Il 2 giugno scorso, il presidente Donald J. Trump ha firmato un Ordine Esecutivo sulla promozione della libertà religiosa internazionale, incaricando il Dipartimento di Stato USA di dare priorità alla libertà religiosa internazionale nella sua attuazione della politica estera e del bilancio.
«La libertà religiosa, la prima libertà americana, è un imperativo morale e di sicurezza nazionale» recita l'ordine esecutivo. «La libertà religiosa per tutte le persone in tutto il mondo è una priorità della politica estera degli Stati Uniti e gli Stati Uniti rispetteranno e promuoveranno con forza questa libertà».
Il nuovo ordine contiene una serie di istruzioni per il Dipartimento di Stato e i capi delle agenzie federali in materia di promozione della libertà religiosa all'estero. Coinvolge la società civile dicendo «Le comunità e le organizzazioni religiose, e altre istituzioni della società civile, sono partner vitali negli sforzi del governo degli Stati Uniti per promuovere la libertà religiosa nel mondo».
Un invito che FOB ha già ripetutamente accolto partecipando tramite il suo Presidente alle ai primi due meeting “Ministeriale per promuovere la libertà religiosa” organizzati dal Segretario di Stato Mike Pompeo e tenutisi a Washington nel 2018 e nel 2019.
Perciò, non possiamo che rallegrarci per questa netta presa di posizione dell’amministrazione Trump. Siamo perfettamente d’accordo quando il Presidente USA afferma che la libertà religiosa «è fondamentale per il fiorire della nostra società». Le NGO come FOB lo predicano da anni sollecitando con ogni mezzo le autorità di vari Paesi.
Purtroppo i capi dei governi da questa parte dell’atlantico, apparentemente supportano la causa della libertà religiosa, ma le loro dichiarazioni non sono mai sfociate in alcunché di pratico per dimostrare che la libertà religiosa è la prima libertà dell'Europa.
Al contrario, molti stati europei si sono adoperati per limitare la libertà di religione nel vecchio mondo. Rappresentanti di istituzioni pubbliche e politici a vari livelli hanno dato sostegno alle attività di gruppuscoli anti-religiosi e, in alcuni casi, lo stesso stato si è impegnato direttamente in attività di contrasto alle minoranze religiose da taluni invise.
Ad esempio, la Republique Française, che sfoggia orgogliosa il celebre motto Liberté, Égalité, Fraternité, anziché sollecitare i suoi civil servant a proteggere la libertà di credo, più di vent’anni fa ha istituito la “Missione interministeriale nella lotta contro i culti” (MIVILUDES), tramite la quale ha finanziato con fondi pubblici una serie di associazioni private anti-religiolse e una federazione europea di associazioni anti-sette diffusa in tutto il continente di nome FECRIS (Federazione Europea dei Centri di Ricerca e di Informazione sulle Sette e i Culti) producendo un clima di intolleranza e discriminazione che ha influenzato negativamente molti paesi dell’Unione e anche nazioni extra-europee, come ad esempio la Russia e la Cina.
La Germania ha istituito e finanziato per vent’anni una task force all’interno del domestic intelligence service BfV (Bundesamt fur Verfassungsschutz) finalizzata a spiare e perseguire le minoranze religiose, mettendo una nota esponente anti-sette a capo di essa. Anche l’esempio tedesco ha prodotto disastri in vari paesi europei.
L’Italia invece ha istituito quindici anni fa un organismo di polizia apposito sotto il Ministero dell’interno chiamato S.A.S. (Squadra Anti Sette), che collabora su tutto il paese con vari gruppi anti-religiosi svolgendo indagini farsesche che si sono sviluppane principalmente sui media.
La stessa Unione Europea, anziché proteggere la libertà religiosa, ha concesso alla FECRIS lo status partecipativo col Consiglio d’Europa fin dal 2005. In tempi recenti ne è stata rifiutata la revoca sebbene siano state fornite abbondanti prove del fatto che l’attività di questo gruppo lo squalificano per tale status.
Grazie al sostegno di alcuni stati europei, i gruppi anti-religiosi hanno influenzato negativamente la politica di molte nazioni. Per menzionare un paio di casi, vent’anni fa i “consulenti” della MILS hanno esportato il “metodo francese” in Cina contribuendo all’inizio della persecuzione ai danni della Falun Gong, e ci sono prove che ancora oggi sono all’opera. Mentre in Russia Alexander Dvorkin, vice presidente della FECRIS, ha fatto da consulente al Ministro della Giustizia in materia di “sette religiose” diffondendo un clima di intolleranza in quel grande paese.
È risaputo che in Russia, in Cina e in altri paesi orientali la libertà religiosa è un sogno utopico e la persecuzione religiosa raggiunge livelli che in occidente sembrerebbero racconti dell’orrore. Ma lo stesso abisso che c’è tra questi paesi e l’Europa è paragonabile all’abisso che divide quest’ultima dagli Stati Uniti, quanto meno in termini di libertà religiosa.
Diversamente dagli USA, l’Europa non si occupa delle violazioni che avvengono nel resto del mondo, anzi talvolta le favorisce. Non fa nulla di efficace per difendere la libertà religiosa dei suoi cittadini, bensì, consapevolmente o meno, opera per limitarla.
La differenza d’approccio è abissale, gli Stati Uniti operano per sostenere la libertà religiosa in tutto il monto, mentre gli stati del vecchio mondo viaggiano nella direzione opposta: spontaneamente o subornati, istituiscono e finanziano organismi che, con ogni evidenza, operano per conculcare tale libertà. Tutto ciò in spregio dei diritti garantititi dalle varie costituzioni nazionali e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Nel suo recente Executive Order, nella sezione 2 «Priorità alla libertà religiosa internazionale», Trump stabilisce che «Entro 180 giorni dalla data di questo ordine, il Segretario di Stato (Segretario) deve, in consultazione con l'Amministratore dell'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) degli Stati Uniti, sviluppare un piano per dare priorità alla libertà religiosa internazionale nella pianificazione e attuazione di Politica estera degli Stati Uniti e nei programmi di assistenza estera del Dipartimento di Stato e USAID».
Anziché finanziare più o meno direttamente organizzazioni anti religiose come accade qui da noi, l’inquilino della Casa Bianca invita il Dipartimento di Stato a collaborare con il Dipartimento del Tesoro per sviluppare «raccomandazioni per dare la priorità all'uso appropriato degli strumenti economici» per promuovere la libertà religiosa nei paesi che preoccupano particolarmente o che compaiono nell'elenco speciale di vigilanza. Secondo la Sezione 3, l'ordine di Trump prevede che il Dipartimento di Stato e USAID debbano stanziare almeno $ 50 milioni per anno fiscale per «programmi che promuovono la libertà religiosa internazionale, nella misura fattibile e consentita dalla legge e soggetti alla disponibilità di stanziamenti».
Non è una novità che gli Stati Uniti d’America vogliono che la libertà religiosa venga rispettata in tutto il mondo. Risale al 1999, sotto l’Amministrazione Clinton, l’istituzione della United States Commission on International Religious Freedom (USCIRF, Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale), oggi presieduta dal commissario Tony Perkins, ex presidente del Family Research Council (FRC), un'organizzazione di politica pubblica che fornisce ricerca e sostegno su questioni relative alla libertà religiosa.
L’USCIRF è una commissione indipendente e bipartisan del governo federale degli Stati Uniti, la prima nel suo genere al mondo, dedicata alla difesa del diritto universale alla libertà di religione o di credo all'estero. L’USCIRF esamina i fatti e le circostanze delle violazioni della libertà religiosa e formula raccomandazioni politiche al Presidente, al Segretario di Stato e al Congresso. I commissari USCIRF sono nominati dal Presidente e dalla direzione del Congresso di entrambi i partiti politici.
Il vicepresidente dell'USCIRF Gayle Manchin, ha dichiarato che la commissione ha da tempo invitato il governo degli Stati Uniti a sviluppare una "strategia globale per la promozione della libertà religiosa all'estero" e "piani d'azione specifici per paese".
«Accogliamo con favore il fatto che questo Ordine esecutivo richiede al Dipartimento di Stato e all'USAID di fare esattamente questo», ha dichiarato Manchin. «Apprezziamo anche l'esplicito riferimento ai funzionari statunitensi che lavorano per il rilascio di prigionieri di coscienza religiosi, che è una priorità per USCIRF».
L’ordine di Trump, apprezzato in patria, non si limita a fissare priorità, sollecitare interventi e finanziare le iniziative, va ben oltre e stabilisce che i «programmi che promuovono la libertà religiosa internazionale» dovrebbero includere quelli che «anticipano, prevengono e rispondono agli attacchi contro individui e gruppi sulla base della loro religione», nonché programmi che «aiutano a garantire che tali gruppi possano perseverare come comunità distinte».
I programmi dovrebbero «garantire uguali diritti e tutele legali per individui e gruppi indipendentemente dalle convinzioni personali, migliorare la sicurezza delle case di culto e degli spazi pubblici per tutte le fedi e preservare i patrimoni culturali delle comunità religiose».
Fuori dai confini degli Stati Uniti, l’executive order afferma inoltre che Pompeo dirigerà i capi delle missioni nei paesi inclusi nell'elenco del Dipartimento di Stato dei «paesi di particolare interesse per le violazioni della libertà religiosa internazionale e l'elenco speciale di controllo della libertà religiosa, per sviluppare piani d'azione globali per informare e sostenere gli sforzi» del governo degli Stati Uniti «per incoraggiare i governi ospitanti a compiere progressi nell'eliminazione delle violazioni della libertà religiosa».
Gli strumenti economici menzionati nella sezione 6 dell’ordine possono includere «aumentare la programmazione della libertà religiosa, riallineare l'assistenza straniera per riflettere meglio le circostanze del paese o limitare l'emissione di visti.» Tali strumenti possono anche includere sanzioni ai sensi del Global Magnitzky Act, che consente agli Stati Uniti di colpire gli autori di violazioni dei diritti umani attraverso il sequestro di beni statunitensi o divieti di viaggio.
Nel frattempo il Congresso ha approvato una legge che prevede sanzioni contro i funzionari che violano la libertà religiosa in Cina, dove Cristiani, Uiguri, Falun Gong e altre comunità religiose non riconosciute dal governo, vengono perseguitati. La nuova norma non è piaciuta all’ambasciatore cinese a Washington che ha subito protestato a nome de suo governo: «Invitiamo gli Stati Uniti a rimediare immediatamente al loro errore, a smettere di usare le questioni relative allo Xinjiang (ndr: la Regione dove la persecuzione è più feroce) per intervenire negli affari interni alla Cina».
«L’ordine esecutivo sottolinea che la libertà religiosa non è solo un diritto umano», ha affermato Tom Farr, presidente del Religious Freedom Institute, ma «un imperativo morale e di sicurezza nazionale». Farr ha chiarito che l'atto offre la “certezza” che il governo prenderà sul serio gli attacchi contro i credenti, data l’adozione di “misure importanti”.
Nina Shea, direttrice del Center for Religious Freedom presso l'Hudson Institute, ha dichiarato che l'ordine favorirà una maggiore “attività nei paesi che compaiono nella Special Watch List del Dipartimento di Stato”.
Dal canto nostro ci auguriamo che l’esempio statunitense ispiri i governi europei, possibilmente prima che i loro paesi vengano inseriti nella “Special Watch List” del Dipartimento di Stato americano. Non per timore della super potenza a stelle e strisce, ma per un sussulto di dignità e di orgoglio, se non di civiltà e buon senso.