di Steno Sari — Qualche settimana fa ho parlato di fake news, iniziando l'articolo con una citazione di George Orwell sul coraggio della verità. Anche oggi vorrei chiedere aiuto a Orwell per riprendere il discorso lasciato in sospeso: «La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire». In altre parole, un giornalista deve saper andare contro corrente, se necessario. E la cosa non è proprio facile. L'opinione pubblica infatti tende a leggere e ascoltare solo quello che le piace: dice di odiare l'omologazione, ma poi si accoda, perché l' omologazione libera dalla fatica di pensare autonomamente. E così si cade nella trappola dei luoghi comuni e del variegato e pernicioso mondo dei pregiudizi. Proprio in questo grande mare navigano quasi indisturbate milioni di fake news e, ancora peggio, la fascinosa quanto malefica postverità che di queste fake news si nutre.
Come difendersi da questo mostro? Come preservare l'autonomia del nostro pensiero? Governi, grandi gruppi editoriali, motori di ricerca e social media stanno mobilitando le loro risorse alla ricerca di rimedi efficaci. Ma i risultati per ora sono mediocri. Un antidoto che funziona, però, c'è già ma dipende da noi usarlo. Dopo aver letto o ascoltato una notizia apparentemente "appetitosa" (o "voltastomaco"), dobbiamo applicare queste otto regole fondamentali: 1) considerare la fonte, 2) verificare l'autore, 3) verificare la data, 4) verificare i nostri preconcetti, 5) approfondire, 6) cercare fonti a supporto, 7) chiedersi: "troppo stravagante per essere vero?", 8) consultare gli esperti.
Nell'articolo precedente facevo l'esempio del rapporto dell'USCIRF, una commissione indipendente degli Stati Uniti che denunciava il fenomeno dei "movimenti anti-sette" impegnati in una guerra di disinformazione contro le minoranze religiose. Il rapporto indicava che le fake news diffuse da questi movimenti hanno indotto il governo russo a scatenare una persecuzione ai danni dei Testimoni di Geova in Russia. Questo mi ha fatto riflettere su quanto possano essere pericolose e nefaste le fake news e su quanto siano preziosi i giornalisti disposti ad andare controcorrente per combatterle. Mi sono chiesto come mai in Italia si denunciano poco persecuzioni come quella dei Testimoni (già vittime, insieme a ebrei e altre minoranze, del nazifascismo). Sarà forse perché anche molti di noi siamo inconsapevolmente vittime di pregiudizi e fake news contro alcune minoranze? Sforziamoci allora di applicarle, queste 8 regole. Quando sentiamo parlare male di una minoranza, qualunque essa sia, non facciamo i creduloni. Verifichiamo. Certo, questo richiede tempo e pazienza. Ma se vogliamo difendere "la verità" e salvare "il vero" dobbiamo rimboccarci le maniche. È anche un modo per salvare la nostra reputazione.
Articolo apparso su Libero il 21 settembre 2020 e ripubblicato con l'autorizzazione dell'autore