Il 2021 si chiude con una bella notizia per la CDO (Chiesa di Dio Onnipotente), la congregazione cristiana presa di mira dal Partito Comunista Cinese. Due importanti sentenze, una della Corte Suprema di Cassazione e una del Tribunale di Roma, hanno stabilito che i membri della CDO sono perseguitati dal regime cinese, sia in patria che all’estero, e pertanto hanno diritto di asilo in Italia.
Rifugiati della Chiesa di Dio Onnipotente: sentenze favorevoli della Corte Suprema italiana e del Tribunale di Roma
I giudici hanno riconosciuto che la CDO è gravemente perseguitata in Cina e che i membri sono perseguitati dal PCC anche all'estero.
di Massimo Introvigne — Le motivazioni di due interessanti casi in cui i giudici italiani si sono pronunciati a favore dei rifugiati della Chiesa di Dio Onnipotente (CDO, in inglese Church of Almighty God, CAG) sono state recentemente trasmesse agli avvocati dei ricorrenti. La CDO è un nuovo movimento religioso cristiano, e attualmente il singolo gruppo religioso più perseguitato in Cina.
La prima sentenza è della Corte Suprema di Cassazione, ed è datata 18 novembre 2021. Il caso riguardava un'interessante storia cinese di ricatto e corruzione. Nel 2012, il marito di una donna membro della CDO cercò di parlare della sua fede ai clienti di un ristorante. È stato pedinato fino al suo posto di lavoro da uno dei clienti, che ha iniziato a ricattarlo, minacciando di denunciarlo alla polizia come membro di uno xie jiao, cioè di un gruppo religioso vietato. Sapendo che, se denunciato, sarebbe stato sicuramente arrestato, l'uomo ha iniziato a pagare il ricattatore e ha continuato a pagare finché lui e la sua famiglia non sono andati in rovina. A questo punto, lui e sua moglie, con il loro bimbo di tre mesi, avevano l'unica alternativa di andarsene da casa e rifugiarsi in un'altra città, ospiti del padre della moglie, anche lui un fedele della CDO.
Nel 2014, la polizia aveva quasi catturato il gruppo di fedeli, che però era riuscito a nascondere tutto il materiale della CDO e nessuno era stato arrestato. Nel 2015, però, il padre della donna è stato arrestato, e la polizia ha chiesto alla moglie di pagare 50.000 RMB (7.850 dollari) per rilasciarlo senza registrarne l'arresto. Poiché la donna non aveva quella che per lei era una somma esorbitante, il marito è stato picchiato, torturato, condannato a un anno e due mesi di carcere e tenuto sotto sorveglianza dopo essere stato rilasciato. Questo era troppo per la figlia e suo marito, che a quel tempo non erano inclusi in nessuna lista o banca dati della polizia come membri della CDO. Hanno ottenuto un passaporto, un visto turistico e sono fuggiti in Italia.
Rifugiati della CDO in Italia
Qui, però, si sono visti negare la richiesta di asilo, prima dalla commissione amministrativa nel 2016 e poi dal Tribunale di Perugia nel 2017. Il ricorso in Cassazione è stato presentato dalla moglie, rappresentata dall'avvocato Francesco Di Pietro. I giudici di Perugia avevano ritenuto non credibile il suo racconto sulla base di un unico argomento: che la donna aveva raccontato alla commissione amministrativa che il suocero era stato arrestato mentre stava svolgendo attività di evangelizzazione in strada, mentre il marito aveva dichiarato che l'uomo era stato arrestato nella sua abitazione.
La Corte di Cassazione ha esaminato la giurisprudenza europea e italiana sui richiedenti asilo, e ha osservato che dovrebbe essere loro concesso il "beneficio del dubbio", considerando che provengono da una cultura diversa e si trovano in una situazione particolarmente difficile. I giudici hanno ritenuto la donna assolutamente credibile nel suo racconto molto dettagliato. Non c'erano contraddizioni interne, e l'unica contraddizione era quella delle dichiarazioni del marito, oggetto di un separato procedimento.
Ma, hanno detto i giudici della Cassazione, se le narrazioni dei rifugiati fossero sempre sezionate in singole dichiarazioni, in quasi tutte si troverebbero delle contraddizioni. I giudici dovrebbero piuttosto analizzare il quadro d'insieme. In questo caso, il racconto della donna è stato dichiarato credibile, e la Corte ha osservato che ci sono pochi dubbi che i membri della CDO siano perseguitati in Cina. La corte si è anche dichiarata convinta che la donna sia un membro della CDO in buona fede, e ha rinviato il caso alla Corte di Perugia chiedendo loro di applicare ad esso i principi della sentenza della Corte Suprema di Cassazione.
Il secondo caso è stato giudicato dal Tribunale di Roma il 13 settembre 2021, e riguarda un'altra donna membro della CDO, rappresentata dall'avvocato Andrea Dini Modigliani. Nel 2019 la commissione amministrativa le aveva respinto la richiesta di asilo, ricorrendo alla frequente motivazione che il fatto che avesse ottenuto un passaporto dimostrava che non era realmente perseguitata in Cina.
La sentenza è esemplare, in quanto offre una ricostruzione molto dettagliata delle informazioni disponibili sulla CDO da fonti autorevoli, e conclude che, essendo provato che essere membro della CDO è una condizione sufficiente per essere perseguitati in Cina, una volta che il rifugiato ha dimostrato (come ha fatto la donna) di essere membro della CDO, l'asilo deve essere concesso.
La sentenza cita ripetutamente Bitter Winter, cosa di cui siamo felici, ma siamo lontani dall'essere l'unica fonte citata. Infatti, la sentenza cita a lungo i rapporti ufficiali dei governi di Italia, Australia, Paesi Bassi, Germania e Stati Uniti, così come la ONG Freedom House, per spiegare nei dettagli che in Cina non c'è libertà religiosa al di fuori delle cinque religioni autorizzate; che in particolare, secondo l'attuale interpretazione dell'articolo 300 del codice penale cinese, essere attivi in un gruppo catalogato come xie jiao porta all'arresto, alla condanna e alla detenzione; che la CDO è classificata come xie jiao; e che i suoi membri sono pesantemente e spietatamente perseguitati, tanto più negli ultimi anni, quando la tecnologia avanzata è usata per dar loro la caccia e le autorità hanno elaborato piani per una "soluzione finale" e l'eliminazione totale della CDO.
È interessante notare che la corte insiste sul fatto che i rifugiati CDO dovrebbero essere protetti concedendo loro asilo anche perché le autorità cinesi all'estero continuano a molestarli. La sentenza si riferisce in particolare alle attività della signora O Myung-ok, anti-sette pro-CCP in Corea del Sud.
Il Tribunale di Roma ha scritto che «la signora O Myung-ok, per esempio, si è infiltrata in un luogo dove si riuniscono i membri della Chiesa di Dio Onnipotente in Corea del Sud, con il pretesto di ascoltare il Vangelo, ed è riuscita a scattare foto dei presenti. Altri agenti sono incaricati di organizzare false manifestazioni all'estero contro la Chiesa di Dio Onnipotente. Lo scopo di queste false manifestazioni è quello di convincere le autorità straniere a deportare i membri della Chiesa di Dio Onnipotente in Cina. Il 22 luglio 2019, una di queste false manifestazioni è stata inscenata in Corea del Sud».
Sulla questione del passaporto, la sentenza cita studi che confermano che non solo le banche dati cinesi non sono infallibili, ma la corruzione è così diffusa in Cina che anche i membri noti della CDO hanno varie strade aperte per ottenere un passaporto. Ancora una volta, i giudici citano Bitter Winter, ma anche «il ministero federale tedesco per l'immigrazione, che in un rapporto pubblicato nell'ottobre 2019 afferma che, “Più di 5.500 membri della CDO hanno chiesto asilo negli Stati Uniti d'America, in Corea del Sud, così come in vari stati europei, compresa la Germania.
Sulla base delle informazioni più recenti, è stato accertato che anche coloro che sono già stati perseguitati in Cina (o sono stati minacciati di persecuzione) sono stati in grado di lasciare la Cina legalmente. Tra i motivi per cui ciò è stato possibile ci sono la corruzione dei funzionari, l'incompleta localizzazione dei ricercati all'interno delle banche dati della pubblica sicurezza, e talvolta controlli incompleti durante l’espatrio”».
Al membro della CDO è stato concesso l'asilo.
Fonte: Bitter Winter