La nuova via insanguinata della seta

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China razor wired flag

L’eminente studioso esperto di movimenti religiosi Massimo Introvigne ha riferito in questo articolo le reazioni cinesi alle pesanti critiche espresse nel rapporto annuale sui Diritti Umani del Dipartimento di Stato americano. È quanto meno paradossale che i dirigenti del Partito Comunista Cinese reagiscano accusando a loro volta gli Stati Uniti di violare i diritti umani. Non che gli Stati Uniti siano esenti da critiche in fatto di diritti umani – quanto meno, ad esempio, per quanto riguarda la pena di morte, che è stata definitivamente abolita solo in 19 stati su 50 – ma al confronto della Cina il paragone non regge proprio.

Nella Terra del Dragone si depredano gli organi dei condannati a morte. E si condanna a morte con estrema facilità e con le motivazioni più inique. Come nel caso dei fedeli Falun Gong che da decenni vengono arrestati, condannati, incarcerati, torturati, uccisi, ed espiantati per il solo fatto di esercitare una pratica spirituale invisa dal regime. Lo stesso accade ai mussulmani Uyghurs, ai cristiani fedeli della Church of Almighty God e a tanti altri che si “ostinano” a credere e praticare religioni dichiarate Xie Jiao (letteralmente insegnamenti eterodossi, cioè dottrine od opinioni diverse da quelle accolte come vere). In pratica un altro modo per definire “sette” quelle credenze che non sono accettate, in questo caso dal regime del partito unico che “riconosce” (in effetti gestisce) solo quelle poche religioni che si assoggettano ai dettami emanati da palazzo Zhonganhai (sede pechinese del governo cinese e del Partito Comunista Cinese).

La Cina dovrebbe accogliere le critiche del Segretario di Stato Mike Pompeo con più umiltà e dare subito avvio a una vera riforma in materia di diritti umani cessando immediatamente di perseguitare i suoi cittadini per motivi religiosi e non solo. Ma non lo farà mai finché ci saranno Stati come quelli europei che, per meri motivi economici, chiudono gli occhi davanti alle nefandezze che vengono commesse in quel paese. Come ad esempio l’Italia e la Francia che si preparano ad accogliere il presidente Xi Jinping e parlano di adesione alla Nuova via della Seta con la firma di decine di accordi commerciali, ma nessun accenno ai diritti umani. Saremo quindi complici degli abusi che in quel paese vengono commessi e i nostri portafogli gronderanno sangue come le loro mani. Pensateci quando comprerete qualche oggetto made in China.

L’altro aspetto che FOB, e finora solo FOB, ha denunciato, ad esempio (ma non solo) nel recente articolo “Odio e intolleranza religiosa, segno dei tempi o effetti voluti?”, è la pluridecennale connivenza dell’Europa (soprattutto della Francia) con la strage infinita dei religiosi che avviene in Cina.

Sono stati gli antesignani del controverso gruppo francese “antisette” FECRIS (European Federation of Centres for Research and Information on Cults and Sects, Federazione Europea dei Centri di Ricerca e Informazione sulle Sette) ad esportare in Cina il “metodo francese” di persecuzione dei movimenti religiosi che fu subito applicato ai seguaci del Falun Gong. Non molti sanno che quasi vent’anni fa, novembre 2000, quand’era presidente Jiang Zemin, il guru francese degli “antisette” Alain Vivien, allora presidente dalla defunta MILS (Missione Interministeriale per la Lotta Contro le Sette), si recò in Cina con la consorte napoletana Patricia Cassano, all’epoca dirigente del CCMM (Centre Contre le Manipulations Mentale), per presenziare a una riunione pechinese per discutere il “problema delle sette”. In pratica si sono recati in quel paese come consulenti stranieri al fine di esportare in Cina le “efficaci” metodologie francesi per la lotta contro il Falun Gong e le altre minoranze religiose.

Anni fa lo denunciò inascoltata la nostra federata CAP LC (Coordination des Associations & Particuliers pour la Liberté de Conscience) parlando appunto delle trasferte cinesi dei coniugi Vivien e di come lo stesso CCMM avesse descritto in un suo bollettino dell’epoca come “la Francia fosse citata sovente [ndr dal governo cinese] come esempio per via dell’ampiezza e della coerenza delle misure adottate per rispondere alla minaccia settaria”. Nello stesso bollettino, l’associazione della famiglia Vivien riproduceva due pagine della propaganda del governo cinese contro il Falun Gong basata sui loro suggerimenti.

Risaliva al 1983, quando era un deputato, il rapporto Vivien sulle sette che diede l’avvio ad un’infinita serie di persecuzioni religiose in Francia. Dopo la nascita della FECRIS negli anni 90, fu proprio grazie a Vivien e ai fondi che il suo ufficio mise a disposizione degli “antisette” (inclusa l’associazione diretta dalla moglie, della quale nel 1998 Vivien divenne presidente), che la persecuzione delle minoranze religiose si diffuse in altri paesi europei e in Cina. Proprio come da qualche anno sta accadendo in Russia dove opera il vice presidente della FECRIS Alexandr Dvorkin.

Come abbiamo scritto nell’articolo citato, nel 2017 anche il consigliere italiano della FECRIS Luigi Corvaglia, psicologo pugliese presidente dell’associazione barese CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici) ha continuato l’opera di Vivien in Cina, dopo aver preso parte alle attività anti-religiose di Dvorkin in Russia.

È bene ricordare che FECRIS e CCMM in Francia hanno ricevuto fondi e sostegno da un organismo del governo: la MILS, oggi rimpiazzata dalla MIVILUDES (Mission Interministerielle de Vigilance et de Lutte Contre les Derives Sectaries). Proprio come CeSAP e altre associazioni “antisette” italiane vengono riconosciute e sostenute dalla SAS (Squadra Anti Sette) del Ministero dell’Interno.

Per questi motivi riteniamo che le pesanti e fondate critiche del Dipartimento di Stato americano dovrebbero essere meritatamente estese alla Francia e all’Italia. Questo non solleva la Cina dalle responsabilità che indubbiamente ha per i feroci crimini che vengono commessi ogni giorno contro migliaia di fedeli delle confessioni religiose considerate Xie Jiao, ma gli antisette europei sono indubbiamente complici.

European Federation for Freedom of Belief (FOB)