dopo i suicidi di massa e gli omicidi del Tempio del Popolo in Guyana nel 1978 e di pochi altri movimenti religiosi nei decenni successivi, è stata una tattica standard degli anti-sette accusare tutti i gruppi etichettati come "sette", dalla Chiesa dell'Unificazione alla Luz del Mundo, di preparare un "suicidio di massa" (vedi Introvigne 2018). Ovviamente, nessuno dei gruppi accusati ha mai pensato di organizzare un suicidio di massa, mentre i piccoli movimenti che l’hanno fatto erano in gran parte sfuggiti ai radar degli anti-sette.

Nella sua denuncia contro il Presidente Lee, l'Associazione Nazionale delle Vittime di Shincheonji lamenta che "Shincheonji è stato identificato come setta pseudo-religiosa da varie confessioni", che ha una "escatologia" non ortodossa e che è "un gruppo che danneggia gravemente le chiese della Corea“ convertendo i loro membri. Tutti questi non sono reati e il linguaggio mostra il tentativo da parte dell'associazione di far sì che i tribunali secolari proteggano le chiese cristiane conservatrici dalla concorrenza di Shincheonji.

Ancora una volta, non ci sono leggi che impediscono ai privati di presentare le proprie incoerenti diatribe sotto forma di querele. È una questione completamente diversa quando le loro argomentazioni sono prese sul serio dalle autorità governative. Ad esempio, il Comune di Daegu ha presentato un denuncia per danni (astronomici) legati alla crisi del COVID. Tuttavia, la città, che è ovviamente un'entità secolare, ha incluso nella sua denuncia che il Presidente Lee, prima di fondare Shincheonji, "aveva frequentato due chiese protestanti che furono le prime a essere etichettate come sette nella Repubblica di Corea" (l'Olive Tree e il Tempio del Tabernacolo), che [Shincheonji] “prende di mira le principali chiese protestanti nazionali" e che queste ultime lo considerano una "setta". La denuncia cerca persino di discutere la teologia di Shincheonji, etichettandola come "un miscuglio delle credenze principali dell'Olive Tree, della Chiesa dell'Unificazione e di JMS [Jesus Morning Star, un soprannome per la Provvidenza]". Ciò non è esatto, come non lo è la ricostruzione dell'escatologia di Shincheonji contenuta nella denuncia, ma è anche del tutto irrilevante per un tribunale laico.

La denuncia di Daegu menziona l'Associazione Nazionale delle Vittime di Shincheonji come "organizzazione rappresentativa", ed è chiaro che questa associazione è la vera autrice delle cinque lunghe pagine del documento che descrivono la teologia e l'organizzazione di Shincheonji nei termini standard dei movimenti “contro le sette”, comprese le accuse di "lavaggio del cervello". A loro volta, le denunce dell'Associazione Nazionale offrono come fonte solo ritagli di stampa contro le sette e sono citate come fonti autorevoli e affidabili nelle memorie e nelle accuse delle autorità.

In tutti gli altri paesi democratici, l'utilizzo di tali fonti e argomenti sulla teologia di Shincheonji sarebbe severamente vietato, in base ai principi generali della libertà di credo e al divieto per le autorità secolari o i tribunali di valutare se la teologia di una religione sia vera o falsa.

D’altronde, le parti dei documenti che abbiamo esaminato sono estremamente utili. Confermano che, approfittando degli sfortunati incidenti legati al Paziente 31 e al COVID-19, i movimenti Cristiani “contro le sette” hanno istigato il processo contro Shincheonji e il Presidente Lee, nella speranza di sbarazzarsi di un movimento "eretico" in crescita, che stava "danneggiando seriamente le chiese della Corea” convertendo un gran numero dei loro membri.

Il 5 agosto 2020, Michael Breen, un giornalista nato in Gran Bretagna, che vive a Seoul, autorevole commentatore di questioni religiose e politiche in Corea del Sud, ha scritto sul Korea Times che: "Per molte persone che conosco, aver incarcerato Lee equivale ad aver fatto giustizia. Come Al Capone, che alla fine fu inchiodato per evasione fiscale, l'accusa in sé è un fastidioso tecnicismo. Tra tutte le religioni del mondo, è normale che ne piaccia solo una. La maggior parte di noi ne tollera qualcuna di più. Ma a nessuno piace chi ne avvia una, anche nella società civile. Questo è il vero crimine di Lee". Breen ha commentato che, data la percentuale di condanne penali, che in Corea del Sud è del 97%, essere incriminato equivale quasi all’essere condannato.

Ha continuato dicendo: "Mi sembra ovvio che l’unico motivo per cui i pubblici ministeri si accaniscono contro il fondatore di Shincheonji, o che si potrebbero accanire contro i membri di Itaewon [LGBT] [anche loro accusati per la pandemia], è perché sono impopolari. Se si fosse trattato dei membri del tempio principale di Jogye o della cattedrale Cattolica Romana di Myeondong o della chiesa Protestante Full Gospel nell’Yeouido di Seoul, questo non sarebbe accaduto. Per i politici e altri che commentano in pubblico, Shincheonji è un obiettivo sicuro. Forse ricorderete che quando i media riferirono che Shincheonji stava ritardando a presentare le liste dei membri, due candidati alla presidenza, il governatore di Gyeonggi Lee Jae-myung e il defunto sindaco di Seoul Park Won-soon attaccarono la chiesa in modo alquanto energico riscontrando di conseguenza un aumento nel loro indice di apprezzamento. Ma l’evidenza migliore che questa è una caccia alle streghe è che i pubblici ministeri hanno inserito per sicurezza un’accusa fiscale nel caso in cui l'ostruzione del governo non regga", come hanno fatto in passato per sbarazzarsi dei leader delle "sette" e nel caso dell'Olive Tree e in quello del Victory Altar (Introvigne 2017) e di molti altri (Breen 2020).

Siamo d'accordo con Michael Breen sul fatto che l'azione intrapresa contro il Presidente Lee e altri leader di Shincheonji sia una "caccia alle streghe", e che in realtà vengano puniti perché hanno fondato una nuova religione inimicandosi i Protestanti coreani di maggioranza, e che l'impopolarità di Lee e Shincheonji è tale che non possono aspettarsi un equo processo in Corea del Sud. La situazione qui descritta è incompatibile con il fatto che la Corea del Sud sia un paese democratico.

Esiste un precedente importante, in una causa decisa dalla Corte Suprema svedese il 21 ottobre 2005, riguardante Gregorian Bivolaru (Corte Suprema di Svezia 2005). Cittadino rumeno, Bivolaru è il fondatore del Movimento per l'Integrazione Spirituale nell'Assoluto (MISA), un nuovo movimento spirituale che insegna, tra l'altro, le tecniche esoteriche tantriche. Nell’ambito di una campagna contro la MISA istigata da anti-sette e da settori della Chiesa Ortodossa rumena, Bivolaru è stato arrestato nel 2004 e accusato di aver avuto una relazione sessuale con una 17enne, MD. In Romania, l'età legale per il consenso era 15 anni, ma la legge puniva i rapporti sessuali tra insegnanti e studenti e Bivolaru era considerato l'insegnante di yoga di MD. I reati di cui Bivolaru è stato accusato (e poi condannato a sei anni di carcere) non erano ovviamente di natura religiosa. Tuttavia, Bivolaru ha sostenuto che erano un semplice pretesto per censurare il suo insegnamento spirituale, e parte di una vendetta istigata dalla Chiesa Ortodossa rumena contro le minoranze che considera “sette". La stessa MD ha testimoniato davanti alla Corte Suprema svedese di essere stata trattata duramente dalla polizia rumena, e ha negato sia qualsiasi rapporto sessuale sia il fatto che Bivolaru le avesse insegnato personalmente lo yoga.

Nella sua storica decisione del 2005, la Corte Suprema svedese ha stabilito che si dovrebbe concedere lo status di rifugiato a una persona accusata di reati comuni, quando si può presumere che la sua opinione o insegnamento religioso abbia motivato l'accusa e che, a causa del pregiudizio religioso, non ci si poteva aspettare un equo processo. Nel caso esaminato, la Corte Suprema ha concluso che "a causa della sua concezione religiosa, Gregorian Bivolaru corre il rischio di essere esposto a persecuzioni di carattere malvagio" in Romania, e gli è stato concesso asilo politico in Svezia.

La nostra conclusione è che, proprio come nel caso Bivolaru in Romania, quelli contro il Presidente Lee e gli altri imputati di Shincheonji in Corea del Sud sono, per prendere in prestito le parole della Corte Suprema svedese, "perseguimenti di carattere malvagio". Dovrebbero essere fermati in nome dei diritti umani internazionali, e nel caso del Presidente Lee anche di preoccupazioni umanitarie per un prigioniero di 89 anni che sembra essere in cagionevoli condizioni di salute.

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 Who Is Afraid of Chairman Lee? The Crackdown on Shincheonji in South Korea - A Third White Paper