Il pregiudizio assistito e il caso trasfusione dei Testimoni di Geova

Sezione:
Fake News

Troppo spesso i media riferiscono notizie scorrette o incomplete, quando non schiettamente false, in relazione alle minoranze religiose. Evidentemente tali notizie sono frutto di pregiudizio di certi giornalisti senza scrupoli. Intendiamoci, tale pregiudizio non nasce da un mentalità chiusa ma, a suo modo “integra”, cioè da idee stupidamente fisse nelle quali si crede “onestamente”.

Molto più prosaicamente si tratta di un pregiudizio di comodo, generato dal mero interesse economico: vende di più la notizia sulla “setta malvagia che mangia i bambini” che la notizia di una minoranza religiosa composta da brava gente utile alla società. Spesso, nel mondo dei media, la verità è l’ultima preoccupazione, non “vende”, quindi la si altera, la si sostituisce con qualcosa di piccante e sanguinoso, poco importa se è falso. Per mettersi a posto la coscienza, questo tipo di giornalista “adotta” un pregiudizio per poter escludere ogni valore positivo del gruppo che aggredisce.

In questa operazione è assistito dai cosiddetti gruppi “antisette”, cioè conglomerati di apostati, familiari di presunte vittime, persone ostili ad ogni tipo d spiritualità tour court, et similia. In Europa esiste un gruppo simile ramificato in varie nazioni, finanziato dal Governo francese, che si definisce “an umbrella organisation”, cioè la cosiddetta FECRIS (Federazione Europea di Centri per la Ricerca e Informazioni sui Culti e Sette).

Anche in Italia hanno due associazioni corrispondenti che si chiamano CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici) e FAVIS (Famiglia Vittime delle Sette). Costoro hanno il solo scopo di diffondere notizie allarmistiche e artefatte sui movimenti religiosi a loro invisi, dando così l’assist che serve al giornalista in cerca di notizie piccanti, pronto ad adottare il pregiudizio confezionato dagli “antisette”. Ecco un esempio: le associazioni “antisette” avevano strombazzato sui social media la notizia smentita qui di seguito e i soliti giornalisti cacciatori di scandali avevano colto l’assist al volo. Un pregiudizio assistito appunto. Ora è interessante notare che la verità ripristinata giudiziariamente non interessa quasi a nessuno.


Caso trasfusione: Testimoni Geova, appello a favore genitori

Decreto del Tribunale per i Minorenni di Milano
 
La Corte di Appello di Milano ha revocato, nei giorni scorsi, un decreto del Tribunale per i Minorenni di Milano che aveva limitato la responsabilità genitoriale di una coppia di Testimoni di Geova perché questi ultimi, "esercitando una facoltà riconosciuta loro dalla legge, avevano chiesto ai medici dell'ospedale di Legnano di curare la loro figlia con strategie mediche che non prevedessero l'uso di emotrasfusioni". Lo riferiscono i Testimoni di Geova, sottolineando che i magistrati hanno stabilito che "il mero dissenso dei genitori alle trasfusioni di sangue in aderenza al credo religioso non può essere posto a fondamento di una valutazione di inidoneità all'esercizio della responsabilità genitoriale".

I giudici hanno inoltre rilevato che "il Tribunale per i Minorenni non si sarebbe dovuto pronunciare - riferiscono ancora i Testimoni di Geova - perché, in base alla legge sul biotestamento, la competenza a decidere le controversie in caso di dissenso fra genitori e medici sui trattamenti sanitari da praticare ai minori spetta in via esclusiva al Giudice Tutelare".
Nel settembre del 2019 i genitori avevano fatto ricoverare la loro bimba di 10 mesi, vittima di una caduta, all'ospedale di Legnano, dove era stata sottoposta a un intervento chirurgico per rimuovere un ematoma alla testa. Dopo l'operazione, il medico di turno voleva somministrare una trasfusione di sangue come terapia di supporto per far rialzare i valori ematici. Di fronte alla richiesta dei genitori di utilizzare terapie mediche alternative alle emotrasfusioni, il medico aveva allertato prima i Carabinieri e poi la Procura, che aveva chiesto e ottenuto il giorno dopo dal Tribunale per i Minorenni il provvedimento di limitazione della responsabilità dei genitori.

"Contrariamente a quanto alcuni pensano – commenta Massimo Cordone, per 40 anni ginecologo presso il reparto maternità dell'Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova – i figli dei testimoni di Geova non sono mai in pericolo di vita per motivi religiosi. Questo per almeno due motivi. Primo, per esperienza posso affermare che i genitori testimoni di Geova sono in genere molto premurosi coi loro figli: quando un figlio ha bisogno di cure, si rivolgono subito a medici e ospedali perché riceva assistenza qualificata; secondo, perché per legge, se un minore si trova in reale, oggettivo e acclarato pericolo di vita, i medici possono intervenire senza bisogno di avere il consenso dei genitori o di un giudice". "La vicenda sottolinea l'importanza di una informazione di qualità e scevra da pregiudizi", commenta l'Ufficio Stampa dei Testimoni di Geova.

Fonte: www.varesenews.it