Annacquare il Buddismo Tibetano per annullare un intero popolo

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Party Above Buddhism: China’s Surveillance and Control of Tibetan Monasteries and Nunneries's cover

Recensione di Bitter Winter del nuovo rapporto di International Campaign for Tibet. Distruggere la religione è la via preferita dal PCC per distruggere la cultura e l'anima del Tibet.

di Marco Respinti — La religione è una caratteristica fondamentale per determinare la cultura di un popolo (per alcuni studiosi, la più importante) e il Tibet è uno di quei casi interessanti in cui identità culturale e religione sono così intrecciate da rendere quasi impossibile distinguere l'una dall'altra. Il Partito Comunista Cinese lo sa fin troppo bene e questo è il motivo per cui nella Regione Autonoma del Tibet (TAR) - l'entità a livello provinciale della Repubblica Popolare Cinese (PRA) che è circa la metà del Tibet storico e non è per niente autonoma - la guerra endemica contro la religione (tutte le religioni) che caratterizza il regime cinese in tutto il suo territorio prende la forma di una particolare battaglia politica contro il Buddismo Tibetano in tutte le sue forme.

È stato così fin dall'inizio, ed è continuato durante I peggiori anni del Maoismo. Ha preso la forma di un ridicolo tentativo di decidere chi sia un lama Buddista correttamente reincarnato da parte di un regime palesemente ateo e materialista, ed è attualmente rinfocolato da una nuova ondata di crimini contro i Buddisti Tibetani, sia religiosi sia laici.

Il PCC, infatti, ha capito che controllare e reprimere duramente i religiosi è la chiave per controllare e reprimere i Tibetani come popolo. Un nuovo rapporto lo documenta. Si intitola Party Above Buddhism: China’s Surveillance and Control of Tibetan Monasteries and Nunneries ed è l'ultima pubblicazione della International Campaign for Tibet (ICT), il cui consiglio di amministrazione è presieduto dal famoso attore statunitense Richard Gere, egli stesso Buddhista della tradizione tibetana, in particolare della scuola Gelugpa.

Come il titolo chiarisce, l'obiettivo del PCC è sostituire la religione e l'identità culturale nei cuori e nelle menti dei tibetani - massacrando i loro corpi e spiriti quando non ci riesce. In breve, un tibetano può essere Buddista solo se sottomette il suo credo e i suoi costumi al controllo del partito, perché alla fine, l'unico dio ammesso in Cina è il PCC stesso. Questo mix di persecuzione diretta e tentativo di addomesticamento, come un’alternanza di bastone e carota, è la caratteristica peculiare del CPP quando il regime affronta una forte identità comunitaria o una religione consolidata che non è facile eliminare rapidamente e invisibilmente.

Ciononostante, come il rapporto dell'ICT documenta con cifre ed esempi, i tibetani compaiono nel numero dei tristi record raggiunti dai popoli e gruppi che vivono sotto la persecuzione religiosa ed etnica del PRA. Gli Uiguri Musulmani sono il singolo popolo più perseguitato in Cina; la Chiesa di Dio Onnipotente (CAG) è attualmente il singolo movimento religioso più perseguitato; il Falun Gong ha detenuto il record della CAG prima di essere decimato, in quanto vittime preferite della repressione e del prelievo forzato di organi; il Cristianesimo è perseguitato come una religione "straniera" mentre in realtà è arrivato in Cina prima di approdare in alcuni paesi europei; le religioni popolari cinesi e le pratiche devozionali tradizionali come lo spazzare le tombe o costruire i templi degli antenati, sono perseguitate non meno delle fedi "straniere"; e, il Party Above Buddhism afferma che "i monaci e le monache buddisti formano il più grande gruppo di persone aggredite dal governo cinese per la loro persistente resistenza contro la distruzione della cultura e dell'identità tibetana da parte dello stato".

Il modo escogitato dal PCC per perseguitare i religiosi tibetani è la sorveglianza massiccia e la scusa è la solita: "Mantenere la stabilità", anche preventivamente. Sembra che il PCC abbia ribaltato il monito della novella fantascientifica del 1956 The Minority Report, dello scrittore statunitense Philip K. Dick (1928-1982), e il relativo film del 2002 sulla polizia "pre-crimine" che porta al totalitarismo.

Chen Quanguo
Chen Quanguo (credits)

Lo stato di polizia instaurato in Tibet è stato principalmente e notoriamente opera di Chen Quanguo, segretario del partito del PCC della TAR dal 2011 al 2016, quando è diventato segretario del PCC nella Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang, dove ha organizzato il genocidio, ed è stato poi personalmente preso di mira dagli USA per i suoi crimini.

È stato il pugno di ferro di Chen Quanguo a fare del Tibet la madre di tutte le persecuzioni religiose, culturali ed etniche in Cina nel nuovo secolo. Seguendo il suo percorso, i suoi successori hanno trasformato il TAR in un "ambiente soffocante, sotto costante sorveglianza e misure di controllo", la cui limitazione delle "attività fisiche" per i suoi abitanti è abbinata a una "pressione costante per cambiare i loro fondamenti ideologici, che sono basati sulla filosofia Buddista". L'obiettivo è perseguito obbligandoli "a 'correggere' i loro pensieri" attraverso una pratica vecchia quanto gli orrori del Maoismo, con un'orribile capovolgimento della confessione comunitaria non sacramentale, popolare in alcune forme di monachesimo esterne al Buddismo: "controllarsi e criticarsi a vicenda".

In base agli ultimi dati disponibili, pubblicati dall'organo ufficiale del PCC in inglese, China Daily nel settembre 2015, "6.575 funzionari di diverso livello nella gerarchia del partito e del governo lavorano nei 1.787 monasteri della TAR". Questa cifra è stata citata molte volte ed è anche riportata anche nella sezione sul Tibet dell'autorevole Rapporto 2014 sulla Libertà Religiosa Internazionale dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), pubblicato il 14 ottobre 2015. Significa tre, a volte quattro funzionari di partito, cioè spie, provocatori e molestatori in ogni monastero, che turbano e controllano la pratica religiosa e la vita quotidiana.

Ma il rapporto dell'ICT non è una semplice raccolta di esempi di repressione e persecuzione. Al contrario, colloca correttamente tutti i fatti nel quadro più ampio della strategia del presidente Xi Jinping: la sinicizzazione. Ogni persona per bene che vive nel territorio del PRA deve essere un buon cinese e questo significa allo stesso tempo un buon comunista o almeno una persona obbediente al regime comunista. Va da sé che questa nozione di "buon cinese" è completamente teorica e passa attraverso la standardizzazione e l'omologazione.

"La sinicizzazione delle religioni come politica ufficiale", nota il rapporto dell’ITC, "è stata avviata per la prima volta durante una conferenza Centrale del Lavoro del Fronte Unito a metà 2015, riaffermata durante la Conferenza Nazionale del Lavoro Religioso nell'aprile 2016 e infine dichiarata pubblicamente al 19° Congresso del Partito nel 2017." Il Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito (UFWD) è stato poi "incaricato di supervisionare l'attuazione della politica religiosa". E "anche se l'UFWD ha sempre giocato un ruolo importante nella politica del Tibet in passato, soprattutto dopo l'istituzione nel 2005 del suo settimo ufficio che si occupa degli affari Tibetani, questo cambiamento di struttura ha dato a un braccio del PCC ancora più potere e importanza nella supervisione dell'attuazione delle politiche in Tibet e in particolare nel controllo della comunità monastica. Questo è confermato anche dalla triplicazione del budget per l'UFWD nella TAR negli ultimi cinque anni".

Poiché il PCC sa che, come Parigi valeva una messa, Lhasa vale un Buddismo contraffatto, e negli ultimi anni l'UFWD ha creato una falsa "comunità monastica conforme alla dottrina di uno stato monopartitico", con la quale "l'autenticità del Buddismo Tibetano viene profondamente attaccata e annacquata".

Sta prendendo tempo, più di quanto pensasse l'ideologia del regime della "morte naturale delle religioni innaturali", ma a suo modo ci sta riuscendo. Come conclude il Party Above Buddhism, "il Buddismo Tibetano può fiorire solo se le sue tradizioni, i suoi canoni e le sue regole sono appresi, trasmessi e ulteriormente sviluppati liberamente." Non lo sono. Perché questo accada, i Buddisti Tibetani dovrebbero essere "liberi dall'intervento dello stato cinese, e in particolare liberi dal controllo e dalla sorveglianza". Altrimenti il mondo assisterà muto al genocidio culturale di un altro intero popolo.

Fonte: Bitter Winter