Il 20 luglio il CESNUR (Centro per gli Studi sulle Nuove Religioni) e Human Rights Without Frontiers hanno organizzato un webinar su un nuovo movimento religioso in Corea del Sud, sulle sue dimensioni politiche, religiose e sociali e la discriminazione da loro subita durante la crisi del COVID-19. Studiosi internazionali nel campo della religione, del diritto internazionale e dei diritti umani hanno discusso il tema "COVID-19 e libertà religiosa: Shincheonji come capro espiatorio in Corea del Sud". I relatori del webinar erano Rosita Šorytė, J. Gordon Melton, Massimo Introvigne, Alessandro Amicarelli, Willy Fautré e Ciarán Burke.
Il webinar ha affrontato la storia di quello che i partecipanti hanno definito come un attacco da parte di chiese protestanti conservatrici e fondamentaliste politicamente potenti in Corea del Sud, sostenute da alcuni politici, contro un nuovo movimento religioso cristiano in rapida crescita noto come “Chiesa Shincheonji (Nuovo Cielo e Nuova Terra) di Gesù”, fondata nel 1984 dal presidente Lee Man Hee.
Massimo Introvigne, CESNUR, Centro per gli Studi sulle Nuove Religioni
Willy Fautré, Human Rights Without Frontiers
Rosita Šorytė, International Observatory of Human Rights of Refugees
Alessandro Amicarelli, avvocato, European Federation for Freedom of Belief
Marco Respinti, giornalista
Massimo Introvigne è un sociologo delle religioni italiano. È il fondatore e il direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR), una rete internazionale di studiosi di nuovi movimenti religiosi. Autore di una settantina di libri e di più di 100 articoli nel campo della sociologia della religione, dal 5 gennaio al 31 dicembre 2011 ha avuto, nell’ambito dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), il ruolo di “Rappresentante per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni”. Dal 2012 al 2015 è stato coordinatore dell’Osservatorio della Libertà Religiosa, istituito dal ministero italiano degli Esteri per monitorare lo stato della libertà religiosa a livello mondiale.
Willy Fautré, già capo missione nel gabinetto del ministero belga dell’Educazione e nel parlamento belga, è il direttore di Human Rights Without Frontiers, la ONG con sede a Bruxelles che ha fondato nel 1988. In questa veste ha svolto missioni di inchiesta sui diritti umani e sulla libertà religiosa in oltre 25 Paesi. Docente universitario nel campo della libertà religiosa e dei diritti umani, è autore di numerosi articoli sui rapporti fra Stato e religioni, pubblicati su periodici accademici. Organizza regolarmente convegni al Parlamento Europeo su diversi temi tra cui la libertà di religione e di credo, e per anni ha promosso la libertà religiosa nelle istituzioni europee, all’OSCE e all’ONU.
Rosita Šorytė è entrata nel 1992 al ministero degli Esteri della Lituania e per 25 anni ha lavorato come diplomatico, fra l'altro all'UNESCO a Parigi e alle Nazioni Unite a New York. Nel 2011 è stata rappresentante della presidenza lituana dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) nell'Ufficio per le istituzioni democratiche e per i diritti umani di Varsavia. Nel biennio 2012-2013 ha presieduto il Gruppo di lavoro dell’Unione Europea (UE) sugli aiuti umanitari per conto della presidenza pro tempore lituana della UE. Attiva nel campo della libertà religiosa e in favore dei rifugiati costretti a lasciare i propri Paesi di origine a causa della persecuzione religiosa, è co-fondatrice e presidente dell'ORLIR, l’International Observatory of Religious Liberty of Refugees. È autrice di diversi articoli sulla libertà religiosa e su iniziative umanitarie di natura religiosa.
Alessandro Amicarelli, socio e direttore della Obaseki Solicitors Law Firm di Londra, è avvocato (solicitor) delle Corti superiori di Inghilterra e Galles, nonché avvocato in Italia, specializzato sia in Diritto internazionale e diritti umani sia in Diritto dell’immigrazione e dei rifugiati. A lungo docente universitario in tema di diritti umani, ha insegnato, fra l’altro, nell’Università Carlo Bo di Urbino e nella Soochow University di Taipei, a Taiwan. È presidente e portavoce della European Federation for Freedom of Belief (FOB).
Marco Respinti, italiano, è giornalista professionista, saggista, traduttore e conferenziere. Ha collaborato e collabora con diversi quotidiani e periodici, sia in versione cartacea sia online, in Italia e all’estero. Uno dei suoi libri, pubblicato nel 2008, ha per oggetto i diritti umani in Cina. Senior Fellow al Russell Kirk Center for Cultural Renewal, un’organizzazione educativa statunitense apartitica e senza fini di lucro che ha sede a Mecosta, nel Michigan, è anche socio fondatore e membro del consiglio direttivo del Center for European Renewal, un’organizzazione educativa paneuropea apartitica e senza fini di lucro che ha sede a L’Aia, nei Paesi Bassi.
1. Si tratta di COVID-19... o no?
Perché questo rapporto
Il nome Shincheonji (che significa "Nuovo Cielo e Nuova Terra"), Chiesa di Gesù, il Tempio del Tabernacolo della Testimonianza (in breve, Shincheonji) era noto in Occidente solo a pochi studiosi di nuovi movimenti religiosi prima del febbraio 2020, quando la chiesa è stata accusata di essere in gran parte responsabile della diffusione del COVID-19 in Corea del Sud. Nel marzo 2020, gli autori hanno pubblicato un primo Libro Bianco (Introvigne, Fautré, Šorytė, Amicarelli e Respinti 2020) distinguendo i fatti dalla finzione nelle accuse mosse allo Shincheonji. La repressione dello Shincheonji in Corea del Sud è ora aumentata a ciò che può essere descritto, senza esagerare, come un tentativo di sopprimere una religione, chiudere i suoi luoghi di culto, arrestare i suoi leader e spaventare i suoi membri così che abbandonino il movimento per timore di perdere il lavoro. È quindi necessario un secondo Libro Bianco che si occupi di questa persecuzione. Tuttavia, riassumeremo in questa introduzione alcuni punti essenziali su Shincheonji discussi nel primo Libro Bianco e aggiungeremo alcuni ulteriori commenti generali.
Cos'è Shincheonji?
La Corea del Sud ospita un numero record di nuovi movimenti religiosi, generalmente chiamati "nuove religioni". Tra la prima e la seconda guerra mondiale, le nuove religioni in Corea avevano più membri delle religioni principali. Mentre la maggior parte di queste nuove religioni non erano cristiane (Lee 2016), alcune derivavano dal cristianesimo e fiorirono in particolare dopo la guerra di Corea (Kim and Bang 2019).
La nuova religione cristiana coreana di maggior successo è stata l‘Olive Tree, fondata da Park Tae Son (1917–1990). Secondo quanto riferito, a metà degli anni '60, contava circa due milioni di membri (Baker e Kim 2020). Per una serie di ragioni, il protestantesimo coreano finì per essere dominato da chiese conservatrici e fondamentaliste (Kim 2007). Furono colti di sorpresa dal successo dell'Olive Tree e organizzarono un potente movimento anti-sette, che esiste tuttora. Riuscirono anche a mobilitare alleanze politiche e a far arrestare Park. L’Olive Tree reagì alla repressione attraverso ciò che i sociologi chiamano "amplificazione della devianza". Si orientò verso una teologia che si era allontanata ulteriormente dal cristianesimo principale, fino a quando Park proclamò che Gesù era un impostore, il "novantotto per cento" della Bibbia consisteva di bugie e lui, Park, era Dio incarnato (Baker and Kim 2020).
La nuova teologia indusse la maggioranza dei membri ad abbandonare l'Olive Tree, anche se ramificazioni di questo movimento esistono ancora oggi. Tra i devoti che se ne andarono c'era Lee Man Hee (nato nel 1931), che si era unito all'Olive Tree nel 1957 e lo aveva abbandonato nel 1967. Lee si unì quindi a un'altra nuova religione cristiana, il Tempio del Tabernacolo, fondata da Yoo In Gu (1928-1984) nel 1966, e in seguito rilevata dal figlio Yoo Jae Yul (nato nel 1949). A sua volta, il Tempio del Tabernacolo crollò a causa delle accuse di corruzione mosse contro i suoi leader e finì per fondersi con un ramo della Chiesa presbiteriana. Dopo aver tentato senza successo di promuovere una riforma del Tempio del Tabernacolo, Lee lo abbandonò e il 14 marzo 1984 fondò lo Shincheonji (vedere, per maggiori dettagli, Introvigne 2019, 2020a).
Secondo Lee, tutti questi eventi non erano casuali ed erano stati predetti nel Libro dell'Apocalisse della Bibbia. Preparavano l'ascesa di un Pastore Promesso, cioè lo stesso Lee, che avrebbe guidato sia 144.000 santi sia una più ampia "moltitudine bianca" nel Millennio, un regno di pace senza morte che durerà per 1.000 anni. La fede nel Millennio è condivisa da molte denominazioni protestanti, ma ciò che è peculiare dello Shincheonji è l'idea che la Bibbia lo predice come evento imminente. In effetti, i membri dello Shincheonji credono che Lee, che ora ha 89 anni, vivrà per vedere il Millennio. D'altra parte, non credono che Lee (che chiamano presidente Lee) sia Dio o la seconda venuta di Gesù Cristo. È un essere umano, sebbene chiamato da Dio a una missione speciale come Pastore Promesso.
Poiché questo è rilevante per la crisi del COVID-19, vale la pena ricordare che lo Shincheonji vede la malattia in un modo simile alla maggior parte delle denominazioni cristiane. Insegna che la malattia e la morte sono apparse sulla Terra a causa del peccato umano, come simbolicamente insegnato nella Bibbia attraverso la storia di Adamo ed Eva (Lee 2014, 94–5). Tuttavia, questo non significa che ogni singola malattia sia direttamente collegata a un peccato individuale, né che i buoni cristiani o i buoni membri di Shincheonji siano immuni dalle malattie. I membri di Shincheonji vanno all’ospedale e cercano l'assistenza dei medici quando sono malati. In effetti, alcuni di loro svolgono professioni in ambito medico.
Shincheonji ha avuto una crescita spettacolare in Corea del Sud e un'espansione in molti altri paesi. È passato da 45.000 membri nel 2007 a più di 250.000 nel 2019. Questa crescita è avvenuta principalmente (anche se non esclusivamente) convertendo i protestanti coreani.
Non c'è dubbio che Shincheonji sia una religione che fa proselitismo. Come accade in altre nuove religioni, lo zelo per il proselitismo è sostenuto da un entusiasmo tipico dei movimenti giovani e può apparire eccessivo agli estranei. Shincheonji è accusato, in particolare, di evangelizzazione "segreta". In alcune circostanze, i corsi di studio biblico vengono pubblicizzati senza menzionare il nome Shincheonji, anche da membri di Shincheonji che frequentano i servizi di altre chiese cristiane senza rivelare la loro identità e le nuove reclute incontrano altri studenti che inizialmente non dicono loro di essere membri del movimento. Shincheonji non nega che sia così. La sua giustificazione è che, date le violente campagne mediatiche contro il loro movimento, se il nome Shincheonji fosse usato sin dall'inizio, i potenziali convertiti non accetterebbero di partecipare alle riunioni.
Shincheonji non è l'unico movimento religioso dell'Asia orientale che ha praticato l'evangelizzazione "segreta” e, in effetti, la strategia sembra essere cosa comune quando un movimento è controverso. Nel 2019, un tribunale civile coreano ha stabilito che l'evangelizzazione "segreta" dello Shincheonji non è protetta dal principio costituzionale della libertà di religione e ha concesso un risarcimento, anche se di minore entità, a uno dei tre querelanti che avevano citato in giudizio il movimento al riguardo. La decisione è stata impugnata e, in effetti, non è chiaro su quali disposizioni legali possa essere basata una richiesta di risarcimento danni in un caso del genere (vedi Introvigne 2020b).
Va considerato che non si diventa membri di Shincheonji tramite il battesimo. I devoti affermano con orgoglio che la loro è l'unica religione alla quale ci si unisce attraverso un esame. Dopo un corso, dovrebbe essere superato un esame che non è per niente una mera formalità. Alcuni devono ripeterlo due o più volte. Di conseguenza, è ovviamente impossibile che qualcuno possa "unirsi" a Shincheonji senza essere completamente consapevole di che tipo di movimento si tratta e qual è la sua teologia.
L'evangelizzazione "segreta" perpetua un circolo vizioso. Gli oppositori trovano lì il carburante per le loro campagne anti Shincheonji che, di conseguenza, rendono il movimento ancora più riluttante a rivelare immediatamente il suo nome a potenziali convertiti. In qualità di osservatori esterni, non crediamo che l'evangelizzazione "segreta" avvantaggi l'immagine di Shincheonji. Diverse congregazioni del movimento stavano, infatti, passando dall'evangelizzazione "segreta" a quella "aperta", dove il nome dello Shincheonji è stato immediatamente rivelato con l’avvento della crisi del COVID-19, causando la fine di tutte le attività di evangelizzazione di Shincheonji.
Perché Shincheonji è perseguitato?
In breve, Shincheonji è perseguitato perché ha successo. Cresce, e cresce (principalmente) a spese dei protestanti conservatori e fondamentalisti che, avendo distrutto con successo l'originale Olive Tree e il Tempio del Tabernacolo, e represso la crescita di altre nuove religioni cristiane coreane, hanno concentrato i loro sforzi anti-sette su Shincheonji (sebbene anche altri gruppi siano presi di mira).
Per chi vive fuori dalla Corea del Sud, è difficile immaginare la virulenza delle campagne contro Shincheonji in quella nazione. Le attività anti-sette in altri paesi democratici impallidiscono al confronto. Ci sono organizzazioni protestanti fondamentaliste con personale a tempo pieno che si dedica esclusivamente alla lotta contro Shincheonji. Vengono organizzate regolarmente manifestazioni di strada e si sono verificati migliaia di casi di tentativi di deprogrammazione, in cui i membri vengono rapiti dai loro genitori e detenuti in strutture dove i “consulenti” fondamentalisti cercano di costringerli ad abiurare la loro fede. Due donne, membri di Shincheonji, sono state uccise durante una deprogrammazione, generando diffuse proteste (Fautré 2020a, 2020b). Periodicamente, protestanti conservatori e fondamentalisti chiedono al governo di sciogliere e bandire Shincheonji, all'interno di un contesto politico in cui, votando in blocco, i cristiani radicali hanno un notevole potere elettorale e politico.
Il clima generato da questi attacchi martellanti ha creato una situazione in cui essere “smascherati” come membri di Shincheonji significa essere vittime di bullismo a scuola, rischiare di perdere il lavoro e persino essere picchiati. Le ONG hanno raccolto migliaia di casi in cui i devoti di Shincheonji sono stati molestati e discriminati. Questo è un punto importante per capire come mai, durante la crisi del COVID-19, i membri di Shincheonji erano riluttanti a essere identificati come tali.
Si tratta davvero di COVID-19?
Apparentemente, le azioni intentate contro Shincheonji nel 2020 mirano a punire coloro che hanno reso più difficile il contenimento del COVID-19 in Corea del Sud. Nei prossimi capitoli, discuteremo queste azioni in dettaglio.
Qui, vogliamo sollevare un dubbio per capire se il COVID-19 sia davvero al centro di questa questione. Anche supponendo che alcuni leader dello Shincheonji abbiano violato le disposizioni dell'Infectious Disease Control and Prevention Act (e dubitiamo che lo abbiano fatto), dovrebbe essere applicato un principio di proporzionalità. La reazione legale è sproporzionata in confronto agli errori che alcuni leader di Shincheonji potrebbero aver commesso. La chiusura di tutti i luoghi di culto di questa religione, l'arresto dei leader, lo scioglimento dei suoi enti giuridici, il tentativo di mandare in bancarotta il movimento intentando cause civili multimilionarie, tutto ciò indica chiaramente che l'obiettivo ha poco a che fare con la giustizia, o addirittura con il COVID-19.
Lo scopo è distruggere una religione odiata a morte da un'importante circoscrizione elettorale che i politici non possono ignorare: i protestanti conservatori e fondamentalisti. Questi tentativi di distruggere Shincheonji sono iniziati molto prima del COVID-19 e che l'obiettivo è l'eradicazione totale del movimento è stato chiaramente affermato dai suoi oppositori, inclusi politici di spicco (Korea Economic Daily 2020).
L'unica differenza è che prima del COVID-19, le minacce e la violenza non hanno avuto successo nel fermare la crescita di Shincheonji. Gli oppositori sono convinti che il COVID-19 offra ora l'opportunità, o il pretesto, per la soluzione finale del “problema” Shincheonji che stavano cercando da anni. Ciò a cui stiamo assistendo non è una discussione ragionevole su ciò che è andato storto nell'epidemia di COVID-19 in Corea del Sud e sul possibile ruolo di Shincheonji in essa, ma una costante campagna determinata a sopprimere una religione, il cui peccato era quello di convertire migliaia di membri di vendicative chiese fondamentaliste, conservatrici e intolleranti.
2. Shincheonji è "responsabile" dell'epidemia del virus a Daegu?
La paziente 31
Una persona che non è stata oggetto di procedimenti penali è la paziente 31. Sappiamo che, per ragioni che gli scienziati non hanno completamente identificato, alcuni individui agiscono come "superdiffusori" di COVID-19. La paziente 31 in Corea del Sud è stata ripetutamente menzionata come il superdiffusore primario. Alla fine di giugno, 5.213 casi di COVID-19 in Corea del Sud, o il 40,7% dei casi totali nel paese, riguardavano membri di Shincheonji e sono stati attribuiti direttamente o indirettamente alla Paziente 31 come singolo superdiffusore (Statistic Research Department 2020).
Come accennato nel nostro primo rapporto, le voci secondo cui la Paziente 31 originariamente si rifiutasse di sottoporsi al test per il COVID-19 sono state diffuse da alcuni media, ma sono state smentite dalla stessa Paziente 31 e non sono comprovate. La verità sembra essere che, quando è stata ricoverata per la prima volta il 7 febbraio, i suoi sintomi sono stati interpretati erroneamente come quelli di un comune raffreddore. È stata rimandata a casa e ha partecipato a diversi raduni di Shincheonji, dove ha infettato altri, prima che i suoi sintomi peggiorassero. Alla fine è stata sottoposta a test e diagnosi di COVID-19 il 18 febbraio. Il fatto che, a differenza del caso dei leader di Shincheonji, non vi sia alcuna indagine penale nei confronti della Paziente 31, conferma che non ha violato alcuna legge. A quel tempo, le riunioni religiose in generale non erano vietate dalle autorità coreane, anche se Shincheonji le interruppe prontamente quando venne a sapere della situazione della Paziente 31 il 18 febbraio.
Nessuno vuole o ama diventare un superdiffusore. La Paziente 31 e le persone infettate da lei sono vittime, non criminali.
La presunta connessione con Wuhan
Come è stata infettata la Paziente 31? La semplice risposta è che non lo sappiamo. Alcune autorità hanno accusato membri di Shincheonji di Wuhan di averla infettata dopo che aveva partecipato alle riunioni della chiesa in quella città. Questo è impossibile, poiché non ci sono “raduni" di Shincheonji a Wuhan. Shincheonji ha membri in Cina, ma non possono organizzare "raduni", poiché lì la chiesa non è autorizzata a operare legalmente ed è spesso tacciata di essere una "setta". In Cina, partecipare alle attività di una “setta” è un reato punito con pesanti pene detentive (Introvigne, Richardson e Šorytė 2019).
Ci sono singoli membri di Shincheonji a Wuhan. Solo uno di loro è entrato in Corea del Sud a gennaio (prima che venissero introdotti i test per i viaggiatori provenienti da Wuhan) ed è tornato in Cina, senza aver partecipato a nessuna riunione della chiesa a Daegu. Quando sono emersi problemi in Corea, gli è stato detto di fare il test a Wuhan ma, poiché non presentava sintomi, le autorità locali non lo hanno testato fino a maggio, quando sono stati organizzati massicci test sulla popolazione della città. È risultato negativo.
Il 21 febbraio, Shincheonji ha inviato alle autorità sanitarie l'elenco dei suoi membri a Wuhan e un elenco degli 88 membri cinesi che avevano visitato la Corea del Sud nel 2020, fornendo i dettagli dei loro movimenti nel paese. Nessuno di loro aveva incontrato la Paziente 31. Le autorità locali hanno riconosciuto che non vi era "alcuna correlazione identificata" tra i membri di Shincheonji provenienti dalla Cina, o che avevano visitato la Cina, e lo scoppio del virus connesso alla Paziente 31 (Dong-A Ilbo 2020).
Il caso dell'ospedale Cheongdo di Daenam
I media coreani hanno discusso come possibile veicolo per l'infezione i servizi funebri del fratello del presidente Lee, morto il 31 gennaio 2020 all'ospedale Daenam di Cheongdo, nella provincia del nord di Gyeongsang, dove sono stati successivamente rilevati diversi casi di COVID-19 (Kim 2020).
Shincheonji ha fornito alle autorità tra il 26 e il 29 febbraio gli elenchi dei suoi membri che hanno assistito a due servizi funebri al Daenam Hospital. 49 hanno assistito alla prima funzione e 52 alla seconda. Non includevano la Paziente 31.
I test hanno rivelato, tuttavia, che i pazienti che avevano contratto il COVID-19 in ospedale erano infetti da una differente variazione del virus rispetto a quella trovata nella Paziente 31 e in altri membri di Shincheonji a Daegu (Newsis 2020). Di conseguenza, i membri di Shincheonji non erano responsabili dell'epidemia virale nell’ospedale.
Shincheonji ha creato l'epidemia a Daegu?
Il 22 giugno, la città di Daegu ha citato in giudizio Shincheonji e il presidente Lee chiedendo un risarcimento di 100 miliardi di KRW (82,3 milioni di dollari), più di due terzi dei fondi totali stanziati dalla città per il virus che ammontano a 146 miliardi di KRW (The Korea Times 2020b). Tra parentesi, il 26 giugno, Shincheonji ha annunciato che 4.000 membri della chiesa guariti dal COVID-19 avrebbero donato il tanto ricercato plasma contenente gli anticorpi al virus, facendo notare che il valore monetario di questo plasma era molto più alto della somma che Daegu pretendeva dalla chiesa (San Francisco Examiner 2020).
Nella causa legale Shincheonji è indicato come responsabile dell'epidemia del virus a Daegu, cosa logicamente insostenibile. L'etichetta "Paziente 31" significa che c'erano altri 30 pazienti con diagnosi di COVID-19 prima di lei. Poiché non poteva essere stata infettata da un correligionario di Wuhan, come spiegato nel paragrafo precedente, è stata infettata da qualcun altro.
Esistono diverse possibilità e c'erano ceppi di infezioni a Daegu al di fuori di Shincheonji. Ad esempio, a gennaio, in occasione dell'evento Anno del Turismo, 1.100 studenti cinesi hanno visitato Daegu (Ryu 2020). Un focolaio infettivo si è sviluppato in un club della città, dove sono stati contagiati tre giovani sulla ventina (JoongAng Ilbo 2020). Probabilmente c'erano anche focolai "nascosti", con pazienti asintomatici o non testati (MBC 2020). Le autorità sanitarie hanno chiaramente affermato che la Paziente 31 non è stata la prima persona ad essere stata infettata da COVID-19 a Daegu (Yonhap News 2020).
A quel tempo la Ministra della Giustizia Choo Mi-ae è stata criticata per non aver imposto un divieto di viaggiare a chi proveniva dalla Cina. Si tratta dello stesso politico che aveva insistito nel perseguire legalmente Shincheonji. Era stata criticata per questo in Parlamento dall'opposizione che incolpava la Choo sia del tentativo di scaricare la colpa dell'epidemia di virus su Shincheonji, sia del voler apprestare un bando presidenziale per fomentare l’odio nei confronti di una minoranza impopolare (Lee H. 2020).
3. Shincheonji si è rifiutato di cooperare con le autorità?
Shincheonji ha interrotto immediatamente i servizi
Durante la pandemia del COVID-19, diversi gruppi religiosi sono stati accusati in tutto il mondo di essersi rifiutati di sospendere i loro servizi religiosi, causando in tal modo la diffusione del virus (Consorti 2020). Questo non è ciò di cui Shincheonji è accusato. Altre chiese in Corea del Sud hanno continuato i loro incontri durante la pandemia, ma non sono state trattate così duramente come Shincheonji.
Shincheonji ha reagito prontamente quando ha saputo che la Paziente 31 era risultata positiva al COVID-19. In effetti, ha agito anche prima. Il 25 gennaio, e di nuovo il 28 gennaio, la leadership di Shincheonji ha emesso l'ordine che nessuno dei suoi membri arrivato di recente dalla Cina in Corea del Sud era autorizzato a partecipare alle funzioni religiose.
La stessa mattina in cui hanno appreso che la Paziente 31 era infetta, il 18 febbraio, i leader di Shincheonji hanno ordinato la chiusura di tutti i centri di Daegu. Hanno anche raccomandato a tutti i suoi membri di evitare inoltre riunioni e incontri privati e di mettersi in quarantena. Più tardi, nel corso della giornata, è stato emesso l'ordine di chiudere tutte le chiese e i centri missionari della Corea del Sud. Anche i servizi all'estero sono stati sospesi il 22 febbraio e tutte le forme di riunioni, attività o raduni in tutti i paesi sono cessate il 26 febbraio.
Perché i leader vengono perseguiti?
Prima che la città di Daegu citasse in giudizio Shincheonji, il sindaco di Seoul, Park Won-soon (1956-2020), annunciò il 1° marzo di aver denunciato all'ufficio del Procuratore del Distretto Centrale di Seoul i leader nazionali di Shincheonji per "omicidio, lesioni e violazione delle misure di prevenzione e gestione delle malattie infettive” (Seoul Metropolitan Government 2020; Choudhury 2020). Avviò anche una causa civile per danni contro Shincheonji, chiedendo una somma meno astronomica del suo omologo a Daegu, poiché la richiesta si limitava a 200.000.100 KRW ($ 161.000), con 100 KRW in aggiunta ai 200 milioni per consentire un'indagine da parte di una giuria di tre giudici.
Il sindaco Park era un vecchio nemico di Shincheonji e uno degli aspiranti alla carica presidenziale sudcoreana prima di suicidarsi il 9 luglio 2020, dopo che un ex segretaria lo aveva citato in giudizio per molestie sessuali (Australian Broadcasting Corporation 2020). Ovviamente, questo incidente in stile "Me-Too" non aveva niente a che fare con Shincheonji. Tuttavia, mostra quanto sia importante la reputazione in Corea del Sud e come la vergogna pubblica possa portare a conseguenze fatali in un paese noto per i suoi tassi record di suicidi.
Questo è, ancora una volta, rilevante per capire perché i membri di Shincheonji erano riluttanti a essere identificati pubblicamente come tali, una questione che è al centro delle accuse contro Shincheonji e che ha portato all'arresto prima di due leader e quattro membri della chiesa a Daegu (L'Hankyoreh 2020), e poi di tre funzionari della sede centrale l'8 luglio. Al momento in cui scriviamo, i pubblici ministeri minacciano di arrestare altri leader. Il presidente Lee stesso è stato interrogato il 17 luglio per quattro ore fino a che ha avuto un collasso, cosa che non sorprende considerata la sua età (il New York Times). I media fondamentalisti cristiani anti-Shincheonji continuano ad annunciare (e sperano) che venga presto arrestato (Lee J. 2020).
Questa massiccia serie di azioni penali è giustificata dai pubblici ministeri con l'accusa che i leader di Shincheonji erano stati invitati dalle autorità a fornire elenchi completi dei loro membri, studenti e proprietà, sia in Corea del Sud che a livello internazionale, ma gli elenchi che avevano consegnato non erano completi.
Background legale
A causa dell'epidemia di MERS del 2015, la Corea del Sud ha rafforzato le sue misure legali per far fronte alle epidemie di virus. La legge sul controllo e la prevenzione delle malattie infettive ha concesso alle autorità sanitarie poteri straordinari in caso di epidemia, inclusa, come previsto dall'articolo 18 della legge, la raccolta dei dati personali delle persone a rischio. Rifiutare di fornire questi dati o fornire informazioni false, è un reato penale. L'articolo 18 menziona i dati sulle persone, piuttosto che quelli sulle proprietà e i giuristi coreani discutono della sua interazione con il Personal Information Protection Act, che protegge la privacy dei cittadini coreani.
Chiaramente, durante le epidemie, la legge coreana autorizza il governo a raccogliere dati che non sarebbe consentito raccogliere in tempi normali secondo il Personal Information Protection Act. Tuttavia, i principi di proporzionalità e di minimizzazione dei rischi per la vita privata di cui all'articolo 3 dovrebbero lo stesso essere applicati. La Corea del Sud ha anche firmato e ratificato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, il cui articolo 18 tutela la libertà religiosa. Le Nazioni Unite hanno chiarito che l'articolo 18
non è limitato nella sua applicazione alle religioni tradizionali o alle religioni e credenze con caratteristiche istituzionali o pratiche analoghe a quelle delle religioni tradizionali. Il Comitato pertanto considera con preoccupazione qualsiasi tendenza a discriminare qualsiasi religione o credo per qualsiasi motivo, incluso il fatto che siano di nuova costituzione, o che rappresentino minoranze religiose che potrebbero essere oggetto di ostilità da parte di una comunità religiosa predominante (Nazioni Unite Comitato per i Diritti Umani 1993, n. 2).
Lo stesso documento delle Nazioni Unite, noto come “Commento Generale n. 22", ammette che la libertà di religione può essere limitata, tra l'altro, per motivi di "salute pubblica", ma chiede che l'articolo 18 sia "interpretato rigorosamente".
Le limitazioni possono essere applicate solo per gli scopi per i quali sono state prescritte e devono essere direttamente correlate e proporzionate alle esigenze specifiche su cui sono basate. Le restrizioni non possono essere imposte a fini discriminatori o applicate in modo discriminatorio (Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite 1993, n. 8).
Questi sono obblighi internazionali che la Corea del Sud sarebbe tenuta a rispettare. È logico che durante un'epidemia le autorità possano andare oltre le leggi sulla privacy e raccogliere dati personali su "pazienti infettivi e persone di interesse per l'infezione", secondo l'Articolo 76 (2) della Legge sulla Prevenzione e il Controllo delle Malattie Infettive. Tuttavia, non sono liberi di "discriminare" i membri di una religione come hanno fatto compilando e pubblicando statistiche speciali sui membri di Shincheonji risultati positivi al COVID-19 (mentre non lo hanno fatto per i devoti di altre religioni).
E il concetto di "persone interessate dall'infezione" non può essere ampliato all'infinito. È dubbio se, considerando i suoi obblighi legali nazionali e internazionali, le autorità fossero giustificate nel richiedere elenchi nazionali di membri e studenti di Shincheonji, compresi quelli che non avevano partecipato a nessuna riunione o servizio nel 2020, o che non avevano avuto contatti diretti o indiretti con la Paziente 31. E sicuramente va contro questi obblighi chiedere a Shincheonji di fornire l'elenco dei membri stranieri, compresi quelli che non hanno mai messo piede in Corea del Sud.
Quali elenchi?
In realtà, le autorità locali e nazionali hanno martellato Shincheonji per settimane con richieste di elenchi di membri, una dopo l'altra. Il 21 febbraio è arrivata per la prima volta la richiesta di presentare l'elenco di tutti i membri che avevano visitato i locali di Shincheonji a Daegu durante il mese precedente, seguita da una richiesta di nomi, indirizzi e numeri di telefono di tutti i membri della chiesa di Daegu (9.294, secondo il movimento). Il 24 febbraio, è stata seguita da una richiesta di presentare un elenco completo di tutti i membri, sia in Corea del Sud sia a livello internazionale. Il 25 febbraio, Lee Jae-Myung, il governatore della provincia di Gyeonggi, dove Shincheonji ha il suo quartier generale a Gwacheon, e un politico che ha dichiarato "guerra" al movimento (Korea Economic Daily 2020), hanno chiesto un elenco di coloro che hanno partecipato ai servizi e di tutti i membri, a Gwacheon e nella provincia di Gyeonggi.
Il 27 febbraio sono state richieste anche le liste nazionali e internazionali di “studenti”, cioè di coloro che non sono ancora membri di Shincheonji, ma che stanno studiando per sostenere il relativo esame. Il 13 marzo, le autorità hanno chiesto un elenco finale, inclusi i dati del personale che lavora presso le sedi sudcoreane di Shincheonji e quelli di membri o studenti. Nel frattempo, in varie fasi, avevano chiesto un elenco di tutte le proprietà immobiliari di proprietà di Shincheonji a livello nazionale e locale.
Il rapporto è sempre stato di sfiducia. Le autorità non credevano che gli elenchi consegnati da Shincheonji fossero completi e hanno inviato la polizia a fare irruzione nei suoi locali, sequestrare documenti e computer e ricostruire gli elenchi sulla base dei documenti sequestrati. All'inizio, non sembrava che questo avesse generato risultati significativi, tranne una certa pubblicità per i politici desiderosi di corteggiare il blocco elettorale protestante fondamentalista anti-Shincheonji in vista delle elezioni legislative del 15 aprile 2020 (The Korea Herald 2020b). Il 2 marzo, il vice-ministro della Salute sudcoreano, Kim Kang-lip, ha dichiarato ai media che "non era stata trovata alcuna prova che Shincheonji avesse fornito elenchi incompleti o alterati", e che tra l'elenco raccolto e controllato dal governo e quelli forniti da Shincheonji "c'erano solo piccole differenze" che potevano essere spiegate con i diversi modi di contare i membri e se i figli minori dei membri fossero inclusi o meno (Kang 2020; Lee M. 2020).
Tuttavia, il procedimento giudiziario è proseguito, spinto da personalità politiche come il governatore Lee della provincia di Gyeonggi e il ministro della giustizia Choo (oltre al sindaco Park di Seoul, prima che si suicidasse). Alla fine, alcuni leader e membri di Shincheonji furono arrestati, sulla base di quattro accuse.
In primo luogo, i pubblici ministeri hanno affermato che nella prima lista presentata dai leader locali a Daegu, erano stati intenzionalmente omessi i nomi di 132 membri che avevano esplicitamente chiesto ai loro leader di non essere inclusi. Il numero esatto di nomi omessi e il motivo per cui erano stati omessi è stato contestato. Questi nomi erano nella lista nazionale presentata dal quartier generale, ma non nella lista iniziale fornita dalla Tribù di Thaddeus a Daegu, che è una delle 12 “tribù” attraverso le quali è organizzato Shincheonji. I leader della tribù di Thaddeus affermano di aver detto alle autorità che l'elenco iniziale non era completo, poiché alcuni membri avevano sollevato obiezioni legali sulla loro inclusione e la questione era in discussione.
In secondo luogo, per quanto riguarda l'elenco nazionale, i leader di Shincheonji sono accusati di aver fornito date di nascita errate per 24 membri e di aver fornito numeri incompleti della registrazione di residenza di 105.446 membri. Shincheonji afferma che l'Infectious Disease Control and Prevention Act non richiede il rilascio dei numeri di registrazione completi dei residenti. Inoltre, a operazione conclusa, Shincheonji aveva presentato quasi 300.000 nomi, inclusi membri non più attivi o con i quali si erano persi i contatti. È normale che in tali elenchi ci siano piccole inesattezze e molte organizzazioni, religiose o meno, non sarebbero in grado di fornire tali dati in una settimana o giù di lì in modo così accurato come ha fatto Shincheonji.
Terzo, a Gwacheon, dove la chiesa ha il suo quartier generale (e dove il governatore locale ha promesso di distruggere Shincheonji), c'erano due congregazioni con servizi di culto separati, al 9° e al 10° piano dello stesso edificio. Poiché c'era stato un caso di COVID al 9° piano, la chiesa aveva presentato prontamente l'elenco di tutti coloro che avevano partecipato alle funzioni e aveva aggiunto un fedele del 10° piano che aveva sviluppato sintomi ed era risultato positivo, ma solo dopo che i servizi al 10° piano erano stati sospesi. Quindi, Shincheonji non credeva fosse necessario presentare anche un elenco di tutti i fedeli del decimo piano. Le autorità affermano che la lista della congregazione del decimo piano avrebbe dovuto essere presentata immediatamente e questo è un altro motivo per perseguire legalmente i leader della sede centrale.
In quarto luogo, i pubblici ministeri affermano che l'elenco delle proprietà immobiliari di proprietà sia dell'Assemblea Generale di Shincheonji che da ciascuna delle dodici tribù era incompleto. Questo è vero, ma Shincheonji afferma di aver presentato un elenco completo dei locali in cui si sono tenuti servizi di culto e altri incontri. Chiedere tutte le proprietà, comprese quelle affittate a persone o attività che esulano da Shincheonji, non rientra nell'ambito dell’applicazione dell'Infectious Disease Control and Prevention Act, che di fatto autorizza il governo a raccogliere informazioni su persone e non menziona nemmeno le proprietà. Tuttavia, Shincheonji ha cercato di assecondare le autorità presentando ulteriori elenchi di proprietà, nei quali ancora una volta c’erano alcune omissioni ed errori. Sono stati compilati in un breve periodo di tempo e le proprietà (che sono leggermente inferiori a 2.000) appartengono a molte diverse organizzazioni, il che ne rende difficile la compilazione.
4. Una reazione sproporzionata
Errori puniti come crimini
Non sosteniamo che Shincheonji non abbia commesso errori. Lo ha fatto e il presidente Lee si è scusato pubblicamente di ciò durante una conferenza stampa tenuta il 2 marzo (Deutsche Welle 2020). Tuttavia, la reazione è stata contraria al principio di proporzione menzionato sia nel diritto coreano che in quello internazionale.
Si dovrebbe sempre considerare che rendere noto di essere membri di Shincheonji può portare a gravi conseguenze in Corea del Sud. Il tragico episodio del sindaco di Seoul conferma quanto sia drammatica la vergogna pubblica nel Paese. Shincheonji ha le prove che, almeno rispetto a 406 membri, i dati presentati alle autorità sono trapelati ai media e alle aziende in cui le persone lavoravano. Alcuni di loro hanno perso il lavoro. Ci sono stati anche casi in cui, essendo stati identificati come membri di Shincheonji, alcuni di loro si sono visti rifiutare il ricovero negli ospedali e le cure mediche. Shincheonji ha documentato 82 casi simili, dopo che i dati personali dei membri della chiesa sono stati divulgati a ospedali e farmacie. Alcune autorità locali hanno anche esortato pubblicamente i cittadini a segnalare membri e strutture di Shincheonji, cosa che normalmente si fa nei confronti dei criminali.
Shincheonji ha chiesto ai suoi membri di collaborare con le autorità. Il fatto che alcuni abbiano cercato di non rivelare di essere membri di Shincheonji dipende da loro scelte personali, ed è comprensibile. I capi della Tribù Thaddeus a Daegu si trovavano tra l'incudine e il martello. Da un lato, le autorità esigevano un elenco completo dei loro membri, dall’altro, alcuni membri, timorosi di perdere lo status sociale e forse il lavoro, hanno detto ai leader di Daegu di non includere i loro nomi. I leader della Tribù Thaddeus hanno inizialmente fornito alle autorità un elenco parziale, in attesa di una soluzione del problema da parte del quartier generale. Quest'ultimo aveva incluso i nomi dei membri riluttanti di Daegu nelle sue liste nazionali. Il fatto che alcuni dettagli non fossero del tutto accurati (ma la maggior parte lo erano) è la prova di errori amministrativi e di altro tipo, inevitabili in tali circostanze e non dell'intenzione di commettere un reato.
Provvedimenti sproporzionati
Andare in prigione per questi errori è già abbastanza grave, ma sono state prese altre misure sproporzionate che sono chiaramente estranee a qualsiasi ragionevole misura preventiva antivirus. È stata condotta una verifica fiscale a livello nazionale di Shincheonji e delle sue filiali locali. Sia il centro missionario di Shincheonji che la grande organizzazione umanitaria fondata dal presidente Lee, nota come Heavenly Culture, World Peace, Restoration of Light (HWPL) sono stati privati del loro status giuridico registrato a Seoul. Nel caso della HWPL, è stato asserito che aveva condotto attività "religiose" non previste nel suo statuto e il sindaco Park l'ha definita una "organizzazione religiosa antisociale" (The Korea Herald 2020a). Tuttavia, la HWPL non conduce attività religiose (Šorytė 2020). Promuove il dialogo interreligioso, che è una parte normale di ciò che dovrebbe organizzare un ente dedito all'incontro pacifico tra culture diverse.
Il provvedimento più dirompente è stata la chiusura di tutti i luoghi di culto di Shincheonji in Corea del Sud. Sono stati chiusi “temporaneamente” per prevenire la diffusione del virus, un provvedimento accettato da Shincheonji (anche se altre chiese cristiane non l'hanno fatto), ma ad oggi non sono stati autorizzati a riaprire. Infatti, le autorità locali hanno citato violazioni delle norme urbanistiche e altri pretesti per dichiarare le strutture definitivamente chiuse. A Gwacheon, Shincheonji ha ricevuto l'ordine di demolire diversi edifici del suo quartier generale a causa della presunta violazione dei regolamenti urbanistici ed è stato multato per 27 milioni di KRW. La demolizione è stata completata il 15 luglio e gli edifici ridotti a un mucchio di macerie (Noh 2020). Erano strutture che Shincheonji aveva utilizzato per 13 anni senza alcuna lamentela da parte delle autorità. Inoltre, dopo il caso della Paziente 31, all’improvviso, furono “scoperte” presunte violazioni degli statuti dell’HWP e del centro missionario di Shincheonji, sebbene queste organizzazioni fossero attive a Seoul da diversi anni.
Vigilanza privata
Durante l'epidemia di COVID-19, vigilanti fondamentalisti privati hanno continuato i loro violenti attacchi nei confronti dei membri di Shincheonji, attacchi che continuano da anni senza che le autorità intraprendano efficaci misure. (Fautré 2020a, 2020b).
Secondo i documenti che ci sono stati forniti da Shincheonji, tra febbraio e luglio 2020, ci sono stati 143 nuovi casi di deprogrammazione. L'incitamento all'odio diffuso dagli anti-sette fondamentalisti e da alcuni politici ha portato a più di 5.000 casi di molestie e discriminazione.
Due donne sono morte in circostanze sospette, una nella città metropolitana di Ulsan e una a Jeongeup, nella provincia del Nord Jeolla, “cadendo” dalle finestre dei loro appartamenti mentre discutevano con i mariti, ostili a Shincheonji e con trascorsi di violenza domestica. Apparentemente, la polizia ha creduto ai mariti, che hanno dichiarato che le loro mogli si erano suicidate (The Korea Times 2020a).
Conclusione
Le autorità hanno il diritto di adottare misure straordinarie durante un'epidemia, ma questo diritto non è illimitato. È certamente limitato dalle disposizioni sui diritti umani previste dalle convenzioni internazionali. Le misure dovrebbero essere proporzionate e ragionevoli. La libertà religiosa può anche essere limitata per motivi di salute pubblica, ma queste restrizioni dovrebbero essere ridotte al minimo.
È evidente che le autorità sudcoreane hanno superato i limiti stabiliti dall'articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Hanno raccolto dati sui membri di Shincheonji non necessari per prevenire la pandemia, inclusi quelli dei membri all'estero che non avevano mai visitato la Corea del Sud. Non sono stati in grado o non hanno voluto impedire la fuga di alcuni di questi dati ai media e ad altri ostili a Shincheonji, con il risultato che i diritti umani dei membri sono stati violati. Hanno discriminato i membri di Shincheonji, eleggendoli come capri espiatori per l'epidemia e adottando misure che non sono state adottate per i membri di altre chiese. Hanno continuato a non prendere misure efficaci per far cessare la violenza dei vigilanti privati nei confronti dei membri di Shincheonji. Hanno reagito in modo sproporzionato agli errori commessi da alcuni leader e membri di Shincheonji. Hanno usato il COVID-19 come un'opportunità per regolare vecchi conti con Shincheonji, sciogliendo i suoi enti giuridici (e persino la HWPL, che non fa parte del movimento religioso), chiudendo i suoi luoghi di culto e ordinando al gruppo di radere al suolo i suoi edifici della sede centrale. I politici locali hanno citato in giudizio Shincheonji per somme esorbitanti calcolate per mandare in bancarotta il movimento.
Tutto questo, ai nostri occhi, è una prova sufficiente che ciò che sta accadendo non riguarda il COVID-19. È l'ultimo capitolo di un tentativo decennale di distruggere Shincheonji ed è il frutto di un'alleanza empia tra protestanti fondamentalisti e conservatori e politici che hanno bisogno dei loro voti.
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COVID-19: Scapegoating Shincheonji in South Korea - A Second White Paper
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