L'Olocausto silenzioso

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Targa in memoria dei Testimoni di Geova

L'uccisione di migliaia di testimoni di Geova ad opera del regime nazista è stata ufficialmente ricordata in Italia attraverso l'affissione di una targa commemorativa a Trieste  presso la "Risiera di San Sabba" che fu trasformata nell'unico campo di concentramento italiano, fornito di crematorio, dove i testimoni di Geova italiani furono uccisi.

Infatti insieme agli ebrei, anche rom, oppositori politici, persone LGBT e testimoni di Geova furono uccisi dal regime hitleriano con il sostegno di complici negli altri paesi europei.

I testimoni di Geova, noti al tempo con il nome di studenti biblici, rifiutavano di arruolarsi nell'esercito e di onorare Hitler, e per questa ragione furono oggetto della persecuzione nazista e sterminio nei campi di concentramento.

Ai testimoni fu data l'opportunità di rinunciare alla fede per essere liberati, ma migliaia di essi rifiutarono di farlo ed andarono così incontro alla morte.

Dopo la guerra e con il collasso dei regimi, sia in Germania che in Italia, la persecuzione dei testimoni di Geova non scomparve del tutto in questi paesi bensì mutò nella forma.

Lo stigma a livello sociale era così radicato che, ad esempio, in Italia ancora negli anni '70, i testimoni di Geova venivano regolarmente arrestati per il rifiuto di prestare il servizio militare obbligatorio, e venivano atresì denunciati alle autorità per lo svolgimento di attività di proselitismo, benché la Costituzione italiana, entrata in vigore nel 1948,  riconoscesse ampiamente la libertà religiosa per tutti.

Pertanto il regime fascista non tollerando i testimoni di Geova  collaborò con il regime nazista al fine di sterminarli. Benché la situazione migliorò negli anni successivi, tuttavia questa comunità religiosa continuava ad essere vittima di persecuzione a livello sociale e politico.

Ad esempio negli anni '90 in Italia, furono promosse ad opera di organizzazioni anti-sette, alcune campagne mirate specificamente contro i testimoni, con le quali si invitavano le comunità locali ad opporsi alle attività proselitistiche dei testimoni, attraverso l'affissione di targhe ed altri segnali all'esterno dei condomini e delle case con scritte quali
"I testimoni di Geova non sono benvenuti", o " Testimoni di Geova non suonate!", ed altre simili.

Alcuni di questi messaggi sono tuttora visibili in alcuni quartieri italiani, e le organizzazioni anti-sette, spesso create da ex membri, prendono di mira questo gruppo ed i suoi membri, principalmente ma non solo, per il loro rifiuto esplicito della guerra e per il rifiuto di partecipare alla vita politica secolare, per il noto rifiuto delle trasfusioni di sangue e, in alcuni casi, per il fatto di essere caratterizzati da un insieme di credenze che differiscono dal Cristianesimo di maggioranza, del quale negano anche alcuni dei principali dogmi.

Alla luce del dettato costituzionale e nel rispetto dei trattati internazionali per la protezione dei diritti umani, i testimoni di Geova dovrebbero essere lasciati liberi di godere pienamente la propria libertà religiosa, come chiunque altro, sia religioso o meno, senza interferenze da parte dello Stato o altri gruppi.

FOB promuove la Libertà di Religione e Credo per tutti, e per questo motivo apprezza grandemente l'iniziativa di ricordare i testimoni vittime dell'intolleranza e del crimine dei regimi nazi-fascisti, e si augura che l'intolleranza nei loro confronti possa presto terminare nei diversi paesi in cui essi sono ancora vittime di pregiudizio ed intolleranza, e possano pertanto godere pieni diritti e libertà come ogni altro individuo, al di là di ciò in cui credono e dalla natura delle loro pratiche.


Trieste. Una targa in memoria dei testimoni di Geova perseguitati sotto il nazifascismo

Il 10 maggio 2019 centinaia di persone, tra cui diverse autorità, storici e giornalisti, hanno assistito alla cerimonia di scopertura di una targa commemorativa in onore delle migliaia di testimoni di Geova che furono perseguitati sotto il nazifascismo. La cerimonia si è svolta a Trieste, all’interno della Risiera di San Sabba, un ex stabilimento per la pilatura del riso che diventò l’unico campo di concentramento in Italia provvisto di forno crematorio. La cerimonia ha richiamato l’attenzione di media locali e nazionali, incluso Canale 5, uno dei canali televisivi più importanti in Italia.

Posa targa

Christian Di Blasio, portavoce dei Testimoni di Geova in Italia, ha dato inizio alla cerimonia con un discorso sulla lealtà. “I Testimoni di Geova”, ha detto, “furono gli unici sotto il Terzo Reich a essere perseguitati unicamente sulla base delle loro convinzioni religiose. Furono anche gli unici, come gruppo, ad avere la possibilità di evitare il martirio: bastava che abiurassero la propria fede cristiana e sostenessero il regime. Eppure ebbero il coraggio di attenersi ai valori cristiani di lealtà a Dio e amore per il prossimo”. Il fratello Di Blasio ha poi mostrato ai presenti una videointervista a Emma Bauer, una testimone di Geova che ha raccontato della persecuzione subita da lei e dalla sua famiglia durante la Seconda guerra mondiale. La sorella Bauer ha spiegato che i veri cristiani non rinunciano ai propri valori nemmeno di fronte alla morte. In conclusione anche il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha preso la parola. “Mi fa molto piacere scoprire questa targa”, ha detto. “Dobbiamo lavorare perché persecuzioni del genere non accadano più”. La targa è stata poi ufficialmente scoperta.

La targa posata alla Risiera di San Sabba, a Trieste. Nei campi di concentramento i testimoni di Geova portavano un triangolo viola sull’uniforme

Molti studiosi e personaggi pubblici hanno fatto dei commenti sull’importanza dell’evento. Per esempio, Giorgio Bouchard, già presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, ha detto: “Nessuna chiesa ha mai versato un tributo di sangue proporzionalmente così alto come hanno fatto i Testimoni di Geova. [...] Questa durissima prova ha però temprato il movimento, che si presenta al giudizio della storia (e riteniamo, al Giudizio di Dio) come l’unica chiesa cristiana che si sia opposta in massa agli idoli del Terzo Reich”. (Per altri commenti, vedi il riquadro qui sotto.)

Si prevede che quest’anno saranno circa 120.000 le persone che visiteranno il sito storico della Risiera di San Sabba. I visitatori avranno la possibilità di vedere questa targa posata in memoria delle migliaia di testimoni di Geova che, benché vittime della persecuzione nazifascista, non rinunciarono alla loro fede e rimasero politicamente neutrali (Rivelazione [Apocalisse] 2:10).


Sergio AlbesanoSergio Albesano
(Storico, Torino)

Ho avuto modo di conoscere la realtà dei Testimoni di Geova in occasione dei miei studi sull’obiezione di coscienza in Italia e sono rimasto favorevolmente impressionato dal loro stile di vita. Pur essendo io buddista, li stimo per la forza della loro fede, una forza di fede che permise ai loro tanti martiri sotto il nazismo di non venir meno alle loro convinzioni religiose e persino di immolarsi per non abiurare alla loro religione.

Luigi BerzanoLuigi Berzano
(Sociologo, professore ordinario presso l’Università degli Studi di Torino e coeditor della Annual Review of the Sociology of Religion)

C’è voluto troppo tempo perché la persecuzione nazista dei Testimoni di Geova fosse resa pubblica e onorata, nonostante le testimonianze dei sopravvissuti ai lager e la seria documentazione storica. Finalmente la grande testimonianza di fede e di valori civili degli oltre 25.000 Testimoni perseguitati in Germania ha ora superato il silenzio. [...] Quanto ha colpito i Testimoni è stata e rimane una testimonianza unica, totalmente religiosa, e per questo ancor più ricca e nobile di quella di tutte le altre vittime.

Giorgio BouchardGiorgio Bouchard
(Già presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia)

Mentre i ministri delle “grandi chiese” (luterana e cattolica) marciavano disciplinatamente a fianco delle truppe tedesche fino a Stalingrado [oggi Volgograd], i testimoni di Geova morivano a centinaia nelle prigioni e nei lager, come martiri della libertà di coscienza. [...] Nessuna chiesa ha mai versato un tributo di sangue proporzionalmente così alto come hanno fatto i Testimoni di Geova. [...] Questa durissima prova ha però temprato il movimento, che si presenta al giudizio della storia (e riteniamo, al Giudizio di Dio) come l’unica chiesa cristiana che si sia opposta in massa agli idoli del Terzo Reich.

Giuseppina CelloniGiuseppina Celloni
(Psicologa e psicoterapeuta, Trieste)

Per tanto tempo la persecuzione contro questo gruppo religioso sotto il regime nazifascista è stata disconosciuta. Vedere ora tale targa di riconoscimento affissa in un sito significativo a livello storico rende onore alle migliaia di testimoni di Geova che hanno avuto coraggio, lealtà e fede nei nobili princìpi cristiani con lo scopo di vivere in pace. [...] I testimoni di Geova sopravvissuti sono riusciti a superare questo trauma perseguendo lo scopo di vivere in pace ed esercitando una forte fede in un futuro “nuovo giorno” in cui tali sofferenze non ci saranno più e nessun uomo dovrà più chiedersi: “Perché?”

Maurizio CostanzoMaurizio Costanzo
(Giornalista e conduttore televisivo)

Non possiamo dimenticare le migliaia di testimoni di Geova di vari paesi d’Europa mandati nei campi di concentramento. Tra questi, 1.500 persero la vita. D’altra parte, è naturale che i Testimoni di Geova sotto il nazifascismo fossero perseguitati non già per motivi di razza, ma per la dimostrazione di fede, di pace e di neutralità politica, cose comunque considerate sgradite. È una pagina importante dei Testimoni di Geova ed è giusto, perciò, ricordarla con il massimo degli onori.

Annamaria FiorilloAnnamaria Fiorillo
(Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Milano)

È importante ricordare che i Testimoni di Geova rappresentavano un pericolo per il nazismo perché la loro visione del mondo, improntata al rispetto della sacralità della vita, minava dalle fondamenta il piano di dominio del mondo fondato sul principio della supremazia della razza ariana. [...] I testimoni di Geova, obiettori di coscienza che, a costo della vita, si rifiutarono di abiurare alla loro fede, non furono soltanto martiri di una religione. Essi, oggi come allora, si possono definire coraggiosi paladini della nonviolenza e campioni di pace. Rappresentano un glorioso esempio di grandezza umana e una speranza per le generazioni future.

Anna FoaAnna Foa
(Professore di storia moderna, Università La Sapienza di Roma)

Solo a partire dagli anni ’90 la storiografia ha cominciato a occuparsi dei “triangoli viola” e la memoria a ricordarne la persecuzione. A spiegare questo vuoto tanto di conoscenza che di memoria è in gran parte il fatto che, nella Germania Orientale del dopoguerra, i Testimoni di Geova hanno continuato a essere perseguitati: accusati ora di essere “nemici del socialismo”, agenti dell’imperialismo americano, spie, furono nuovamente incarcerati. 4.000 di loro furono condannati al carcere, 1.000 furono imprigionati preventivamente, senza processo. Solo dopo il 1989 e la riunificazione tedesca, la loro vicenda ha potuto riemergere dall’oblio e la loro persecuzione essere riconosciuta. Una persecuzione che ha riguardato non solo gli uomini ma anche le donne, come sottolinea la storica Adriana Lotto: donne che furono imprigionate soprattutto per evitare che influenzassero i figli e li spingessero al pacifismo. All’inizio, nel 1933, esse rappresentarono, subito dopo le donne comuniste, il gruppo più numeroso nei campi, in particolare nel campo femminile di Ravensbrück, dove si segnalarono per la loro resistenza, rifiutando di compiere lavori legati all’esercito e alla guerra (come cucire le divise militari o fornire verdure alle SS) e affrontando pesanti punizioni, e in qualche caso anche la condanna a morte.

Maria Fausta MaterniniMaria Fausta Maternini
(Professore ordinario di diritto comparato delle religioni, Università di Trieste)

Ho partecipato con grande interesse all’intensa e toccante cerimonia alla Risiera di San Sabba, in cui si è sottolineato soprattutto il valore della testimonianza dei Testimoni di Geova che, pur di non abiurare la propria fede, preferirono affrontare la morte. [...] Anche oggi, come ieri, la missione dei Testimoni di Geova continua contribuendo fattivamente alla diffusione di quei valori che sono premessa indispensabile per una convivenza pacifica e armoniosa. Ringrazio per l’opportunità che mi è stata data di poter assistere alla cerimonia ed esprimo il mio apprezzamento per l’incisiva prova di testimonianza che è stata data anche in questa circostanza da parte dei Testimoni di Geova.

Marzio PontoneMarzio Pontone
(Avvocato, Torino)

Ho combattuto per 25 anni nelle aule di giustizia presso i tribunali italiani militari e civili per la “libertà di pensiero religioso” dei Testimoni e posso affermare, senza ombra di dubbio, che sono tre le loro caratteristiche fondamentali: sono (1) assolutamente coerenti, (2) leali, (3) incrollabili nel seguire e rispettare quelli che per loro sono i dettami di Geova. Alcuni Testimoni hanno addirittura sacrificato la loro vita pur di non abiurare la loro fede: i “triangoli viola” ne sono una dimostrazione. Non credo di esagerare se affermo che alcuni Testimoni sono stati dei veri “martiri per la fede”. Non posso che parlar bene dei Testimoni di Geova poiché ritengo che siano degni di rispetto anche da parte di coloro che, come me, sono fedeli a un’altra religione (cattolica).

Guido RaimondiGuido Raimondi
(Già presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo)

Ringrazio molto gli organizzatori di questa importante cerimonia che ricorda la persecuzione e il supplizio di migliaia di testimoni di Geova vittime della barbarie nazista. Anche al loro sacrificio si deve la potente spinta maturata nella società civile che ha fatto nascere il progetto europeo e anche la Corte europea dei diritti dell’uomo. [...] A loro vanno il commosso ricordo e la gratitudine di noi cittadini europei.

Bruno SegreBruno Segre
(Avvocato, giornalista, direttore del periodico L’incontro, Torino)

Quale promotore dei progetti di legge per il riconoscimento in Italia degli obiettori di coscienza al servizio militare, ho avuto occasione di difendere centinaia di giovani testimoni di Geova dinnanzi ai tribunali militari della Repubblica. Posso attestare che la fermezza della loro fede, ispirata ai princìpi di onestà, sacrificio personale e solidarietà, ha suscitato la mia ammirazione.

Fonte: jw.org