I casi dei rifugiati della Chiesa di Dio Onnipotente discussi in un nuovo libro

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Reactions to the Law by Minority Religions, cover

Massimo Introvigne e Rosita Šorytė analizzano il motivo per cui alcune domande di asilo vengono ancora respinte e cosa si può fare al riguardo.

di Alessandro Amicarelli — Reactions to the Law by Minority Religions, a cura di Eileen Barker e James T. Richardson (Londra e New York: Routledge, 2021), è un libro eccezionale, che servirà da manuale per giudici, avvocati e studiosi per gli anni a venire. Non è una novità descrivere come le religioni minoritarie siano spesso discriminate dalle leggi e dalla loro applicazione, ma per la prima volta questo volume discute di cosa si fa, o si dovrebbe fare, per contrastare questo stato di cose. I lettori di Bitter Winter troveranno nel libro articoli di nomi familiari, dai due noti curatori a Susan Palmer, Peter Zoehrer, Eric Roux.

Come avvocato che ha seguito con attenzione la persecuzione in Cina della Chiesa di Dio Onnipotente (CAG), il più grande movimento religioso Cristiano in quel paese, vorrei recensire qui il capitolo che Massimo Introvigne e Rosita Šorytė hanno dedicato ai casi amministrativi e giudiziari che coinvolgono i rifugiati della CAG che chiedono asilo nei paesi democratici. Poiché la CAG è attualmente il movimento religioso più perseguitato in Cina, è anche il gruppo che presenta il maggior numero di casi relativi a richieste di asilo all'estero, più di 5.000 al momento della pubblicazione del libro.

Nella prima parte del capitolo, gli autori passano in rassegna il diritto internazionale dei rifugiati, che si basa su convenzioni che tutti i paesi in cui i membri del CAG chiedono asilo hanno firmato e ratificato. Un punto chiave è che per ottenere l'asilo non è necessario provare che il rifugiato sia già stato personalmente perseguitato. Come chiaramente indicato nell'articolo 1 del Protocollo Internazionale del 1967 relativo allo status dei rifugiati, è sufficiente un "fondato timore di essere perseguitato" per ragioni che includono la "religione" del rifugiato. Secondo l'articolo 14 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, in questo caso il rifugiato ha un vero "diritto" ad avere asilo, indipendente dalle politiche di ogni Stato. Poiché non c'è dubbio che, ai sensi dell'articolo 300 del codice penale cinese, tutti coloro che sono attivi nei movimenti religiosi vietati come xie jiao, compresa la CAG, rischiano l'arresto e il carcere, o peggio, una volta che un rifugiato dimostra di essere un membro del CAG, l'asilo dovrebbe essere concesso sulla base del principio del "fondato timore" di persecuzione.

In pratica, però, nei casi della CAG, questo non sta sempre accadendo. Gli autori notano che, almeno in alcuni paesi, la situazione è migliorata da quando gli studiosi a livello internazionale  hanno iniziato a pubblicare libri e articoli di gran valore con informazioni attendibili sulla CAG, che prima era conosciuta solo attraverso i resoconti dei media influenzati dalle fake news diffuse dalla propaganda cinese. Infatti, per giustificarne la persecuzione, il PCC aveva falsamente dipinto la CAG come una "setta" violenta e omicida, responsabile in particolare dell'omicidio di una donna in una tavola calda di un McDonald a Zhaoyuan, nello Shandong nel 2014, un crimine in realtà perpetrato da un diverso piccolo gruppo religioso non facente parte della CAG.

Gli autori riferiscono che, come risultato, sono stati prodotti dei COI migliori. TI COI sono i documenti "Country of Origin Information" su cui le autorità amministrative e i tribunali si basano per valutare quale potrebbe essere la situazione dei rifugiati se fossero costretti a rimpatriare. Il Canada, i Paesi Bassi, l'Italia e gli Stati Uniti sono tra i paesi che negli ultimi anni hanno pubblicato COI più aggiornati che discutono la situazione della CAG. Si spera che questo metta fine alle situazioni in cui i rifugiati venivano intervistati sulla CAG e veniva detto loro che le loro risposte, confrontate con alcuni COI, dimostravano che non conoscevano la loro religione e che non erano membri in buona fede della CAG, mentre in realtà le risposte dei rifugiati erano corrette e i vecchi COI erano scorretti.

Mentre il miglioramento dei COI ha comportato un maggior numero di casi in cui è stato concesso l'asilo, alcune autorità e tribunali fanno ancora affidamento su COI vecchi e obsoleti, e persino su resoconti ostili e inaffidabili dei media. Inoltre le ambasciate cinesi sono attive nel diffondere informazioni negative sulla CAG, un fenomeno notato in particolare in Giappone e Corea del Sud, dove nessuna domanda di asilo della CAG è stata concessa. D'altra parte, questi sono paesi molto riluttanti a concedere asilo ai rifugiati in generale.

Introvigne e Šorytė insistono sul fatto che, anche quando le autorità sono convinte che la CAG è perseguitata e che i membri della CAG che tornassero in Cina sarebbero perseguitati, l'asilo non è automaticamente concesso. La storia raccontata dal rifugiato deve ancora essere valutata come "credibile" e una presunta mancanza di credibilità è la ragione della maggior parte delle decisioni di rifiuto. Gli autori fanno notare che i rifugiati della CAG provengono da una cultura diversa e non è sempre facile per loro raccontare la loro storia in un modo che sarebbe facilmente comprensibile per le autorità straniere. Inoltre, accade spesso che le commissioni amministrative usino traduttori sottopagati e di qualità inferiore agli standard. Le commissioni e i tribunali, suggeriscono gli autori, non dovrebbero vedere il rifugiato come un imputato e cercare contraddizioni nei dettagli come pretesto per negare l'asilo. Piuttosto, dovrebbero valutare la credibilità complessiva della storia del rifugiato, che non è contraddetta dal fatto che alcuni dettagli possano non essere del tutto chiari.

Infine, gli autori menzionano la questione dei passaporti. In diversi casi, l'asilo viene negato con la motivazione che, se il rifugiato è stato veramente perseguitato, sarebbe stato impossibile per il richiedente asilo ottenere un passaporto. Dal punto di vista legale, un membro della CAG che non è ancora stato identificato come tale e perseguitato, ha comunque un "timore fondato" di essere perseguitato. In Cina, la polizia cerca continuamente di localizzare i membri della CAG, vengono pagate ricompense a coloro che li denunciano e coloro che non sono ancora conosciuti come devoti della CAG - e quindi in grado di ottenere un passaporto - possono essere identificati in qualsiasi momento, il che significa che vivono nel "fondato timore di essere perseguitati".

In pratica, Introvigne e Šorytė sostengono che anche alcuni membri della CAG noti possono ottenere un passaporto, non solo perché non tutti i nomi dei sospetti sono immediatamente registrati nella banca dati della polizia nazionale, ma anche in considerazione di quanto sia diffusa la corruzione in Cina. È un paese dove tutto può essere comprato da funzionari disonesti, compresi i passaporti e la cancellazione del proprio nome e dei dati biometrici dai registri elettronici della polizia.

In definitiva, notano gli autori, ci sono due questioni cruciali. La prima è la volontà dei paesi di rispettare i loro obblighi internazionali secondo le convenzioni sui rifugiati, in un momento in cui l'influenza e le pressioni cinesi su diversi governi sono notevoli e i rifugiati in generale non sono popolari. La seconda è la necessità che i funzionari amministrativi e i giudici si informino correttamente, che leggano i nuovi e più autorevoli COI piuttosto che usarne di vecchi o contenenti informazioni errate; che gli studiosi accademici sono fonti più attendibili dei media e che studino anche la questione di come vengono rilasciati i passaporti in Cina, senza fare affidamento sulle dichiarazioni dogmatiche, ma false, presenti in alcuni COI secondo cui la polizia cinese è onnisciente, incorruttibile e infallibile.

Questi non sono suggerimenti che gli autori offrono con leggerezza. La libertà e la vita di migliaia di rifugiati della CAG dipendono dal fatto che sarà loro permesso di rimanere nei paesi democratici verso i quali sono fuggiti, o saranno rispediti ai loro torturatori in Cina.