L'olocausto dei Testimoni di Geova. Perseguitati e dimenticati

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Il manifesto dei nazisti sui gruppi da deportare

Ci vuole coraggio. Sarebbe bastato compilare un modulo di abiura nel quale il detenuto dichiarava di dissociarsi dai Testimoni di Geova. Ma non lo firmò quasi nessuno sebbene consapevoli del destino che li attendeva. Altra grande lezione di integrità morale e spirituale offerta dalla congregazione cristiana dei Testimoni di Geova. Merce rara, in questa e in ogni altra epoca.


Perseguitati e dimenticati. Un ciclo di incontri all'Università per celebrare la Giornata della memoria

di Maria Vittoria Adami — Triangolo viola. Nel feroce caleidoscopio nazista il viola era il colore dedicato ai bibelforscher, gli «studiosi della Bibbia», appellativo tedesco per i testimoni di Geova. C’erano anche loro nel programma di persecuzione attuato dal regime di Hitler tra il 1933 e il 1945. Circa diecimila finirono nei campi di sterminio con il triangolo viola appuntato sulla casacca a righe. Di questi, 2.500 non tornarono. Altri nell’arco di dodici anni furono imprigionati, torturati e poi impiccati, fucilati o ghigliottinati, perseguitati indistintamente, uomini e donne, vecchi e bambini inviati, questi ultimi, in 860, in case di “rieducazione” per essere indottrinati all’ideologia nazista. Ma i testimoni di Geova, saldi ai loro principi cristiani, non si piegarono alla follia di Hitler rifiutando la guerra e la violenza, nonché il servizio militare. Pagando anche con la vita.

A questi «dimenticati della storia» è dedicato il primo appuntamento che l’Università di Verona ha organizzato per commemorare il 27 gennaio, giornata internazionale per ricordare la Shoah, ma anche la deportazione e lo sterminio di testimoni di Geova, appunto, perseguitati politici, disabili, omosessuali, sinti e rom. Ne parlerà, venerdì 21 gennaio, lo storico torinese Claudio Vercelli, alle 17 nell’aula T06 del polo universitario di Santa Marta, in via Cantarane 24, con la conferenza «Tra esclusione e persecuzione. I testimoni di Geova durante il nazismo». Si tratta di un capitolo particolare della storia delle deportazioni perché i testimoni di Geova andarono consapevoli incontro a un destino di morte non accettando l’obbligo, imposto dai tedeschi, di abiurare la loro religione.

manifesto nazista dei deportati

Il manifesto dei nazisti sui gruppi da deportare e il colore dei triangoli per l’identificazione


Da riscoprire. Queste vicende sono le meno conosciute ed esplorate dalla storiografia, ma nel 1937 i Testimoni di Geova perseguitati furono addirittura «il gruppo più consistente di prigionieri in alcuni dei campi di concentramento costruiti in Germania», spiega Vercelli. E soprattutto l’unico gruppo che in qualsiasi momento avrebbe potuto sottrarsi alla repressione del Terzo Reich ed essere liberato dai campi. «Il loro contributo sta inscritto nel patrimonio civile che la storia del Novecento ci consegna», sostiene lo storico. Sarebbe “bastato”, infatti, compilare un modulo di abiura preparato esclusivamente per loro nel quale il detenuto dichiarava di dissociarsi dai Testimoni di Geova.

«Non lo firmò quasi nessuno», spiega la professoressa Olivia Guaraldo, docente di filosofia politica all’università di Verona e organizzatrice della rassegna. «Possiamo quindi considerarle le uniche vittime consapevoli del destino cui andavano incontro. Abbiamo deciso di occuparci, quest’anno, di questa persecuzione diversa perché non razziale, ma religiosa. E lo faremo con uno specialista di caratura scientifica che si è dedicato molto a questo tema». «La Giornata della memoria -prosegue- rischia di diventare un rituale e si deve, quindi, rinnovarla proponendo riflessioni e analisi su ogni aspetto che ci definisce quello che fu il cuore della follia d’Europa». Con Guaraldo e Vercelli, dialogherà Giovanni Bernardini, ricercatore dell’università di Verona. Edith Bruck.

Il ciclo di incontri proseguirà poi con una testimone di eccellenza come la scrittrice e poetessa di origini ungheresi, naturalizzata italiana, Edith Bruck, insignita nel 2021 del titolo di Cavaliere di Gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Bruck, nome d’arte di Edith Steinschreiber, sarà al polo Santa Marta il primo febbraio, insieme alla storica, già conduttrice di alcuni programmi su Rai Storia, Michela Ponzani e al professore Renato Camurri, docente di Storia contemporanea dell’ateneo scaligero. La conferenza, in aula T06, alle 17.30, si intitola «Ho promesso che parlerò. Il lungo viaggio di Edith Bruck nella memoria della Shoah». È un viaggio lungo la sua storia di deportata bambina, passata per i campi di concentramento di Auschwitz, Dachau e Bergen-Belsen. Porterà il suo saluto anche il rettore dell’Università, Pierfrancesco Nocini.

La rassegna si chiuderà l’11 febbraio, sempre in aula T06, a Santa Marta, alle 17, con «Auschwitz. Storia e memorie di rom e sinti durante la seconda guerra mondiale». Interverranno Stefania Pontrandolfo, docente di ateneo di discipline demoetnoantropologiche, Luca Bravi dell’università di Firenze, Eva Rizzin del centro di ricerche etnografiche e di antropologia applicata “Francesca Cappelletto” dell’ateneo veronese e autrice del libro «Attraversare Auschwitz. Storie di rom e sinti: identità, memorie, antiziganismo». Sarà presente anche Roberto Bortone, dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. Gli incontri potranno essere seguiti anche sul canale YouTube dell’ateneo.

Fonte: L'Arena