Studi recenti su Scientology e sulla "etichettatura"

Sezione:
Il simbolo di Scientology

Due articoli spiegano come l'applicazione di etichette come "setta" o "estremista" sia usata per promuovere la discriminazione contro le religioni minoritarie.

Parte 1 di 2

di Alessandro Amicarelli — Perché alcune religioni e movimenti religiosi sono etichettati come "sette" o "estremisti"? E quali sono le conseguenze legali e politiche dell'uso di tali etichette? Due studi pubblicati di recente sull’applicazione di queste etichette alla Chiesa di Scientology offrono nuovi spunti sulla questione. Il primo, scritto da una professoressa di diritto ecclesiastico, esamina l’aspetto giuridico dell'etichettatura; il secondo, scritto da un ex-diplomatica, il lato politico. In questo primo articolo, offro alcuni commenti sullo studio della professoressa di diritto ecclesiastico  Germana Carobene, pubblicato sulla rivista italiana Stato, Chiese e pluralismo confessionale. In un secondo articolo, esaminerò lo studio quasi parallelo di Rosita Šorytė pubblicato su The Journal of CESNUR.

Germana Carobene (left) and Rosyta Soryte (right)

Germana Carobene, che ha scritto molto sul tema della discriminazione religiosa, parte dal significato giuridico di "religione" e "culto" (le equivalenti parole con connotazione negativa  sono "setta" in italiano, e "secte" in francese). Giudici e legislatori si dibattono sul concetto di "religione", la cui definizione non è univoca. Un punto che i tribunali di diversi paesi hanno stabilito, è che l’auto-qualificazione di una comunità come religione non è sufficiente, poiché può essere opportunistica o semplicemente finalizzata a ottenere fraudolentemente vantaggi fiscali e di altro tipo. D'altra parte, in alcuni paesi come la Francia, le definizioni giurisprudenziali di religione soffrono di un vecchio, ma ancora presente, riferimento al modello Cristiano di confessione o chiesa, che ovviamente non si adatta a religioni molto diverse. Il "culto" (setta, secte) è definito in modo ancora più vago, come una religione o un movimento che è "pericoloso" o che causa "danni". Le definizioni vaghe diventano facilmente strumenti di discriminazione.

La Chiesa di Scientology, secondo Carobene, è diventata l’estremo caso di stress test per sondare le definizioni giuridiche di religione. Scientology, dice Carobene, include i tre elementi che gli esperti di studi religiosi hanno identificato come tipici di una religione: la fede in una "realtà fondamentale" ultima, le pratiche per comprendere e afferrare questa "realtà fondamentale" e una "comunità di credenti". Tuttavia, il modo in cui Scientology definisce la "realtà fondamentale" influenza le pratiche corrispondenti, ed è molto differente da come Dio viene definito e affrontato nel Cristianesimo, nell'Ebraismo e nell'Islam. Per questo motivo, le vecchie definizioni di religione basate sul paradigma Cristiano rendono difficile per Scientology ottenere un riconoscimento giuridico come religione, come accade in Francia. L'Italia è un caso diverso. Poiché la sua giurisprudenza favorisce una definizione "aperta" ed evolutiva di religione, la Corte Suprema di Cassazione è arrivata a riconoscere Scientology come religione nel 1997 attraverso "una sentenza nota e ben scritta", anche se solo dopo una lunghissima causa.

Carobene vede qui una conferma, da un punto di vista legale, delle conclusioni raggiunte da studiosi italiani come Aldo Natale Terrin: Scientology è effettivamente una religione, che ha più affinità con le religioni non teiste come il Buddismo che con il Cristianesimo, sebbene condivida con quest'ultimo anche la nozione di un "percorso di salvezza". Infatti, nota Carobene citando un recente studio di Eric Roux, Scientology ha fatto un favore a molte altre religioni "cambiando le regole del gioco" attraverso le cause giudiziarie che ha combattuto e vinto in diversi paesi.

Nella terza parte del suo studio, Carobene discute la teoria proposta da autori francesi associati alla missione governativa anti-sette MIVILUDES o al movimento anti-sette, secondo cui, per essere legalmente riconosciuta come religione, una comunità dovrebbe superare sia un test positivo (dimostrare che ha una comunità, un credo e qualcosa di simile a un rituale) che uno negativo: una religione non dovrebbe essere "commerciale" e non impedire a un membro di lasciare il gruppo. Il test negativo, dice Carobene, non è accettabile. Che la presenza di elementi "commerciali" e di servizi offerti dietro pagamento di una contropartita sia incompatibile con un riconoscimento come religione è stato esplicitamente escluso in Italia dalla sentenza del 1997, che giustamente sosteneva che questo avrebbe portato a escludere dalla sfera religiosa anche le religioni principali, compreso il Cattolicesimo Romano. Scientology, sostiene Carobene, non impedisce certo ai membri di "interrompere il loro percorso spirituale" e andarsene. Aggiungerei che, se il test è volto a dichiarare non religiosi i gruppi il cui rapporto con gli ex-membri "apostati" è problematico, di nuovo escluderebbe dalla definizione di religione anche alcune religioni storiche, compreso l'Islam.

Nella quarta parte del suo scritto, Carobene esamina i tentativi di usare le teorie dell’associazione per delinquere", (in francese, "association de malfaiteurs") per attaccare Scientology. Mostra come questi tentativi siano falliti in Italia e in Belgio, e fa osservare che i giudici italiani hanno esplicitamente osservato che incolpare un'intera religione a causa delle malefatte di alcuni membri è un tipico strumento usato per discriminare.

Nella quinta parte, Carobene discute i tentativi di utilizzare teorie screditate sul lavaggio del cervello in nuove leggi e argomentazioni giudiziarie in vari paesi. In Italia, questo è difficile se non impossibile a causa della "meravigliosa" decisione resa dalla Corte Costituzionale nel 1981, che ha dichiarato anticostituzionale una vecchia disposizione risalente all'epoca fascista che dichiara il "plagio" un reato, qualcosa di molto simile a quello che sarebbe stato poi chiamato lavaggio del cervello. Altri paesi, tra cui la Francia, avrebbero dovuto far proprio il commento dei giudici italiani del 1981 secondo i quali la "manipolazione mentale" è all'opera nelle nostre società in una miriade di contesti, compresa la vita quotidiana, e non è processabile, ma non lo hanno fatto, e hanno approvato leggi che sono sia pericolose per la libertà religiosa che difficili da applicare.

Lo hanno fatto, conclude Carobene nella sesta parte del suo articolo, perché sono stati influenzati dai movimenti anti-sette, la maggior parte dei quali fa parte della federazione europea FECRIS, che considera Scientology uno dei suoi principali obiettivi, e che è stata riconosciuta come pericolosa per la libertà religiosa sia dagli studiosi di nuovi movimenti religiosi che da enti pubblici come l'USCIRF negli Stati Uniti.

La libertà religiosa, conclude Carobene, non è priva di limiti. Non può diventare un pretesto per giustificare violenza o crimini comuni. Quando questi ultimi esistono, "un sistema laico e pluralista dovrebbe essere neutrale verso tutte le diversissime vie religiose che nascono e crescono nel suo territorio", non importa se vengono etichettate come "sette" dai loro avversari o sono impopolari per certi media.


Questo articolo è stato pubblicato anche su Bitter Winter