Russia vs Testimoni di Geova e le pressioni della FECRIS

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Non si può non esprimere la più vivida preoccupazione per quanto sta accadendo in Russia ai danni delle minoranze religiose e per le inquietanti similitudini fra l’applicazione draconiana, oggigiorno, di una legge per la sicurezza del paese così divenuta liberticida (la Yarovaya) e quanto avvenne poco meno di un secolo fa non solo nell’orbita sovietica, ma anche altrove nel mondo, in paesi poi divenuti teatro dei peggiori fatti storici e delle più atroci tragedie del ventesimo secolo. Occorre anche, però, indagare il fenomeno per comprenderne la radice.

Il revival del totalitarismo sovietico e la FECRIS
Caccia alle streghe o prodromi di una pulizia etnica?

In un recente post si segnalava l’ondata di odio religioso e la conseguente repressione governativa di una minoranza piuttosto radicata come i Testimoni di Geova, solo il primo fra i gruppi evidentemente ritenuti scomodi o invisi e quindi destinati alla persecuzione.

aleksander-dvorkin.jpgL’avvento della caccia alle streghe in territorio sovietico, comunque, è tutt’altro che un fenomeno casuale ed è ancor meno dovuto alle speciose ragioni messe in luce dai media di regime: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, e il minestrone antireligioso che ribolle al Cremlino è quello da sempre rimestato da chi di tale malevola attività ha fatto la propria professione prezzolata: la FECRIS (Federazione Europea dei Centri di Ricerca e Informazione sul Settarismo) e il suo dirigente russo nonché vice presidente, Aleksandr Dvorkin.

Ne informa la rivista online AsiaNews in un resoconto pubblicato qualche giorno fa, che riportiamo qui di seguito.

Manteniamo volutamente alta l’attenzione su questo tema facendo seguito ai numerosi articoli precedenti nei quali FOB e le sue confederate hanno denunciato l’attività antireligiosa della FECRIS, accendendo i riflettori sul fatto che «questa “ONG” è quasi esclusivamente finanziata da un governo» (vedere FECRIS: ONG o ONGAG? e Francia: messo in discussione il finanziamento per la 'de-radicalizzazione' dei movimenti 'anti-sette'), per non parlare delle ingerenze e indebite influenze sui mass media e sulla politica (vedere L’intolleranza religiosa dilaga in tutta la Russia e Le leggi anti-religiose dell’Italia laica) da parte di esponenti a dir poco controversi quando non addirittura facinorosi (vedere La libertà di credo e chi la ostacola e OSCE 2016: Libertà di Pensiero, Coscienza, Religione o Credo).

Segue il testo integrale dell’articolo di Asia News con alcune notazioni atte a sottolineare i punti che a nostro avviso richiedono maggiore attenzione e intervento. Proseguirà dopo l’articolo la nostra analisi di alcuni fatti che devono far riflettere.


L’Ortodossia russa contro i Testimoni di Geova

Vladimir Rozanskij

[In parentesi quadre e corsivo i commenti di FOB]

Il Patriarcato di Mosca afferma la propria estraneità al provvedimento governativo, ma lo definisce “un gesto positivo”. Il bando preoccupa anche i cattolici, che temono “nuove forme di discriminazione”. La “sinfonia” russa tra il trono e l’altare riproduce schemi dei tempi sovietici. La visita delle spoglie di San Nicola in Russia come augurio di unità nella fede della Chiesa indivisa.

04/05/2017, Mosca (AsiaNews) - La decisione della Corte Suprema della Federazione russa di proibire l’attività dei Testimoni di Geova, presa lo scorso 20 aprile, sta suscitando reazioni e commenti in Russia e nel mondo, sollevando di nuovo la questione della libertà religiosa nel Paese passato dall’“ateismo militante” sovietico alla “rinascita religiosa” putiniana.

Le dichiarazioni di Ilarion

In particolare, negli ultimi giorni hanno fatto scalpore alcune dichiarazioni alla Tass del “Segretario di Stato” patriarcale, il metropolita Ilarion di Volokolamsk, presidente del Consiglio per gli Affari Esterni della Chiesa Russa. Il 29 aprile egli aveva diffuso una dichiarazione secondo cui la decisione del supremo tribunale russo, che ha definito i Testimoni di Geova una “associazione estremista”, è stata presa senza alcuna consultazione con la Chiesa Ortodossa. “Vorrei sottolineare che la Chiesa non ha preso parte in alcun modo a questa questione”, ha dichiarato il metropolita. “La Chiesa non fa appelli affinché gli eretici, i membri delle sette o i dissidenti vengano sottoposti a procedimenti giudiziari. Tuttavia, la decisione di proibire i Testimoni di Geova è da considerarsi un atto positivo nella lotta contro la diffusione delle idee settarie, che non hanno nulla in comune con il cristianesimo”, secondo Ilarion. “Non ci sono dubbi sul fatto che i settari rimarranno e continueranno la propria attività, ma almeno smetteranno di mettersi apertamente sullo stesso piano con le confessioni cristiane, e questo è un bene”. Il rappresentante patriarcale ha concluso affermando che “l’attività dei Testimoni di Geova viola le norme del codice civile”.

[FOB - È evidentemente in atto, contro le idee religiose altrui, un processo senza possibilità di difesa né di appello, la cui sentenza è già stata scritta, dal momento che una minoranza confessionale da sempre pacifica e ben integrata viene etichettata con l’appellativo di «setta» e accusata di portare avanti e di divulgare ampiamente le proprie credenze (sic!); quasi come se si volesse dare per scontato che non debba esistere un pluralismo di idee religiose, morali o spirituali o anche solo degli orientamenti ideologici differenti rispetto a quello portato avanti dal metropolita.]

Il 2 maggio il metropolita è intervenuto a un programma del canale “Russia 24”, rincarando la dose: “Si tratta di una setta totalitaria e pericolosa. Ne sono profondamente convinto, avendo avuto più di una volta la possibilità di parlare con membri fuorusciti dalla setta. I membri di quest’associazione sono pericolosi, perché si avvicinano alle persone per strada e offrono la loro letteratura, presentandosi come un gruppo cristiano. In realtà le loro attività si basano sulla manipolazione delle coscienze. Essi erodono la psiche della gente e delle famiglie”. Inoltre, sempre secondo Ilarion, “essi deformano l’insegnamento di Cristo e interpretano falsamente il Vangelo. La loro dottrina contiene diverse menzogne: non credono in Gesù Cristo come Dio e Salvatore, non riconoscono la dottrina della Santa Trinità, e quindi non possono essere chiamati cristiani”.

[FOB - Ed ecco la solita linea, quanto mai inflazionata ma tutt’altro che scientifica, della “manipolazione mentale” che verrebbe praticata dalle “sette”: in realtà, proprio un simile utilizzo strumentale di opinioni sommarie ed allarmistiche rappresenta una subdola manipolazione delle informazioni atta a predisporre un’opinione pubblica al timore per il diverso e all’inquietudine nei confronti di chi con orgoglio professa le proprie dottrine filosofiche, morali o confessionali.]

La vera e la falsa fede

Nelle parole del metropolita Ilarion, che riflettono puntualmente il pensiero dello stesso patriarca Kirill, sono evidenti le preoccupazioni della gerarchia ecclesiastica per la “concorrenza sleale” dei Testimoni di Geova, in base a una concezione rigida della stessa Ortodossia, chiamata a difendere la “vera fede”.  Egli ha infatti associato il gruppo settario agli “eretici” e ai “dissidenti”, pur affermando che la Chiesa non pretende la loro persecuzione, ma chiedendo che non vengano messi “sullo stesso piano” dei veri cristiani.

[FOB - Di nuovo, preoccupanti analogie con le posizioni ideologiche forse compatibili con quelle di un funesto prete domenicano spagnolo vissuto nel XV secolo (il cui operato diede adito a efferati massacri e costò migliaia e migliaia di vittime innocenti), e decisamente nonché tristemente in contrasto con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Le avvisaglie di un’inquisizione spagnola del nuovo millennio che si possono cogliere dagli anatemi qui riferiti, sono di un oscurantismo a dir poco inquietante.
Sarebbe invece indegno di commento, se non fosse tanto distruttiva l’influenza di quelle dichiarazioni, l’atteggiamento metà di cinismo e metà di dabbenaggine con cui si assimila una confessione religiosa a una pratica commerciale parlando di «concorrenza sleale».]

Si riflette nelle sue parole lo spirito della legge sulla libertà religiosa del 1997, che mise fine alla “rinascita religiosa” spontanea del post-comunismo e iniziò la vera “rinascita ortodossa” della Russia. Nel preambolo della legge si affermava la superiorità dell’Ortodossia sulle altre “religioni tradizionali” del Paese, vale a dire il cristianesimo (distinto dall’Ortodossia!), l’islam, il buddismo e l’ebraismo. Da allora, le limitazioni alle confessioni non ortodosse sono aumentate di continuo, insieme allo spettacolare rafforzamento delle strutture del Patriarcato di Mosca, che per numero di chiese e monasteri oggi ha raggiunto una diffusione nel Paese mai avuta in tutta la sua storia. Già negli anni ’90, infatti, l’allora metropolita Kirill, nel ruolo oggi rivestito da Ilarion, insisteva in ogni occasione sulla necessità di mettere al bando le “sette distruttive” e distinguere l’Ortodossia anche dalle altre confessioni cristiane “eretiche”, come il cattolicesimo e il protestantesimo, colpevoli di “proselitismo aggressivo”. Per quanto riguarda i “dissidenti”, è singolare che Ilarion abbia usato nella sua dichiarazione proprio il termine sovietico inakomysljashye, i “diversamente pensanti” che negli anni ’70 finivano internati nei manicomi psichiatrici di Brežnev.

[FOB - Qui la preoccupazione si fa allarme, allorché l’uso strumentale della salute mentale mirato all’eliminazione di presunti avversari ideologici può richiamare alla memoria le purghe staliniane. Situazione peraltro (e con diversa serietà) assimilabile allo sfruttamento, in Italia, di normative e regolamenti edilizi per impedire alle minoranze religiose di aprire nuovi centri dei rispettivi culti. In tutti i modi, si è di fronte alla perversione dello strumento legislativo per colpire gruppi ritenuti indesiderabili.]

L’ingerenza della Chiesa

Il metropolita ha comunque rassicurato sulla “non ingerenza” della Chiesa Ortodossa nelle decisioni della Corte Suprema, affermando di non essere stati nemmeno consultati. In realtà, il consultante e titolare della causa contro i Testimoni di Geova presso il Tribunale, Aleksandr Dvorkin, è un personaggio di spicco della stessa Chiesa Ortodossa, docente e specialista di storia delle sette in molte università, prima fra tutte proprio l’Istituto di San Tikhon, principale centro di cultura del Patriarcato, autore di numerose pubblicazioni e da sempre molto vicino a Kirill e allo stesso Ilarion.

Proprio Dvorkin è a capo del Comitato di esperti del Ministero della Giustizia russo per le questioni religiose, che ricorda da molto vicino il famigerato “Consiglio per gli Affari Religiosi” dei tempi sovietici. Lo stesso Ministro per la Giustizia russo, Aleksandr Konovalov, è uno studente e discepolo di Dvorkin. In effetti non è necessario un intervento diretto delle gerarchie ecclesiastiche, quando gli stessi politici e le persone deputate a sorvegliare sulle questioni religiose sono essi stessi membri eminenti della Chiesa. Questo è ciò che nella tradizione ortodossa viene chiamata “sinfonia” tra Chiesa e Stato, quando la Chiesa proclama le verità della fede, e lo Stato le difende con i suoi mezzi.

Persecuzioni e riabilitazioni

L’aspetto più sconcertante di questa vicenda è che proprio i Testimoni di Geova – perseguitati ai tempi di Stalin - erano stati riabilitati e proclamati eroi della resistenza all’ateismo di Stato, dopo la fine del comunismo. Una delle prime leggi della nuova Russia, approvata il 18 ottobre 1991, fu quella sulla “Riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche”, secondo la quale venivano riabilitati coloro che nel periodo sovietico erano stati condannati secondo l’art. 227 del Codice Penale del 1960, in cui si accusava “l’attività di gruppi di cittadini che, con il pretesto di svolgere funzioni religiose, mette in pericolo la salute dei cittadini violando l’ordine pubblico”. Quasi tutti i sacerdoti, anche ortodossi, furono condannati con quest’articolo, e così i Testimoni di Geova. Questi ultimi subirono dagli anni ’50 diverse deportazioni di massa nelle zone più sperdute della Siberia e dell’Estremo Oriente. Molti anziani, membri della setta, ancora oggi godono di speciali privilegi fiscali e civili in seguito alla riabilitazione. Che cosa è cambiato dal 1991? Se lo chiedono molti osservatori. Di certo non i Testimoni di Geova, la cui attività è ben nota in tutto il mondo e si svolge secondo metodologie del tutto ripetitive, qualunque sia il regime sotto cui si trovano ad agire.

L’opinione dei cattolici

Intanto il segretario generale della Conferenza Episcopale Cattolica russa, mons. Igor Kovalevskij, ha rilasciato il 2 maggio una dichiarazione a una rivista cattolica, secondo cui “la situazione in Russia oggi è complessa e difficile. I cattolici nutrono serie preoccupazioni di dover affrontare, se non delle persecuzioni, per lo meno delle nuove forme di discriminazione e limitazione della nostra libertà di professare la fede”. Secondo Kovalevskij “la legge deve essere applicata a tutti con giustizia… le leggi possono essere severe, ma rimangono comunque inviolabili. Penso che il governo debba dare a tutti una spiegazione chiara dei motivi che hanno portato alla liquidazione di questa organizzazione”.

Il presule cattolico ha concluso affermando che “i Testimoni di Geova hanno lo stesso diritto di difendere la propria dignità nella fede di tutti gli altri cittadini. Anche se la difesa dei diritti dell’uomo non è il nostro compito principale, la Chiesa Cattolica rivendica il diritto di ciascuno alla libertà di coscienza”.

La benedizione di San Nicola

Nel frattempo, cresce in Russia l’attesa per l’arrivo delle spoglie di San Nicola da Bari, che verranno accolte a Mosca il 21 maggio per rimanervi fino a luglio, quando saranno esposte alla devozione dei fedeli a San Pietroburgo fino al 28 luglio. Si attendono milioni di pellegrini a visitare il santo protettore della Russia ed è la prima volta che esse sono esposte nel Paese dal 1073, quando le spoglie del vescovo di Mira furono trasportate a Bari. Secondo il protoierej Maksim Kozlov, uno dei più autorevoli esponenti del Patriarcato di Mosca, questo evento indica che “la Chiesa Ortodossa Russa e la Chiesa Cattolico-Romana hanno finalmente trovato la giusta direzione delle proprie relazioni; è la direzione che si rivolge alla ricerca delle comuni fondamenta nella Chiesa antica indivisa del primo millennio”.

Si spera che la benedizione di San Nicola, uno dei santi più amati in tutto il mondo, aiuti a superare i timori di nuove divisioni e persecuzioni.

[FOB - Se non verrà isolato il fattore scatenante dell’ondata di intolleranza attualmente in atto in Russia, sarà sempre più arduo lenire le tensioni sociali che inevitabilmente vi si accompagneranno. Per questo FOB sta intensificando le proprie attività di denuncia nei confronti di soggetti contrari alla libertà di credo, come Aleksandr Dvorkin e la FECRIS, quali fonte principale della propaganda che alimenta l’odio del governo nei confronti dei Testimoni di Geova e di tutte le altre confessioni.]


Da più parti del mondo si sono levati cori di protesta nei confronti del totalitarismo bigotto purtroppo evidente nei provvedimenti del governo di Mosca. Di conseguenza, alcune ONG stanno chiedendo alla Corte Suprema russa di ritrattare, come riferisce ad esempio un comunicato unificato di FOREF (Forum For Religious Freedom) e della HRWF (Human Rights Without Frontiers) dal quale riportiamo uno stralcio.

«FOREF e HRWF chiedono alla Corte Suprema Russa di revocare la sua decisione del 20 Aprile 2017 di bandire i Testimoni di Geova dal paese e di sequestrare i loro beni. (…)

La decisione non solo viola i diritti umani basilari, ma mette anche tutti i cittadini russi a rischio in futuro perché rischiano di essere sottoposti a giudizi arbitrari dal punto di vista legale. Essa ridicolizza il loro sistema legale e umilia la Russia di fronte a tutto il mondo. (…)

Davvero, la debolezza del caso del Procuratore Generale contro i Testimoni di Geova, un gruppo che ha affrontato una lunga persecuzione in Russia, risulta evidente ad un osservatore indipendente. Fondata su vaghe accuse, non ha offerto alcuna prova, nessuna motivazione e lascia l’impressione che i Testimoni di Geova vedano negati i loro diritti internazionalmente garantiti e i loro diritti in base all’Articolo 28 della Costituzione della Federazione Russa, solo per le loro differenze dottrinali con la Chiesa Ortodossa Russa.»

Mentre la Curia Romana sembra tacere e Papa Francesco I continua il suo programma di ecumenismo selettivo con il Patriarca russo, anche la Chiesa Cattolica russa, per voce di Mons. Igor Kovalevsky, Segretario generale della Conferenza Episcopale Russa, condanna il bando russo dei Testimoni di Geova, come si legge in questo articolo.

Gli organismi delle Nazioni Unite hanno veicolato i segnali di allarme come si legge in questo articolo che riporta le dichiarazioni diffuse anche nel comunicato di FOREF e HRWF citato prima.

Giudizi fortemente negativi sono arrivati anche da personalità di spicco dell’OSCE (qui il comunicato), come Michael Georg Link: «Tale sentenza della Corte Suprema minaccia i valori e i principi su cui poggiano le società democratiche, libere, aperte, pluralistiche e tolleranti (…)» e Ingeborg Gabriel: «Una simile messa al bando nei confronti di gente pacifica, sulla base di semplici atti di culto, viola chiaramente il diritto fondamentale alla libertà religiosa (…)».

Similmente, si è mosso il Dipartimento di Stato Americano (come riferisce questo articolo): «Facciamo appello alle autorità della Russia per impedire che la loro legislazione antiterrorismo e anti-estremismo sia strumentalizzata per prendere di mira i fedeli delle minoranze religiose pacifiche, fra cui i Testimoni di Geova. La persecuzione di tali gruppi crea un clima di paura che di per sé mina i tentativi di contrastare la minaccia della radicalizzazione».

Un media Britannico ricorda che già due anni fa il sito Internet dei Testimoni di Geova era stato oscurato sulla base dell’accusa (ancora oggi tutta da dimostrare) di un estremismo paragonabile a quello di gruppi sovversivi armati come Isis.

Da tutte le nazioni civili si sono dunque levate le voci di singoli individui e gruppi impegnati nella difesa dei diritti umani per protestare contro questo inaccettabile abuso. Lo riferiscono gli stessi Testimoni di Geova dal loro sito Internet ufficiale, riportando le dichiarazioni di alcuni eminenti studiosi e dignitari, dal prof. Massimo Introvigne («La sola relazione fra i Testimoni di Geova e la violenza è che proprio loro sono stati vittime di violenza») alla prof. Annika Hvithamar («Se i Testimoni di Geova sono estremisti, allora una gran parte della cristianità potrebbe essere altrettanto accusata»), alla dott.ssa Lyudmila Alekseyeva («Credo non si tratti di un semplice errore, ma piuttosto di un crimine»), al dott. Vladimir Vasilyevich Ryakhovskiy («Si è sempre cominciato con i Testimoni di Geova per poi dilagare a tutti gli altri») ed altri ancora.

In verità, c’è da temere che nessuna di queste proteste, seppur nobili e giustificate, sortirà alcun effetto se non si giungerà a comprendere in quale contesto è maturato un tanto impietoso provvedimento da parte del governo russo. Come riassumeva sempre AsiaNews in un precedente articolo, «il processo contro i Testimoni di Geova», in cui «l’accusa è sostenuta dal Ministero della Giustizia», ha lo «scopo di liquidare le sue strutture in Russia». Dello stesso dicastero è «consigliere per le questioni religiose» proprio quell’Aleksandr Dvorkin, vicepresidente della FECRIS ed ex prete ortodosso, ben noto per la sua intolleranza nei confronti dei movimenti religiosi di minoranza. Infatti, «il giudizio sui Testimoni di Geova interessa anche molti altri gruppi religiosi, che potrebbero essere messi a loro volta sotto accusa, come gli Avventisti del Settimo Giorno, il movimento di Scientology, i protestanti battisti, gli Hare Krishna, la setta russa dei “Molokany” e altri». Si tratta quindi di una strategia evidentemente più ampia che mira a imbavagliare tutte le confessioni e i movimenti spirituali, bollandoli come “culti distruttivi”, con il ben preciso obiettivo di annichilirli e confiscare le loro proprietà.

Infatti, è ben chiara la posizione del Patriarca ortodosso Kirill, per il quale, come riferisce AsiaNews, «La “guerra alle sette distruttive” è uno dei cavalli di battaglia ancora dagli anni Novanta», tant’è che, «a suo parere, il contributo della religione può favorire la pace soltanto liberandosi dagli estremismi settari». Ma, a questo punto, viene proprio da chiedersi: chi, in una simile situazione, è davvero estremista? chi sta favorendo la pace e chi invece la sta calpestando?

kirillputin.pngD’altro canto, è noto che Kirill (al secolo Vladimir Mikhailovich Gundjaev, oggi settantenne) è molto vicino al presidente russo Vladimir Putin, tanto da definirlo «un miracolo di Dio», ed è «in sintonia con Putin nella difesa dei valori conservatori, in contrapposizione al liberalismo dell’Occidente». Ne parla questo articolo di Antonella Scott su «Il Sole 24 Ore», in cui si legge, fra l’altro, che Kirill, assurto con sorprendente rapidità alle posizioni più elevate della gerarchia ecclesiastica ortodossa, già molto tempo fa venne ritenuto «fin in troppo vicino ai cattolici» tanto che «nel 1989 molti predissero un possibile incontro con il Papa di Roma. (…) Un patriarca-politico, che con l’appoggio di Putin ha trasformato la Chiesa ortodossa in una potente istituzione e che, a sua volta, santifica la legittimità di cui il potere terreno del presidente russo ha sempre più bisogno».

Il nodo gordiano in cui sembra quindi essere impastoiata la condotta del governo russo è il risultato di un aberrante connubio tra FECRIS (Dvorkin), il Cremlino e la Chiesa Ortodossa. Sinché non verrà meno tale connivenza, non vi sarà spazio per la libertà di religione in Russia e tutti gli appelli al buon senso rimarranno inascoltati. È quanto mai lecito ritenere che la principale fonte del fomento al fuoco dell’odio religioso sia sempre e comunque, come altrove nel mondo, la controversa FECRIS e la sua attività di eversione dei diritti umani. Va ricordato che la FECRIS esiste (ed opera nello stesso, discutibile modo) in decine di paesi europei mediante associazioni specialiste nell’aizzare i media contro i movimenti religiosi e nell’esercitare pressione su governi per istigare legislazioni liberticide insinuandosi nelle stanze del potere (qui l’elenco dei membri FECRIS). A riprova di tali conclusioni, basti citare questo articolo ancora da AsiaNews: «Il consulente ed avvocato nel processo contro i Testimoni di Geova, Aleksandr Dvorkin, è una figura di spicco della Chiesa Ortodossa (…) Dvorkin è capo del Comitato di Esperti per gli Affari Religiosi presso il Ministero della Giustizia russo».