Un provvedimento presumibilmente introdotto per tagliare i finanziamenti esteri ai gruppi Islamici radicali potrebbe in realtà limitare gravemente le attività di centinaia di differenti movimenti religiosi.
di Alessandro Amicarelli — Bitter Winter ha commentato il nuovo disegno di legge francese sull’estremismo spiegando perché, come già accaduto in Russia, le misure intese a contenere il radicalismo e terrorismo Islamico creano pericoli per la libertà di religione o credo in generale.
Uno degli articoli del disegno di legge che è sfuggito a molti, e che non è meno pericoloso di altri, è l'articolo 38. Apparentemente il suo scopo è limitare le attività delle organizzazioni radicali islamiche finanziate da cittadini o fondazioni con sede in Arabia Saudita, negli Emirati del Golfo o in Turchia. Tuttavia, come è per la legge in generale, le disposizioni relative a una specifica religione sarebbero incostituzionali e non conformi ad altri principi giuridici fondamentali. Per evitare questo rischio, queste disposizioni sono formulate in termini generali. Ma proprio questi termini generali mettono in pericolo centinaia di organizzazioni pacifiche e rispettose della legge (comprese anche le organizzazioni pacifiche che costituiscono la stragrande maggioranza dei gruppi Islamici).
Ai sensi dell'articolo 38, qualsiasi contributo in denaro, benefit o risorsa concesso a un'associazione religiosa francese da uno stato, persona giuridica o individuo straniero, il cui importo o valore superi i 10.000 euro, deve essere dichiarato alle autorità amministrative francesi. Si noti che questo non si applica solo ai contributi monetari, ma ai benefici il cui valore dovrebbe essere valutato caso per caso. Ad esempio, una persona o entità straniera può assistere un'associazione religiosa francese con servizi il cui valore può essere valutato in oltre 10.000 euro. Ciò può accadere anche quando l'entità straniera sostiene (con più di 10.000 euro all'anno) missionari o altro personale aiutando una succursale francese.
Cosa succede dopo aver dichiarato il contributo ricevuto dall’estero? L'autorità amministrativa può ritenere che il contributo sia contrario a un "interesse sociale fondamentale". L'associazione religiosa francese verrà interpellata, ma la decisione finale sarà presa a livello amministrativo dal “prefetto”, che opera sotto il Ministero dell'Interno. Se il prefetto ritiene ancora che il contributo minacci un “interesse sociale fondamentale”, emetterà un'ordinanza che obbliga l'associazione religiosa francese a restituire il contributo estero entro tre mesi. La mancata restituzione del contributo configurerà un reato punito con due anni di reclusione, oltre a una sanzione pecuniaria di 30.000 euro. Il contributo estero verrà confiscato.
Perché il provvedimento è pericoloso? Il cittadino francese medio può avere in mente solo i ricchi "fondamentalisti Islamici Sauditi", pronti a finanziare potenziali terroristi in Francia. Ma, sebbene tali individui possano avere sistemi sofisticati per eludere la legge, l'articolo 38 rischia di minacciare l'esistenza stessa di centinaia di comunità Islamiche pacifiche, di chiese Evangeliche, di nuovi movimenti religiosi e di altre entità religiose che dipendono per il loro sostegno da un’organizzazione o chiesa madre all'estero.
Immaginate una chiesa Evangelica in Francia che sia un ramo appena istituito di un corpo missionario americano o brasiliano o sudcoreano (oggi, molte grandi chiese Evangeliche hanno la loro sede in Asia, Africa o America Latina piuttosto che negli Stati Uniti). Essendo di nuova costituzione, conterebbe su un ristretto numero di membri francesi e dipenderebbe dall'aiuto - attraverso contributi in denaro, personale e altre risorse – dalla sua chiesa madre all'estero.
Ai sensi dell'articolo 38, questi contributi dovrebbero essere dichiarati al "prefetto", che può vietarli in quanto contrari a un "interesse sociale fondamentale". Qualcuno può credere che un “prefetto” agirà solo se le risorse sono chiaramente destinate a sostenere il terrorismo o l'estremismo politico. Ma non è così. La Francia si oppone ufficialmente ai gruppi che etichetta come "sette" (sectes) e collabora ufficialmente, come confermato dal ministro delegato incaricato della cittadinanza Marlène Schiappa quando parla della legge, con l'UNADFI, un'organizzazione francese anti-sette che fa parte della FECRIS, la Federazione Europea dei Centri di Ricerca e Informazione sul Settarismo. La FECRIS, che riceve il sostegno finanziario del governo francese, è stata recentemente denunciata dalla Commissione Statunitense per la Libertà Religiosa Internazionale come una seria minaccia internazionale alla libertà religiosa.
La FECRIS e la Francia hanno una nozione molto liberale di "setta" (secte) e hanno elencato centinaia di gruppi come tali. Data la cooperazione tra il Ministero degli Affari Interni e l'affiliata FECRIS in Francia, un "prefetto" potrebbe facilmente fare affidamento sugli elenchi di proscrizioni compilati dall'UNADFI o dalla FECRIS per identificare determinati gruppi come "sette" e decidere che le "sette" minacciano interessi sociali fondamentali. " La FECRIS ha un carattere internazionale e dei network, e può essere sufficiente che un movimento venga bandito come “setta” in Russia o in Cina per essere considerato come “contrario agli interessi sociali fondamentali” anche in Francia. Anche al di fuori dell'area dei movimenti etichettati come "sette", la xenofobia (anche sotto forma di islamofobia) o le campagne mediatiche potrebbero sempre svolgere un ruolo.
L'articolo 38 crea un regime di discriminazione contro le religioni la cui sede non è in Francia, violando diversi principi del diritto internazionale. Nessuna eccezione è concessa anche per i contributi provenienti dall'Unione Europea. Questo è un altro esempio eclatante di come gli statuti introdotti come strumenti per contenere l'Islam radicale possano e saranno facilmente usati contro tutti i tipi di minoranze religiose, un pericoloso cavallo di Troia che richiede attenzione a livello internazionale.